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Autore: FreDrachen    04/02/2016    0 recensioni
SOSPESA
Il reality show più famoso della letteratura è approdato anche nel Mondo Emerso, guidato da Freithar, Marvash per eccellenza in cerca di vendetta verso coloro che hanno creduto fortemente di poterlo sconfiggere una volta per tutte.
Gli abitanti vengono divisi in nove distretti, e vengono sorteggiati due a caso.
Solo una coppia potrà sopravvivere alla strage.
Che gli Hunger Games del Mondo Emerso abbiano inizio.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demar, Nihal
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 24


POV Filla

Mi metto a cercare con costanza e diligenza le piante segnate su un pezzo di pergamena scritto con la calligrafia minuta e comprensibile di Rekla.
Dopo aver trascinato Fenula per quasi mezza foresta, la fortuna per una volta é stata dalla mia parte. Scostato un cespuglio pieno di rovi, ho trovato una nicchia sotto le radici di un grosso albero. Sospirando di sollievo ho poggiato adagio Fenula ormai priva di sensi. Prontamente ho contattato Rekla, chiedendole un intrugio che avrebbe potuto cicatrizzare e disinfettare la carne martoriata dal Lampo Oscuro. Non che mi aspettassi l'impiastro già fatto e finito(per la verità si, ma conoscendo la mia signora avrei dovuto perdere la speranza fin da subito), ma neanche quella pergamenina scritta di getto come se fossimo l'ultimo dei suoi pensieri.
Sconfitto mi sono addentrato nella foresta. E adesso con i polpacci massacrati dai rovi sono alla ricerca dell'ultima pianta e mi serve. Nella bisaccia ho già quasi tutto ciò che mi serve. Manca l'ultimo:il papavero da oppio, che userò per sedarla quando dovrò aver a che fare con la sua ferita.
E infine lo scorgo, naturalmente a fianco a un bel cespuglio di rovi.
Che bellezza.
Alla fine torno al nostro nascondiglio pieno di graffi e con i palmi pieni di spine. E il lavoro non é finito. Fenula è semicosciente, ma se non le somministro l'oppio proverebbe dolori indescrivibili mentre le pulisco la ferita.
Dallo zaino tiro fuori una scodellina e un mortaio. Estraggo dalla bisaccia le erbe e con costanza ed energia mi accingo a pestare le foglie fresche.
Quando alla fine la poltiglia assume un aspetto degno di essere chiamato cataplasma, mi avvicino a Fenula che sembra dormire un sonno inquieto.
Con mano delicata le slaccio il corpetto e la casacca, arrossendo subito. Non che non abbia mai visto una donna nuda, alle terme ce n'erano molte, ma il fatto che ci sia Fenula...insomma sento il sangue farsi strada nelle mie guancie tingendole di rosso.
"Non fare il pudico! Fa quel che devi senza fare storie"mi rimprovero.
Infatti, non appena termino di liberarle la ferita apre gli occhi.
Ha gli occhi lucidi come se avesse la febbre e il respiro è lieve.
«Come mai sei rosso in viso?»domanda.
Cavolo! Sta malissimo, eppure è riuscita a cogliere quel piccolo particolare che avrei fatto volentieri a meno di ricordare.
«Sarà il caldo»mi giustifico.
Certo. Ho trovato la scusa più patetica del mondo, ma per fortuna Fenula decide di non indagare oltre.
«Dovrai assumere un po' di papavero da oppio. Non sarà una passeggiata curarti la ferita»le dico.
Lei mi rivolge un debole sorriso.«Puoi ben dirlo. Ma attento con le dosi, altrimenti rischi di rimandarmi nell'altro mondo se sbagli. E io non tutta 'sta fretta di morire».
Le sorrido.«Sono stato al fianco di Rekla. Il mondo vegetale non ha segreti per il sottoscritto».
Fenula mi rivolge un sorrisetto divertito.«Staremo a vedere».
Le somministro il papavero da oppio che non impiega molto ad agire. Infatti tempo una decina di minuti che lei sprofonda in un sonno senza sogni.
Devo agire al più presto.
Le disinfetto la ferita il più in fretta possibile, cercando di finire al piú presto. A operazione finita mi strappodue bende e gliele avvolgo attorno al torace.
Soero oer kei che non abbia sentito dolore.
Io per tutto il tempo non ho fatto altro che sudare.
Stremato mi accoccolo accanto a Fenula, stando ben attento a non toccarla, aspettando l'alba di un nuovo giorno in quest'inferno.



POV Shyra

La mezzelfo é completamente fuori di sé. Aster e San si sono messi in testa a controllarla, e per farlo l'hanno legata a un grosso albero con una robusta corda.
Lei non fa altro che imprecare e urlar loro contro di liberarla. Sembra che parli con il muro. Si vede che sono maschi. Non hanno un briciolo di sensibilità di fronte al suo dolore.
Se al posto di Sennar ci fosse stata Lhyr altro che imprecare. Mi sarei armata d'ascia e avrei compiuto una strage.
Ma il fatto che il colpevole é Filla il mio pensiero tace.
Non posso scordare come lui si sia frapposto tra me e la sua compagna permettendomi di scappare. Né i suoi sguardi incuriositi durante la nostra unica serata da alleati.
Sono una guerriera, dovrei vivere per la spada e gli ideali, ma se penso al suo viso, ai suoi occhi castani...
Arrossisco e faccio in modo che nessuno lo noti. Ma cosa vado a pensare? É un nemico, uno dei pochi che ci é rimasto. Per l'esattezza i nemici effettivi sono lui e Fenula. A quanto ne so la giovane assassina é in fin di vita grazie al Lampo Oscuroevocato da Sennar. E poi c'ébAstrea. Già. Che fine ha fatto la ninfa? Da quando sono incominciati i giochi, quando qualche giorno fa(sembra passata un'eternità)é cominciato il nostro inferno, non l'ho piú vista.
Starà architettando qualcosa?
Soprattutto contro chi?
"Lei é il problema minore"penso infine.
Persa nei miei pensieri non mi sono resa conto che tutti si sono messi a dormire, fatta eccezioneper Nihal. La mezzelfo si é calmata, ma la trovo con lo sguardo rivolto al cielo.
E il mio cuore si spezza con il suo.

 
 
POV Talitha

Fisso un'ultima volta lo schermo di fronte a me. La ragazza che dovrei seguire e indirizzare è completamente a pezzi. Lo sarei anch'io se perdessi Saiph.
Saiph. Quanto mi manca, soprattutto adesso che mi ritrovo tra creature simili a me ma al tempo stesso diverse.
Per la maggior parte sono indifferenti, a parte il ragazzo dai capelli corvini, credo si chiami Lonerin, che si è dimostrato cordiale e mi ha aiutato a comprendere quel nuovo mondo dove quel pazzo maniaco mi ha catapultato.
Mi alzo dalla postazione facendo crocchiare la schiena. La giornata è stata lunga, e non credo che Nihal chieda aiuto da qui fino a domani mattina. Non che mi abbia chiesto molto, anzi, oserei dire che ha agito sempre di testa sua.
Anch'io se fossi nei suoi panni non mi fiderei per niente di una completa sconosciuta.
Scrollo le spalle passando accanto alla postazione degli Assassini per ora vuota, a quella degli elfi, dove la sorella di Shyra(se non erro…hanno tutti nomi molto strani) fissa con sguardo assolto l'espressione corrucciata dell''elfa, persa in chissà quali pensieri. E per finire a quella di Lonerin, che non appena mi nota mi rivolge un debole sorriso. É un suo caro amico quello che ha perso la vita poche ore prima.
Stancamente le mie gambe mi portano al mio alloggio. Le stanze di noi Mentori si trovano tutte affacciate su un lungo corridoio tetro. Insomma, siamo o non siamo nella tenuta di Freithar? Mi sarei preoccupata di più se avessi trovato saloni lussuosi e allegri.
Afferro la maniglia della mia di stanza, e l'abbasso.
Lì per lì non ci faccio caso, ma poi mi accorgo di non trovarmi dove pensavo di dover essere.
La sala è immensa, cupa e tenebrosa come il resto della tenuta di Freithar. E in fondo, sotto un'immensa navata li scorgo. Due troni neri come la notte spiccano su un'alta pedana.
Questo posto mi mette i brividi, per questo mi sbrigo a uscire chiudendomi la porta alle spalle. Mi allontano con il cuore in gola, sperando che nessuno mi abbia vista entrare in quella stanza.
Senza accorgemene urto la spalla di qualcuno.
Era il Mentore degli Assassini, Rekla, se non ricordo male, intenta a uscire dal suo alloggio con in mano una pergamenina. Forse un recapito per i suoi Tributi.
«Attenta dove vai»mi riprende con disprezzo, allontanandosi a passi lunghi.
La fisso con sguardo imbambolato.
Non l'ho mai capita quella donna. Dall'aspetto sembra quasi simpatica con le sue goti picchiettate di efelidi. Quelli che la tradiscono sono gli occhi azzurri, freddi e calcolatori che mi ricordano stranamente quelli di Grele.
Solo allora noto la porta del suo alloggio aperta.
Non riesco a frenare la curiosità e la apro del tutto. Sembra di essere catapultati in un laboratorio di un erborista. Dalle pareti penzolano erbe secche, dalla parte opposta spicca uno scaffale d'ebano pieno di boccette e libri dalla rilegatura nera.
Non riesco a frenare la curiosità ed entro cautamente.
Sono le boccette ad attirare la mia attenzione. Sono tutte etichettate, segno dell'ordine maniacale della loro padrona.
Una in particolare mi attrae, costringendomi a prenderla in mano. Piena per metà , contiene un liquido rosso abbastanza denso da cui però salgono vapori diafani.
E non appena leggo il suo contenuto sull'etichetta il mio cuore perde un battito.
Sconvolta, infilò la boccetta bella tasca ed esco velocemente dalla stanza. Percorro correndo il corridoi per raggiungere di nuovo la mia postazione.
   
 
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