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Autore: julessnuff    01/02/2016    2 recensioni
'Si guardano negli occhi, e la mente di Harry sta urlando che è strano, che è troppo strano, veramente, poi Louis sorride e tutti i pensieri svaniscono, perché Louis porta una berretta blu sopra i capelli spettinati e Louis ha un paio di occhiaie che rispecchiano le sue, probabilmente, e perché il suo sguardo è quanto di più caldo Harry abbia mai sperimentato – è come stringere una tazza di cioccolata calda tra le dita mentre fuori nevica, è la sensazione del suo maglione preferito sulla pelle dopo una lunga giornata in libreria, è il Sole che picchia negli occhi e la sabbia tra le dita dei piedi, per la prima volta, durante quella vacanza in Francia quando aveva otto anni.
Louis è tutte queste cose insieme, e molto di più, per questo la risposta è ovvia quando Louis chiede:
“Ti va di mangiarlo in macchina?”' [Larry, Soulmates!AU, Soldier!Louis, Librarian!Harry]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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All You Never Say

Capitolo III: Colors



You were red, and you liked me because I was blue.
You touched me and suddenly I was a lilac sky -
a
nd you decided purple just wasn't for you.”


14 novembre 2014



Il buio sotto alle coperte ha sempre confortato Harry.

Fin da quando era piccolo, per ogni tipo di problema, andava in camera sua, chiudeva le tende della sua cameretta, spegneva la luce e si rannicchiava nel centro del letto, rifugiandosi nell'oscurità tra le sue lenzuola che profumavano di pulito e casa. Non dormiva, non chiudeva nemmeno gli occhi – restava lì, immobile, abbracciandosi il petto per scaldarsi il cuore, per non pensare. Forse quei momenti sono stati i più belli della sua esistenza – poche ore in cui poteva restare sveglio e rallentare il ritmo dei pensieri, lasciarli riposare un attimo, darsi un attimo di tregua. Harry è sempre stato il tipo che pensava troppo, che rimaneva deluso e ferito per le minime cose ed emozionato per gesti senza significato – ha sempre dato importanza alle piccole cose, e mai ai problemi più grandi. Forse aveva paura che questi gli facessero troppo male, forse non ha mai visto il mondo intorno a sé dallo stesso punto di vista degli altri – Harry sentiva il petto riempirsi di gioia quando vedeva due persone anziane sorridersi e sfiorarsi le mani nel parco vicino a casa sua, sentiva il cuore spezzarsi in due non appena vedeva lo sguardo bagnato del cane dei suoi vicini quando veniva lasciato a casa da solo. Ha sempre percepito le emozioni sulla pelle, ma non in modo positivo, la maggior parte delle volte – spesso anche la felicità si abbatteva su di lui come invisibili onde elettromagnetiche, elettrizzando la sua pelle al punto che diventava troppo, troppo, e doveva di nuovo chiudersi nella sua stanza e farsi piccolo sotto alle coperte, il suo respiro umido a scaldargli la pelle, gli occhi spalancati e le braccia intorno al petto.

È sempre stato convinto che le sue emozioni lo avrebbero ucciso, prima o poi.

E dopo tanti anni è ancora lì, al centro del letto nel suo appartamento di Bristol, le gambe lunghe premute contro il petto e le braccia intorno allo stomaco, occhi sbarrati e labbra serrate, nel caldo bollente sotto alle coperte.

Il fatto è che oggi è domenica, e questo significa che la libreria è chiusa, Niall è a lavorare, i negozi sono chiusi; Harry non ha nulla da fare per distrarsi, per trattenersi dal fissare il cellulare e tentare di convincersi che non deve, non deve leggere i messaggi di Elijah.

Non deve.

Eppure lo fa.


Buongiorno piccolo


E poi ancora.


Lo so che ti manco, so che stai leggendo i miei messaggi. Torna da me. Sai di non poter vivere senza di me


E ancora.


Rispondimi Harry


E ancora.


Non sei niente senza di me, lo sai anche tu. Devi dirmi solo dove sei e tornerà tutto come prima, te lo prometto


Poi:


Ti starai divertendo tanto senza di me, eh? Fai la puttana in giro, Harry? Non cambia un cazzo, perché tu sei mio. Sei mio. Hai le mie iniziali sul polso. Non dimenticarlo.


Basta.


Harry appoggia il cellulare sul comodino e torna sotto alle coperte, il respiro accelerato, le mani che tremano, gli occhi bagnati. Ascolta il rumore dell'aria che entra ed esce dai suoi polmoni.

Dentro.

Fuori.

Dentro.

Fuori.

Occhi spalancati e dentro.

Fuori.

Dentro.

Fuori.

La sua mente si svuota.




Burro d'arachidi.

È questo il primo pensiero che compare nella sua mente dopo ore sotto alle coperte.

Non sa neanche perché, non è che gli sia mai piaciuto così tanto – Harry è più un tipo da frutta fresca, carne poco condita e verdura – ma ora ne sente quasi il sapore sulle labbra, una voglia irrefrenabile lo pervade – deve trovare del burro d'arachidi. Deve.

Si alza dal letto e va in cucina – magari Niall, in mezzo alle sue scorte di cibo infinite, ne ha un barattolo -, inizia a aprire tutte gli sportelli e a cercare in ogni angolo.

Niente.

Non vorrebbe uscire per comprarlo, perché è quasi l'una di notte e l'unico Tesco aperto è a dieci minuti di camminata dal suo appartamento – e poi oggi è domenica, e lui non vuole uscire, non se la sente – eppure quella voglia lo sta facendo diventare irrequieto, sa che non dormirà finché non ne mangerà almeno un po'.

Così corre in bagno per prepararsi.

Ed esce.



La realtà è che le luci a neon di quel Tesco gli fanno male agli occhi.

Non sarebbe mai dovuto uscire.

L'unica altra persona nel supermercato è una povera commessa alla cassa che sembra sul punto di addormentarsi sulla sua sedia – è stata una pessima idea. Non sarebbe mai dovuto uscire.

Harry inizia a cercare il burro d'arachidi, cercando di fare più in fretta possibile perché doveva essere a casa dieci minuti fa – lo trova, si abbassa per prenderlo – la sua mano sfiora le dita di un'altra persona, ed è come se questo tocco infiammasse ogni terminazione nervosa del suo corpo, facendolo balzare in aria. Il cuore batte veloce – ma il suo corpo è rilassato, tranquillo, la pelle formicola da capo a piedi, e all'improvviso non ha più voglia di tornare a casa e non sa neanche perché.

Harry?”

Ed è come se Harry riafforasse dall'acqua – prende un respiro profondo e finalmente la mente non è più annebbiata, i suoni non sono più ovattati – e c'è Louis. C'è Louis.

Ciao, vorrebbe dire, ciao, Louis.

Cosa diavolo ci fai qui?” dice, invece.

Le luci del neon sopra di loro accentuano le guance incavate di Louis, illuminano perfettamente i suoi zigomi pronunciati e aguzzi – i suoi occhi brillano come sempre, divertiti, e Harry è senza fiato.

Potrei chiederti la stessa cosa.” risponde, sorridendo.

Volevo del burro d'arachidi. E non so neanche il perché, l'avrò mangiato sì e no due volte nella mia vita e non è che mi faccia impazzire, a dire la verità.”

Harry è nervoso. Vomita parole senza controllo.

Oh, io lo amo. Sono venuto anche io a comprarlo perché Zayn ha fatto la spesa ieri e ovviamente se l'è dimenticato. Stavo morendo dalla voglia.”

Si guardano negli occhi, e la mente di Harry sta urlando che è strano, che è troppo strano, veramente, una coincidenza stranissima che non sa come catalogare ma poi Louis sorride e tutti i pensieri svaniscono, perché Louis porta una berretta blu sopra i capelli spettinati e Louis ha un paio di occhiaie che rispecchiano le sue, probabilmente, e perché il suo sguardo è quanto di più caldo Harry abbia mai sperimentato – è come stringere una tazza di cioccolata calda tra le dita mentre fuori nevica, è la sensazione del suo maglione preferito sulla pelle dopo una lunga giornata in libreria, è il Sole che picchia negli occhi e la sabbia tra le dita dei piedi, per la prima volta, durante quella vacanza in Francia quando aveva otto anni.

Louis è tutte queste cose, e molto di più, per questo la risposta è ovvia quando Louis chiede:

Ti va di mangiarlo in macchina?”



Oddio.”

Louis chiude gli occhi, mentre continua a leccarsi il dito, burro d'arachidi su ogni angolo del suo viso. “Tu non hai idea di quanto ne avessi voglia.”

Oh, lo so, vorrebbe rispondere Harry, lo so benissimo, ma è troppo preso a infilare il suo stesso dito tra le labbra per rispondere.

Così sono seduti in macchina, entrambi i barattoli aperti e le dita impastate di burro d'arachidi, i suoni della città come unico sottofondo musicale.

Harry non vorrebbe essere in nessun altro posto al mondo.



Ti va di giocare di nuovo?”

Questa volta Harry non ha esitazioni a rispondere.

Sì.”



Harry ascolta musica indie, hipster, roba che non conosce nessuno – me lo aspettavo, con quelle camicie non potevi che ascoltare delle lagne -, così Harry collega il suo cellulare al cavo aux della radio – You already know dei Bombay Bycicle Club accompagna le loro parole come poesia. È difficile scegliere un libro preferito, ma alla fine opta per 1984 di George Orwell perché è stato uno dei primi classici che ha letto, uno dei primi libri a fargli apprezzare ancora di più la letteratura. Il suo sport preferito è il calcio, e la sua squadra del cuore è il Manchester United, perché è un ragazzo del Nord fino in fondo, ma apprezza anche il golf, anche se nessuno lo accompagna mai – si vede che sei del Chesire, Harry, a nessuno piace giocare a golf, a meno che tu non sia un vecchio imprenditore di sessant'anni o uno snob dello Cheshire. Harry non sa giocare a calcio, nonostante gli piaccia così tanto – è sempre stato un disastro per la coordinazione, le sue gambe troppo lunghe per seguire dei movimenti agili, i suoi riflessi uno schifo, per davvero – durante l'ora di ginnastica passava più tempo con il sedere a terra che nel campo. Quando era piccolo aveva un gatto, Dusty, e ora gli piacerebbe prenderne un altro, anche se ha paura di ucciderlo siccome fatica a prendersi cura di sé stesso, figuriamoci di un'altra creatura. Non crede in Dio, ma crede nell'Universo, nella scienza, crede di far parte di qualcosa di molto più grande di lui – crede di essere una minuscola creatura in uno spazio così grande, e a volte questo pensiero gli fa anche un po' paura, ma soprattutto lo conforta sapere che i casini nella sua vita non valgono niente, in confrontò all'immensità di ciò che lo circonda – alcune persone nascono con le costellazioni negli occhi e tornado che scombussolano la loro vita, altri nascono con le stelle tra le mani ma le anime perse in mezzo all'oceano, sussurra Louis, e Harry non sa come interpretare quelle parole. Porta quelle camicie perché gli piacciono, e si lascia scappare che non ha mai potuto farlo, prima, ma non spiega il motivo e abbassa gli occhi davanti al punto di domanda sul viso di Louis. Ama i tatuaggi, un giorno gli spiegherà cosa significano, anche se Harry sa perfettamente che probabilmente non gli dirà mai tutta la verità dietro a quei disegni sotto la pelle. Poi Louis chiede se si è mai innamorato, e Harry annuisce, senza dire niente.



Louis è più un tipo da pop-rock classico, come Queen, R.E.M., Radiohead, Pink Floyd, David Bowie, così Harry sceglie Lover, you should've come over di Jeff Buckley dalla sua playlist. Louis ammette di non essere uno che legge molto, in realtà, soprattutto perché si annoia in fretta e la concentrazione manca, manca sempre, ma sceglie Il piccolo principe come libro preferito, perché è corto e pieno di significato. Il suo sport preferito è il calcio, ovviamente, e la sua squadra preferita il Manchester United, ovviamente, perché sono un soldato, Harry, sono patriottico di natura. Louis dice di essere bravo a giocare, e che se non avesse scelto l'esercito, probabilmente avrebbe provato a intraprendere la carriera di calciatore – e Harry riesce quasi a immaginarlo mentre corre su un campo e insegue un pallone, pensa che gli si addica molto, la sua corporatura minuta lo avrebbe sicuramente aiutato nelle partite, rendendolo più veloce e agile. Louis non ha mai avuto un animale domestico – bastava il circo che avevamo in casa, Harry, credimi -, ma gli piacerebbe avere un cane. Louis non sa se credere in Dio, sinceramente – ha visto troppe cose terribili perché la sua fede non vacilasse, ma questa storia delle Anime Gemelle, beh, non può provenire dal nulla, di questo è certo; per essere sicuro, più di una volta ha pregato per la sua vita, in Afghanistan – e se mi sbagliassi, Harry? Sarei condannato a una vita eterna all'Inferno, e no, grazie, ho già visto e vissuto cose terribili per altre quattro vite – non ho bisogno di vivere di nuovo cose del genere. Louis dice che non porta mai camicie, probabilmente perché è rimasto traumatizzato dalla quantità di uniformi che ha dovuto stirare nell'esercito – questo non giustifica la tua inclinazione a vestirti come un barbone ventiquattro ore su ventiquattro, replica Harry, e Louis lo colpisce su un braccio e borbotta un non sembro un barbone petulante e adorabile. Anche Louis ama i tatuaggi, anche se i suoi sono quasi tutti senza significato – te l'ho detto, Harry, non sono uno che pensa troppo alle cose che fa, dice, e Harry indica lo smiley e forse dovresti iniziare a farlo, dice, e Louis ride e Harry arrossisce, la pelle elettrica e formicolante, per essere riuscito a farlo ridere così, con la testa buttata indietro e le dita sporche di burro d'arachidi appoggiate sulla pancia, perché Elijah non ha mai riso così spontaneamente alle sue battute, e si sente meglio. Si sente meglio.



Harry lo ascolta parlare, e quello che sente è una cosa un po' strana.

Familiarità. Agio. Tranquillità.

Come se lo conoscesse da molto tempo.

Anche la sua voce – Harry ha questa sensazione, come quando è in libreria e presta attenzione alla radio, quando inizia una canzone che gli ricorda viaggi in macchina con sua madre e sua sorella – quei viaggi in cui apriva il finestrino e lasciava che il vento gli scompigliasse i capelli, quei viaggi in cui cantavano a squaciagola una canzone senza conoscere le parole – è simile a quello che prova quando la radio passa una canzone che fa parte della colonna sonora della sua infanzia e tutto quello che riesce a fare è sentire ancora una volta il vento sul viso e la leggerezza della sua anima – è questo quello che brucia nel suo petto. È come essere bombardato da immagini e suoni di un altro tempo, di un altro luogo, ma di cui non riesce a distinguere parole e contorni – sa solo che c'è blu. C'è blu, dappertutto, nella voce di Louis, dietro alle sue ciglia, esplosioni di colori tra le sue costole. È blu quello che tinge la sua mente, ora, è blu quello che vede negli occhi di Louis, e anche nella sua anima. Ed è anche un po' spaesato, perché lui è grigio, lui è fumo, lui è nuvole cariche di pioggia – non sa cosa significhi tutto questo colore. Se si concentra abbastanza, riesce quasi a vederne le macchie sulla punta delle dita – fa un po' paura, ricordarsi tutto questo colore come se una volta ne fosse pervaso anche lui. In un altra vita, in un altro mondo, in un altro sé stesso. Fa paura ricordare qualcosa che non si è mai realmente vissuto - almeno, non in questa vita.

Louis è blu.

E forse, in un'altra vita, lo era anche Harry.



Louis finge di dimenticarsi la domanda sull'amore, e Harry lo lascia fare.

È assordato dalle parole che non riesce a pronunciare.



Harry?”

Harry sussulta quando vede Niall in piedi nella loro cucina, i capelli ossigenati scompigliati e gli occhi gonfi per la stanchezza.

Ni. Cosa ci fai in piedi?”

Niall si passa una mano sul viso, come per svegliarsi. “Cosa ci facevi fuori a quest'ora?” chiede, sospettoso.

Sono andato da Tesco. Non so perché, mi era presa questa voglia di burro d'arachidi e -” inizia Harry, nervoso. Non sa neanche perché si senta così, come un bambino beccato con le mani ancora sporche di cioccolato.

Burro d'arachidi. Non sapevo neanche che ti piacesse.” dice Niall, prendendo il barattolo e aprendolo.

Infatti non è una delle mie cose preferite. Non so neanche perché -”

Hai un'aria strana.” lo interrompe di nuovo l'amico, iniziando a spalmare il burro su una fetta di pane. “E tu non esci mai la domenica.”

Harry inizia ad andare nel panico e non sa neanche perché. “Io -”

Hai ricominciato a parlare con Elijah?” Niall sposta gli occhi azzurri e acuti sui suoi, e Harry non può fare altro che pensare che sono così diversi da quelli di Louis, così diversi. “Dio, dimmi che non sei uscito nel cuore della notte per vederlo.”

Elijah? No, Ni, non -”

Dimmi che non ha scoperto dove abitiamo, perché giuro che se lo hai visto di nuovo ti lego e ti porto via di qui.” continua, come se non l'avesse neanche sentito.

Niall, non ho visto Elijah. E non ho risposto ai suoi messaggi. Non lo farei mai.” dice Harry, confuso. Perché tirar fuori questo discorso ora?

Niall fa uno strano suono con il naso. “Come se non lo avessi mai fatto.”

Ti giuro, non ho fatto nulla.”

Non ho bisogno di essere salvato.

Niall mangia un morso della fetta di pane, appoggiandosi al bancone della cucina con un fianco. “Allora perché hai quella faccia?”

Quale faccia?”

Harry non sta capendo.

Quella faccia. Quella che ti ho visto poche volte nella vita, e di solito quando Elijah ti faceva stare bene.”. Niall pronuncia le ultime parole con disprezzo, come se non credesse che Elijah lo abbia mai fatto sentire bene per davvero. Non ha tutti i torti.

Non lo so.” dice Harry, mentendo, un po'.

Allora dimmi, ti sei perso nel Tesco visto che se uscito all'una e ora sono quasi le quattro?”

Cazzo. Harry non si era accorto che fosse così tardi, né che Niall lo avesse sentito uscire.

È un disastro a mentire.

Ho incontrato un amico.” dice, alla fine.

Un amico. Al Tesco, di domenica notte.”

Harry sospira. “È stranissimo, lo so. Ma è successo. Anche lui aveva voglia di burro d'arachidi.”

Anche Niall sospira, prima di ingoiare quasi in un unico boccone il suo panino. “Va bene, ti credo. Scusami, Haz, sai che tengo a te. Non voglio che torni tutto come prima.”

Harry lo abbraccia, tenendolo stretto, perché sa che è vero. Sa che Niall tiene a lui, sa che è solo preoccupato. “Lo so, Ni. Grazie.”



Harry sta per mettersi sotto alle coperte, quando la testa bionda di Niall compare alla porta della sua camera.

A proposito. Come si chiama questo amico?”

Harry gli dà le spalle e sorride.

Louis. Louis Tomlinson.”




14 novembre 2014

Ore 4.23


Mi sono appena reso conto di una cosa.

Se potessi scegliere chi amare, se la mia anima fosse libera da ogni tipo di legame, credo che potrei amarlo.

E lui non è quel tipo di cui ti innamori solo per il suo aspetto, per il suo involucro, ma per la sua anima. Anche se lui è uno dei ragazzi più belli che io abbia mai visto – probabilmente il più bello di tutti i tempi, per come lo vedo io, per come mi fa sentire. Il suo corpo è perfetto, come la sua anima. Il suo viso – il suo viso. I suoi tratti. Quelle labbra che vorresti baciare per sempre, come se fossero aria e i tuoi polmoni non ti permettessero di respirare altro, quegli occhi in cui vorresti perderti per sempre, quelle orecchie in cui vorresti sussurrare tutto il tempo, quella pelle dorata che vorresti sentire sulla tua pelle. Tutto.

Ma questa non è la ragione per cui mi potrei innamorare di lui, in un mondo parallelo, perché la bellezza può essere trovata ovunque. C'è qualcosa in più.

Forse è il fatto che lui è quel tipo di ragazzo su cui scrivono libri – che mentre leggi, sei senza respiro perché a un certo punto sai che ci sarà una fine e non sarà lo stesso quando li rileggerai una seconda volta. È quel tipo di ragazzo su cui scriveresti interi libri, che ti ispira con la sua perfezione fino a riempire pagine intere, centinaia di pagine solo dedicate a lui, perché lui ti porta a un altro livello di immaginazione, rivelando la poesia nascosta nella tua anima. Forse è il fatto che lui potrebbe aprire nuove porte nella mia stanza di sentimenti. Forse perché mi fa avere paura. Paura di perderlo, anche se l'ho appena conosciuto. Forse perché si è già avvicinato troppo a me e ho paura che scopra tutti i miei difetti e che diventi l'unico che conosce il vero me, la persona che nascondo dal resto del mondo – e che decida di restare al mio fianco lo stesso.

Forse è per questo che lo vedo così.

Se le persone fossero atomi, io sarei un quark e lui sarebbe il Big Bang.




Il rumore del suo respiro.

È in posizione, fermo dietro al muro diroccato, un Sole soffocante sopra alla sua testa, un elmetto che sta gli sta friggendo il cervello, polvere nel naso, dita che stringono la sua arma e tutto quello che sente è il rumore del suo respiro.

Sta per succedere qualcosa. Sa che sta per succedere qualcosa.

Guarda la strada deserta davanti a lui. Le case sembrano abbandonate, non c'è nessuno in giro, neanche un'anima, a parte lui e un altro soldato al suo fianco. È tutto troppo, troppo silenzioso, rispetto a quello che deve accadere.

Poi lo vede. Una testolina esce da una di quelle porte quasi inesistenti – poi una manina. Un corpicino.

È un bambino.

No, rimbomba nella sua testa. No.

Si è alzato. Qualcuno lo blocca.

No.

Si dimena, ma le braccia che lo stanno trattenendo sono troppo forti.

No.

Un'esplosione.

È solo un bambino.

Poi più nulla.




Note

Ciao a tutti!

Eccomi con il nuovo capitolo. Oggi non è una gran bella giornata, quindi non so davvero cosa dire in queste note. Spero solo che vi piaccia, ecco tutto.

Vi ringrazio immensamente per leggere e commentare questa storia. Grazie, Davvero!

Il titolo è preso da "Colors" di Halsey.

Un bacio,

Giulia

  
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