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Autore: AnimeAly    01/02/2016    3 recensioni
Lasciata la grande villa di famiglia, Aya vive, certo, ma un segno le rimane, eccome!
Rivisitazione del good ending , quella in cui Aya diventa dottoressa per chi non lo sapesse
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aya Drevis, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VIVERE
 
 
Peccato, era un'insulso e disgustoso peccato quello che feci. 
Credo nella speranza e nei miracoli, è vero, ma... In quel momento non erano abbastanza per salvarmi la vita.
Lasciai mio padre in quella antica villa, con mostri e zombie assetati di sangue contro di lui, ossessionati dalla vendetta contro chi gli ha strappato la vita. 
Ero lì, in quel giardino davanti al cancello della casa, con Snowball tra le mani. Il pelo candido tra le mie dita luccicava sotto la luna color latte, brillava in un celo pieno di stelle. Piccoli frammenti di luce dentro un cielo scuro, nero, dove la maledizione portava ira e vendetta nei cuori delle vittime innocenti, incapaci di cambiare il passato. 
Avevo paura, molta. E se qualcuno mi avesse visto? E se qualche morto mi avesse seguito? Che facevo se riuscivo a fuggire? Trovavo un riparo? Vivevo mangiando qualunque cosa che sia commestibile? 
No... non avrei mai potuto vivere così, sarei resistita non più di una settimana. Tirai un lungo respiro e mi voltai un'ultima volta verso quella villa, dai dettagli medievali, il ricordo di quel ragazzo senza occhio, Maria che mi implorava di fuggire, il fantasma di mamma... Padre...
Una lacrima solitaria scese lungo la mia guancia, inumidendola. Io voglio vivere, voglio avere una vita, una famiglia, io... Voglio vivere. Cerco di trattenermi dallo scoppiare e buttarmi in una missione in cui non riuscirei mai a sopravvivere. 
Corro via da quella casa e dai miei ricordi. 
Perdonatemi, ma non ce l'ho fatta... 
 
 
Berlino, 21 gennaio, anno XXX
 
"Dottoressa Drevis, ha una paziente in sala d'attesa" le comunicò un'infermiera dai lunghi capelli marroni e gli occhi verdi. Era una nuova specializzanda. La dottoressa si slegò il camice e la mascherina appena utilizzati per l'operazione. I guanti impregnati di sangue erano dentro un vassoio di metallo, insieme a bisturi e pinze, affianco, in un secondo contenitore, un cuore umano. Ci mise sopra lo sguardo blu intenso, poi si allontanò, dopo averlo coperto con un velo.
"Ti ho già detto non so quante volte di legarti i capelli, Sara" disse aprendo la porta e trovandosi davanti la ragazza di prima, probabilmente stava andando a chiamarla ancora.
"M-mi scusi dottoressa Drevis... Mi dimentico molto spesso..." Aggiunse timidamente abbassando lo sguardo. La superiore sorrise, avevano circa due anni di differenza, ma, Aya, era un prodigio nella medicina. Si potevano definire 'amiche', loro due, ma a lavoro lei era il suo superiore, la sua guida. La corvina guardò davanti a se: una bambina bionda con il ciuffo rivolto a destra e le treccioline, legate da dei fermagli a cuore, teneva lo sguardo basso e agitato. Gli occhi neri calati costantemente a terra contrastavano con il resto del suo viso, chiaro e delicato. Il vestito color cipria le arrivava fino ai polpacci, ma seduta le arrivava alle ginocchia, lasciando in bella vista le calze bianche e le ballerine nere. Sul braccio destro aveva una benda che partiva dall'avambraccio fino al polso, con una macchia giallastra al centro.
"Allora..." Disse mettendosi le mani sui fianchi "Sei tu la mia prossima paziente?" Chiese sorridendo e avvicinandosi a lei, mentre la bambina si stringeva le ginocchia al petto. 
"Non c'è la sua mamma?"  Chiese a Sara, lei alzò le mani in segno di ignoranza, scuotendo la testa facendo capire di non saperne nulla. La dottoressa si mise una mano sotto il mento, pensando, quando la voce della bambine la richiamò "Sono venuta da sola, qui..." Le giovani si scambiarono uno sguardo interrogativo e meravigliato, mentre nella mente di Aya si modellava un piano. Sorrise guardandola "Senti, io non potrei visitarti senza avere un genitore o qualcuno che badi a te..." La bimba abbassò lo sguardo intristita "Ma per questa volta posso anche fare un'eccezione" ma dopo le sue parole le tornò un grande sorriso. La dottoressa si alzò e, tenendo la sua piccola mano nella propria, si diresse verso lo studio. Sara scosse le spalle e si diresse in un'altro reparto dell'ospedale, aspettando che qualcuno avesse avuto bisogno di lei.
 
Nello studio la luce della lampada ampliava l'atmosfera limpida e pulita che aveva, un grande sole filtrava dalla finestra e irradiava un cassetto contenente i due recipienti di metallo. Aya fece accomodare la bimba sul lettino 
"Allora... Come ti chiami piccolina?" Nonostante il brutto passato la mora aveva sempre un grande sorriso con i bambini e li trattava con cura.
"Maria..." Disse timidamente. Negli occhi di Aya il ricordo di quella donna piena di bende insanguinate era apparso tempestoso e irresistibile. le si rimpicciolirono le pupille,  e Maria lo notò "T-tutto bene?" Chiese preoccupata
"N-no, tranquilla" disse facendola stendere "non avere paura. Sarà un check-up molto veloce e poi guarderemo la tua ferita sul braccio! Va bene?" Chiese dolcemente, mentre la bambina annuiva non molto sicura. La donna le tese la mano e l'appoggiò sull'addome della piccola, sentendolo contratto. Un'istinto disumano l'attaccò, facendole immaginare cose che da tempo non pensava. "O-ora ti faccio addormentare... Ok?" Dopo un leggero consenso l'ago perforò la carne chiara entrando nella vena e, dopo qualche minuto Maria vide tutto nero e sentì, come ultima cosa, una fredda lama vicino al cuore.
 
 
Il calore del liquido scarlatto penetrò nel guanto in lattice, sicuramente strappato urtando contro una costola rotta. Il polmone perforato perdeva tutto il sangue al suo interno, mentre l'altro era come nuovo. Il cuore, nascosto dagli organi superiori pompava sempre più velocemente, per poi rallentare... Lentamente e dolorosamente. 
La mano sporca afferra l'ennesimo bisturi, mentre gli occhi valutano il punto migliore per tagliare. La carne scivola delicata e scorrevole, si intravedono già le interiora... 
La ragazza tratteneva una risata sadica tra i denti e con le mani tremanti inizia a giocare con lo stomaco elastico. Tutto era così divertente per lei, tutto quel sangue, l'emorragia... Quello era vivere!!
 
 
...angolo autrice?...
 
Nulla da dire.. Vorrei migliorarla, ma non so come fare!! XD 
   
 
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