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Autore: Raja_    01/02/2016    21 recensioni
Cosa succederebbe se i due supereroi parigini finissero nelle mani di Le Papillon? Chi (o cosa) riuscirà a farli tornare come prima?
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Marinette era felice.
Aveva passato una splendida serata in compagnia di Adrien, tutto merito di Nino e Alya d'altronde: da quando si erano fidanzati, quei due, cercavano di far avvicinare lei e il ragazzo, facendogli passare ogni singolo momento libero della giornata, insieme.

Camminava lentamente, quasi a volersi godere quei momenti con lui, e nel mentre lo guardava di sottecchi. Adrien, il ragazzo di cui era innamorata, passeggiava al suo fianco, con le mani nelle tasche dei jeans e un sorriso divertito sulle labbra. Effettivamente, si era divertito molto al cinema con Marinette, Alya e Nino, ma una volta usciti, la coppietta aveva dichiarato di voler passare un po' di tempo insieme, così gli avevano chiesto di riaccompagnare Marinette a casa.
La ragazza cercò di far capire ai due che non sarebbe stata una buona idea, ma loro non avevano voluto sentire ragioni ed erano spariti in un istante.

Stavano camminando sulla rive gauche della Senna. Ad un certo punto, quando si accorse che  erano soli, Marinette si fermò e si voltò verso Adrien.
«Si sta facendo tardi, devi tornare a casa, vero?» chiese la ragazza.
Il ragazzo annuì. «Dovrei, ma ho ancora un po' di tempo.»
«Bene, perché vorrei confessarti una cosa, prima di lasciarti andare. - Marinette sorrise timidamente. - Non giudicarmi, però.»
Si sporse leggermente verso di lui e poggiò le labbra sulle sue per alcuni secondi. Quando si allontanò, gli sorrise, ancora incredula per aver compiuto quel gesto.
«Io ti amo, Adrien.» dichiarò con le guance rosse.
Adrien l'abbracciò forte per qualche secondo, poi si scostò con aria malinconica. «Marinette, ascolta... io non posso accettare il tuo amore.»
La ragazza lo guardò con fare interrogativo, e lui fece un respiro profondo. «Ti voglio bene, Marinette. Te ne voglio davvero tanto, ma... c'è un'altra ragazza nel mio cuore.»
L'amica fece qualche passo indietro, fino ad appoggiarsi alla spalletta del fiume. «Ah! - esclamò. - E la lettera?»
«Quale lettera?» chiese il ragazzo.
«Quella dedicata a una ragazza con i capelli neri come l'inchiostro e gli occhi che sembrano un cielo blu, che avevi scritto per San Valentino. - disse velocemente. - Ti avevo anche scritto una lettera di risposta.»
«Era tua quella lettera? Non ti eri firmata e non sapevo come rintracciare il mittente, Marinette. - disse Adrien, abbassando gli occhi. - Mi dispiace, ma non era dedicata a te.»
Abbassò la testa e trattenne le lacrime con tutta la forza che aveva. «Oh! Va bene. Nessun problema. - disse, facendogli un sorriso. - Spero che non ti dispiaccia rimanere amici, allora.»
Adrien sorrise. «Certo che no.»
La ragazza guardò l'orologio. «Adesso devo proprio scappare. Ci vediamo domani a scuola.» disse, iniziando a correre verso casa sua. Quando fu abbastanza lontana dal ragazzo, le lacrime iniziarono a sgorgargli dagli occhi. Il dolore la stava divorando.
Adrien l'aveva rifiutata. Il suo Adrien era innamorato di un'altra ragazza.

Entrò in camera e si buttò sotto le coperte. Tikki le si avvicinò. «Marinette, stai bene?» le chiese.
La ragazza mugolò qualcosa e le lanciò il suo cuscino. La piccola Tikki lo schivò e preoccupata, tornò alla carica. «Per favore, Marinette. - disse, provando a scuoterla. - Dimmi cosa è successo.»
La mora sbucò dal suo bozzolo. «Lasciami in pace.» le urlò con la voce rotta dal pianto.
La piccola kwami si spaventò e si nascose nella piccola borsetta a tracolla della sua amica, dove si addormentò.
Quella notte, però, non tutti stavano dormendo.

Un uomo mascherato, infatti, aprì la finestra del suo covo e scrutò Parigi, scegliendo la sua nuova vittima.
La trovò subito e questo lo fece ridere. «Un amore non ricambiato? E' una vera delusione. Una speranza andata in frantumi. - disse, trasformando una dolce farfallina di un Akuma, che poi liberò, ridendo. - Vola, mio caro Akuma. Vola e oscura il suo cuore.»
La creatura volò fino alla stanza di Marinette, che dormiva sfinita dal pianto, e si impossessò dei suoi orecchini.
La ragazza si svegliò, il suo viso era arrossato e sembrava formare un'insolita maschera.
«Anti-Ladybug, sono Le Papillon. - disse una voce nella mente di Marinette. - Che risvolto interessante, aver messo le mani sulla stessa Ladybug. Avanti, distruggi Chat Noir e vendicati del tuo cuore ferito.»
Il sorriso dolce di Marinette si trasformò in un ghigno. «Lo farò, Le Papillon.»
I suoi abiti mutarono non appena espresse quelle parole.
Indossava una tuta attillata, simile a quella di Ladybug, tranne per i colori. Quella, infatti, era un indumento completamente nero con i pois rossi. Il peggio fu, però, quando alzò gli occhi verso la finestra: il bellissimo blu che di solito li addolciva, si era trasformato in un rosso sangue. Quello che, Marinette, avrebbe voluto fuoriuscisse dal corpo di Adrien. Quel piccolo ragazzino viziato, era sempre stata lui la causa dei suoi problemi.

Tikki si svegliò di soprassalto non appena sentì sbattere la finestra, spaventandosi. Volò da Marinette e scosse la massa informe che dormiva sotto le coperte. «Marinette, svegliati! - sussurrò. - Credo sia entrato qualcuno dalla finestra.»
Non ci fu nessuna risposta dalla ragazza, così la piccola kwami tirò il lenzuolo e quello che vide la lasciò molto perplessa. Sotto la coperta si trovavano due cuscini, che davano la forma di un corpo, mentre la ragazza che prima occupava quel letto, era sparita.
Tikki si alzò in volo e guardò nella stanza, era completamente vuota. «Marinette?» provò a chiamare, ma della sua dolce amica non si vedeva nemmeno l'ombra.
Si avvicinò alla finestra e notò che era stata aperta dall'interno, probabilmente da Marinette stessa. Uscì e fece qualche metro, non la vide. Provò a volare sul balcone, dove la sua amica trascorreva il tempo quando troppi pensieri le affollavano la mente, ma non la trovò nemmeno lì.
«Marinette? Dove sei?» chiese al vuoto la piccola kwami, intristendosi.

Nel frattempo, una figura si librava tra i tetti parigini aiutata dal suo immancabile yo-yo, mutato anch'esso.
Arrivò di fronte all'immensa villa di Gabriel Agreste e di suo figlio Adrien e con un ghigno diabolico lanciò la sua piccola arma contro una finestra, che s'infranse all'impatto.
Le luci nella casa si accesero e dall'interno sentì alcune voci spaventate.
«Papà?» chiamò qualcuno dal corridoio. La ragazza riconobbe subito la voce.
Il ghigno sulle labbra di Anti-Ladybug si allargò. «Ti ho trovato.»

Entrò nella villa, dalla finestra che aveva frantumato pochi istanti prima e si mise alla ricerca di Adrien.
Lo trovò poco dopo che cercava di raggiungere l'ufficio di suo padre, un ghigno malvagio si aprì sulle sue labbra. Aiutandosi con lo yo-yo, gli si parò davanti, bloccandogli la strada.
«Ladybug?» chiese il ragazzo.
«Ladybug? Ti sembro veramente Ladybug, stupido ragazzino viziato? Io sono Anti-Ladybug e sono qui per distruggerti.»
«Cosa? Perché?» domandò Adrien, cercando una possibile via di fuga.
«Hai spezzato il cuore a quella ragazza, e adesso devi pagare.» concluse Anti-Ladybug avvicinandoglisi.
«Di chi stai parlando?» chiese confuso.
«Te lo sei già dimenticato? E' successo poche ore fa.» rispose la ragazza ancora più furiosa.
Marinette. - comprese infine il biondo. - Le Papillon dev'essere riuscito a akumatizzare anche lei. Devo trasformarmi e chiamare Ladybug.
«Ora basta parlare. E' giunta l'ora di farti sparire Adrien Agreste!» scagliò lo yo-yo verso il ragazzo. Riuscì a evitarlo per un soffio e corse verso il piano superiore, inseguito dalla mora.

Si chiuse a chiave nella sua camera, bloccando la porta. Notò che Plagg dormiva beatamente su un'enorme forma di formaggio italiano. «Plagg, svegliati.» sussurrò.
«Che succede?» chiese il piccolo kwami della sfortuna.
«Marinette è stata akumatizzata ed è infuriata con me. - spiegò velocemente. - Plagg, trasformami.» il kwami venne catapultato nell'anello di Adrien, che in un istante si trasformò in Chat Noir.
Prese il suo bastone e premette il tasto a forma di zampa di gatto, con cui di solito riusciva a contrattare Ladybug, ma la supereroina, ovviamente, non rispose. “Meglio uscire dalla finestra, altrimenti Anti-Ladybug si insospettirà.” pensò Chat, sfregandosi il mento.
Sgattaiolò fuori quatto come un gatto e salì sul tetto. «Principessa. - la chiamò il ragazzo, con il soprannome che era solito dare a Marinette. - dove sei?»
Anti-Ladybug saltò sul tetto, con l'aiuto del suo yo-yo, e iniziò ad attaccare il gatto nero.
«Principessa, mi piacerebbe giocare al gatto e al topo con te, ma vincerei io perché sono purrrfetto.» la provocò, riuscendoci. La ragazza, infatti, si infuriò ancora di più.
«Chat Noir, credi davvero che Ladybug ricambi il tuo amore? Non farmi ridere.» la mora lo attaccò ripetutamente, mentre il biondo tentava di schivare i colpi. Saltò giù dal tetto e si mise a correre verso la Senna.

Sentiva il respiro di Anti-Ladybug alle spalle, con uno sforzo immane riuscì a distanziarla ma un boato alle sue spalle lo fece voltare. La ragazza aveva lanciato il suo yo-yo contro dei bidoni dell'immondizia, facendoli volare in mezzo alla strada e colpendo un'auto parcheggiata.
Chat riprese a correre, senza voltarsi a controllare i danni. La strada era un turbinio di polvere che entrava prepotentemente nei suoi polmoni ogni volta che respirava e la vista gli si appannava, rendendo più difficile individuare una via d'uscita.
Balzò all'indietro quando sentì lo yo-yo di Anti-Ladybug abbattersi vicino a lui. Si precipitò verso un vicolo lì vicino che portava sulla rive droite della Senna. Si nascose dietro a una macchina e, con l'aiuto del bastone, riprovò a contattare la sua partner, che anche stavolta non rispose.
Cosa diavolo sta succedendo qui?” pensò Chat Noir, mentre usciva dal suo nascondiglio. Corse più veloce che poteva verso la spalletta e una volta vicino, iniziò a valutare i rischi della sua scelta.
Se si fosse buttato nel fiume, sarebbe stato salvo ma l'Akuma avrebbe distrutto Parigi, per scovarlo, e poi sarebbe tornata alla villa per uccidere Adrien, convinta di trovarlo chiuso ancora nella sua stanza. Optò per la seconda scelta, ovvero fare da esca.
«Eccoti. - disse Anti-Ladybug, con un ghigno malvagio, apparendogli davanti. - E' giunta la tua ora, Chat Noir.» iniziò a ridere e lanciò il suo yo-yo verso di lui, con la stessa forza distruttiva del suo cat-aclysme.
Il ragazzo lo schivò e riprese a correre. Era deluso da sé stesso. Stava scappando da una dei suoi più cari amici, e tutto perché aveva respinto il suo amore.
Una ragazza dolce e pura come Marinette, si era trasformata in una creatura malvagia dal cuore di ghiaccio. Non era pronto ad affrontare la situazione, non senza Ladybug, che però era irreperibile.

«Gattino! Dove sei? Esci fuori. Voglio solo giocare.» ironizzò Anti-Ladybug, cercando Chat che si era nascosto nuovamente.
Dammi solo il tempo di riprendere fiato.” pregò il ragazzo, il suo respiro era irregolare.
«Anti-Ladybug, che aspetti? - disse la voce di Le Papillon, nella mente di Marinette. - Prendi il Miraculous di Chat Noir. Si trova nel suo anello, ma tu già lo sai, vero mio caro Akuma?»
«Sì, Le Papillon.» rispose la mora, tornando a cercare il gatto nero.
Il ragazzo, nel mentre, stava cercando di trovare un modo per contattare Ladybug, non poteva purificare l'Akuma senza i suoi poteri.
Stava lottando interiormente con sé stesso per riordinare i suoi pensieri, ma sapeva che doveva ideare ad un piano molto velocemente, prima che la fortuna gli si rivoltasse contro. Doveva curarla.
Ma come?” pensò. Non aveva mai visto alcuna maledizione spezzarsi senza l'uso del Lucky Charm. Si strofinò il viso e un lungo sospiro gli sfuggì, iniziò a mettere insieme i pezzi, poi capì...

Ripensò a tutte le volte in cui Marinette spariva e appariva Ladybug. Ripensò alla lettera che aveva gettato a San Valentino e a come la ragazza si era identificata nella descrizione.
Si ricordò che nessuno, a parte Ladybug, lo aveva mai chiamato gattino, e alla fine giunse alla conclusione più ovvia: Marinette era Ladybug... questo spiegava la sua irreperibilità.
Decise di uscire dal suo nascondiglio. La ragazza gli lanciò contro il suo yo-yo prima che lui potesse evitarlo.
In un istante, il filo d'acciaio lo aveva imprigionato. Cadde a terra e, con il panico negli occhi, guardò Anti-Ladybug sogghignare. La ragazza gli si avvicinò, stringeva con forza il filo del suo yo-yo tra le dita. Si accovacciò e con un movimento velocissimo tirò il filo sottilissimo, stringendo la presa attorno al corpo di Chat Noir, che tossì ripetutamente.
«Sai, Marinette. - disse il ragazzo, tristemente. - Anche a me è stato spezzato il cuore. Ed è stato molto doloroso.»
La ragazza si bloccò. «Di cosa parli, stupido gattaccio?»
«So che ieri sera ti hanno spezzato il cuore. - confessò. - E' successo anche a me... è stata Ladybug, o forse dovrei dire che sei stata tu, Marinette?»
«Gattino... - sussurrò la mora, riprendendo, per un attimo, possesso del proprio corpo. Fu solo un istante, in quanto l'Akuma, che cercava di addentrarsi nei suoi sentimenti più profondi, tornò più potente di prima. - Non ho spezzato il tuo cuore. Ti sei preso in giro da solo, pensando che io potessi ricambiare i sentimenti di uno sporco randagio.»
Il suo sguardo era carico d'odio e disprezzo, la sua voce era gelida mentre pronunciava quelle parole. La frase di Marinette era inaspettata e la verità con cui l'aveva pronunciata, lasciava un sapore amaro in bocca.
Cavolo... sentirglielo dire fa male.” pensò Chat, intristendosi.

Fissò Anti-Ladybug, lui conosceva Marinette e conosceva Ladybug, e quella ragazza non assomigliava a nessuna delle due. Teneva il suo sguardo fisso su di lui, come se fosse una gara a chi avrebbe distolto gli occhi per primo.
«Anti-Ladybug, ci sei così vicina... - disse la voce entusiasta di Le Papillon. - Prendi il suo Miraculous, e distruggi Chat Noir.»
L'Akuma sussultò non appena sentì la voce nella sua mente. «Sì.»
Un sopracciglio di Chat si incurvò. «Sì, cosa?»
«Stai zitto, stupido gatto. Non stavo parlando con te.» rispose la mora, avvicinandosi alla mano destra del biondo. Il ragazzo, sapeva con chi stava parlando e sapeva cosa le aveva chiesto: Le Papillon voleva il suo Miraculous.
Cercò di muoversi per liberarsi, ma la stretta era troppo forte.
«Cosa ti fa pensare che Le Papillon non ti strappi via il Miraculous non appena gli consegnerai il mio?» la provocò Chat, fissando lo sguardo di Anti-Ladybug.
La mano della ragazza si fermò a mezz'aria, vicino a quella di Chat Noir e aggrottò le sopracciglia.
Strinse le labbra, pensierosa. «Stai zitto, stupido gattaccio!» disse Anti-Ladybug furiosa. Gli prese la mano che non riusciva a muovere e si avvicinò pericolosamente all'anello, per un attimo Chat smise di respirare, chiudendo gli occhi con forza.
«Tu lo ami ancora, non è vero? - provò a fermarla. - E fa male, vero?» si avvicinò ancora di più in modo che suo viso fosse a pochi centimetri da quello della mora.
«Vedi, Chat Noir, solo i deboli provano amore, l'odio è per i forti ed è per questo che l'odio trionfa sull'amore.»

Chat aveva gli occhi sgranati e fissava l'Akuma, disperato. “L'odio trionfa sull'amore?” pensò a suo padre che non gli aveva mai mostrato un briciolo d'amore.
Pensò a tutte le vittime cadute nelle mani di Le Papillon perché amavano troppo e non potevano sopportare la delusione del loro fallimento. Pensò a sé stesso, un figlio che desiderava un riconoscimento dal padre, che non era mai arrivato. Pensò a come la sua forza fu la sua più distruttiva debolezza.

Dall'altra parte di Parigi, un uomo mascherato aprì la finestra del suo covo e scrutò la città, scegliendo la sua nuova vittima.
La trovò subito e questo lo fece ridere. «Un padre poco amorevole? E' una vera delusione. Un ragazzo ha bisogno di amore. - disse l'uomo. - Anti-Chat Noir, sono Le Papillon. Che risvolto interessante, aver messo le mani su Ladybug e su di te, nella stessa notte. Avanti, ruba il Miraculous di Anti-Ladybug e vendicati di tuo padre.»
Sul volto di Chat Noir si aprì un ghigno malvagio. «Lo farò, Le Papillon.»
I suoi abiti non mutarono come quelli di Anti-Ladybug, ma i suoi occhi sembravano diversi. Malvagi.
«Chat Noir?» domandò Marinette, sorpresa, allontanandosi da lui.
«No, stupida ragazzina. Io sono Anti-Chat Noir e sono qui per prendere il tuo Miraculous.»

Marinette si allontanò ancora, tenendolo ancora stretto nel filo d'acciaio del suo yo-yo. “Cosa? - si chiese la ragazza. - Perché diavolo Le Papillon ha akumatizzato anche lui?
«Adesso faremo un gioco. - la voce di Le Papillon entrò di prepotenza nelle loro menti, come se l'uomo fosse vicino a loro. - Voi due combatterete. Distruggetevi, per quanto me ne importa. Io voglio solo ottenere i vostri Miraculous, una volta che vi sarete sconfitti a vicenda.»
La ragazza aprì il suo volto in un ghigno malvagio. «Ti detesto Chat Noir e adesso ti distruggerò.» disse, scrutandolo per bene. Probabilmente si aspettava qualche sorta di lampo di dolore nel viso del ragazzo, qualche segno che mostrasse che gli importasse ancora di lei, ma il biondo rimase composto, i suoi occhi le mandavano solo lampi d'odio.
Il filo d'acciaio che imprigionava Anti-Chat Noir si allentò e il biondo tornò a muovere le braccia. Si strofinò i muscoli indolenziti, tirò fuori la sua arma e iniziò a tirare fendenti verso la ragazza, che riuscì a schivarli. Anti-Ladybug strinse forte il suo yo-yo e lo lanciò verso le gambe del ragazzo, sperando di farlo cadere ma riuscendo a catturargli solo un piede e a sbilanciarlo, ma lui fu più veloce e utilizzò il suo bastone per rimanere stabile.
Prese il filo che gli imprigionava il piede e lo strattonò, costringendo Anti-Ladybug a avanzare. La ragazza chiuse gli occhi, immaginando che fosse giunta la sua ora.

Anti-Chat Noir mise un braccio intorno alla vita della mora, tirandola vicino a sé e rendendole difficile l'uso dello yo-yo. Strinse la presa sulla ragazza, premendo una mano sulla sua bocca per soffocare le sue proteste, e si precipitò verso un vicolo poco lontano.
Iniziò a correre, passando da un labirinto di vicoli, in direzione di Notre Dame dove si fermò a riprendere fiato. Tuttavia, Anti-Ladybug, gli rendeva difficile riposare, ribellandosi tra le sue braccia con calci, pugni e morsi. Sospirando, Chat la mise contro un muro, stringendole i polsi.
«Lasciami andare, stupido gattaccio. - gridò, guardandolo torva. - Non osare toccarmi.»
«Mi dispiace, my Lady.» rispose il micio.
«My Lady? Ma come ti permetti, stupido randagio.» disse con disprezzo. Il suo sguardo era perforante, duro, pieno di odio.

Un rumore attirò la sua attenzione, facendolo voltare: un gatto era saltato su un bidone e guardava Anti-Chat Noir e Anti-Ladybug, inclinando leggermente la testa per la curiosità.
«L'amore é una scommessa rischiosa, Marinette. - disse il ragazzo. - Puoi perdere tutto per un minimo errore ma tu mi hai insegnato che con il tempo e la pazienza si può amare di nuovo.»
«Perché mi stai dicendo queste cose? Perché non stai cercando di uccidermi?»
«Sai Marinette. - iniziò il ragazzo. - Per un momento, ho pensato al rapporto con mio padre e la prospettiva di lasciarmi cadere nell'odio é stata allettante. Se non fosse per il sorriso che mi è balenato nella mente facendomi capire che l'amore è l'unica cosa che può reprimere l'odio.»
«Che significa?» chiese la mora.
«Ho fatto finta di arrendermi a Le Papillon, ma sono riuscito a resistere all'odio e adesso ho solo pochi minuti per far tornare in sé la ragazza di cui sono disperatamente innamorato.»

La ragazza lo fissò stupita. Capì che parlava di lei e cercò di liberarsi dalla sua presa. «Ho detto che non devi toccarmi, stupido gatto. Qual è il tuo piano? Farmi innamorare di te?»
Si voltò verso di lei, un po' confuso, e un sorrisino gli si formò sulle labbra. «Forse... o forse lo sei già e non lo sai.»
La ragazza rise. «Ti ho spiegato che non potrei mai amare un fallito come te. Sei disgustoso, mi sono stancata di dover fingere di divertirmi alle tue battute.»
Ouch, questo era un colpo basso.” pensò Chat, intristendosi.
Sentiva come se avesse appena ricevuto un pugno allo stomaco e la sua espressione sembrò compiacere Ladybug perché sulle sue labbra si formò un sorriso malizioso. «Che c'é, gattino? Davvero pensavi che mi piacesse la tua compagnia?»
Chat Noir scosse la testa e si schiarì la gola. “Andiamo, Adrien, non pensa veramente quello che sta dicendo.
Guardò l'estranea che si trovava di fronte. Aveva gli stessi capelli, lo stesso naso, le stesse lentiggini, la stessa pelle, la stessa altezza e il suo stesso profumo di vaniglia e miele che gli riempiva le sue narici, ma davanti a lui c'era una persona diversa rispetto alla Marinette che conosceva.

«So che hai voluto fare qualcosa di speciale ieri. - mormorò Chat. - Sono sicuro che il ragazzo alla quale ti sei dichiarato, fosse solo confuso. Il tuo gesto è stato qualcosa di spontaneo e autentico.» rise senza alcun accenno di gioia e distolse lo sguardo, fissando i mattoni dietro di lei, mentre continuava.
«E tu come lo sai?» chiese Anti-Ladybug.
Chat Noir non le rispose subito, cosicché la ragazza dovette alzare lo sguardo verso di lui, ma il suo cuore quasi smise di battere quando notò il suo sguardo vulnerabile. Marinette, non riuscì a distogliere lo sguardo dagli enormi occhi verdi del gattino.
«Adrien...» capì alla fine.
Riusciva a sentire il cuore del ragazzo, tanto che erano vicini. Non sapeva come reagire al fatto che il ragazzo che amava, era lo stesso che odiava sotto il suo alterego.
Chat Noir, dal canto suo, per quanto male potesse fare, non riusciva a scrollarsi di dosso l'impressione che lo sguardo di Marinette fosse diverso.

I primi raggi di sole dell'alba iniziavano a spuntare. Chat Noir alzò gli occhi verso il cielo, un brivido gli percorse la schiena. Doveva riuscire a far tornare normale Ladybug, prima che i parigini potessero vedere il disastro avvenuto nella notte.
Fissò gli occhi rossi dell'Akuma e ripensò ai grandi occhi color del mare di Marinette, scese a guardare le labbra della ragazza e immaginò quanto sarebbero state davvero piacevoli da baciare.
La voce di Anti-Ladybug ruppe la magia che si era creata nella mente di Adrien. «Ti sei sempre comportato come un umile principino, ma io ti ho sempre considerato disgustoso. E quando ti trasformi i Chat Noir, sei anche peggio: sei talmente appiccicoso, che neanche un francobollo riuscirebbe a stare attaccato come fai tu. Vorrei non averti mai incontrato. Sono così stanca di chiunque e spero vivamente di rimanere, per sempre, sola e triste.»
La ragazza cominciò a scuotere la testa e, mentre ai lati degli occhi iniziarono a formarsi delle lacrime, lei si morse il labbro inferiore, come se stesse cercando di non pronunciare quelle parole. “Non ascoltarla. - si disse Adrien. - Marinette non direbbe mai queste cose, é l'Akuma a parlare.
Ladybug iniziò a ansimare. «Vorrei che tu morissi. Ti voglio fuori dalla mia vita, Chat. Basta con i giochi di parole, basta con il tuo ridicolo corteggiamento. Non voglio più dover fingere che mi piaccia la tua presenza.»

Non appena espresse queste parole, le lacrime iniziarono a cadere ininterrottamente, come delle cascate incessanti che le colavano sulle guance e brillavano alla luce dell'alba. Alzò lo sguardo verso di lui, e il suo viso, una volta freddo e inespressivo, fu arricciato da agonia e tristezza, gli occhi vuoti di disperazione e grida di aiuto non scritte. Chat Noir poteva solo restare lì, congelato, chiedendosi se stava sentendo lei stessa le parole che non voleva dire o se era l'accumulo di tutto quello che aveva realmente dentro e moriva dalla voglia di dirglielo. Non sapeva cosa facesse più male, tutto ciò che sapeva era che in entrambi i casi, la sua Lady soffriva a causa sua.
Lei non sembrava notare l'umidità sulle guance o il suo respiro a scatti mentre singhiozzava.
«Ti odio... - sussurrò. - Ti odio, perché non mi lasci in pace?»

Fu la rottura della sua voce che lo spinsero a farlo.
Lasciò andare la presa sui polsi di Marinette, e portò le sue mani calde al viso della ragazza, asciugandole le lacrime. La sua pelle chiara era fredda, e, mentre si sporgeva in avanti, poteva sentire il suo respiro tremante.
Non ci pensò due volte.
Si avvicinò alle labbra della ragazza e vi poggiò sopra le sue.
Poté assaggiare le lacrime salate che aveva versato, e un leggero accenno di cioccolato che lo fece impazzire. Sospirò e la spinse ulteriormente contro il muro per colmare il divario tra i loro due corpi.
Quando Ladybug strinse le braccia intorno al suo collo, volle svenire. Stava ricambiando il suo bacio.

Chat aveva gli occhi socchiusi e quando si staccò dalle labbra di Marinette, si tirò un po' indietro, inalando il suo profumo di vaniglia mentre le sollevava il mento.
Le guardò le guance arrossate e gli occhi, tornati nuovamente blu, ma non si accorse che i suoi abiti erano di nuovo normali. Non si accorse dello sguardo confuso sul suo viso e lo sconcerto nei suoi occhi. Fu solo quando si chinò per baciarle il collo, che la sentì parlare e un sorrisino gli sii aprì sulle labbra. «Chat Noir, dove siamo? Cosa sta succedendo?»

«MARINETTE.» sentirono gridare.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e vide un esserino rosso che si avvicinava. «Tikki?»
La piccola kwami si posò sulla spalla della sua amica, sfinita. Aveva volato per tutta la notte, per cercarla. «Che ti è successo?» domandò.
«Le Papillon mi ha akumatizzato. - disse, abbassando il capo. - Ma Chat Noir mi ha salvato.» alzò la testa e gli sorrise. Fu solo in quel momento che la piccola Tikki si accorse della presenza del gattino.
Spalancò i suo grandi occhietti blu e lo fissò impaurita. La copertura della sua amica era saltata a causa sua.
«Tranquilla Tikki, Chat Noir sa già chi sono.» le disse Marinette, accarezzandole la testolina.
«Credo sia il momento di presentarvi il mio kwami.» disse il ragazzo, annullando la trasformazione.
«Adrien?» spalancò la bocca, la piccola Tikki. Alzò gli occhi verso la sua padroncina e le rivolse un sorrisone complice.
«Ciao, Tikki. - disse Adrien, sorridendole. - Lui è Plagg.» le avvicinò il piccolo kwami della sfortuna, che si era addormentato nella sua mano, esausto per aver resistito tutta la notte.
«Sembra un gattino.» rise Marinette.
La sua risata era pura melodia per le orecchie di Adrien. “Come ho fatto a non accorgermi che stavo respingendo la ragazza di cui ero innamorato?” si chiese.
«E Tikki assomiglia a una coccinella.» si aggregò il ragazzo a quella risata liberatoria.

«Credo ci rimanga una cosa da fare.» disse Marinette.
Adrien annuì. Le tolse piano gli orecchini e li lasciò cadere a terra, la guardò negli occhi e le sorrise, la ragazza ricambiò e con un gesto rapido li calpestò, senza distruggerli. Dai piccoli oggetti uscì una piccola farfalla nera che volò verso i tetti parigini.
Marinette riprese i suoi orecchini, e li mise. «Tikki, trasformami.» disse. La piccola kwami venne catapultata negli orecchini della ragazza. che in un istante si trasformò in Ladybug.
«Questa è la Lady che mi piace.» le sorrise Adrien. Lei ricambiò dolcemente.
Ladybug prese il suo yo-yo, tornato normale anch'esso, e lo lanciò contro alla farfallina malvagia. «Hai creato fin troppi problemi, piccolo Akuma. Ti libero dalla malvagità. - disse, catturandolo. - Ciao, ciao, farfallina.» concluse, liberandola dopo averla purificata.
Ladybug alzò il suo yo-yo verso il cielo e si concentrò. «MIRACULOUS LADYBUG.» urlò, lanciandolo verso l'alto. Un'esplosione di luci uscì dal piccolo oggetto magico, che riportò alla normalità il caos causato dalla battaglia fra Anti-Ladybug e Chat Noir della notte.

Non appena lo yo-yo tornò fra le mani di Ladybug, la ragazza si accasciò al suolo, esausta.
Adrien la prese tra le braccia. «My Lady, forse hai bisogno di riposo.» le sorrise. Lei ricambiò e annullò la trasformazione.
Senti il profumo di vaniglia e miele inebriargli i sensi. Le loro labbra si avvicinarono, si sfiorarono e si cercarono. Si baciarono, fu un bacio veloce ma ricco di emozioni. Il cuore di Marinette batteva all'impazzata. «Ti amo!» le sussurrò Adrien, lei alzò gli occhi sbalordita... non poteva averlo detto seriamente.
Gli gettò le braccia al collo e stringendolo gli confessò il suo sentimento. Rimasero così per un paio di minuti, abbracciati. Fino a che Adrien non ruppe quel momento magico per entrambi. «Ho fame.»
«Anche io.» gli fece eco Plagg, immaginandosi una bella fetta di Camembert.
«A quest'ora papà avrà già sfornato i primi croissant.» rise Marinette.
Gli occhi verdi di Adrien si illuminarono. «Davvero? E' da una vita che voglio assaggiarli, ma qualcuno me lo ha sempre impedito.» rise, guardandola di sottecchi.
«Sul serio? Chi?» domandò confusa.
«Lascia perdere, my Lady.»

Dall'altra parte di Parigi, intanto, un uomo mascherato si disperava. «Dannati Ladybug e Chat Noir. Questa battaglia l'avete vinta voi, ma la guerra è appena iniziata.» annullò la trasformazione e scaraventò lontano il suo kwami maligno.
Si avvicinò alla sua scrivania, dalla quale prese una cornice con un disegno. Raffigurava un bambino biondo con gli occhi verdi, felice, con la sua mamma e il suo papà. In basso a destra si trovava una piccola dedica: “Buona festa del papà, ti voglio bene. Adrien.
   
 
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