Would you be willing to part with it?

La spada trascinata sulla pietra dell'arena riempie l'aria di un rumore metallico fastidioso, ma Ciaran non distoglie lo sguardo dal cavaliere che continua a camminare senza sosta. Anche se le ore passano e il sole è ormai calato da tempo, anche se tutto ciò che sente sono rantoli di dolore e quel suono ormai diventato insopportabile, Ciaran continua a rimanere in cima all'arena, a osservare Artorias, ormai vuoto e corrotto.

- Dovresti andare a riposarti. Rimanere ancora qua non ti farà bene – Ornstein le accarezza dolcemente un braccio e la invita a staccarsi dalla balconata. Non vorrebbe, non dovrebbe farlo, ma la stanchezza inizia a farsi sentire e il dolore nel guardare l'uomo che ama ridotto in quello stato la sta soltanto straziando.

Il giorno dopo non resiste e - contro a ogni parola di Ornstein, o ai divieti delle guardie reali - entra nell'arena di Artorias. L'uomo smette di camminare, il braccio rotto che penzola lungo il fianco, e si ferma dando le spalle a Ciaran. Si ritrova per la prima volta a tremare di paura di fronte a lui, mai si sarebbe immaginata un simile momento, eppure avanza verso la figura fino a poter appoggiare una mano sulla sua schiena. Si trattiene dal carezzarlo come molte volte prima - quando niente di tutto ciò era ancora accaduto - si era ritrovata a fare. Può sentire chiaramente il respiro veloce dell'altro, percepisce apertamente come un lato di Artorias stia combattendo contro all'oscurità, alla voglia dilaniante di distruggere e corrompere ogni forma di vita vicino a lui. Ciaran non vorrebbe causargli una tale sofferenza, ma sa che questa potrebbe essere l'ultima volta, sa che di lì a poco di lui non ci sarà altro che Abisso.

Gli lascia una lieve carezza sulla schiena e sale fino alle spalle, finché il cavaliere non si gira lentamente verso di lei. Artorias la guarda, ansante e straziato, e dalle fessure del suo elmo sgorga Abisso – o lacrime? -

La donna cerca di non provare terrore verso quella visione angosciante e, guidata dai ricordi e i sentimenti ancora vivi per quell'uomo, gli accarezza piano una spalla fino ad arrivare al collo.

- Ciaran! Cosa stai facendo?! - è in quel momento che Ornstein irrompe nell'arena e il lato oscuro di Artorias prende il sopravvento. Si fionda prima sull'altro cavaliere, scaraventandolo a terra e disarmandolo così della lancia, poi si getta su Ciaran, puntandole la spada alla gola. Lo sguardo vuoto che le rivolge, mentre tiene lo spadone saldo tra le mani, spingono la donna a versare qualche lacrima. Tremante afferra la lama e cerca di scostarla lentamente, per poi emettere un lieve sussurro. - Ti amo - gli dice, e spera che l'uomo sia ancora in grado di capirla, di capire che il suo amore per lui non è mutato e che continuerà ancora ad amarlo.

Ornstein poi si rialza e, fraintendendo tutta la situazione, sfrutta il momento di distrazione di Artorias, trafiggendogli il braccio già rotto. Il grido disumano del Camminatore degli Abissi, che si tiene dolorante l'arto ferito, rompe l'aria e l'Ammazza Draghi ne approfitta per trascinare via la donna.

Niente può consolare Ciaran, che passa altre giornate, altre notti insonni a vegliare sul suo amante ormai perduto. Non smette di vegliare su di lui neanche una volta caduto e tutto ciò che rimane di lui è soltanto una tomba.