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Autore: ShioriKitsune    04/02/2016    9 recensioni
[College/Soulmate!AU ; TaeKook - side NamJin, JiHope]
"Ma, il giorno del suo sedicesimo compleanno, Jeongguk ricevette due delusioni.
La prima: il nome che, una sillaba alla volta, gli aveva marchiato il polso era quello di un ragazzo. E a questo poteva anche sopravvivere.
La seconda, e peggiore, era che accanto al nome non vi era nessun conto alla rovescia."

(Mi metto alla prova con una storia totalmente diversa dai miei soliti schemi, molto cliché e con tanto fluff. Enjoy!)
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Atto III

 

Era successo troppo in fretta.

Normalmente, V non era tipo da concentrarsi su quello che faceva – neanche nell'attraversare la strada metteva un po' d'attenzione – ma forse quel giorno non sarebbe proprio dovuto uscire di casa.

In fondo però, non avrebbe mai immaginato che sarebbe finita così.

Si stava asciugando le lacrime con la manica del maglione e non si era accorto del semaforo che era diventato rosso.

Alla guida, qualcuno era stato troppo distratto dal cellulare per rendersi conto del ragazzo che attraversava correndo l'incrocio.

V alzò gli occhi quando la luce accecante dei fari lo illuminò e il rumore dei freni gli fece salire il cuore in gola.

Ma era troppo tardi.

 

*°*°

 

«Non è in pericolo di vita».

Jeongguk, Jimin e il resto del gruppo sospirarono. Si erano riuniti tutti lì la sera prima, cercando di contattare Jeongguk e aspettando il resoconto dei medici. Nessuno aveva avuto il coraggio di fare un passo fuori dalla struttura, neanche per andare a prendere dalle orecchie il minore che non rispondeva a telefono, perché avevano avuto paura. Paura che non ci fosse più speranza. Paura di doversi sostenere l'uno con l'altro, se la cosa fosse finita male.

Ma V aveva superato la notte, Jeongguk era arrivato e le cose sembravano un po' meno terrificanti.

«Ma potrebbe avere problemi di memoria... non ne siamo ancora certi, potremo dirlo concertezza quando si sveglierà. L'unica cosa su cui mettiamo la mano sul fuoco è che il vostro amico è stato salvato da chissà quale miracolo: l'impatto del cranio con l'asfalto è stato così forte che ci sorprende che non si sia frantumato. Deve avere proprio la testa dura, questo ragazzo».

Il medico riuscì a strappare un accenno di sorriso a tutti.

«Comunque sia, questa notte non c'è stato tempo per le scartoffie, ma adesso dovrei compilare la cartella clinica», il dottore s'infilò gli occhiali, aprendo il fascicolo che aveva in mano e tirando fuori una penna dal taschino. «Nome, cognome, data e luogo di nascita?».

Calò il silenzio.

L'uomo, alzando un sopracciglio, li guardò in attesa.

«Uhm», iniziò Jimin, incerto. «Dottore, il fatto è che-».

«Si chiama Kim Taehyung. Daegu, 30 dicembre 1995. Purtroppo non so dirle altro», s'intromise Jeongguk, che era rimasto in silenzio fino a quel momento.

Il dottore prese nota. «Va bene così. Allora io vado, mi trovate in reparto se avete bisogno. Potete andare a trovare il vostro amico, ma non più di due alla volta».

Infilando nuovamente la penna in tasca e facendo un cenno di saluto al guppo, si avviò verso il suo studio.

Il silenzio era assordante: il più piccolo riusciva a sentire i pensieri dei suoi amici e gli sguardi che gli stavano lanciando anche dietro i suoi occhi chiusi.

Namjoon fu il primo a parlare. «Jeongguk, perché hai-».

«Cosa diavolo ti salta in mente?! Perché hai detto al dottore che V si chiama Kim Taehyung? Hai battuto la testa anche tu, per caso? Sai quanto V non sopporti quel nome, quando scoprirà che tu-».

«Uhm, Jeongguk...Jimin ha ragione, perché-»

«Basta, ragazzi. Lasciatelo respirare, ci spiegherà tutto con calma».

Seokjin gli posò una mano sulla spalla e Jeongguk aprì gli occhi, una lacrima a rigargli la guancia.

Yoongi era stato l'unico a rimanere in silenzio, un po' più lontano dal gruppo. Stava guardando anche lui Jeongguk, ma il suo sguardo era diverso da quello del resto dei loro amici.

Il minore abbassò lo sguardo, non sapeva bene da dove iniziare per rispondere a tutte quelle domande.

«V... lui, l-lui...», prese un respiro profondo, serrando le mani a pugno. «V è Kim Taehyung. Me lo ha detto lui e abbiamo litigato. È successo poco prima... poco prima di...».

Se fossero stati parte di un cartone animato, probabilmente Jimin e Hoseok avrebbero dovuto raccogliere la loro mascella dal pavimento. Seokjin e Namjoon erano sorpresi, ma più contenuti nelle reazioni. Yoongi invece, era un'altra storia.

«Non è possibile».

In effetti, la situazione era al limite dell'assurdità.

«Jeongguk, vieni a fare due passi», disse Yoongi, sorprendendo tutti. Di solito non era il tipo che si prestava a risolvere i drammi degli altri, a causa del suo carattere un po' burbero e solitario, ma i suoi occhi stavano parlando prima ancora che le parole uscissero dalla bocca.

Il minore si alzò, camminando al fianco di Yoongi fino al giardino. Si sedettero su una panchina, rimanendo in silenzio per qualche minuto.

«Lo sapevi, Yoongi-hyung». E non era una domanda. «Perché lo sapevi?».

L'altro sospirò.

«V... Taehyung, aveva bisogno di parlare con qualcuno, glielo si leggeva in faccia. Ma non sarebbe mai andato a chiedere aiuto a delle coppie felici del loro imprinting, soddisfatte della loro condizione. Quindi è venuto da me, perché sapeva che io avrei capito».

«Come, hyung? Come lo sapeva?».

A quella domanda, un velo di tristezza s'impadronì dello sguardo del maggiore ed era cosa rara. Abbassò lo sguardo sul suo polso sinistro iniziando ad arrotolare la manica della felpa, e Jeongguk sussultò perché Yoongi non aveva mai permesso a nessuno di vedere cosa ci fosse scritto.

«Una sera eravamo a cena a casa di Jin. Io ero andato a lavarmi le mani e avevo dimenticato di chiudere la porta del bagno. Taehyung era entrato e... beh, l'ha visto. Ma gli ho fatto promettere di non parlarne con nessuno e devo dire che quel pivello ha mantenuto la sua parola».

Sorrise appena, porgendo il braccio al minore che per poco non rimase impietrito alla vista del nome.

 

박지민

13.06.2013 08:57

 

(Park Jimin

13.06.2013 08:57)

 

Jeongguk non sapeva cosa dire.

«Al destino piace giocare brutti scherzi, non è vero?», rispose semplicemente Yoongi alla domanda che non gli era stata posta. «Taehyung sapeva di potersi fidare di me, di avere il mio appoggio contro questa stronzata chiamata fato».

Jeongguk continuava a guardare il nome del suo migliore amico, seguito dalla data e dall'ora in cui lui e Yoongi si erano incontrati per la prima volta, mentre gli occhi gli si riempirono di lacrime che non sarebbero cadute.

Non era giusto.

«Anche io ero emozionato, all'inizio. È durato poco però, perché ho incontrato Jimin nello stesso giorno in cui ho incontrato Hoseok... e ho capito subito. Poi è bastato uno sguardo ai loro polsi per confermare la mia teoria, e da quel momento... da quel momento ho capito che è tutta una grande e assurda bugia. Il destino, la vita, l'amore eterno tra due anime gemelle. Non esiste nulla del genere. Ci si convince di star bene con quella persona anche se tutto va male, perché lo dice una scritta. Ci si convince di non avere altre possibilità, migliori magari. Ci si convince che sia una cosa normale. Non è normale che qualcun altro prenda decisioni al posto mio. Perciò, quando Taehyung mi ha confidato tutto e mi ha detto come intendeva agire, io l'ho appoggiato». Fece una pausa, perdendosi nell'osservare il vuoto. «anche se non pensavo che sarebbe finita così».

Nella testa di Jeongguk vigeva il caos più totale.

«Senti, Jeongguk, devo farti una domanda».

Il minore annuì.

«Tu ami Taehyung? Non perché tu debba farlo. Ami V? Perché questo è quello che conta. Non è un nome ciò di cui ti devi innamorare. E in questo periodo lui era convinto che tu non provassi nulla per lui».

«Non è così, hyung, io-».

«Lo so. Non è a me che devi dirlo, comunque, volevo solo una conferma. In fondo, saresti uno stupido a non farlo. Quel ragazzo è...». E sorrise, scuotendo appena il capo. «Cerca di fargli capire quello che tu spero abbia finalmente capito e cercate di far funzionare le cose».

Jeongguk annuì, cercando il suo sguardo. «Hyung, posso... posso farti io una domanda, ora?».

L'altro restò in attesa.

«Tu lo ami? Ami...Jimin?».

Yoongi aprì la bocca più volte, prima di riuscire a pronunciare concretamente una frase.

«È complicato, Jeongguk».

E quella fu l'unica risposta che riuscì ad ottenere.

 

 

*°*°*

 

 

«Taehyung! Devi restare sveglio! Taehyung!».

Il ragazzino si guardò intorno, cercando di esaudire il desiderio di sua madre che in quel momento stava concentrando tutte le sue energie nel cercare di slacciare la cintura di sicurezza di suo figlio.

«Dove siamo...mamma? Cosa...».

Le lacrime rigavano il viso della donna, l'ansia nella sua voce era palese. «Abbiamo avuto un incidente, Taehyung, ma non c'è tempo per parlare. La macchina è caduta nel fiume e dobbiamo uscire in fretta da qui!».

Taehyung non era certo di aver capito bene. Voltò il capo in avanti, rendendosi conto di quanto doloroso fosse stato compiere quel movimento, e fissò lo sguardo sul sedile del conducente. «Perché papà non si muove?».

La donna non rispose. «Ti prego TaeTae, concentrati adesso. Devi uscire di qui subito!».

Ma gli occhi del ragazzo si facevano sempre più pesanti, le forze che scivolavano via dagli arti. «Ho tanto sonno, mamma...tanto sonno».

«No! No tesoro, non è il momento di dormire».

Si udì un tac e Taehyung fu libero dalla cintura di sicurezza. Sua madre, con uno sforzo non da poco, riuscì a spalancare lo sportello e Taehyung si svegliò di colpo.

Acqua. C'era acqua che entrava troppo velocemente rendendo l'abitacolo sempre più pesante.

«Taehyung, devi nuotare fino a riva. Vaì, subito!».

«Non voglio lasciarvi qui!».

Il ragazzo, aggrappato al sedile, guardava sua madre con le lacrime agli occhi.

«Ti prego, ti prego, devi andare adesso o non ce la farai. Ti prego Tae, fallo per me. Ti prego!».

«Omma...»

«Vai!».

E Taehyung andò, mentre le lacrime sul suo viso si confondevano con l'acqua del fiume, nuotando il più velocemente possibile. Ma ad un certo punto si fermò, guardandosi indietro.

E poté vedere la scena di quando sua madre chiuse gli occhi, mentre l'acqua le arrivava fin sopra la testa. Poté vedere come, smettendo di combattere, strinse la mano di suo padre.

Dopo quello, non vide più nulla.

 

 

*°*°*

 

Bip.

Bip.

Bip.

Bip.

Jeongguk sospirò, osservando con impazienza la macchina collegata a Taehyung. Non c'era niente che facesse presagire un suo risveglio immediato, ma lui aveva bisogno di sperarci ugualmente.

Sedeva accanto al suo letto, stringendogli una mano, parlandogli. Gli parlava di tutto e di niente, un po' come facevano prima che la situazione sfuggisse loro dalle mani, ma la situazione non sembrava subire mutamenti.

Taehyung era incosciente da ormai quattro giorni ed i suoi amici facevano a turno per non lasciarlo mai solo. Jeongguk, soprattutto, non si allontanava da quella stanza di ospedale se non per cose strettamente necessarie. Non avrebbe mai voluto che Taehyung si risvegliasse da solo e confuso, non per la seconda volta.

La conversazione con Yoongi lo aveva turbato, ma gli aveva anche dato da riflettere: era convinto di ciò che provava per Taehyung, per V, e glielo avrebbe detto non appena questi avesse aperto gli occhi.

Qualcuno bussò e Jimin entrò silenziosamente, porgendogli una tazza fumante di caffè.

Il minore sorrise appena. «Grazie, Chim-Chim».

L'altro fece spallucce. «Come sta?»

«Stabile», sospirò Jeongguk. «Non capiscono perché non si sia ancora svegliato».

Jimin si morse il labbro, prendendo la mano libera di Taehyung tra le sue. «Forse non è ancora pronto».

«Già, forse non lo è».

 

*°*°*

 

«Taehyung! È pronto!».

«Un attimo, mamma! Sono convinto che manca pochissimo!».

Sua madre entrò nella stanza, le braccia incrociate e un sorriso stampato sul volto. «Tesoro, non puoi passare tutto il giorno a guardarti il braccio. Quando apparirà te ne accorgerai, nel frattempo puoi mangiare».

Il ragazzo la guardò, sporgendo il labbro inferiore. «C'è la torta?».

«Ovvio che c'è la torta, è il tuo compleanno! Non si compiono tutti i giorni 16 anni!».

Taehyung sfoggiò uno dei suoi adorabili sorrisi rettangolari, e nel momento in cui stava per alzarsi iniziò ad avvertire un formicolio lungo il braccio sinistro.

Lo fissò, mentre le sue labbra assumevano la forma di una O, fino a quando il nome e il timer non furono chiaramente leggibili

 

전정국

06.05.07.19.42.02

 

Jeon Jeongguk

(6 anni, 05 mesi, 07 giorni, 19 ore, 42 minuti, 02 secondi)

 

«Sei anni?! Sei anni!», si lamentò Taehyung ad occhi sbarrati. «Sei anni sono lunghissimi!»

Sua madre rise. «Passeranno velocemente, vedrai»

E a quel punto Taehyung sorrise.

Jeon Jeongguk, pensò. Non vedo l'ora di incontrarti.

 

 

*°*°*

 

 

«Taehyung! Avrei dovuto capirlo, ti sta così bene! Taehyungie!»

Jeongguk roteò gli occhi. «Probabilmente lo apprezzerebbe».

«Lo so benissimo», rispose Hoseok, sghignazzando.

Erano tutti lì, quella sera. Jimin e Hoseok parlavano a Taehyung; Namjoon, Yoongi e Seokjin se ne stavano un po' più in disparte chiacchierando tra di loro.

Jeongguk, ovviamente, era accanto a Taehyung.

«Kookie-ah, forse dovremmo raccontare a Tae qualche ridicolo episodio di quanto eri bambino», propose Jimin con un ghigno malefico. «Magari prenderà forza dal tuo smisurato imbarazzo».

Il minore lo fulminò con lo sguardo.

«Ad esempio... Hobi-hyung, ti ricordi quando Kookie ha chiamato la maestra “mamma”? Quella storia è circolata tra i corridoi per mesi».

«Tutti i bambini lo fanno».

«Oppure quando è salito sull'albero perché aveva paura di quel grosso cane e poi aveva troppa paura per scendere? Dovemmo chiamare suo fratello».

A quello, tutti ridacchiarono.

«O ancora, di quando doveva andare urgentemente in bagno e-».

«Okay, Jiminnie, basta così»

«Ma la parte divertente non era ancora arrivata!».

«Non interessa a nessuno».

«Tu dici? Bene, alzi la mano chi vuole sentire il resto della storia».

«...Mi piacerebbe alzare la mano, ma non credo di averne la forza».

Silenzio assoluto.

I ragazzi si guardarono, per essere certi di ciò che le loro orecchie avevano sentito, prima di voltarsi ad occhi sgranati verso Taehyung.

E se qualcuno urlò, nessuno se ne rese conto: Taehyung li guardava con occhi assonnati e un mezzo sorriso dipinto sul volto.

«Oh mio Dio».

In quell'istante di caos generale, tutti si lanciarono verso il letto.

«Idiota! Guarda dove vai la prossima volta!», iniziò a piagnucolare Hoseok, stringendo il ragazzo.

«M-mi dispiace...».

Taehyung era ancora troppo debole per rispondere a tutto ciò che gli stavano chiedendo, ma quando voltò il capo ed incrociò lo sguardo di Jeongguk, ogni domanda e possibile risposta fu dimenticata.

Gli sorrise appena e Jeongguk, un po' incerto, ricambiò. E per quel breve attimo tutto il resto scomparve.

Poi la porta venne aperta e un dottore e due infermiere fecero il loro ingresso nella stanza, mandando tutti fuori per controllare i valori del ragazzo appena sveglio.

Il cuore di Jeongguk batteva forte: aveva la possibilità di sistemare tutto.

 

*°*°*

 

I giorni seguenti furono un via vai dall'ospedale, per i ragazzi: Taehyung era ancora sotto osservazione ma i dottori erano estremamente positivi sul fatto che si sarebbe ripreso in fretta.

Hoseok e Jimin erano sempre presenti, e avevano contribuito a migliorare non solo la salute di Taehyung, ma anche il suo umore: in presenza di quei due, in fondo, era impossibile non sorridere.

 

Taehyung venne dimesso circa due settimane dopo il suo risveglio e, piano piano, tutto iniziò a tornare alla normalità.

Durante quelle settimane, lui e Jeongguk si erano comportati come se nulla fosse successo, come se le cose si fossero fermate a prima di quella lite. Non avevano ancora avuto modo di parlare da soli, ma era arrivato il momento di chiarire le cose.

Il minore aveva chiesto all'altro di incontrarsi al parco, quello in cui si erano visti per la prima volta.

Quando arrivò, Taehyung era già lì.

Jeongguk gli si avvicinò porgendogli una margherita. «Ehi».

«“Ehi” anche a te, Kookie».

Rimasero in silenzio per un po', seduti uno accanto all'altro mentre osservavano lo stagno.

Faceva caldo, più caldo della prima volta in cui si erano incontrati in quello stesso posto, eppure sembrava solo ieri.

Jeongguk fu il primo a parlare.

«Ricordo di aver pensato che ti mancasse qualche rotella, quando ti ho visto per la prima volta», sorrise. «Ma ricordo anche di aver perso un battito, perché eri il ragazzo più bello che avessi mai visto.

Ricordo di aver avvertito da subito un desiderio di protezione nei tuoi confronti, e ricordo quanto ti abbia cercato dopo quel primo giorno. Ricordo la mia sorpresa, piacevole sorpresa, quando ti ho rivisto. E ricordo perfettamente il momento in cui ho capito di essermi innamorato di te».

Taehyung incrociò il suo sguardo, le labbra dischiuse.

«Ti amo, Kim Taehyung. O meglio, ti amo V. Non m'importa come ti chiami, non mi importa cosa c'è scritto sul mio polso. Ti avrei amato anche se ti fossi chiamato in modo diverso. Perché ho scelto io di innamorarmi di te. Ho scelto io di averti al mio fianco, prima ancora di sapere chi tu fossi.

Mi dispiace di averci messo così tanto a capirlo».

Una lacrima solitaria rigò la guancia di Taehyung, in netto contrasto con il sorriso dipinto sulle sue labbra e nei suoi occhi. Afferrò la mano del minore, portandosela al petto.

«Ti amo anche io, Jeonggukie».

E poi si abbracciarono, forte, come se da ciò dipendesse la loro stessa sopravvivenza.

Un'incontro di labbra a marcare le parole già dette perché, in quel momento si resero conto, nessuno dei due avrebbe potuto vivere senza l'altro, ormai.

Non perché qualcuno lo avesse deciso per loro, ma perché si erano trovati.

E non era in fondo questo, il senso dell'avere un'anima gemella?

 

*°*°*

 

Omma...

Mi dispiace di averti dimenticato, per un po'.

Mi dispiace di aver pensato che, ovunque fossi, tu non volessi ritrovarmi.

Tutto questo mi ha portato a Jeongguk, vero? Era tutto scritto, vero? È triste che tu non possa incontrarlo, ti sarebbe sicuramente piaciuto e tu saresti piaciuta a lui.

Gli parlerò di te, di voi, quando sarò in grado di farlo. Ci sono così tante cose che mi stanno tornando in mente...

Omma...

Grazie per avermi dato una seconda possibilità, invece di darla a te stessa.

Grazie per avermi salvato.

Ti vorrò bene per sempre.


 

Fin.
 




Note dell'autrice:

Salve a tutti! Vi ringrazio se siete arrivati fino a qui, leggendo questa cosetta. Era nata per essere una One Shot, ma le cose si stavano dilungando troppo e ho deciso di dividerla in tre parti, anche se la terza è molto breve rispetto alle altre.
Credo che ci fossero troppe cose da dire, in questo ultimo capitolo, ma che non fosse il "posto giusto" per farlo. Ad esempio, ho in mente di scrivere uno spinn off legato alla storia tutto su Yoongi (e quindi Jimin e Hobi), perché la sua storia merita di essere raccontata. E sicuramente ci sarà qualche spinn off su Taehyung e Jeongguk, per vedere come se la sono cavata dopo tutto questo casino!
In ogni caso, sono davvero felice del riscontro che questa storia ha avuto, non mi aspettavo tanti apprezzamenti: ringrazio dal più profondo del mio cuore chiunque l'abbia recensita, seguita o anche solo letta.
Senza dilungarmi troppo, ancora grazie e alla prossima... spero!

 

 
 
   
 
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