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Autore: Hyre    04/02/2016    0 recensioni
《devi sapere che esiste una profezia…》 dice la donna guardando la finestra, attraverso le foglie verdi d’edera 《una profezia che, a questo punto credo si avvererà…》
《di cosa stai parlando?》
《alla morte della centesima erbaria del Villaggio delle Gru, un Saltatore d’Acqua prenderà il suo posto portando con se i suoi simili》 recita Bora in tono solenne
I Saltatori d’Acqua.
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo Mark si svegliò stanco. Non era riuscito a dormire tranquillamente: troppe immagini e parole gli affollavano i sogni, tormentandolo. Rivedeva sua nonna insegnargli a distinguere le specie delle piante o indicargli l’ordine da seguire per un buon infuso, o ancora la rivedeva accanto agli argini delle risaie, intenta a raccogliere qualche ciuffo d’erba per poi mostrargliela.
Si stiracchiò appena, indossando la tunica bianca sopra i pantaloni larghi, in cotone, coi quali dormiva. Profumavano di calle, come ogni cosa dentro quella casa. Non si era mai reso conto di quell’appena percettibile aroma che permeava l’ambiente.
Uscì di casa con la bisaccia in spalle e il falcetto legato in vita, pronto ad iniziare la sua giornata come sua nonna gli aveva insegnato. Decise di andare verso le coltivazioni a nord, le cui terre erano più ricche di minerali, quindi più produttive. Quando arrivò alla piazza principale, centro di snodo di ogni strada, vide due donne sistemare la nuova lanterna. Sospirò; era la sua. Sospirò, per poi scrutare la sfera di vetro, verde smerlado, dai piccoli decori, lungo il bastone, di spago rosso e azzurro. Vide le donne inchinarsi quando lo videro passare: si trattenne dal ricambiare il saluto, ricordando cosa gli disse sua nonna.
《Non inchinarti anche tu, Mark. Queste persone ci rendono omaggio in questo modo. Se ricambiassi il loro inchino li offenderesti a morte. Fidati: una volta da giovane l’ho fatto, sono scappati pensando fosse una sorta di maledizione…》 aveva detto una volta l’anziana, ridendo al ricordo.
《Ma, nonna: come posso essere scortese, se sto ricambiando il saluto? Sono, oltretutto, più grandi di me! Come posso rimanere immobile!?》
La donna aveva posto una mano sulla sua spalla, sorridendo bonariamente.
《Non essere così formale, tantomeno duro con te stesso, Mark. Qui non siamo sui monti, non abbiamo quelle severe regole da rispettare… siamo più permissivi. Lasciati andare.》

Scosse la testa, riscuotendosi dai suoi pensieri, e riprese a camminare verso i campi. Si stava godendo il paesaggio e l’aria fresca, a cui ancora faceva fatica ad abituarsi… quando un contadino, intento a piantare nella terra sommersa d’acqua le piantine di riso, lo salutò.
《Buongiorno, giovane erbario.》
《Buongiorno》 disse titubante il ragazzo, avvicinandosi all’argine 《Mi permetterebbe di raccogliere alcune piante dal vostro campo?》 e guardò le innumerevoli specie di erbe diverse su quella porzione di terreno.
《Certamente, non dovete neanche chiedere! Giovane erb-》
《Mark》 lo interruppe, prima di pronunciare di nuovo quel nome altisonante 《Chiamatemi pure Mark.》
Un po’ perplesso, l’uomo acconsentì 《Devo solo avvisarla, Mark… che vi sono alcune trappole qui e lì. I Saltatori mi hanno rovinato già ben due volte il lavoro, in questi giorni.》
《Farò attenzione, allora》 disse con un sorriso forzato, mentre si allontanava col falcetto in mano, pronto ad iniziare la raccolta.
Verso metà giornata, ebbe racolto una buona quantità di piantaggine, rosolaccio ed equiseto: li aveva avvolti in mazzetti con lo spago. Trascrisse lo stato delle piante e le loro dimensioni su un piccolo taccuino di pelle, nero, che si portava sempre dietro.
Stava per mettersi a mangiare il suo misero pranzo, pane e pesce essicato, quando qualcuno, dalla mano incredibilmente veloce, gli rubò il pane dalle mani.
《JaeBum-ah, non è strano che il nostro principino mangi qualcosa di così povero?》
Mark alzò lo sguardo, vedendo davanti a sé i due Saltatori d’acqua che aveva incontrato la prima volta, lungo la via per il villaggio.
Indietreggiò appena, strisciando indietro e provando a distanziarsi da quelle creature.
《Bada a come parli, sono comunque più grande di te. Porta rispetto》 il più alto dei due aveva appena rimbeccato l’altro, dandogli un leggero schiaffo sulla nuca.
《Un mese! Sei più grande di me di appena un mese》 disse il più basso e muscoloso.
《Un mese e mezzo》 specificò con orgoglio quello che doveva chiamarsi JaeBum.
Vedendoli distratti, Mark raccolse rapidamente la borsa con le erbe, per mettersi a correre via dai Saltatori. Poco importava che stesse andando dalla parte opposta a quella del villaggio, gli era solo necessario superarli abbastanza da non vederli.
Sfortunatamente per lui, le cose non andarono come previsto: quelle due creature erano veloci, e lo raggiunsero in pochi istanti sbarrandogli la strada. Con un terrore irrazionale nel cuore svoltò a sinistra, facendosi largo per una una risaia in cui doveva ancora essere ripiantato il riso. L’acqua gli arrivava alle ginocchia, rallentandolo parecchio, soprattutto se considerato che, chi lo stava seguendo, poteva correre lungo il pelo dell’acqua.
Non capiva quell’angoscia che l’aveva pervaso, che pompava adrenalina nelle sue vene spingendolo a correre più veloce che potesse. I due Saltatori gli erano a pochi metri di distanza, quando iniziò ad andare più veloce. La mente di Mark gli stava suggerendo che quelle, probabilmente, erano le ultime forze rimastegli. Le spese per uno scatto, sperando di allontanare i suoi inseguitori. Quando effettivamente si accorse che quell’energia extra non lo stesse davvero abbandonando, e che le sue ginocchia non erano più lambite dalla fredda acqua melmosa, si rese conto di quello che stava accadendo.
Stava camminando sull’acqua! Non dentro. Sopra!
Seppur impaurito, non si fermò. Continuò a correre, imperterrito, cercando di mettere quanto più spazio fra lui e quei ragazzi.
Dopo pochi istanti dalla realizzazione del fatto che, effettivamente, stava camminado sulle risaie inondate, sentì un grido. Un grido quasi animale, di profondo dolore, lacerare il silenzio del primissimo pomeriggio.
《JACKSON!》 sentì il secondo ragazzo urlare. Mark si fermò, voltandosi a vedere cosa fosse successo.
Il più alto dei due saltatori, osservava il compagno agonizzante mentre cercava di liberarsi da qualcosa.
Quando l’acqua si tinse di un rosso cupo, Mark rammentò le parole del contadino: le trappole! Quel Jackson doveva essere incappato in una delle tante. Cauto, si avvicinò ai saltatori. Il maggiore cercava invano di aprire quella che aveva l’aspetto di una tagliola, molto simile a quelle che nei Monti Blu venivano adoperate per gli orsi,ma di dimensioni ridotte. Il ragazzo intrappolato, invece, sembrava essere svenuto.
《Aiutami, non puoi lasciarlo morire!》 lo supplicò JaeBum, continuando a tirarem pur di aprire la tagliola. Mark valutò rapidamente la situazione. Lui era un erbario, non avrebbe potuto lasciarlo morire.
《Spostati!》 intimò al saltatore, scostandolo malamente. Fece leva su due punti e aprì con facilità la tagliola: era più facile aprire questa che quelle per orsi! Osservò la ferita di quel Jackson,abbastanza grave e tutt’altro che un graffietto superficiale.
Non avrebbe potuto di certo portarlo al villaggio per medicarlo, gli abitanti lo avrebbero scuoiato vivo. Ma non avrebbe nemmeno potuto lasciarlo lì, a morire. L’acqua continuò a macchiarsi di un rosso decisamente poco rassicurante.

《…Ti siamo debitori.》

Una voce risalente a quasi tre mesi prima, ormai. Si morse il labro inferiore, indeciso se portarlo lì o meno. Poteva fare un torto del genere a quele persone? Vide la faccia preoccupata di JaeBum e smise di farsi problemi. Doveva salvare una vita.
Si caricò il saltatore in spalla, tenendolo saldamente dalle cosce e osservando l’orizzonte. Doveva recarsi a est, dare le spalle al sole e sperare di non essere troppo distante dal suo obbiettivo.
《Seguimi》 disse solamente a JaeBum, prima d’iniziare a correre sull’acqua delle risaie. Magari così avrebbe risparmiato un po’ di strada.
Ci volle un’ora prima di scorgere la casa ricoperta d’edera. Sperava vivamente che Bora comprendesse la situazione.
Dietro di sé sentiva il saltatore, ancora sano recitare un mantra, di cui ben presto decifrò le parole.
《Non morire, Jackson. Ti prego, non morire…》











A/N: oh ma salve! Si non state avendo le allucinazioni, ho aggiornato prima di 6 mesi. Miracolo! Mi scuso per eventuali errori di battitura, ma sia io che il mio beta siamo pieni di impegni, questo implica una minor attenzione verso alcune cosuccie…. Whoooops #sorrynotsorry
Che dire, spero mi lasicate un commentni per sapere cosa ne pensate
Baci
Hyre
  
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