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Autore: Ace of Spades    01/02/2016    3 recensioni
Raccolta di one-shot su Crocodile, Doflamingo e Mihawk, in cui verrà approfondito il rapporto tra i tre Shichibukai, soprattutto tra il coccodrillo e il fenicottero.
"Amami o odiami, entrambi sono a mio favore. Se mi ami sarò sempre nel tuo cuore, se mi odi sarò sempre nella tua mente. Ora ti è chiaro Croco-chan? Non ti libererai mai di me, fufufu~"
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Crocodile, Donquijote, Doflamingo, Drakul, Mihawk | Coppie: Shichibukai/Flotta dei 7
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il caffè Donquixote 







 

Il bar Donquixote era famoso in tutta la città, e come avrebbe potuto non esserlo?
Di giorno un normale punto di incontro tra persone che dovevano inziare la giornata con caffè e brioche, di notte un pub a luci rosse.
Non sembrava neanche lo stesso posto, i giochi di luce usati rendevano l’atmosfera casalinga al sole e seducente nel buio.
I proprietari del locale erano due fratelli, il più piccolo si occupava del turno di giorno, il più grande del turno notturno.
Fisicamente simili - alti, capelli biondi e muscoli sviluppati - avevano carattere e quindi comportamenti opposti.

Il fratello minore, Donquixote Rocinante, era gentile e disponibile, aveva un sorriso dolce sempre sul volto ed era perfetto da guardare la mattina prima di una lunga giornata di lavoro. Peccato fosse un imbranato cronico e combinasse sempre qualche casino, il che faceva iniziare a tutti con un sorriso il giorno appena sorto.

Il fratello maggiore, Donquixote Doflamingo, non sapeva cosa fosse la vergogna, aveva sempre un ghigno perverso stampato sul volto e la battuta a doppio senso pronta per ogni evenienza.
Aveva i capelli leggermente più corti di Rocinante, era molto più spigliato e aveva un pessimo gusto nel vestirsi.
Ora si poteva capire il perchè della loro divisione.



Rocinante versò in una tazza del caffè bollente e lo porse ad uno dei suoi clienti abituali, un poliziotto abbastanza noto per i suoi arresti, un certo Smoker. L’uomo lo ringraziò con un cenno del capo e si fermò a sorseggiarlo prima di andare al lavoro, già immaginandosi cosa avrebbe combinato quel moccioso di Portgas quel giorno, sicuramente avrebbe dato fuoco a qualcosa.
Sospirò lasciando qualche moneta sul balcone ed uscì diretto alla centrale.

Marco mangiò la sua brioche cercando di ignorare il cellulare, che vibrava insistentemente sul tavolino.
Sapeva chi era che lo stava bombardando di messaggi, il suo molto più giovane ragazzo che aveva deciso da qualche mese di fare uscire di testa un ufficiale di polizia, dando fuoco a oggetti diversi per tutta la città.
Maledetto Ace.
Finì di mangiare e pagò sotto lo sguardo divertito di Rocinante.
“No, non puoi mandargli un mazzo di rose rosse con dei petardi dentro!”

L’uomo dai capelli neri si sedette su quello che aveva battezzato fosse il suo tavolino vicino alla finestra, con un caffè in mano e il giornale nell’altra.
Quel tipo, che Roci aveva soprannominato ‘bel tenebroso’, doveva avere all’incirca qualche anno più di lui, veniva ogni mattina e stava a sedere per un quarto d'ora preciso, rispondeva a qualche messaggio saltuariamente e se ne andava senza dire una parola.
Di certo il biondo non poteva lamentarsi dato il bell’aspetto del moro, che, probabilmente senza rendersene conto, era la cotta di molte studentesse e pure studenti a causa della sua aura magnetica.

Il barista pulì il bancone e si godette l’attimo di tregua che regnava in quel lasso di tempo; solitamente, dopo l’orario di punta in cui si alternavano studenti e altri clienti, compresi quelli abituali, tornava la quiete per circa un’oretta.
Anche quel giorno, nell’orario di pranzo, arrivò il solito ragazzo dai buffi capelli verdi, con la solita aria scocciata. Lo vedeva solo il venerdì e si era sempre chiesto il perché avesse quell’espressione sul volto.
Gli porse un piatto con sopra il panino che aveva ordinato e l’altro sospirò.

“Ragazzino, come mai questi sospiri?” si azzardò a chiedere cedendo alla curiosità.
Il tipo lo fissò sorpreso.
“Uhm, bhe, non che abbia qualcosa contro la vostra cucina, ma paragonata a quella di quel cuoco nulla regge il confronto”
Rocinante annuì; probabilmente il venerdì non poteva mangiare al suo ristorante preferito e veniva lì per saziare la fame.
Il ragazzo finì il panino, pagò e si avviò all’uscita.
“Ah, se scopro che glielo hai detto ti taglio a metà” 
Il biondo sgranò gli occhi mentre l’altro usciva.

Ma se non so neanche il suo nome?!


 

Stava finendo pure quella giornata quando la sua goffaggine tornò a farsi viva; si ritrovò per terra completamente bagnato.
Inutile dire che iniziò a starnutire e inutile aggiungere che, quando Doflamingo arrivò per dargli il cambio, stava già tremando come una foglia.
“Va a finire che ti prendi l’influenza” commentò il maggiore togliendogli il grembiule e pulendolo con un asciugamano caldo.
Lo mandò a casa a riposarsi, ma il giorno dopo, quando passò a controllare come stava, lo trovò a letto febbricitante.
L’unica soluzione era sostituirlo e rimandare la serata pub, così gli disse di non muoversi dal letto e mandò un messaggio a Vergo, dicendogli di andare a vedere nel pomeriggio come stava mentre lui si occupava, per la prima volta dopo tempo, del turno di giorno.

Mise in ordine ogni cosa e cominciò a preparare i primi caffè; nonostante lui si occupasse del pub, in cui si divertiva a creare drink con super alcolici, sapeva anche gestire la caffetteria. Era già capitato in passato che Rocinante avesse avuto dei problemi, ma era da almeno un anno che non succedeva.
Servì un caffè lungo ad un tizio dai capelli grigi e lo sguardo incazzato, sicuramente il tanto rinomato Smoker della centrale di polizia.
L’uomo lo fissò per qualche secondo, sicuramente aspettandosi lo sguardo gentile di suo fratello e non un paio di lenti colorate.
Alzò le spalle, non chiedendosi perché il barista indossasse degli occhiali da sole lì dentro, ed uscì stringendo nella tasca del cappotto una rosa bruciata.
Maledetto Portgas.

Doflamingo induividuò subito quali erano i clienti abituali per il modo sorpreso con cui lo guardavano; un uomo dai buffi capelli biondi a forma di ananas lo ringraziò della brioche senza mutare di espressione, ma gli dedicò un lungo sguardo.
“Ace, non puoi sparare fuochi d’artificio dal tetto di fronte alla centrale di polizia!” esclamò al telefono uscendo.
A Doflamingo venne da ridere; non pensava che il turno di giorno potesse essere così divertente.

Si girò per pulire la macchinetta del caffè quando una voce calma e profonda gli fece venire i brividi lungo la schiena.
“Vorrei un caffè”
Il biondo si pulì le mani sullo straccio che teneva sulla spalla e si girò, spinto dalla curiosità.
Un paio di profondi occhi azzurri lo stavano fissando; come facessero ad essere profondi degli occhi azzurri con dei riflessi giallognoli non lo sapeva, ma gli si seccò la bocca all’istante.

“Certo” rispose girandosi nuovamente verso la macchinetta, sperando che l’uomo andasse a sedersi da qualche parte.
Ed invece sentiva il suo sguardo sulla sua schiena e la cosa non lo aiutava.
Compì i movimenti in maniera meccanica, versò il caffè nella tazzina ma si distrasse, bruciandosi l’indice contro la parte ancora bollente della macchina.
Si girò e gli posizionò il caffè su un piattino, mettendosi il dito in bocca e alzando lo sguardo sull’uomo che gli dedicò un sorriso, mandando in tilt il suo cervello.
“Essere imbranati deve essere una caratteristica di famiglia. Mettilo sotto l’acqua fredda” e così dicendo si allontanò e si andò a sedere al solito tavolino.

Doflamingo nel mentre aveva avuto due ictus, un infarto alle coronarie e all’incirca un paio di sincopi.
Portò a termine gli altri ordini poi si mise a guardare quell’uomo che sorseggiava il caffè con un’ eleganza incredibile, mettendosi dietro l’orecchio un ciuffo che gli ricadeva davanti agli occhi e lo distraeva dalla lettura del giornale.
Accavallava le gambe e aveva una sorta di aura che catturava gli sguardi delle persone attorno a sé.
Improvvisamente gli venne voglia di cavare gli occhi a quelle oche di liceali che se lo stavano mangiando con gli occhi, magari con un cucchiaino.
“Sta pulendo il bancone da qualche minuto, si sente bene?”


Doflamingo si riscosse e si girò, incontrando un buffo sopracciglio con un ricciolo e un vispo occhio marrone. L’altro era coperto da un ciuffo biondiccio e sul volto del ragazzo, vestito di tutto punto, svettava un sorriso furbo.
“O forse si era incantato”
“Moccioso, cosa vuoi ordinare?”
“Un cappuccino grazie”

Doflamingo si girò per portare a termine l’ordine.

“Di solito c'è un altro barista, cosa gli è successo?”
Versò la crema nella tazza.
“Il mio fratellino si è ammalato e oggi lo sostituisco io, hai qualche problema?” chiese ridendo appoggiandogli il cappuccino fumante davanti.
“Affatto.”

Tra i due calò il silenzio per qualche secondo, il tempo che impiegò Sanji, questo era il nome del ragazzo, a lanciare un’occhiata alle sue spalle all’uomo dai capelli neri.
“Niente male”
“Vuoi ordinare altro?”
“Così che tu possa mettermi qualcosa nel cibo come hai fatto con quelle povere ragazze?” disse indicando il gruppo delle liceali di prima che correvano in bagno tenendosi la pancia.

Doflamingo sorrise con quel ghigno perverso che metteva i brividi a tutti.
“Non so di cosa tu stia parlando”
“Già” rispose Sanji finendo il cappuccino e lasciando delle monete di fianco “me lo immagino. In bocca al lupo con la tua missione ‘sto qui a fissarlo con la bava alla bocca ma non mi avvicino e avveleno chiunque lo guardi per più di due secondi’, sono curioso di vedere come finirà”
“Non devi andare a scuola?”
“È sabato”
“Vattene ragazzino” commentò ridendo lanciandogli un cioccolatino.
“Vado, vado, ma non toccare più le ragazze, le donne sono creature preziose” commentò uscendo.

Doflamingo scosse la testa sentendo uno strano brivido lungo la schiena; si girò sapendo già il motivo di quella sensazione.

Il moro lo fissava non nascondendo un cipiglio divertito, poi tornò a fissare il giornale, ignorando il messaggio di risposta di Daz.
Quel giorno aveva perso ogni voglia di recarsi al lavoro, all’inizio era curioso di sapere come mai Rocinante non fosse al lavoro, ma dopo che aveva notato che il fratello - erano troppo simili per essere semplici conoscenti - non gli staccava gli occhi di dosso aveva deciso di restare altri cinque minuti.
Questo fino a quando non aveva visto le studentesse nel tavolo di fianco al suo correre in bagno con una mano sulla pancia; l’espressione maniacale sul volto del biondo gli aveva tolto ogni dubbio sul fatto che centrasse qualcosa, e gli aveva tolto pure la voglia di uscire dal locale tanto in fretta.
Così i cinque minuti si erano trasformati in tutta la mattina.


Si alzò e portò la tazzina vuota sul bancone, godendosi l’agitazione del barista.
“Vuole ordinare altro, signor…?”
“Crocodile. Sì, dei pasticcini alla crema e alla frutta, ma solo quelli con la fragola sopra”


L’altro annuì registrando l’informazione e gli servì quattro pasticcini, aspettando che tornasse al tavolo. Invece il moro si sedette di fronte a lui e fece sparire un intero pasticcino in bocca, mangiandolo con calma.
Doflamingo rimase fermo a fissare la bocca dell’uomo e il pomo d’Adamo che si alzava e si abbassava, fino a che Crocodile gli diede il colpo di grazia con l’ultimo dolcetto, quello alla fragola. Lo mangiò con estrema tranquillità, leccandosi il pollice su cui c'era rimasta un po’ di crema.
“Quant’è?”
Il biondo non rispose.
“Ehi”
“Sì, ecco a lei lo scontrino” si riscosse poco dopo quasi correndo alla cassa sotto lo sguardo sempre più divertito di Crocodile.
Il moro pagò ed uscì dal locale.
“A presto Croco-chan” sospirò Doflamingo leccandosi le labbra.







Rocinante non seppe cosa fosse successo, seppe solo che suo fratello gli chiese di scambiare il suo turno anche il sabato successivo.
La settimana dopo tornò al lavoro con un bel po’ di domande; non aveva mai visto Doflamingo tanto euforico e la cosa lo preoccupava un po’.
Servì il solito caffè lungo a Smoker che lo ringraziò ed uscì; la brioche a Marco che gli diede il bentornato, e concluse gli altri ordini.

“Tuo fratello non c'è oggi?”
Una voce profonda lo fece deglutire e girare; davanti a lui si trovava il ‘bel tenebroso’.
“Mi ha sostituito perché avevo preso l’influenza” commentò con il solito tono gentile, nonostante la presenza dell’altro lo mettesse in soggezione.
“Capisco” rispose il moro facendo per allontanarsi.

Aspetta, vuoi vedere che…

“Se vuoi parlare con lui sabato farà di nuovo il mio turno alla mattina” buttò lì Rocinante guardandolo.
Il sorriso sul volto dell’altro, che durò solo qualche secondo, confermò le sue ipotesi.



Il resto della settimana passò tranquillamente, il moro non gli chiese altro, al venerdì arrivò il solito ragazzino coi capelli verdi.
“Anche oggi niente ristorante?”
“In realtà non mangio mai al ristorante, ma mi porto il pranzo da casa”
Rocinante sollevò un sopracciglio.
“Hai un cuoco che ti prepara il pranzo ogni giorno?”
L’altro sbuffò e borbottò qualcosa.
“Sì, il mio ragazzo”
“Oh! Ora ho capito perché sei sempre imbronciato”
“Tu sei un tipo strano e molto curioso”
“Ehm, scusa non volevo ficcare il naso” commentò il biondo sorridendo imbarazzato “ma tendo ad affezionarmi facilmente e ormai mi sono abituato ai clienti che vengono sempre qui. Quindi mi sono preoccupato quando ti vedevo ogni venerdì con un’aria afflitta”
L’altro stette in silenzio per un po’.
“Zoro” disse allungando una mano.
“Rocinante, piacere”

Passarono la mezz'ora successiva a parlare di cibo e di cuochi, finendo per discutere anche sui gamberetti e sui frutti di mare.



Il sabato arrivò in fretta, e con esso Doflamingo tornò dietro al balcone a servire caffè.
Quello che non sapeva era che Rocinante lo stava spiando da un tavolino in un angolo, vestito con un lungo cappotto da investigatore.
Forse non avrebbe dovuto parlare dei suoi dubbi riguardo al fratello e al moro con Zoro, ma era stato più forte di lui.
Così a quel tavolo erano in due dietro ad un giornale, con il ragazzo che aveva deciso di coprirsi i capelli verdi con un cappello.

“Dici che farà qualcosa?”
“Spiegami perché mi hai seguito”
“Oggi non ho lezione di kendo, avevo la giornata libera e questa cosa del pedinamento mi pare molto divertente” concluse Zoro ghignando.
In effetti Doflamingo non si era neanche reso conto che erano entrati talmente aveva la testa tra le nuvole.
Servì i soliti clienti e pulì la macchinetta.


“Tuo fratello si è ammalato anche questo sabato?”
La voce profonda e calma dell’uomo gli scivolò addosso come del miele.
Quella maledetta voce che lo aveva tormentato per un’intera settimana e aveva popolato i suoi sogni più perversi.

Si girò posandogli una tazzina con caffè fumante davanti e dedicandogli un sorriso.
“Penso si ammalerà tutti i sabati” commentò girandosi di nuovo e mettendosi a tagliare qualcosa che Crocodile non vide.
Il moro si mise a sedere davanti al bancone e sorseggiò il caffè, guardando la schiena del biondo e scendendo a fissargli le gambe e il fondoschiena.
Di solito non gli succedeva di perdere il controllo di sé in quel modo, ma quel barista lo stava mettendo alla prova.
Doflamingo si voltò e gli poggiò davanti una ciotola con delle fragole fresche tagliate, servite con zucchero e limone.
Crocodile sgranò gli occhi.
“Mi pare di aver capito che ti piacciono le fragole”

Lui aveva sempre avuto un ottimo controllo sulle sue azioni, ma quel barista era riuscito a sorprenderlo.
Il biondo deglutì cercando di controllare il battito del suo cuore; il moro aveva alzato lo sguardo e gli aveva sorriso ringraziandolo.
Un sorriso vero.

“Non ti siedi al tavolo?”
Il moro lo fissò.
“Penso che mi siederò al balcone tutti i sabati”



“Tra un po’ quei due scopano sul bancone” sussurrò Zoro da dietro il giornale.
“Ti prego non dirlo”
“Cosa? Ma li vedi? Ora capisco il senso della parola eyefucking” 
“Mai visto mio fratello così, di solito non perde tempo a corteggiare qualcuno, se lo porta a letto e tanti saluti” sibilò il biondo dalla parte opposta del giornale “ e invece guardalo!”
“Non per crearti un trauma, ma ho paura che il tuo fratellone starà sotto”
Rocinante per poco non si strozzò con la sua saliva mentre Zoro ghignava di fianco.


“Spero che abbiate una spiegazione per quello che state facendo, pettegole”
I due si girarono trovando un ragazzo biondo con uno strano sopracciglio a fissarli divertito.
“Cuoco!”
“Aspetta, quel cuoco?”
“Sssh, abbassa la voce altrimenti ci scopriranno”

Sanji roteò gli occhi e si abbassò.
“Potrebbe anche esplodere una bomba che quei due non se ne accorgerebbero talmente sono presi a spogliarsi con gli occhi. Aaah, l’amour!
“Ma quale amore! Oddio dici che quell’insensibile di mio fratello si è innamorato?” commentò Roci guardando il nuovo arrivato.
“Ci puoi scommettere il tuo bell’impermeabile. Comunque piacere, Sanji”
“Sei il famoso cuoco che cucina meglio di chiunque! Molto piacere” rispose.
“Cucina meglio di chiunque eh?” disse Sanji guardando Zoro che borbottò qualcosa sul fatto che doveva stare zitto e che non sapeva di cosa stesse parlando.
“Sssh!”



Crocodile guardò l’orologio e scoprì che stava parlando - o flirtando, dipende dai punti di vista - con Doflamingo da più di un’ora.
Sbuffando si alzò e mise le monete sul balcone mentre le dita del barista si intrecciavano con le sue sul legno.
“Buon lavoro allora, a presto Croco-chan”

Il moro si fermò un attimo pensando che non era il caso, ma dato che le uniche persone presenti in quel momento erano quei tre cretini che si nascondevano dietro al giornale, poteva anche permettersi di mandare a fanculo il suo proverbiale autocontrollo.
Tornò indietro e afferrò il colletto della schifosa camicia rosa che il biondo indossava e lo tirò verso di sé, facendo combaciare le loro labbra.
Come aveva immaginato il barista era davvero bravo ad usare la lingua, e si segnò mentalmente di fargliela usare un’altra volta, magari mentre era in ginocchio davanti a lui.
Lo lasciò solo dopo avergli mordicchiato il labbro ed uscì senza dire nient'altro, ma godendosi il respiro affannato di Doflamingo e il giornale per terra del trio.


Quando il moro fu uscito, il biondo tornò a connettere il cervello e sorrise. Stava per girarsi per pulire le stoviglie quando scorse sul bancone un fazzoletto.
Si avvicinò e lo aprì per poi scoppiare a ridere con quella sua tipica risata gutturale.
“Interessante” commentò fissando i numeri scritti sul tovagliolo.

Rocinante aveva avuto un blocco e se ne stava con la bocca aperta e gli occhi sgranati a vedere quello che doveva essere la persona più stronza che conoscesse che sorrideva come una ragazzina.
Sanji diede uno scappellotto a Zoro dicendogli di occuparsi di lui e si mise davanti al balcone.

“Oh ma guarda, il ragazzino dell’altra volta”
“Ottimo lavoro” disse Sanji alzando il pollice ed uscendo dal bar non prima di aver promesso di tornare. 
Zoro sbuffò scuotendo Rocinante, che sembrò riprendersi.
“Io ti avevo avvertito di non dire niente al cuoco. La prossima volta ti taglierò a fettine” e lo lasciò di nuovo in uno stato di trance uscendo e seguendo quella piattola bionda che sicuramente lo avrebbe preso in giro per tutta la vita.



“Roci, non ti dà fastidio se al sabato ti sostituisco sempre io vero?”
“No, no fai pure”
“Ottimo, ah stasera occupati tu del pub, io ho un impegno” disse guardando il tovagliolo.
“Già” commentò Rocinante “posso immaginarlo”





 

Gli uomini sono come il caffè. I migliori sono carichi, caldi e possono tenerti su tutta la notte.





 

“Pronto?”
“Ciao Croco-chan~”







 







Era da molto che non scrivevo una cosa fluff su questi due, e, dato che c'ero, ho buttato dentro anche Rocinante, Zoro e Sanji.
La barista AU è un classico e io ancora non l'avevo affrontata, spero non sia troppo melensa.
Grazie come sempre, a presto

Ace of Spades

  
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