Anime & Manga > Yowamushi Pedal
Segui la storia  |       
Autore: _Kurai_    31/01/2016    1 recensioni
La luna piena, un sakura ormai quasi del tutto sfiorito, e i passi leggeri di sandali di paglia sul tappeto di petali rosa e bianchi. Un fruscìo, poi un lieve sciabordìo d'acqua in una tinozza.
Anche stavolta, la missione di Arakita Yasutomo era conclusa. Alzò lo sguardo alla luna, mentre il suo corpo seminudo accoglieva la brezza notturna e le macchie di sangue sul kimono immerso nell'acqua andavano sbiadendo.
Imprecò piano, quando un rumore improvviso gli fece estrarre la spada.
Era solo un gatto.
Ripose la katana nel fodero, non senza aver accarezzato distrattamente l'incisione di un lupo alla base della lama, per poi abbassarsi a coccolare la piccola creatura nera come la notte.
Genere: Angst, Storico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Team HakoGaku, Team Hiroshima Kureminami, Team Kyoto Fushimi, Team Souhoku
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

E rieccomi qui con un nuovo aggiornamento bello denso di avvenimenti. In questo capitolo appariranno un bel po' di nuovi personaggi e il tempo della storia tornerà indietro fino all'inizio del secondo giorno, per raccontare gli eventi accaduti a Sohoku dopo la partenza dei soldati.
Poi, che dire...il capitolo casualmente inizia con il punto di vista di Midousuji e oggi è il suo compleanno, quindi ne approfitto per fargli gli auguri di buon kimompleanno e gli regalo perfino un alleato inaspettato u.u Ma ora basta anticipazioni... vi lascio alla lettura e spero che a qualcuno farà piacere di recensire :3 Alla prossima!

 

Questo capitolo è dedicato a GrammarNazi95, che mi segue fin dall'inizio (spero che l'apparizione di un certo personaggio ti faccia piacere XD)
 


 

Capitolo XII

Restlessness

Akira si svegliò nella tenda buia e vuota con la sensazione di non aver dormito affatto.

Probabilmente era davvero così, visto che la luna era ancora alta nel cielo e si dilettava a nascondersi dietro le nubi grigiastre. Il daimyo aveva percepito chiaramente per un istante una presenza fuori dalla tenda e fece per alzarsi dal suo futon: solo allora si rese conto della spossatezza che gli era rimasta appiccicata alle membra, come un fastidioso souvenir della battaglia. La testa gli faceva ancora male come se fosse sul punto di scoppiare, ma almeno il silenzio era totale. In quel poco tempo in cui aveva dormito nella sua mente aveva visto solo immagini di morte, incubi che credeva avessero smesso di tormentarlo anni prima (del resto, tutto aveva smesso di tormentarlo da quando aveva deciso consapevolmente di chiudere il suo cuore a qualsiasi emozione) e perfino il volto in dissolvenza di sua madre, che si era lentamente trasformato in quello di Koutarou. Non voleva pensarci, ma la sua testa lo voleva convincere del contrario.

Mormorando un'imprecazione si alzò del tutto, indossò un haori viola sopra lo yukata nero e uscì dalla tenda con la katana che era appartenuta al padre di Ishigaki appesa all'obi. Davanti a lui c'era un ninja completamente vestito di nero con occhi piccoli da tanuki e una chioma rossastra e disordinata, che Midousuji non aveva mai visto prima. Le due guardie poste a protezione della tenda del daimyo giacevano accanto all'ingresso, apparentemente addormentate. Sottili aghi metallici li avevano colpiti con spaventosa precisione nell'unico punto del collo lasciato scoperto dall'armatura, mandandoli tra le braccia di Morfeo.

Akira non si scompose e rivolse al ninja uno sguardo a metà tra la curiosità e la minaccia, e con il pollice tirò fuori di qualche millimetro la lama d'acciaio della spada dal fodero.

Lo shinobi salutò con un inchino fin troppo rispettoso e fissò lo sguardo aguzzo negli occhi del daimyo di Fushimi, spiegando la ragione della sua visita senza tanti preamboli: "Sono Machimiya Eikichi, capoclan dei ninja di Kureminami, un piccolo territorio dell'Ovest. Sono qui per proporre un'alleanza che porterà giovamento anche a voi, mio signore."

Il sorriso del ninja aveva qualcosa di spaventoso e oscuro, ma sembrava anche dannatamente convincente. In qualunque altro momento Midousuji l'avrebbe fatto uccidere senza nemmeno ascoltarlo per aver tentato un'incursione nell'accampamento, ma c'era qualcosa in quel personaggio misterioso che lo attirava: forse era la sicurezza con cui il ninja si era posto davanti a lui, o forse era semplice curiosità. Avrebbe sempre potuto farlo uccidere in seguito.

 

"Non sei venuto da solo. Fai scendere il tuo compagno dall'albero e spogliatevi di tutte le armi, altrimenti non intendo concedervi udienza e vi darò la morte qui e ora" rispose Akira, senza alcuna variazione nella voce.

Eikichi se lo aspettava. Del resto la fama di Midousuji Akira aveva attraversato l'intero Giappone per un motivo, e lui stesso sarebbe rimasto stupito se non si fosse accorto della presenza di Ryou sull'albero poco distante, pronto a proteggerlo se il daimyo lo avesse attaccato.

Ibitani Ryou scese dall'albero con un salto atterrando con la leggerezza di una piuma, per poi inchinarsi a sua volta davanti al signore di Fushimi.

I due acconsentirono e si privarono del loro arsenale, seguendo Midousuji dentro la tenda.

"So che siete impegnato in una battaglia importante con il grande feudo di Hakone, mio signore. Il mio clan coltiva da anni l'odio e il risentimento verso il daimyo Fukutomi, colpevole di aver decimato il nostro popolo e affamato la nostra gente. Lasci che Kureminami si unisca alla vostra causa, Midousuji-sama, faremmo qualsiasi cosa per poter ottenere la nostra vendetta. Ho visto in voi il vero potere e la grandezza, e io non sbaglio mai. Siete destinato a grandi imprese, ne sono certo."

"Le lusinghe non mi colpiscono, continua." ribattè stancamente Midousuji, sospirando "cosa vorresti in cambio? E faresti davvero qualsiasi cosa?"

"Chiedo solo di combattere al vostro fianco e vedere affondare il feudo di Hakone nel sangue, se poi il mio contributo vi renderà soddisfatto accetterò qualsiasi carica o ricompensa che vorrete darmi" Machimiya rimase in silenzio qualche istante, poi riprese "Kureminami ha già fatto la sua mossa e ve la offro su un piatto d'argento: abbiamo osservato la battaglia e spiato le comunicazioni tra i due feudi e sappiamo che Sohoku ha inviato i suoi rinforzi ridando linfa all'esercito di Hakone ormai prossimo al collasso... si dà il caso che in questo preciso momento centinaia dei miei uomini migliori stanno attaccando Sohoku da tutti i lati, approfittando del fatto che i migliori guerrieri sono giunti in soccorso di Hakone. So che quel feudo è il vostro prossimo obiettivo e questo è il momento migliore per attaccarlo. Se acconsentirete a questa alleanza vi farò dono del castello del daimyo di Sohoku, a me è sufficiente essere l'artefice della fine di Hakone e veder morire Juichi Fukutomi con i miei occhi, non chiedo altro".

 

Midousuji era stupito. Davvero quell'uomo era così accecato dalla vendetta da non chiedere nient'altro in cambio? Davvero gli stava offrendo un territorio che bramava e grazie al quale avrebbe finalmente raggiunto il suo obiettivo della vittoria suprema? Sicuramente quel Machimiya avrebbe rivendicato qualcosa per sè alla fine e quelle dichiarazioni erano di facciata, ma Midousuji pensò che sarebbe stato interessante vedere fino a che punto avrebbe potuto spingersi.

 

* * *

 

Fukutomi soppesò le parole che stava per pronunciare prima di esprimere il suo insindacabile giudizio: tutti gli ufficiali e il daimyo di un altro feudo lo stavano ascoltando e non poteva permettersi di suonare troppo clemente o troppo severo, ne andava della stabilità dei rapporti e dell'umore degli uomini in un momento del genere. Sì, il capitano della sesta squadra aveva peccato di insubordinazione e aveva rischiato di farsi uccidere, ma in fondo aveva messo in pericolo solo sè stesso e probabilmente era già stato colpito dal veleno... accordargli il seppuku sarebbe stato un sollievo o una punizione? O forse il rimorso e l'umiliazione gli avrebbero insegnato di più, sempre che fosse arrivato a vedere l'alba del quarto giorno? Per quanto l'onore di Manami Sangaku fosse andato in pezzi, Fukutomi Juichi non gli avrebbe permesso di tagliarsi il ventre in un momento simile. L'arciere avrebbe ancora potuto riscattarsi, avrebbe potuto ancora fare qualcosa.

"Per quanto tu mi abbia deluso penso che sia troppo presto per arrenderti, Manami-kun" disse infine il daimyo di Hakone "mi fido ancora di te, se sei in grado di combattere potrai dare il tuo contributo a difendere il castello domani e riscattare il tuo onore. Ti condanno a sopravvivere, Manami Sangaku".

Sakamichi si lasciò scappare un sospiro di sollievo, ma il momento durò poco: la situazione era destinata a precipitare sempre più velocemente, e le conseguenze iniziavano a farsi ancora più imprevedibili.

Uno strano trambusto anticipò di qualche istante lo spalancarsi della porta scorrevole esterna, che quasi uscì dai cardini. Kinjou Shingo, che fino a quel momento aveva affrontato la situazione con calma e pacatezza nonostante la difficoltà del momento, si alzò in piedi di scatto alla vista del giovane uomo che entrò nella stanza, con il viso insanguinato parzialmente coperto da un ciuffo di capelli scuri e mossi e il corpo martoriato da innumerevoli ferite. Doveva essere giunto fin lì a cavallo, guidato solo dalla forza della disperazione.

 

"Kinjou-sama" ansimò il giovane quasi senza fiato "Sohoku è stata attaccata dal feudo di Kureminami, hanno aspettato che lasciaste il castello per circondarci da tutti i lati..." porse una missiva al daimyo con il sigillo del luogotenente Tadokoro, per poi collassare al suolo, privo di sensi. Una freccia nera spuntava dalla sua schiena.

"Teshima-san!" esclamarono all'unisono Naruko, Imaizumi e Onoda, quest'ultimo con una nuova esplosione di terrore nello sguardo.

 

* * *

Issa Kaburagi aveva iniziato a scalpitare già da quando aveva captato la notizia da uno dei suoi nascondigli segreti, condiviso con il suo migliore amico, Ryuuhou Danchiku, che aveva la sua stessa età e come lui aveva appena iniziato il suo ultimo anno di addestramento. Da dentro quell'armadio inutilizzato nella stanza vuota adiacente a quella del daimyo si sentiva tutto quello che succedeva all'interno, e i due non si erano persi una parola del messaggio recapitato dal soldato di Hakone arrivato di gran carriera alle prime luci dell'alba.

Issa e Ryuuhou sgattaiolavano spesso fuori dal dormitorio comune dei soldati di Sohoku per assaporare l'aria dell'avventura e passare lunghe nottate a parlare del loro radioso futuro e delle battaglie che avrebbero combattuto fianco a fianco, una volta conclusi i duri anni dell'addestramento.

Kaburagi moriva dalla voglia di combattere. Si allenava più di tutte le altre aspiranti reclute e si offriva spesso volontario per le mansioni che gli permettevano di mettersi in luce rispetto agli altri; in realtà la sua incontenibile energia e voglia di mettersi in mostra per iniziare al più presto una radiosa carriera militare al servizio del daimyo di Sohoku non stava ottenendo i risultati sperati (soprattutto a causa di un fatto increscioso accaduto qualche settimana prima) ma Issa non si arrendeva: il suo sogno si sarebbe presto avverato, e perfino Kinjou-sama avrebbe riconosciuto il suo valore.

Non era passato molto tempo dal fattaccio che gli era valso una settimana intera a pulire le latrine e le stalle dei cavalli, e ancora Ryuu lo prendeva in giro, ridendo della sua avventatezza nel giocare uno scherzo del genere.

In breve il giovanissimo aspirante samurai era sparito per uno dei suoi giri di perlustrazione solitari privi di un reale scopo, per poi tornare di corsa e allarmare l'intero castello dichiarando di aver visto gli stendardi di un enorme esercito in lontananza, che avanzava verso il villaggio. Non sapeva nemmeno lui perchè lo aveva fatto: la calma piatta lo annoiava e voleva dare una scossa a un ozioso pomeriggio primaverile, ma aveva pagato cara la sua ragazzata, ottenendo una lavata di capo memorabile e una punizione che gli sarebbe rimasta incisa nella memoria (soprattutto olfattiva) per un bel po'.

Ma questa volta la questione era seria: sembrava che finalmente qualcosa si stesse muovendo e che il feudo di Hakone fosse in guerra con un nemico estremamente temibile, tale da ridurre in ginocchio perfino i samurai più forti dell'intero Giappone. Il daimyo di Sohoku aveva accordato di partire con un gruppo di soldati per portare rinforzi, forte della stabilità dei propri confini e della cieca fiducia nel luogotenente Tadokoro e preoccupato che il suo territorio potesse essere l'obiettivo finale del daimyo di Fushimi.

Era una battaglia, una battaglia vera!

Issa decise che avrebbe fatto di tutto pur di unirsi al gruppo di samurai scelti per andare ad Hakone, e gli parve di vedere nello sguardo di Ryuu la stessa risoluzione. Aspettarono che il luogotenente Tadokoro informasse i soldati e che il trambusto nel corridoio si placasse per uscire indisturbati con l'obiettivo di aggregarsi alle truppe dei rinforzi.

Usciti dalla stanza però ebbero una brutta sorpresa: le due guardie del turno di pattuglia di quell'ala del castello, nonchè i loro maestri di kenjutsu, li intercettarono subito nel corridoio.

"Cosa stavate facendo lì dentro?" la voce di Teshima-san suonava come una velata accusa, che del resto sarebbe stata anche giustificata visti i precedenti "Vogliamo partire per Hakone, Teshima-san" rispose Kaburagi, con un'espressione di sfida.

"Voi non potete partire, non avete completato l'addestramento. Quella è una battaglia, non è uno scherzo. E in ogni caso non dovreste essere qui, andrò a fare rapporto al daimyo immediatamente" aggiunse subito, intuendo il motivo delle espressioni eccitate dei due e scambiandosi un'occhiata con il giovane uomo dai capelli biondi che gli stava accanto.

"Non essere così duro con loro, Junta..." commentò a bassa voce Hajime Aoyagi una volta terminata la lavata di capo ai due ragazzi e dopo averli scortati fino al dormitorio ormai semivuoto"così rischiamo di ottenere l'effetto contrario, lo sai vero? Anche noi saremmo stati così, se non ci fosse stato Tadokoro-san a portarci sulla strada giusta, non credi?". Hajime non era solito parlare così tanto nè criticare i suoi metodi, e Teshima rimase interdetto per un istante. Lui e Aoyagi erano sempre stati sulla stessa lunghezza d'onda, avevano sempre combattuto insieme, allora perchè ora lo criticava? Forse Hajime aveva preso in simpatia quelle due reclute perchè gli ricordavano gli anni del loro addestramento, e Junta finì per lasciar cadere il discorso, sicuro che le sue parole avrebbero persuaso Issa e Ryuu.

 

I soldati nel giro di un'ora erano partiti: il sole aveva appena fatto capolino dietro le colline e Issa sospirava, pensando all'occasione che aveva perso e guardando i samurai che si allontanavano sempre di più dal castello, annunciati dagli stendardi gialli e rossi. Quanto avrebbe voluto essere con loro...

 

Poi gli venne un'idea. Un'altra delle sue idee terribilmente stupide ma allo stesso tempo irresistibili.

"Ryuu? Sei con me?"

L'amico annuì, e insieme sgattaiolarono fuori, attenti a non incontrare nuovamente altri soldati nei corridoi.

Nel feudo era rimasta più della metà dell'esercito, perlopiù reclute e samurai alle prime armi, affiancati da soldati di comprovata esperienza di cui il daimyo si fidava e a cui aveva affidato la difesa in sua assenza. Tra questi vi era Tadokoro Jin, il suo fedele luogotenente e compagno di mille battaglie, l'unico degno di sostituirlo in un momento del genere. Junta Teshima e Hajime Aoyagi erano i suoi sottoposti prediletti, e proprio in quel momento erano a colloquio con Tadokoro-san per fare rapporto sulla situazione. Avevano insistito loro per rimanere, al fine di sostenere e aiutare il loro mentore durante l'assenza di Kinjou.

 

Kaburagi e Danchiku questa volta riuscirono nell'intento: i due conoscevano alla perfezione tutte le scorciatoie e i passaggi per attraversare il feudo senza incontrare anima viva, grazie alle loro fughe notturne e alle loro esplorazioni. In pochi minuti giunsero al loro punto di osservazione preferito, in cima alla rupe che segnava l'estremo confine occidentale dei territori di Sohoku, dal quale si snodava un ripido sentiero nascosto che avrebbe permesso loro di raggiungere in fretta il contingente guidato dal daimyo. Una volta aggregatisi ai soldati e data prova del loro coraggio, sicuramente nessuno li avrebbe scacciati e avrebbero combattuto per l'onore di Sohoku: magari sarebbero stati promossi di grado e non avrebbero più avuto bisogno di terminare quell'inutile e noioso addestramento. Loro dovevano brillare, dovevano distinguersi. Non avrebbero fatto gli uccellini in gabbia ancora per molto.

 

Purtroppo i kami avevano per loro progetti molto diversi.

Nel folto della foresta che circondava i possedimenti di Kinjou, che avevano attraversato solo qualche volta durante l'addestramento, la luce del sole arrivava a malapena e i soli rumori che sentivano erano i versi degli uccelli, che sembravano stridule esclamazioni di rimprovero. Avevano deciso di tagliare per il bosco, in modo da intercettare più in fretta le truppe, ma la nebbia del mattino iniziò ben presto a confonderli.

Poi, prima che potessero accorgersene, una pioggia di kunai e aghi avvelenati si abbattè su di loro.

La nebbia si diradò lentamente.

Erano circondati da uomini vestiti di nero con placche di metallo fissate sulla fronte, che portavano incisi i due kanji di "Kureminami"ed erano armati fino ai denti. Era chiaro che il loro obiettivo sarebbe stato il castello di Sohoku, e che volevano fare affidamento sull'effetto sorpresa e sull'allontanamento del daimyo e di molti dei soldati dell'èlite.

Tutti questi pensieri saettarono nella testa di Issa, mentre con la katana già sguainata stretta nella mano destra cercava di sopportare il dolore di una mezza dozzina di aghi che gli avevano trafitto gambe e braccia, che tremavano incontrollabili.

"Ryuu...?"

Danchiku non rispose.

"R-ryuu??" Kaburagi non voleva voltarsi, non voleva abbassare la guardia davanti a tutti quei nemici e soprattutto temeva che voltandosi avrebbe scoperto il motivo per cui il suo migliore amico non gli rispondeva. Non era sicuro di volerlo scoprire, ma gettò comunque uno sguardo oltre la sua spalla per un infinitesimo di secondo, mentre i ninja si avvicinavano sempre di più, circondandoli come un branco di cani selvatici che si diverte a giocare e infierire sulle prede.

Ryuuhou era caduto in ginocchio e con una mano cercava di fare perno con la spada per rialzarsi, con l'altra stringeva l'impugnatura di un pugnale da lancio che gli spuntava dal petto, nel tentativo irrazionale di estrarre l'arma che stava straziando le sue carni.

"I-Issa..." sussurrò Ryuu con una voce flebile e irriconoscibile "... lasciami qui... torna al castello... ad avvisare Tadokoro-san..."

Issa rimase pietrificato per un lunghissimo istante.

Non poteva tornare indietro.

Non poteva lasciare Ryuuhou lì, da solo.

Non gli avrebbero creduto, visti i suoi precedenti.

Avrebbe dovuto sconfiggere i nemici, superarli e andare avanti, raggiungere Kinjou e i suoi uomini a costo della vita.

"Che crudele ironia" pensò "fuggo per inseguire una battaglia lontana e trovo il nemico qui, alle porte di casa...".

Kaburagi si mise in guardia, nonostante il dolore che si propagava dai punti dove gli aghi l'avevano colpito. Tremava visibilmente ormai, ma alzò lo sguardo con falsa sicurezza verso il gruppo di ninja, che ormai erano vicinissimi.

 

Koga Kimitaka come ogni mattina stava pattugliando a cavallo i confini del feudo. Erano passati poco meno di tre anni dall'ultima volta che aveva preso parte a una battaglia, e poco prima aveva guardato il contingente allontanarsi e sparire oltre l'orizzonte con la morte nel cuore, come ogni volta.

Tre anni prima i due feudi di Hakone e Sohoku avevano combattuto per l'ultima volta l'uno contro l'altro, e Sohoku aveva avuto la peggio. La situazione si era risolta diplomaticamente e ne erano usciti comunque a testa alta, ma la vita di Kimitaka era cambiata per sempre.

 

Koga era l'unico ad aver visto Kaburagi e Danchiku sgattaiolare fuori dal castello verso il limitare della foresta, ma aveva esitato a fare rapporto. Aveva preso in simpatia le due giovani reclute, e se non avesse temuto di compiere un'insubordinazione violando gli ordini sarebbe partito verso Hakone anche di nascosto, esattamente come loro. Era frustrato, dannatamente frustrato.

A causa della sua ostinazione, che l'aveva portato a tentare una mossa suicida, tre anni prima aveva perso la possibilità di maneggiare bene la spada per sempre. L'aveva fatto per proteggere il daimyo e il feudo, ma ora il massimo che poteva fare era restare di vedetta, fare brevi turni di pattuglia, addestrare le reclute e proporre strategie.

Non aveva potuto alzarsi dal letto per più di un anno per le fratture e le conseguenze di una brutta infezione, e nel frattempo i suoi compagni l'avevano lasciato indietro. Tutto ciò che desiderava era combattere per il daimyo, e invece tutto si era infranto come le sue ossa in quella rovente giornata estiva.

Il braccio gli mandò una fitta, come se si fosse sentito preso in causa; gli faceva ancora male dopo tutto quel tempo, così come la vecchia ferita alla gamba, che qualche volta lo faceva zoppicare vistosamente. Sospirò.

 

Rimase perso nei suoi pensieri per un tempo imprecisato, poi un rumore tra gli alberi attirò la sua attenzione. Spronò il cavallo verso il sentiero e quasi subito dovette arrestarsi, perchè una pioggia di frecce dalle piume bianche e verdi gli sbarrò la strada, rischiando di farlo disarcionare. Il bianco e il verde erano i colori del clan ninja di Kureminami, famoso per gli attacchi a sorpresa, che evidentemente aveva deciso di prendere di mira proprio Sohoku, approfittando della situazione particolare. Voltò il cavallo in un istante, tornando indietro velocemente come mai in vita sua.

Kimitaka arrivò davanti al luogotenente Tadokoro proprio nell'istante in cui Teshima e Aoyagi si stavano congedando dopo aver fatto rapporto.

"Siamo sotto attacco, Tadokoro-san!" entrò nella stanza del daimyo senza annunciarsi, spalancando la porta scorrevole con foga "Un gruppo di arcieri di Kureminami mi ha attaccato appena fuori dai confini, dobbiamo approntare la difesa immediatamente!" riprese fiato, poi ricordò all'improvviso "e... credo che quelle due reclute problematiche, Danchiku e Kaburagi, siano fuggite per raggiungere Kinjou-sama...non vorrei che..."

 

Un silenzio gelido cadde nella stanza.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yowamushi Pedal / Vai alla pagina dell'autore: _Kurai_