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Autore: erik3090    03/02/2016    1 recensioni
Sequel di Lonely Souls: Le streghe di New Orleans
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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 Il mio nome è Erik Crane, alias Evaline Deraneau, e sono una strega.

Un anno e otto mesi prima degli eventi narrati qui sotto, fui coinvolto in una rissa dove finii quasi morto, ma grazie a una misteriosa strega riuscii a sopravvivere trasferendo la mia essenza nel corpo di una ragazza di nome Evaline residente a New Orleans.

Un anno dopo salvai un'altra ragazza di nome Valentine, una Strega Telecineta. Scoprii che anche Evaline era una strega chiamata Legionaria, con la capacità di usare alla perfezione tecniche con armi da taglio solo impugnandole attraverso una sorta di memoria ancestrale.

All'inizio fu difficile convivere con tali capacità, tra combattimenti, morti insensate, conoscenze e tradimenti credevo di impazzire, senza contare la faida con la congrega più forte di New Orleans con al vertice una potente strega di nome Era.

Con mia grande sorpresa, dopo varie peripezie, ho scoperto di essere sempre stato anch'io una strega chiamata Guardiano, in grado di teletrasportarsi per brevi distanze distorcendo lo spaziotempo. Fortunatamente, grazie anche all'aiuto della coscienza di Evaline sopravvissuta allo scambio corpi fallito, riuscii a trovare un equilibrio e di conseguenza diventare un nuovo tipo di strega, e di conseguenza una Matriarca.

Durante il carnevale Era, aiutata da sua figlia Valentine, ci tese un'imboscata e ci costrinse a combattere a Jackson Square sotto gli occhi di centinaia di civili. Sconfiggere la cerchia interna della congrega di Era non fu molto difficile considerando che conoscevamo già le loro abilità, ma il vero problema fu che anche lei era una Matriarca.

Riuscii a tenere testa ad Era, ma Tiffany fu coinvolta nello scontro e morì sotto ai miei occhi. Con l'ultimo barlume di speranza e rabbia disarmai Era, la costrinsi a resuscitare Tiffany ed infine la uccisi. Lasciai andare Valentine anche se aveva tradito la nostra fiducia, il suo piano era sempre stato solo quello di essere libera dal controllo della madre psicopatica.

Il prezzo di tali battaglie però furono le morti di persone per la quale provavamo affetto. Ma Era faceva anche da argine a qualcosa a cui noi non eravamo per niente preparati, qualcosa che farebbe terrorizzare chiunque.

**********

Erano passati ormai sei mesi dalla sconfitta di Era, dall'impatto mediatico che ha avuto, dalle teorie complottistiche. L'esercito e il sindaco erano riusciti a far passare tutto per una trovata pubblicitaria per un nuovo film.

Dopo quelle settimane turbolente passai altri giorni da solo per schiarirmi le idee, tutti sapevano dove abitavamo e i giornalisti si buttavano a pesce ogni volta che uscivamo dall'hotel, la situazione era a dir poco insostenibile. In quei giorni di riflessione trovai per caso un appartamento di lusso a Bourbon Street sopra un locale molto frequentato, era spazioso, con molte camere e con una terrazza che si affacciava sulla Bourbon. L'arredamento era antico ma molto elegante, esattamente al centro del Quartiere Francese, era perfetto per tutti noi. Mi registrai e comprai l'immobile. Avevo ancora i fondi lasciati da Valentine e quale modo migliore di spendere i propri soldi comprando una casa.

Tornai dagli altri e spiegai la situazione, tutti si dimostrarono entusiasti dell'idea. Preparammo un piano per non farci notare dai sciacalli appostati all'entrata dell'hotel. Creammo un diversivo con un dipendente dell'hotel, gli abbiamo regalato un'auto e gli abbiamo detto di andare a farsi un giro. Funzionò e come mosche i giornalisti inseguirono la macchina del dipendente mentre noi prendevamo un'altra macchina e con tutta calma ci dileguammo.

Il posto migliore della città per sparire era proprio il Quartiere Francese, lì nessuno fa domande e nessuno cerca rogne.

Passarono alcuni mesi e nessuno aveva tentato di avvicinarsi, nessuno cercava più la nostra faccia, nessuno tranne alcune streghe che ci attaccarono per sottrarci il nostro potere, i nostri grimori. Con mia sorpresa riuscii a far scappare questi individui senza fargli troppo male e con un messaggio, “il Quartiere è nostro, state alla larga.”

Fu in questo modo che trovammo finalmente un nostro territorio, una casa.

Passarono altri mesi e arrivò l'autunno, non faceva freddo ma tutti in città erano già in modalità Halloween anche se mancavano ancora venti giorni alla festa vera e propria. La folla per le strade era per la maggior parte travestita da zombie, streghe, vampiri, diavoli, fantasmi, la lista era lunga.

Dalla balconata si sentiva chiaramente il suono della musica jazz che sovrastava il rumore del chiacchiericcio dei turisti. Mi mettevo spesso steso sulla sdraio a prendere il sole o per ascoltare i rumori della città, ma non era l'unico motivo. Quando mi concentravo riuscivo a percepire se nel Quartiere ci fossero vere streghe o solo persone normali, da quello che ero riuscito a capire quella era una delle capacità del Guardiano, e la cosa ci dava parecchi vantaggi, potevamo difendere il nostro territorio più facilmente.

Un ragazzo dalla strada mi fischiò con approvazione - Che ne dici di scendere, ti offro una birra? -

Per un istante mi chiesi cosa avessi di tanto attraente, poi aprii gli occhi e mi guardai: avevo addosso una maglietta a maniche lunghe grigia con spalle scoperte e una minigonna in jeans dai bordi sfilacciati - Forse in un'altra vita! - gli risposi.

Tiffany fece capolino dalla portafinestra - Che succede? -

- Niente, un tizio lì sotto sta rompendo le palle. - le risposi scocciato.

- Chi, quel tizio che continua a sbraitare? - sospirò lei, poi si avvicinò e con naturalezza mi baciò sulla bocca, mi piaceva quando faceva così e mi piaceva il sapore che aveva simile a quello delle ciliege.

Il ragazzo si ammutolì per poi scoppiare in un'esultanza da bar, continuò così per qualche secondo ed infine se ne andò com'era venuto.

Quando Tiffany si staccò dalle mie labbra riaprii gli occhi, le accarezzai i capelli - Grazie, ma non c'era bisogno. - le sorrisi.

- È vero. Ma volevo farlo lo stesso. - si mise sopra di me e cominciò a baciarmi il collo.

Mi piaceva il modo in cui lo faceva ma se fosse andata avanti sarebbe diventato un reato - Tifa, c'è gente... parecchia gente... - cercai di dirle.

- E allora? - fece continuando a strusciarsi con il corpo e succhiando sul collo.

Cominciai ad ansimare - Sono atti osceni in luogo pubblico... - ma arrivai e feci uno stridio di piacere soffocato, speravo di non dare troppo nell'occhio alla gente che passava nella strada di sotto.

Lei si staccò e guardò il collo - Ecco fatto, adesso sono contenta. - mi sorrise.

Le diedi un spinta sulla spalla - Mi hai lasciato un succhiotto vero? -

- Sì! - rispose e mi diede un bacio a stampo sulla bocca.

- Stronza. - ribattei con un pizzico di imbarazzo.

Lei si alzò e fece per tornare dentro casa - Ti amo anch'io! - rispose.

Da quando era stata riportata in vita non avevamo mai affrontato l'argomento, da parte mia avevo paura di allontanarmi da lei, di ammettere che fosse stata colpa mia. Questo pensiero mi distruggeva. Evaline cercò di parlarmi di quell'evento, diceva che non era colpa mia, che avevo fatto la scelta giusta salvando i ragazzi, eppure mi sentivo costantemente in colpa.

Mi alzai anch'io e andai alla biblioteca, uno scaffale italiano antico in quercia secolare, era segnato da varie incisioni che scoprimmo in seguito essere protezioni. Presi il bottino della battaglia contro Era, il suo grimorio, un quaderno molto spesso con moltissime pagine ingiallite, e tornai alla sdraio.

Quel libro era una delle mie letture principali, come gli altri grimori che recuperammo, e fu grazie a questo che riuscii a riparare la mia spada e farla tornare come nuova attraverso un rito. Trovai anche la formula per la fialetta che aveva salvato Tiffany: consisteva nel recuperare il sangue di una specifica strega, ormai morta millenni fa. La conoscenza di Era avrebbe fatto impallidire chiunque, non mi stupiva il fatto che avesse conquistato New Orleans.

La porta di ingresso si aprì - Siamo tornati! - era la voce Francis, percepii anche la presenza di Jolene.

- Com'è andata oggi? - chiese Tiffany.

- Il liceo fa schifo! - sbraitò Jolene.

- Avanti, non è così male... tranne quando devi subire alcuni scherzi idioti senza reagire per paura di uccidere qualcuno. - ironizzò Francis gettando lo zaino sul divano.

- Parli tu che la maggior parte del tempo ti lasciano in pace. Io invece ricevo costantemente inviti a uscire dai giocatori di lacrosse. E per quanto una glielo dica non mollano la presa. - si lamentò Jolene aprendo il frigorifero.

- Non è mica colpa mia se la “nuova arrivata” viene considerata la più bella della scuola. - commentò scorbutico Francis.

Jolene chiuse bruscamente la portiera del frigo - Invece è proprio colpa tua. Mi hai consigliato tu vestirmi come una comune sedicenne per integrarmi meglio, ecco il risultato. -

Francis aveva il volto sconcertato - No, no, no e ancora no, signorina. Io ti ho consigliato di vestirti come una della tua eta, per non sembrare una pazzoide. Sei tu quella che ha capito male, quindi è colpa tua. - ringhiò lui.

Sospirai, mi alzai e andai in cucina - Smettetela voi due, non riesco a leggere. - mi intromisi.

Jolene mi guardò con gli occhi di un cucciolo affamato - Ma mamma... non riesco nemmeno ad andare al bagno senza essere perseguitata da quei maniaci drogati di adrenalina, e la colpa è sua. -

- Evaline, ho solo dato un consiglio a un membro della mia congrega, non è colpa mia se capisce cazzi per cammelli. - si giustificò lui.

Ragionai sulla situazione, non sarebbero riusciti a risolvere la situazione solo a parole, ma dovevano fare qualcosa di concreto entrambi l'uno per l'altra - Mettetevi insieme, per finta intendo, così potrete stare da soli e tenervi d'occhio a vicenda. Per non parlare delle vite che potremo salvare. -

- Ma noi sappiamo difenderci bene... - commentò Jolene.

- Appunto! - risposi.

Loro si guardarono a vicenda, sospirarono e voltarono la testa verso di me - D'accordo! - risposero con poca convinzione - Ma sia ben chiaro, vale solo quando siamo a scuola. - aggiunse Jolene.

Alzai le braccia per dire che mi andava bene e guardai male Tiffany, lei di rimando mi fece spallucce con occhi dolci.

Passammo il pomeriggio in relativa pace, nubi in lontananza facevano presagire un temporale in arrivo. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa, un litigio più grosso del normale, una discussione delicata, un altro tradimento che ci avrebbe divisi ma per quel pomeriggio saremo stati uniti.

Cenammo con cibo a domicilio da un locale della Bourbon Street e come ogni sera ci rilassammo a guardare la TV o stando sul computer, quando sentii una presenza strana. Chiusi gli occhi e mi concentrai per identificare questa presenza, notai un gruppo di cinque streghe che correvano sulla Royal Street, era come se stessero scappando da qualcosa che, al contrario di loro, non riuscivo a identificare.

Riaprii gli occhi e mi alzai - Ragazzi c'è un problema... -

In quel momento entrò in casa, aprendo bruscamente la porta, una donna sulla ventina dai capelli castano scuri - Evaline, c'è un grosso problema sulla Royal, dobbiamo intervenire subito o qui ci scapperà un altro morto. - urlò lei col fiato corto.

- Calmati, Kaileena. Lo so, stavo appunto per dirlo a tutti. - le risposi. Kaileena si era unita permanentemente alla nostra congrega dopo la battaglia contro Era, così da poterci tenere d'occhio con più facilità, aveva detto. Secondo me gli piaceva la nostra compagnia.

Loro mi guardarono come se non aspettassero altro, Francis prese le sue spade dalla rastrelliera in soggiorno, Jolene corse in camera e prese il suo arco e le frecce e io presi la mia katana. Uscimmo di casa, noi quattro prendemmo l'unica auto che avevamo tenuto, una Maseati Ghibli S Q4 nera, e Kaileena con la sua moto, una Suzuki GSX-R nera, e partimmo per raggiungere il posto dove stavano combattendo quelle streghe.

La pioggia cominciò a battere sul finestrino, nessuno parlava erano tutti concentrati. Il numero delle streghe era sceso a quattro e si dirigevano verso Bienville sulla Peters Street. Ragionai, se andavano verso il Woldenberg Park sarebbero stati allo scoperto, ma anche i loro aggressori il che gli dava un vantaggio anche se minimo. Sentii una fitta alle tempie, un'altra strega era morta sulla Conti Street ad un centinaio di metri dal loro obbiettivo.

Informai Tiffany e Kaileena, speravo di arrivare in tempo per salvarne almeno uno, era l'unico modo per ricevere informazioni. Eravamo quasi arrivati quando sentii un'altra fitta, un'altra strega era morta, si era sacrificata per aiutare le ultime due ad entrare nel parco.

Parcheggiamo la macchina e la moto, e corremmo ad aiutare le streghe anche se non sapevamo con cosa avevamo a che fare. Usai il teletrasporto per essere più veloce, riuscii ad arrivare appena in tempo per parare il colpo che avrebbe ucciso anche la quarta strega.

Ero completamente fradicio e faceva anche freddo, il mio avversario invece era munito di cappotto nero lungo e cappuccio che non lasciava intravedere il volto. In mano aveva una spada corta coperta di sangue.

- Chi diavolo sei? - chiesi con la guardia alta.

Non ricevetti risposta.

Osservai per un istante le streghe che stavo salvando, erano un uomo sulla quarantina terrorizzato e una bambina che non aveva più di dieci anni, anche lei terrorizzata.

- A-attenta, non è da solo! - mi fece l'uomo. In quel momento arrivarono anche tutti gli altri membri della mia congrega.

La rabbia era tanta, presi un bel respiro - D'accordo. Voi pensate agli amici di questo tipo, io penso a lui. - comandai agli altri.

- Sicura di farcela? - mi fece Tiffany.

- Sicurissima! - le risposi.

L'uomo incappucciato si mise in guardia, e aspettò che attaccassi. Da parte mia l'avrei anche fatto ma il mio istinto mi diceva di restare fermo e così feci. Nessuno dei due si voleva muovere.

Improvvisamente dal buio uscirono altri due forme umanoidi col cappuccio “Eccoli finalmente!” pensai.

Con uno scatto veloce l'uomo incappucciatomi attaccò con un fendente laterale. Io, preso alla sprovvista, faticai a parare il colpo ma per fortuna non subii danni. Il mio avversario continuò ad attaccare con fendenti precisi e potenti ma riuscii a tenere facilmente il passo grazie all'abilità di Legionaria. Schivai l'ennesimo attacco e mi teletrasportai dietro di lui per poi attaccarlo ma lui riuscì a sentirmi in qualche modo e a darmi un calcio all'altezza della pancia, i suoi riflessi erano davvero rapidi.

Il mio avversario si girò velocemente e mi attaccò dall'alto, io parai anche quel colpo ma sentii una fitta al braccio dove tenevo la spada, subito dopo notai che l'acqua era stata spazzata via da un forte spostamento d'aria. La potenza di quel colpo era stata notevole.

Mi allontanai, ero stranito non capivo chi fosse o cosa fosse, provai a colmarmi e a trovare una soluzione. Riusciva a intuire dove mi teletrasportavo e aveva una rapidità e forza notevoli.

Ho un'idea!” pensai tra me e me.

Sì, potrebbe funzionare.” rispose un'altra voce nella mia testa, era Evaline.

Mi misi in posizione e aspettai l'attacco del mio avversario che menò con due fendenti alti e uno basso. Schivai gli attacchi teletrasportandomi dietro di lui che provò a tirarmi di nuovo un calcio ma io con un tempismo quasi perfetto mi teletrasportai davanti e con una stoccata riuscii a trafiggerlo.

Non emise nessuna parola, a malapena un rantolo di dolore, poi cadde a terra per un attimo per poi sparire nel nulla lasciando lì solo gli indumenti.

Anche gli altri suoi amici fecero la stessa fine per mano di Jolene, Tiffany, Kaileena e Francis. Tutti loro sembrarono straniti, la pioggia era talmente forte che il rumore surclassava gli altri.

Mi girai verso le due streghe che avevo appena salvato - Chi erano quei tizi? -

L'uomo si avvicinò per farsi sentire meglio - Erano degli elementari. Delle bambole costituite da un elemento naturale, in questo caso acqua. -

- Capisco. E voi cosa cazzo fate nel nostro territorio? - gli chiesi aumentando il tono di voce per farmi sentire.

- Mi dispiace, non volevamo, è solo che oltre i confini del Quartiere abbiamo avuto enormi problemi in questi ultimi sei mesi. - spiegò l'uomo.

Tiffany si avvicinò per ascoltare - E che tipo di problemi sono per spingere un un gruppo di streghe a sacrificare la vita per una bambina? -

- Meglio se ne parliamo al vostro covo. - fece l'uomo.

Guardai Tiffany e lei capì. Portammo l'uomo e la ragazzina in un appartamento sulla Royal Street, tutt'altra parte rispetto alla nostra nuova abitazione. Avevamo comprato anche quell'immobile per eventi di quel tipo dove non ci fidavamo delle persone appena incontrate.

- Allora, che diavolo succede? - domandò Tiffany all'uomo.

- Lei è Thessa, ha undici anni ed è una Matriarca. - La ragazzina si scoprì il volto rivelando una chioma rossa, lentiggini su tutto il viso e occhi azzurro chiari intensi - Non sappiamo ancora i suoi poteri, ma un Oracolo ce lo ha confermato sei mesi fa. Da quel momento tutte le congreghe cercano il modo di accaparrarsi il bottino. Il mio obbiettivo e tenerla al sicuro finché quei poteri non si manifestano. - spiegò l'uomo.

- E ce lo dici così? Potremmo essere noi a prenderci la ragazzina e far fuori te. - commentò Francis.

L'uomo rise - Potreste, ma poi dovreste fare i conti con il Gran Circolo delle streghe, e questo si rivelerebbe un grave errore per una congrega così piccola e con un territorio tanto vasto come il Quartiere. - e si levò il cappuccio rivelando il volto di un uomo sulla cinquantina, capelli grigi, volto affaticato e segnato da molte battaglie, alto sul metro e settantacinque.

- Avere una Matriarca tra le proprie fila può rivelarsi un coltello a doppio filo, potrebbe sfuggire al controllo della sacerdotessa o potrebbe prendere facilmente il comando della congrega. - spiegò meglio Jolene.

- Capisco. Ma cos'è il Gran Circolo? - ero curioso, non pensavo potesse esistere una cosa del genere.

L'uomo, Jolene e Francis strabuzzarono gli occhi - Non lo sai? - mi fece il primo, - Ma mamma... - commentò la seconda con una mano sulla faccia, il terzo se ne restò zitto.

- No, non ne ho la più pallida idea. Scusate. - cercai di giustificarmi.

L'uomo sbuffò - Il Gran Circolo è un'assemblea delle più influenti streghe dell'intera nazione. Ogni stato o nazione ha almeno un Gran Circolo e ogni congrega ne risponde a loro. - spiegò - Ma il vuoto lasciato da Era si dimostrò una voragine quindi abbiamo eletto un Gran Circolo solo per New Orleans. - continuò asciugandosi con l'asciugamano che gli aveva portato Tiffany.

Ascoltai con attenzione, sembrava che sotto le righe stesse cercando di dire qualcos'altro, poi l'illuminazione - Un attimo, stai dicendo che la congrega di Era, in realtà era il Gran Circolo di New Orleans? -

- Esattamente. Chiunque sia stato deve essere davvero forte, oltre ad avere una congrega eccezionale. - commentò l'uomo.

Io e Tiffany ci guardammo per un istante.

Quindi nessuno di questo mondo, al di fuori delle nostre conoscenze, sa che noi siamo stati noi a uccidere Era e il suo Gran Circolo, interessante!” pensai, quell'informazione sarebbe stata molto utile come effetto sorpresa.

- Di cosa avete bisogno? - sembrava un deja-vù, ma lasciai correre.

- Di un posto sicuro dove riposarci e sparire dai radar del Gran Circolo stesso. Non posso rischiare. - rispose con risolutezza.

- Quindi pensi che ci sia una talpa, o peggio il mandante, proprio all'interno del Circolo. -

Lui fece si con la testa senza dire una parola.

- Ho capito un pochino la situazione. Faremo così, tu e Thessa potrete stare qui con Kaileena mentre noi quattro cercheremo informazioni a riguardo. - ordinai.

Vidi la faccia di Kaileena contrariata e sapevo anche il perché. Quella abitazione era diventata sua in caso portasse a casa il lavoro, il che significava prestanti uomini d'affari o dell'alta società con collegamenti a oggetti del mondo delle streghe da rubare.

- Va bene, grazie! - fece con un inchino l'uomo.

Feci segno agli altri di uscire e mi avviai alla porta quando mi venne in mente una cosa - Scusa ma come ti chiami? -

L'uomo mi guardò stranito - Emris! - rispose.

- Evaline. - gli feci di rimando con un po' di timore, poi uscii assieme agli altri.

Mentre l'auto nera percorreva la Bourbon Street cercai di fare mente locale sulla situazione: un gruppo di streghe era stato attaccato da un gruppo di elementari evocati da un “soggetto ignoto”, due di loro sono sopravvissuti, abbiamo scoperto che l'imboscata serviva per impadronirsi di una Matriarca, e che molto probabilmente il “soggetto ignoto” faceva parte del così detto Gran Circolo composto dalle sacerdotesse di varie congreghe della città.

- Mamma, posso farti una domanda? - mi chiese Jolene seduta accanto a me nei sedili posteriori.

Sbuffai, di solito quando Jolene chiedeva di fare una domanda si trattava di qualcosa di decisamente infantile - Spara. - risposi con poca convinzione.

- Mi chiedevo, se in quel fantomatico Gran Circolo fanno parte tutti i leader delle congreghe della città, perché tu non sei stata chiamata per farne parte? -

Stavolta era una domanda intelligente, ne rimasi quasi stupito - Non lo so. Forse non siamo riconosciute come congrega ufficiale, oppure hanno paura di qualcosa, o semplicemente non sanno che esistiamo. le risposi, poi l'illuminazione.

Se davvero fossero queste le ragioni per tale comportamento risulterebbero alquanto infantili o peggio, incompetenti visto il trambusto creato sei mesi prima. Avere dalla loro parte una Matriarca e una congrega in grado di tenere testa al Gran Circolo stesso sarebbe la mossa più sensata, a meno ché...

- A meno ché a loro interessi solo lo status quo! - sbottai.

- E questo che significa? Più forti sono e meglio è no? - replicò Francis.

- È questo il punto, loro non vogliono essere forti ma alla pari tra loro. Se per esempio entrasse una Matriarca all'interno del Circolo il potere decisionale si sposterebbe verso di lei e non verso gli altri membri del club. In sostanza hanno paura di ritrovarsi alla mercé di una Matriarca come Era. - spiegai continuando a fissare fuori dal finestrino per concentrarmi sul ragionamento.

Tiffany cominciò a far talentare la macchina, a lei piaceva guidare quindi ci faceva spesso e volentieri da autista personale - Oh, andiamo! - sbraitò.

- Che c'è? - le chiesi.

- Un gruppo di persone in mezzo alla strada. - inveì, questo genere di cose succedeva spesso ne Quartiere Francese ma mai dopo un acquazzone.

Mi concentrai e notai subito la forza vitale una strega - Fermati! - ordinai a Tiffany.

La macchina si fermò e scesi dall'auto, corsi verso la folla e con fatica l'oltrepassai trovandomi davanti una scena raccapricciante: corpi martoriati o arti amputati ovunque e tanto sangue sull'asfalto, una persona con una felpa rossa e cappuccio bianco con qualche chiazza di sangue sulla testa, jeans anch'essi sporchi di sangue e scarpe da ginnastica immobile, e ansimante.

- Evie, ho dovuto lasciare quei due scalmanati a guardia di Baby. Che cazzo succ...? - era Tiffany, mi aveva portato la Honjo Masamune che mi ero scordato. Si era ammutolita alla vista di quella scena raccapricciante.

Presi delicatamente la spada dalle sue mani - Ci penso io! - feci.

- No, voglio farlo io! - aveva uno sguardo truce in volto, non l'avrei contraddetta per nessun motivo.

- D'accordo. Non morire! - le sorrisi. Lei fece si con la testa e si avvicinò al tizio con la felpa rossa senza guardarmi.

- Perché? Perché hai fatto questo? - chiese Tiffany al tizio.

Lui si guardò attorno, sembrava spaesato - Sei, sei una di loro... sei una di loro! - sbraitò, la sua voce era squillante come quella di una ragazza. Guardandolo meglio era una ragazza.

Con un gesto del braccio alzò un intero blocco di cemento davanti a Tiffany e lo ripiegò in modo da colpirla. Tiffany non si fece minimamente intimorire e sferrò un pugno così potente da ridurre in piccoli sassi la lastra di cemento, poi si avvicinò di qualche passo - Loro chi? - chiese.

La ragazza visibilmente impaurita - Loro... non hanno anima, non hanno cuore. Hanno solo la loro stupida fede. - sibilò.

- Parli dei Crociati? Hai ucciso queste persone solo perché hai paura di quei maniaci? - la voce di Tiffany era calma ma aveva anche un qualcosa di rimprovero.

La ragazza ansimò in modo convulso - Loro sono... sono ovunque! Mi hanno presa. Mi hanno fatta diventare così... droga, veleno... male... Tu sei il male! - urlò alla fine, sembrava come se stesse trattenendo le lacrime.

Con un altro gesto creò dei blocchi di roccia acuminati che partivano dal cemento alla destra di Tiffany, ma lei con scatti precisi li evitò di pochi centimetri per poi colpirle con calci e pugni. A ragazza non si arrese e continuò ad attaccare con una stalagmite creata nel suo braccio sinistro che allungò verso la sua avversaria. Tiffany con sicurezza bloccò il pezzo di roccia e contrattaccò con un pugno proprio sulla punta della stalagmite, la forza fu così tanta da frantumare il pezzo di roccia e creare serie ferite alla sua proprietaria.

Il dolore al braccio combinato alla forza d'urto del pugno di Tiffany fece indietreggiare con una giravolta la ragazza.

Con l'altra mano si strinse il braccio ferito - Sei forte, molto forte... il male è forte... dolore, morte... - sembrava per perdere di nuovo la testa ma non lo fece - Ti prego, ti scongiuro... uccidimi! Uccidimi! Uccidimi, prima che faccia del male a qualcun altro! - i suoi occhi erano pieni di dolore, un dolore straziante mentre guardava i corpi dilaniati sulla strada.

A quelle parole cominciai ad estrarre la spada ma Tiffany scattò in avanti, la ragazza con un gesto del braccio destro creò una barriera di cemento con spuntoni acuminati per difendersi, forse una specie di movimento istintivo. Tiffany continuò ad avanzare fino alla barriera, con una raffica di pugni la distrusse e con l'ennesimo pugno colpì la ragazza che subì il colpo al petto.

Il rumore di ossa che si spezzavano fu inquietante. La ragazza si accasciò a terra con gli occhi spalancati e sangue alla bocca.

Mi avvicinai per controllare Tiffany, era visibilmente scossa e aveva le mani piene di graffi ed escoriazioni, perdeva molto sangue.

- Si sbagliava, io non sono per niente forte. Se lo fossi stata, sarei riuscita a salvarla. - commentò impassibile.

Le appoggiai una mano sulla spalla - Lo so... -

Lei mi guardò - Come fai a sopportarlo Evie? Come fai a non provare dolore quando...? - aveva lo sguardo implorante di una risposta.

- Non lo faccio, ogni volta è straziante! Andiamo a casa adesso. - le risposi con sincerità, sapevo esattamente cosa stesse provando.

La gente rimase ammutolita, non osava parlare, gli guardi spaziavano dal risentimento all'ammirazione, ma nessuno parlò. Forse tutti bene o male avevano paura di noi e questo era un bene perché ci lasciarono passare e tornare a casa senza alcun problema.

Ma qualcosa si stava muovendo nell'ombra da entrambe le fazioni, streghe e Crociati, e questo qualcosa non avrebbe portato nulla di buono per nessuno.


 

  
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