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Autore: KiarettaScrittrice92    04/02/2016    13 recensioni
Una raccolta di One-shot su Miraculous... Ogni cosa che mi viene in mente che non riguardi la mia saga la inserirò qui... Che si tratti di What if, Missing Moments e AU
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Addio Adrien

 

La ragazza cercava con aria nervosa qualcosa nella bacheca. I suoi occhi azzurri si muovevano nervosi alla ricerca di qualcosa che non riusciva a trovare.
Ad un tratto un dito scuro sbatté proprio davanti a lei, sopra uno dei fogli della bacheca.
- Voilà, Marinette Dupain-Cheng 17, sono orgogliosa di te amica mia.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo, non avrebbe mai sperato di ricevere addirittura un Très Bien per il suo voto finale della maturità. 
Ebbe appena il tempo di rivolgere un sorriso felice ad Alya, quando un urlo euforico attirò l’attenzione di entrambe le ragazze.
- Grande Adrien 20 su 20! − stava esultando Nino, con un braccio attorno all’amico.
Il biondo sorrideva contento, facendosi abbracciare dal ragazzo di colore.
Marinette era rimasta incantata a vedere quel volto meraviglioso sorridere. Fu Alya, che dovette risvegliarla e riportarla alla realtà.
- È la tua occasione… − le sussurrò all’orecchio.
- Eh? − chiese lei tornando in sé e voltandosi interrogativa.
- La lettera! Vai lì e dagliela! E’ la tua ultima occasione Marinette! − la incitò ancora l’amica.
La ragazza a quelle parole prese dalla sua borsetta una busta verde smeraldo. Era vero. Era la sua ultima occasione. Dopo tre anni in cui non era riuscita a confessare i suoi sentimenti, quella lettera era l’ultima possibilità che aveva. Ma ne valeva davvero la pena? Che senso aveva confessarsi a una persona che l’indomani sarebbe partita, e probabilmente non sarebbe più tornata? Sì. Perché Adrien, sotto consiglio di suo padre si sarebbe trasferito in Italia, per la precisione a Milano, una delle più grandi capitali della moda e lì avrebbe studiato per diventare uno stilista e portare avanti l’azienda di famiglia. Quindi, aveva senso dargli quella lettera? Quella lettera in cui, due sere prima, aveva riversato tutto il suo amore incondizionato verso il ragazzo.
Scosse la testa. Sì che ne valeva la pena! Doveva farlo, o se ne sarebbe pentita per sempre.
Andò decisa verso i due ragazzi. Insomma, decisa era un parolone. Le gambe rigide che la facevano sembrare un burattino e le guance rosse come due pomodori. Ma comunque arrivò a destinazione.
- Marinette! − la salutò entusiasta il ragazzo appena la vide − Quanto hai preso?
- Diciassette… − rispose con tono sommesso.
- Fantastico! − ribatté lui.
- Senti Adrien…
- Sì? − disse volgendo di nuovo i suoi occhi verdi su di lei e facendola arrossire di nuovo.
- Io… Io… Volevo darti questa! − disse abbassando lo sguardo e porgendo con entrambe le mani la busta verde al ragazzo.
- Grazie… − disse lui prendendola.
Poi Marinette lo vide aprirla.
- No! − urlò all’improvviso, per poi ritornare paonazza − Non qui ti prego, fallo a casa! − concluse tornando di nuovo alla sua voce normale.
- Ok… − disse lui, dal suo sguardo si notava una nota di dubbio e forse stupore.
- Beh, ciao… E buon viaggio! − disse lei con un sorriso, per poi voltare le spalle al ragazzo e allontanarsi, mentre già la prima lacrima le rigò il viso.

Era tutto il pomeriggio che piangeva.
Neanche Tikki era riuscita a risollevarle il morale. Che cose orribili gli addii, ancora più orribili quando non si possono fare come si vorrebbe. 
Lì, a scuola, davanti alla bacheca dei tabelloni della maturità, aveva augurato buon viaggio alla persona che amava, sapendo che non l’avrebbe più rivisto.
Ad un tratto un suono acuto e breve la distolse dai suoi terribili pensieri. 
Proveniva dal cellulare rosso. Quel cellulare che un anno prima aveva comprato solo per avere un contatto diretto con Chat Noir, dopo che lui insistentemente le aveva chiesto il suo numero.
Che voleva adesso quello scocciatore?
Era un messaggio. Non era lungo. Poche parole, perentorie.
Ho bisogno di parlarti. Vediamoci a Pont Marie.
La ragazza sbuffò scocciata, mollando il cellulare di nuovo sulla scrivania. 
Le lacrime avevano smesso di scendere, ma non aveva nessuna voglia di andare all’appuntamento. 
- Magari è una cosa importante. − le disse Tikki.
- Importante? Quello vuole solo fare il gatto morto con me.
A quel punto la creatura rossa le si parò davanti con un cipiglio deciso.
- Marinette, la devi smettere di deprimerti! Alzati e andiamo da Chat Noir!
La ragazza la guardò per un po’, poi sospirando accettò la decisione della sua compagna di avventure.
Si alzò e, con un veloce gesto della mano, si scostò i capelli dall’orecchio sinistro.
- Tikki, trasformami!

Arrivò a Pont Marie. 
Lui era seduto sul muretto del ponte, che a quell’ora già buia era illuminato dalle luci arancioni posizionate proprio sotto il cornicione, dando un’aria magica e quasi suggestiva al luogo.
Marinette si avvicinò, lentamente, nel suo aderentissimo vestito da Ladybug, sperando che la sua maschera oltre che occultare la sua identità nascondesse almeno un po’ anche il suo dolore.
Capì che era impossibile, quando avvicinandosi vide il volto del suo compagno, che dietro la maschera nera, sembrava esprimere anche lui una profonda tristezza.
Il suo viso s’illuminò per un attimo solo quando la vide.
- Sono contento che tu sia venuta! − disse con un dolce sorriso, mentre con un balzo scendeva dal muretto.
Che strano, pensò Marinette, quel tipo di comportamento non era da lui. Ma non si fece intenerire dall’improvvisa dolcezza dei suoi modi e delle sue parole. Era andata lì, solo perché credeva fosse una cosa urgente e, se avesse iniziato con le sue solite moine per conquistarla, avrebbe girato i tacchi e se ne sarebbe andata.
- Cosa volevi dirmi? − chiese schietta.
Lui tornò triste, o meglio così sembrava. Dava l’impressione che quello che avrebbe detto l’avrebbe potuta ferire ancora di più. Ma cosa poteva mai essere di così terribile?
- Allora? − insisté lei.
- Ecco vedi… Io… Noi… Ci siamo sempre detti di essere un team no? Una squadra! Fino ad ora abbiamo combattuto sempre insieme… Lo so che ancora Papillon non è stato sconfitto, so che potrebbero apparire altre akuma e che Parigi ogni giorno è in pericolo… Ma ecco vedi… Io…
- Chat Noir, arriva al punto!
- Io devo andarmene…
- Cosa? − chiese Marinette sconvolta.
- Sì… La mia vita privata m’impone di andarmene da Parigi, quindi domani parto.
Non era vero! Non poteva essere! Credeva non le importasse nulla di Chat Noir, credeva di considerarlo solo un’amico, un compagno. Ma in quel momento, a quella confessione, per la seconda volta nello stesso giorno il suo cuore si frantumò in mille pezzi.
- Pe...Perché? − la sua voce era già spezzata e sapeva che ben presto non avrebbe più trattenuto le lacrime.
- Te lo detto è qualcosa che riguarda… − si bloccò, forse perché per la prima volta in tre anni la stava vedendo piangere.
- My Lady… ti prego non fare così… − le disse con voce malinconica.
- Scusa Chat Noir… Ho bisogno di stare da sola! − disse decisa, sebbene le sue lacrime continuavano a scorrere.
Dopodiché prese lo yo-yo e lo lanciò verso il palazzo più vicino, per poi appendersi al filo in metallo ed allontanarsi da quel maledettissimo ponte.

Si era seduta su una delle panchine che percorrevano la Senna. Era ancora trasformata in Ladybug, ma in quel momento più che mai si sentiva debole e indifesa come la vera Marinette.
- My Lady… − sentì di nuovo la sua voce e si voltò.
Era appollaiato su un lampione, con le sue solite posizioni da felino.
Si voltò di nuovo, non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi.
Lo sentì saltare e toccare terra con i piedi, poi percepii i suoi passi avvicinarsi.
- Credo di essere stato egoista… − disse.
A quella confessione lei si voltò di nuovo verso di lui, interrogativa. Egoista per cosa? Ma lui rispose alla sua domanda senza che lei la pronunciasse.
- Ero convinto che la mia partenza avrebbe fatto male solo a me… Ma ora mi rendo conto che ti ho ferita e che ti sto abbandonando. Insomma d’ora in poi affronterai le akuma da sola…
- Non è per i nemici che sto male stupido! − lo interruppe lei con un moto di disperazione che fece sgorgare altre lacrime.
Teneva gli occhi bassi e non vide la reazione del suo compagno, ma il silenzio assoluto che si era creato le aveva fatto capire che anche lei aveva qualcosa da chiarire.
- Il fatto è che... sei la seconda persona che… che se ne va, lasciandomi qui…
Lo vide sedersi vicino a lei e lo sentii avvolgerle un braccio attorno alle spalle.
- Mi dispiace. − furono le sue uniche parole.
Lei per tutta risposta si accoccolò al suo petto, mentre le lacrime continuavano a bagnarle il viso. Aveva bisogno di affetto e, per quanto avesse negato e respinto tutte le avance di quel gatto sbruffone e intraprendente, in quel momento sapeva bene che l’unica persona di cui si poteva fidare era lui. Lui l’amava davvero. Lui non l’avrebbe mai tradita. Anche se presto l’avrebbe abbandonata.
Rimasero lì per vari minuti. In silenzio. Finché Marinette non si tranquillizzo e con un sospiro si stacco da Chat Noir e si asciugo le ultime lacrime rimaste.
- Beh, si è fatto tardi… Devo tornare a casa. − disse si sporse verso di lui e gli diede un piccolo bacio sullo zigomo − Fai buon viaggio micetto!
Mentre si alzava lo vide sfiorarsi la guancia stupito, mentre un po’ di rossore gli colorava le guance.
- Addio! − disse dandogli le spalle.
Stava per lanciare di nuovo il suo yo-yo verso il cielo, quando lui le afferrò la mano.
- Aspetta!
Si voltò di nuovo verso di lui e percepii la sua presa diventare più salda.
- Visto… Visto che non ci rivedremo più… Puoi rivelarmi il tuo nome? Solo il nome. − precisò.
Rimase un po’ interdetta da quella richiesta. E quei pochi secondi di silenzio gravarono su di loro come macigni. 
Poi con un piccolo sospiro ed un sorriso, fece scivolare via la mano dalla sua e pronunciò il suo nome.
- Marinette… Marinette Dupain-Cheng.
Vide gli occhi verdi del ragazzo sbarrarsi lentamente, come presi da un moto di stupore, ma quando stava per chiedere il motivo di quella sua reazione, il ragazzo estrasse dalla tasca posteriore del suo costume di pelle una busta color smeraldo.
Riconobbe subito la busta. La sera prima l’aveva fissata intensamente per ore, auto-convincendosi che la doveva assolutamente consegnare ad Adrien il giorno dopo.
- Tu… tu… − non riusciva a formulare neanche una parola.
Fu lui a prendere l’iniziativa. Le afferrò nuovamente il polso e l’attirò a sé. 
Lei sbatté violentemente contro il suo petto. E dopo averla stretta tra le braccia. La baciò.

 

Angolo dell'autore:

Era da una vita che fremevo dal scrivere questa one-shot. Praticamente mi sono follemente innamorata di questo cartone francese e di questa coppia all'istante.
Volevo scrivere una shot struggente dove Adrien e Marinette scoprissero le vere identità l'uno dell'altra, e fidatevi le opzioni erano molte, ma alla fine ho optato per questa.
Per quanto riguarda la parte iniziale, dei voti di maturità mi sono informata per non fare gaffe. Il liceo in Francia dura tre anni ed il voto finale è in ventesimi. Dal 16 al 18 è valutato Très Bien, mentre 19 e 20 è il massimo dei voti.
Spero che la storia vi sia piaciuta ^-^
Un bacione
LadyNoir

  
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