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Autore: nephylim88    04/02/2016    3 recensioni
Mel. un marito. Un figlio. Un altro figlio in arrivo. Una vita felice, normale. Soprattutto felice. Ed è proprio qui, il problema.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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“Che cosa ti ha detto quando è rientrato?” mi domandò Sonia, mentre fissava con cipiglio austero il progetto che aveva davanti.
“Che non si era accorto che fosse così tardi. È rientrato alle tre, stanotte.”
Mi trovavo di nuovo sul mio vecchio posto di lavoro, cosa che avrei dovuto evitare assolutamente a causa dei solventi. Infatti tenevo una mascherina davanti alla bocca, per precauzione, ma credo che Righi mi avrebbe rinnegata come paziente, se avesse saputo che ero lì. Fortuna che ci andavo raramente. Ma avevo bisogno di parlare con qualcuno. Non sapevo più a che santo votarmi pur di capire qualcosa di quella situazione. E poi non vedevo Sonia da parecchio. Tralasciamo il fatto che potrebbe passarti a trovare, una volta ogni tanto…
“Alle tre? E dove cavolo era stato?” Sonia alzò gli occhi di scatto dal progetto, fissandomi preoccupata.
“Mi ha detto che era stato ad una cena di lavoro. Onestamente, non so neanche se credergli.”
“Perché dovrebbe mentirti?”
“Per lo stesso motivo per cui passa praticamente tutte le sere fuori di casa, senza mai portarmi con sé.”
“Dici che ha un’altra donna?”
“Non so cosa pensare. Non sarebbe neanche la prima volta che un uomo con una moglie incinta si trova l’amante… mi sembra di non bastargli più…” la voce mi si ruppe.
La mia migliore amica emise un piccolo sbuffo col naso. “No, no, Mel stai calma! Non serve a nulla che ti agiti così, anzi, farai del male alla bimba! Secondo me, semplicemente, Alberto si sta comportando un po’ da immaturo, va via tutte le sere senza pensare che magari hai bisogno della sua compagnia. Ma lui ti adora, non ti tradirebbe mai! Insomma, mi hai detto che viene con te alle visite, no?”
“Sì…” singhiozzai. Inutile trattenere le lacrime, non ce l’avrei fatta neanche guardando un cucciolo che inciampava sulle sue stesse zampe. Anzi, mi sarei messa a piangere per il cucciolo…
“Ok. Se avesse un’amante sarebbe molto più assente, non si farebbe vivo neanche per le visite! Dopotutto, perché prendersi ore di permesso per una moglie che non si ama più, anche se incinta di tua figlia? Coraggio, ora respira profondamente, cerca di calmarti.”
Inspirai ed espirai molto profondamente.  In effetti, detta così suonava molto meglio. In fondo, poteva anche darsi che fosse spaventato almeno quanto me e per questo cercasse delle scappatoie. Questo non gli avrebbe risparmiato una lavata di testa, ma era senz’altro meglio l’idea di una crisi di infantilite acuta, di un’amante!
Rimasi lì ancora per un po’, poi me ne andai a casa. Avevo bisogno di dormire un po’.
Durante il tragitto verso casa, chiamai Alberto. Mi rispose la segretaria, dicendo che Alberto era in riunione. Così ringraziai e misi giù il telefono.
Una volta arrivata, mi stesi sul divano. In quel momento mi arrivò un messaggio. Era Alberto.
A: Mi ha appena detto Ornella che mi hai telefonato. Mi dispiace non aver preso la telefonata. Non posso richiamarti, ho un sacco di pratiche da sbrigare. Ci vediamo stasera, ti porto a mangiare una pizza col nostro bamboccio! Ti amo!
Sorrisi. Sonia aveva ragione, dopotutto. Era stato solo un momentaccio che era passato da solo.
Appoggiai il telefono a terra, poi presi sonno.
Mi risvegliai circa un’ora dopo. Il mio stomaco e la mia bimba reclamavano un po’ di cibo. Così, un po’ di malavoglia, mi alzai e andai a prepararmi un po’ di pasta.
Dalla cucina, lanciai un’occhiata al bagno, visto che, da dove mi trovavo, lo vedevo benissimo. Fu così che vidi la borsa di Alberto abbandonata sotto il lavandino.
“Accidenti, Alberto!” Sbottai, seccata, come se Alberto fosse in casa, in quel momento, e non al lavoro.
Sbuffando, andai a recuperare la borsa, convinta che, come al solito, l’avesse mollata lì con la roba di calcetto ridotta come se avesse passato la Grande Guerra, invece di buttarla nel cesto dei panni sporchi. Quando la spalancai, però, ebbi una piacevole sorpresa: invece del solito odore di morte e distruzione, trovai la roba pulita. Evidentemente l’aveva svuotata e poi l’aveva preparata in anticipo.
“Bene! Meglio così! Papà, per una volta, si è organizzato!” esclamai, rivolta alla bambina che, in quel momento, se ne stava bella e tranquilla nella mia pancia. Dovevo trovarle un nome, chiamarla solo “bimba” o “bambina” suonava così brutto!
“Dai, riportiamo la borsa di papà in bagno!” afferrai la borsa per i manici, con una mano. Con l’altra la presi per una tasca esterna. Una tasca che sembrava avere un piccolo rigonfiamento…
“Ma che diavolo…”
Forse non avrei dovuto farlo. Probabile. La curiosità uccide il gatto, si suol dire. Tuttavia, infilai la mano dentro alla tasca e ne tirai fuori qualcosa di stoffa.
Un paio di slip da donna.
  
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