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Autore: Night Sins    31/01/2016    0 recensioni
La diretta da Times Square scandiva i secondi rimasti e gli avventori del ristorante le facevano eco.
“... otto, sette, sei...”
Peter spostava gli occhi da El a Neal, sorridenti e felici al suo fianco e quasi si perse il momento di far saltare il tappo.
“... cinque, quattro, tre...”
Fortunatamente Elizabeth se ne era accorta e attirò la sua attenzione giusto in tempo.
“... due, uno, ZERO!”
Mentre la sfera sulla piazza liberava i suoi coriandoli, i tappi presero il volo per la stanza senza fare vittime e i bicchieri vennero riempiti. Auguri e buone speranze vennero ripetuti di bocca in bocca ogni volta che i calici si incontravano.
[Ennesimo stralcio di vita nel mio Wedding OT3 verse.]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Elizabeth Burke, Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome
- Questa storia fa parte della serie 'wedding!OT3 'verse'
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Titolo: Close to you
Fandom: White Collar
Personaggi: Elizabeth Burke, Neal Caffrey, Peter Burke, un po' tutti
Pairing: Peter/El/Neal, Diana/OFC
Rating: PG
Genere: introspettivo, sentimentale, slice of life
Avvertimenti: femslash, one shot, slash, threesome
Timeline: //
Spoiler: nessuno
Conteggio Parole: 3057
Disclaimer: "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa) // I personaggi non sono miei, ma degli autori e di chiunque ne abbia diritto; tanto meno sono utilizzati a fini di lucro, ma solo per mero piacere personale. 
Note: Titolo e song di Frank Sinatra ♥


 
Se c’era una cosa che Peter, nonostante il suo lavoro, faceva fatica a comprendere era il perché per certe occasioni servisse vestirsi in modo tanto più elaborato e pretenzioso del normale –per non parlare di chi lo faceva tutti i giorni...
“Andiamo, andava benissimo com’era.”
Peter sbuffò e Neal finì di disfare del tutto il nodo della sua cravatta. Sempre senza dire nulla, l’ex truffatore prese la misura della striscia di stoffa, incrociò le due stremità, fece un primo giro, poi un altro e infine fece passare la parte più stretta nello spazio creatosi. Sistemò il nodo e si allontanò per controllare il proprio lavoro.
Elizabeth apparve in quel momento sulla porta della loro stanza da letto, impegnata a infilarsi un orecchino, e li scrutò. “Hon, ancora non sei pronto? E le scarpe?”
“Sarei stato pronto se qualcuno non avesse deciso che non so farmi un nodo alla cravatta,” replicò l’uomo guardandosi intorno in cerca delle proprie calzature, Neal aveva finalmente trovato il nodo che lo soddisfaceva.
“Era oggettivamente venuto male,” si difese il ragazzo.
“Va bene, va bene,” intervenne la donna, avvicinandosi a Neal e porgendogli una collana con una singola goccia di rubino, come gli orecchini. “Ti dispiace?” Gli diede le spalle e si tirò su i capelli, mentre lui le faceva passare la collana intorno al collo per allacciarla.
“Fatto.”
“Anche io. Pronti?” domandò Peter.
Neal ed El annuirono e si diressero tutti insieme al piano inferiore, per prendere i cappotti e uscire.
 
Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi, dice il proverbio, ma anche –e soprattutto– il Capodanno è una festa da passare in compagnia. E per quanto, nel precario equilibrio che stavano ricostruendo, Peter avrebbe preferito rimanere a casa, non poteva sul serio dire di essere contrariato all’idea di passare la serata in un ristorante a bere e scherzare con Jones, Diana e gli altri ragazzi della sua squadra. Faceva bene all’umore e allo spirito di gruppo trascorrere assieme del tempo fuori dall’orario di lavoro.
“Sei pensieroso,” fece notare a un certo punto Neal.
Peter gli lanciò solo una veloce occhiata prima di spostare lo sguardo sullo specchietto retrovisore e incrociare gli occhi di El che sorrideva pacata, va tutto bene, andrà tutto bene, sembrava dirgli. Sorrise e scosse la testa. “Non è niente,” rispose e spostò la mano destra fino a posarla su quella del ragazzo e la strinse appena.
Il calore di Neal era curativo, il suo amore –come quello di El– riusciva a dargli energie che non credeva di avere e la loro unica presenza poteva rassicurarlo più di mille parole. Anche ora; stavano chiacchierando di tutto e di niente in sottofondo, lasciandogli il tempo di pensare, e Peter non potrebbe immaginare un momento più perfetto. Quasi sperava che il viaggio fino al Bronx non sarebbe finito mai.
“No, no, no. Non si può sentire!” esclamò a un tratto Neal, teatralmente scandalizzato, voltandosi verso il sedile posteriore.
“Ma sì! A noi è piaciuto molto, vero, hon?” gli chiese El.
“Non è possibile!”
Peter alzò gli occhi sullo specchietto retrovisore. “Cosa?”
“Ricordi quelle lasagne al pesto che abbiamo mangiato qualche anno fa?”
Il marito annuì. “Hm-hm.”
“Erano buone?”
“Sì. Perché?”
“El, vuoi davvero chiamare a testimone Peter su questa cosa?”
Il giovane era scandalizzato e Peter non poté evitare di richiamarlo con un: “Ehi!”
“Scusa, Peter, ma non sei noto per il tuo palato raffinato. E le vere lasagne sono quelle con il ragù bolognese!”
Neal sembrava molto infervorato sulla questione e su una cosa, almeno, aveva ragione. “Beh, le lasagne al ragù sono oggettivamente migliori.”
Sentì Elizabeth trattenere il fiato e poi lo apostrofò con un: “Grazie, hon.
“Grazie, Peter,” disse Neal, un po’ più convinto di lei, e lo intravide fare un gesto eloquente nella sua direzione.
Sua moglie non sembrava intenzionata a cedere. “Ah, ora il suo giudizio vale? Scusa, hon,” aggiunse in fretta.
“Figurati.”
Ridacchiò; era bello vederli bisticciare così, sulle piccole cose, e in breve si lasciò estraniare di nuovo dai loro discorsi sulla cucina italiana – in fondo, erano loro i cuochi.
Purtroppo, o per fortuna, il viaggio fu tranquillo e relativamente veloce per essere la sera di San Silvestro. “Siamo arrivati,” annunciò parcheggiando e notò che Neal ed El erano riusciti a superare i loro dissapori sulle lasagne.
Scese in fretta e raggiunse la portiera di Elizabeth, ma Neal la stava già aiutando a scendere tenendole con delicatezza una mano, dopo averle aperto la portiera. Rimase alcuni passi indietro e solo quando il ragazzo chiuse lo sportello, si avvicinò alla sua consorte, le cinse la vita con un braccio e le posò un bacio sulla guancia. Sentì Neal sfiorargli le dita con le proprie e poi lasciarle scivolare sul fianco di Elizabeth, fugaci.
“Ecco Diana!” esclamò il consulente, alzando un braccio a salutare la collega.
Peter voltò la testa in tempo per vederla fermarsi davanti a loro. “Buona sera,” salutò allegra, “gli altri sono già dentro, manca solo Blake.”
Detto ciò, si voltò e fece loro strada. Era stata lei a scegliere e prenotare il ristorante; il fatto che fosse gestito dalla famiglia della sua nuova ragazza aveva reso le cose più semplici. Peter aveva immaginato un luogo simile a una tavola calda, ma il locale era piuttosto raffinato ed elegante –se non ci arrivava da solo, Neal lo aiutava fissandosi intorno estasiata, una volta dovette pure richiamarlo per distogliere la sua attenzione dal trompe l’oeil sul soffitto, pericolosamente vicino a una delle telecamere di sicurezza.
Arrivati al tavolo, una giovane donna mora si alzò e andò loro incontro; allungò una mano. “Alice Parker. È un piacere conoscervi, finalmente!” esclamò, spostando lo sguardo su tutti e tre mentre stringeva loro le mani. “Spero vi troverete bene stasera.”
“L’arredo e i trompe l’oeil stile rinascimentale sono di squisita fattura, sono sicuro che il cibo lo sarà altrettanto,” rispose Neal, tutti sorridente.
Diana alzò gli occhi al cielo ma sorrise, Alice non sembrava essersi accorta del lieve tentativo di Neal di incantarla però si portò una mano alla bocca, sorpresa, quando si voltò a guardare Elizabeth e, poi, le prese le mani. “Tu sei la proprietaria della Burke’s Event, vero?” Lanciò un’occhiata anche a Diana, probabilmente per avere conferma di non ricordare male.
Elizabeth rise. “Sì, ne hai sentito parlare?”
La ragazza tornò a fissarla, raggiante, e prese a snocciolare parole. “E anche molto bene! Posso chiederti un favore? A cena finita, vorrei un tuo parere schietto e sincero sul cibo. I miei genitori hanno deciso di lasciare tutto a me e ritirarsi, ho già iniziato a fare alcune modifiche al menù e volevo il parere di un’esperta!”
“Con molto piacere,” rispose El e guardò Neal, pur continuando a parlare con lei. “Mi farò aiutare da uno dei miei migliori collaboratori, se non ti dispiace.”
Alice spostò lo sguardo tra i due e, anche se alcuni dubbi sembravano attraversarle il volto, non commentò. “Certo, volentieri. Ogni parere in più è ben accetto!”
Mentre Alice guidava i suoi critici d’onore ai loro posti, Peter si avvicinò alla sua protetta e ridacchiò, indicando con un cenno del capo la giovane ristoratrice. “Quanti anni ha?”
“È maggiorenne già da un po’, ho visto la carta d’identità!” si difese lei, osservando la ragazza con malcelato affetto.
Peter abbassò la testa, un po’ in imbarazzo. “Sembra molto simpatica e dolce. Sono contento per te, Dì.”
“Grazie, capo.”
Si erano appena messi a sedere quando anche Blake li raggiunse. “Ce l’hai fatta!” gridò Jones, alzando una mano per indicargli il tavolo.
“Traffico,” si scusò appena, prima di far la conoscenza di Alice.
 
***
 
“Te lo giuro!” esclamò Jones, rivolto ad Alice. “Sono oramai quasi sei anni che lavoriamo assieme, e non l’ho mai vista–”
Diana allungò le mani verso il collega, sopra il tavolo, cercando di tappargli la bocca e gridando: “No, CJ, non ci provare! Non ti azzardare a finire la frase.”
Jones si tirò indietro ridendo, nonostante tutto si vedeva che si stava divertendo anche lei. “Andiamo, Berrigan, non puoi tenere segreti per la tua ragazza!”
“Ha ragione, Dì,” intervenne la ragazza in questione, sorridendo, e Peter intercettò lo sguardo di Neal. Era un’occhiata malandrina seguita immediatamente da un sorriso malizioso, il federale si ritrovò in bisogno d’acqua e affondò nel bicchiere.
Sua moglie decise che era il momento di intervenire e lui desiderò poter sparire sotto terra quando la sentì dire: “Beh, un segreto ogni tanto mantiene vivo il rapporto.”
Riusciva a sentire tutti gli occhi che si posavano su di loro. “Bisogna aver sempre qualcosa da far scoprire al proprio compagno,” continuò Elizabeth con voce saggia, “per tenere acceso l’interesse.”
“Ha ragione lei,” concordò Neal, la voce gioiosa.
Diana si voltò verso di loro. “Grazie.”
“Ma se lo sa anche Jones non è un segreto! Perché io non posso saperlo?” domandò Alice e la sua compagna si strinse nelle spalle.
“Perché è una cosa stupida... e la scoprirai in ogni caso.”
“Ma mancano ancora dieci mesi, povera ragazza,” si lamentò Jones, le mani strette al petto, atteggiandosi a uomo impietosito dalle sofferenze della povera Alice.
“Okay, ora dovete dirmelo.”
Diana sospirò e si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Jones sta parlando di Halloween. Nonostante sia andata alle feste organizzate, non mi sono più travestita da quando avevo quattordici anni.”
“Oh,” fu tutto quello che riuscì a dire Alice. Poi esclamò, allegra: “Beh, allora dobbiamo trovare qualcosa di adatto per quest’anno!”
La sua compagna si voltò scandalizzata verso di lei. “No! No, no no! Ecco perché non volevo dirtelo.”
“Ma sarà divertente!”
“Se ti serve una mano, noi siamo disponibili,” si intromise Neal, e Jones e diversi altri federali annuirono.
“Peter!” si lamentò Diana, ma l’uomo alzò le spalle e sorrise appena.
“Non credo potrò farci molto, se non influisce con il lavoro.”
“Vi odio tutti,” minacciò l’agente. Alice le schioccò un bacio sulla guancia e Peter riuscì a notare l’istante esatto in cui la sua protetta capitolò, con un lieve sospiro e un sorriso. Si chiese se per lui era altrettanto visibile ogni volta che El o Neal gli chiedevano qualcosa.
 
Superato il momento di imbarazzo per Diana, la cena andò avanti in tranquillità e allegria fin quando le luci non si abbassarono di colpo e il volume del quarantadue pollici piazzato in un angolo della sala non fu alzato. Mancavano dieci minuti alla mezzanotte e il chiacchiericcio era ridotto al minimo mentre la tv trasmetteva il countdown in diretta da Manhattan.
Alice scattò in piedi. “Torno subito.”
E come promesso, pochi attimi dopo fu di nuovo a tavola con due bottiglie di spumante; le posò sul tavolo. “Offerta della casa.”
I dieci minuti che seguirono si alternarono tra chiacchiere frivole e costanti occhiate al televisore, furono veloci come solo quando si è in ottima compagnia possono esserlo, e in un baleno arrivò il tempo di stappare le bottiglie. Il compito fu affidato a Peter e Jones, mentre gli altri avvicinavano i bicchieri.
La diretta da Times Square scandiva i secondi rimasti e gli avventori del ristorante le facevano eco.
“... otto, sette, sei...”
Peter spostava gli occhi da El a Neal, sorridenti e felici al suo fianco e quasi si perse il momento di far saltare il tappo.
“... cinque, quattro, tre...”
Fortunatamente Elizabeth se ne era accorta e attirò la sua attenzione giusto in tempo.
“... due, uno, ZERO!”
Mentre la sfera sulla piazza liberava i suoi coriandoli, i tappi presero il volo per la stanza senza fare vittime e i bicchieri vennero riempiti. Auguri e buone speranze vennero ripetuti di bocca in bocca ogni volta che i calici si incontravano.
La prima cosa che Peter fece fu cingere la vita di sua moglie e chinarsi a baciarle i suoi auguri. Si voltò poi verso Neal, che nel frattempo aveva assaggiato il suo spumante, e lo attirò a sé deciso, una mano attorno alle sue spalle. “Buon anno, Neal,” disse e accompagnò le parole con un bacio sulla guancia prima di tornare a dedicare la sua attenzione a colleghi e amici.
 
I festeggiamenti si spostarono all’esterno per osservare i fuochi d’artificio che illuminavano gli edifici e si riflettevano nell’oceano. El si appoggiò con la testa alla spalla di Peter, e lui la notò allungare una mano a intrecciare le dita con quelle di Neal, approfittando che anche il resto del gruppo aveva gli occhi rivolti al cielo. Il suo consulente strinse la presa mentre fissava quelle esplosioni di colori, un sorriso infantile sulle labbra. Era questo il Neal che amavano, quello genuinamente affascinato dalle più piccole bellezze del mondo, che non tramava il modo per imbrogliare un ricco imprenditore o per trafugare opere d’arte da un museo; il Neal buono che viveva sotto lo scudo del truffatore, portato alla menzogna da una rete di bugie che gli era stata costruita addosso; il Neal che volevano salvare, anche se amavano tenere accanto a sé tutta la persona che era diventata, o almeno quasi tutta.
“A cosa stai pensando invece di guardare questi stupendi fuochi?”
La voce di sua moglie lo riportò al presente e lui le sorrise. “Niente di preoccupante,” furono le uniche parole.
Quando lo spettacolo pirotecnico finì si affrettarono di nuovo tutti all’interno per riscaldarsi e continuare la nottata. Stavano decidendo cosa fare quando El si avvicinò a suo marito. “Peter, dobbiamo andare.”
“Cosa? Che è successo?”
“Il bimbo ha bisogno di noi,” rispose lei con un mezzo sorriso.
Jones, che era il più brillo, spostò lo sguardo perplesso da uno all’altro. “... Ma voi non avete un figlio.”
Diana alzò gli occhi al cielo ed El rise di più, come gli altri che avevano assistito alla scena.
“Parlava del cane, Jones,” disse Peter, senza trattenere a sua volta il riso.
“Non parlare così di nostro figlio!” continuò lei, mandando avanti quella piccola facezia.
“Ok, tesoro. Cosa è successo?”
“La signora Howard ha telefonato perché Satch non smette di guaire, è meglio rientrare.”
“Va bene. Scusate per l’inconveniente,” si rivolse agli altri e raggiunse Alice e Diana. “Grazie mille per la splendida serata.”
“Non dirlo nemmeno per scherzo, Peter, è stato un piacere finalmente conoscerti,” rispose la più giovane, “Diana mi ha parlato così tanto di te che non vedevo l’ora!”
L’uomo sorrise imbarazzato e annuì. “Allora ci vediamo a lavoro. Neal?”
“Possiamo accompagnarlo a casa noi, più tardi,” disse Blake.
Peter spostò lo sguardo sul suo ragazzo e lo guardò sereno. “Beh, se vuole restare...”
“No, grazie ragazzi, ma non importa. Non voglio limitarvi per colpa mia; davvero, nessun problema.”
L’agente scosse le spalle. “Come vuoi. Allora ancora buon anno”
“Auguri!”
 
Il viaggio di ritorno fu più veloce, le strade erano quasi deserte dato che tutti stavano ancora festeggiando il nuovo anno. Peter parcheggiò e quando scesero lanciò a Neal le chiavi di casa. “Ogni tanto puoi entrare come tutti.”
Il ragazzo sorrise. “Noioso. Stappo il vino.”
“Ne ho comprato uno nuovo l’altro giorno, è nel mobile a destra, in alto,” gli disse Elizabeth.
“Perfetto. Andate a salvare vostro figlio, ora!”
Lasciarono Neal davanti le scale e si diressero nell’edificio accanto, dove la signora Howard, una tranquilla donna di settantacinque anni, viveva da oramai alcuni anni e si era rivelata un’ottima vicina, e non solo perché era sempre disponibile a tenere Satchmo quando qualcosa li teneva fuori casa a lungo. Aveva una sola figlia che andava a trovarla di quando in quando, e quel capodanno avrebbero festeggiato assieme a casa dell’anziana madre.
Fu proprio la donna ad aprire la porta. “Mi dispiace di aver interrotto la vostra festa, ma non voleva smettere e non sapevo cosa fare. Ora pare si sia calmato.”
“Non si preoccupi, Patty,” disse El posandole una mano sul braccio. “Spiace a noi se si è spaventata. Ha fatto benissimo a chiamarci. Satchmo!” chiamò verso la casa e il cane la raggiunse trotterellando allegramente.
“Volete rimanere a mangiare un po’ di dolce con noi?” domandò la signora Howard.
“No, grazie, dobbiamo andare.”
“Allora non vi trattengo. Buon anno El, buon anno Peter,” la donna strinse loro le mani e li baciò su entrambe le guance prima di lasciarli andare.
“Buon anno a lei.”
 
Satchmo tirava al guinzaglio, impaziente di tornare a casa. “Secondo me sa che c’è Neal,” rise Elizabeth.
“La nostra famiglia è proprio pazza per lui, eh?”
“Fa parte della nostra famiglia adesso, è normale amarlo.”
Peter guardò sua moglie e sorrise. “Già.”
Le aprì la porta e la fece entrare con un lieve inchino, ottenendo un bacio sulla guancia mentre la donna passava. Come promesso, Neal aveva aperto il vino e li accolse porgendo loro un bicchiere a testa prima di chinarsi a coccolare il cane festante. “Buon anno anche a te.”
“Buon anno nuovo.”
Fecero tintinnare i calici poi Peter si avvicinò al ragazzo, cingendogli la vita con un braccio. “Tanti auguri, Neal,” disse e si chinò a baciarlo. L’ex truffatore passò il braccio libero attorno alle sue spalle lasciandogli pieno controllo; se fosse stato nel pieno delle sue facoltà mentali avrebbe trovato strana la cosa, ma aveva bevuto una quantità di alcol sufficiente a lasciargli abbassare la guardia e spingerlo contro il tavolo nella zona pranzo, scendendo poi a mordergli il collo, e Neal si era irrigidito. Non erano ancora andati oltre i baci e Peter aveva attribuito a questo la reazione del ragazzo, quindi si allontanò e lo guardò negli occhi. “Scusa...”
Neal scosse la testa. “Non ti devi scusare con me,” disse indicando con il mento oltre le spalle di Peter.
Il federale si voltò e trovò sua moglie appoggiata all’isola della cucina, lei alzò il bicchiere nella loro direzione e sorrise. “Oh, non preoccupatevi, io finisco questo buon vino e vi osservo, per adesso.”
“Va bene allora...”
Il sorriso di Neal era quello di quando stava per compiere un furto particolarmente pregiato e Peter non poté negare di esserne lusingato. Gli schioccò un bacio sulla guancia, guidato solo dall’istinto. “Guarda che non sei obbligato a niente, eh.”
“Sai che non sono bravo a seguire gli ordini.”
 “Fin troppo bene,” rispose il federale ed entrambi risero.
“Beh,” disse El avvicinandosi ai due uomini, “messo in chiaro su cosa dobbiamo lavorare, possiamo trasferire i festeggiamenti in un luogo più comodo?”
“Mi sembra un’ottima idea,” concordò Peter.
“Fatemi strada.”
Elizabeth allungò una mano verso Neal e lui la prese lasciandosi guidare fino alla camera da letto; Peter chiudeva la fila, prendendosi tempo per ammirare estasiato la coppia in fronte a sé.
   
 
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