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Autore: Atlantislux    19/03/2009    7 recensioni
Gli universi di Earl ed Earth collidono, mentre qualcosa di oscuro li minaccia entrambi.
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Earth' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Colonizzazione - Epilogo


9 aprile, Earth, Windbloom City

Il panorama offerto dalla capitale dell'Alleanza Occidentale, che si godeva dall’ultimo piano del ospedale militare dove avevano ricoverato Shizuru Viola, non era migliorato dall'ultima volta che Natsuki Krueger era stata lì. Vedere la città di notte, poi, dopo un temporale che aveva reso le superfici dei grattacieli lucide di pioggia, non contribuiva ad addolcirne l'aspetto. Lo sguardo della Direttrice, o ex-Direttrice, come rispondeva a chi le chiedeva il suo grado – perché tutti in quel posto sembravano avere un nome, un grado e un numero di matricola -, si spinse fino al Palazzo Presidenziale, le cui guglie svettavano in lontananza.
'È addirittura stato costruito nello stesso punto del Castello di Fuuka, ma tutte le similitudini finiscono lì. Come questa nera città che sembra il rovescio di quella di Windbloom, la sua immagine in negativo.'
Sapeva che negli anni a venire schiere di antropologi si sarebbero sbizzarriti a scoprire le differenze e le analogie tra il popolo di Earth e quello di Earl ma, in quel momento, a Natsuki premeva solo una cosa: che Shizuru si rimettesse il prima possibile, così da poter lasciare quel luogo da incubo nel più breve tempo possibile.
Non si era mai soffermata a considerare l'avito castello paterno come un luogo nel quale passare la sua vita, ma in quei giorni stava seriamente considerando di ritirarvisi, anche se dubitava che la solare Shizuru avrebbe apprezzato a lungo i panorami aspri e le cupe foreste della Contea di Terranova. Lei stessa dopo un po' ci si sentiva soffocare.
'Ma posso sopportarlo, insieme ai miei parenti; tutto pur di andarmene da qui e non posare più gli occhi sulla rovina del Garderobe...'
Appoggiata alla balaustra, la strinse fino a farsi male. 'Eppure non dovrei sfuggire così le mie responsabilità.'
Si rendeva conto di non aver avuto molte scelte e che, in fin dei conti, non era andata poi così male, ma la sconfitta patita dalle Otome le bruciava, e le faceva scendere lacrime di rabbia quando era certa che nessuno potesse vederla.
Dietro di lei sentì il soffice rumore di una porta scorrevole che si apriva, e si girò a fronteggiare chi aveva disturbato i suoi cupi pensieri. I suoi occhi incontrarono quelli del Generale De Windbloom, e la donna le lanciò un pallido sorriso di intesa.
Mashiro aveva un aspetto decisamente più riposato, rispetto a qualche giorno prima, dal momento che le escoriazioni e gli ematomi le erano scomparsi dal volto. Natsuki l'aveva incrociata solo di sfuggita in quei giorni, ma aveva notato come avesse preso l'abitudine di tenersi i capelli sciolti sulle spalle, circostanza che le dava un aspetto soave. Era lo sguardo di Mashiro che smentiva però l'apparenza angelica. Nemmeno quando era stata una piccola principessina viziata la Regina di Windbloom aveva mai inalberato quell'espressione scaltra e fiera. Lo sguardo di un vincitore.
Natsuki dovette distogliere gli occhi; tutte le notti sognava che gli avvenimenti dell'ultimo mese fossero stati solo un incubo, per ritrovarsi al risveglio a maledire i Nobody e tutti gli abitanti di Earth: gli unici che, alla fine, avevano guadagnato qualcosa.
Mashiro la raggiunse alla balconata, indifferente al suo cattivo umore.
“Ho parlato con Yokho e la dottoressa Helene. Shizuru sta rispondendo molto bene alle cure, probabilmente scioglieranno la prognosi tra qualche ora.”
“Sì, è la stessa cosa che hanno detto a me, anche se è in parte merito delle sue nanomacchine, che hanno potenziato il sistema immunitario. Quella loro funzionalità non si è bloccata con la distruzione dello Shinso” rispose Natsuki laconicamente. Poi, ingoiando tutto l'orgoglio ferito che sentiva ribollire dentro di sé, si volse verso Mashiro.
“Io... ti devo ringraziare. Non eri per niente tenuta a curare Shizuru, come tutti gli abitanti di Windbloom e i militari dei vari schieramenti che, Yokho mi ha detto, sono stati trasportati qui.”
Il Generale scosse lievemente la testa. “Per lei, era un atto dovuto. La sua eroica azione ha permesso di guadagnare abbastanza tempo alle nostre truppe, e alle tue Otome, perché non fossero completamente schiacciati dagli Heartless. Stessa cosa per i soldati che hanno coraggiosamente combattuto accanto ai nostri. Quanto ai civili... beh, era il minimo che potessimo fare se non volevamo che morissero nel deserto. Malgrado l'idea che ti sei fatta di noi, non sacrifichiamo nessuna vita se non necessario, e non abbiamo nulla contro gli abitanti di Earl; non vi abbiamo mai considerati come dei nemici, solo alleati un po’ riluttanti. Oltretutto, alcuni feriti non sarebbero di certo sopravvissuti se curati nei vostri ospedali.”
Natsuki riconobbe la velata critica, ma cercò di soprassedere. Oramai, le sue proteste non avrebbero fatto più nessuna differenza.
Sospirò invece pesantemente, cogliendo l'occasione per togliersi un peso dal cuore. “Cosa avete in mente, allora?” chiese, tentando di rimanere tranquilla.
L'altra incrociò le braccia al petto, volgendo gli occhi verso il Palazzo Presidenziale. “Il nostro sistema planetario di difesa verrà esteso ad Earl, che beneficerà dei vantaggi di avere una flotta di astronavi dislocabile in ogni momento, e una costellazione di satelliti per il rilevamento e l'annichilazione di ogni minaccia esterna. La nostra struttura militare e, in parte, la nostra economia, verranno integrati con i vostri in modo che, sul lungo periodo, i nostri mondi diventino un vero sistema binario. Autosufficienti, ma in grado di compensare l’uno le mancanze dell’altro. Politicamente, ovviamente, la creazione di un’unica istituzione sovranazionale con la quale dialogare verrà incoraggiata anche se, per ora, non abbiamo intenzione di deporre nessuna di quelle teste dure dei vostri regnanti. Sempre che si dimostrino cooperativi.”
Natsuki sorrise di sbieco. “Certo. Perché alla fine, dopo tante belle parole, noi rimaniamo sempre una vostra colonia e il mercato di sbocco dei vostri prodotti. Un luogo dove voi imporrete le vostre leggi se non collaboreremo spontaneamente.”
“Non te lo nascondo. Almeno per questa generazione sarà così. Ma ricordati che quelli che nasceranno ora cresceranno in una realtà completamente diversa da quella che io e te abbiamo conosciuto. Vivranno in un multiverso senza barriere, dove i Nobody potrebbero non essere l'ultima minaccia che si troveranno ad affrontare. Per questo, noi dovremo fare dei sacrifici, perché abbiamo il dovere di progettare per i nostri figli un futuro che dovrà essere il più sicuro possibile. E, purtroppo, dato il particolare status del tuo pianeta, sarà Earl a dover essere maggiormente rivoluzionato.”
“Non avevo dubbi.”
Natsuki si rese conto di quanto acida era stata la sua replica, ma il sorriso di Mashiro non vacillò.
“Ricordati che rimane sempre il punto di contatto tra il nostro multiverso e quello dei Nobody e, come tale, dovrete essere sempre all’erta.”
Natsuki corrugò le sopracciglia, fissando Mashiro perplessa. “Ti aspetti che quella minaccia si ripresenti? Ma la distors…”
“È chiusa. Per ora” tagliò corto il Generale. “Ma ricordati che è generata dalla gravità di Earl. E il pianeta è ancora al suo posto.” Mashiro picchettò lievemente un’unghia sulla balaustra, mentre il suo sguardo di velava di leggera preoccupazione.
“È come uno strappo nel tessuto dell’universo. L’Harmonium c’ha messo una pezza temporanea, ma i nostri scienziati non escludono che in futuro non si possa riaprire. Per questo stanno esaminando l’arma; dobbiamo essere certi che, se una prossima volta ci sarà, quell’affare non ci giocherà più nessuno scherzo. Se possibile, tenteremo anche di rimuovere il blocco che fa sì che solo i legittimi eredi di Windbloom lo possano usare.”
Natsuki annuì e, considerato che l’atmosfera tra le due si era rilassata, si decise a porre la domanda che più le premeva. “Cosa ne sarà del Garderobe?”
“Non sarà smantellato, se è questo di cui hai paura. La tecnologia che lì è custodita è molto più avanzata della nostra, e ci servirà. Come servirà al vostro stesso mondo. E non fare quella faccia perplessa. Ci sono informazioni che terremo comunque classificate; segreti militari che non saranno divulgati, quanto al resto… beh, vedremo di cosa il vostro popolo ha bisogno. Di certo, la ricerca scientifica verrà incoraggiata, e il Garderobe accoglierà gli studiosi che vorranno approfondire ciò che troveremo nella Biblioteca Proibita. Ma non solo…”
Mashiro fece una pausa, e Natsuki si chiese cosa sarebbe venuto dopo. Fino a quel punto poteva anche essere in principio d’accordo con Mashiro, ma per quanto riguardava le Otome?
Il Generale riprese, decisa. “Il Professor Gal, con l’aiuto di Irina e Takeda, stanno lavorando affinché lo Shinso venga ripristinato il prima possibile, ma il sistema dovrà cambiare radicalmente.”
Natsuki non riuscì a non trattenere il fiato. “Quanto?”
“A tal punto che la vostra Fondatrice stenterebbe a riconoscerlo, se è questo che ti stai chiedendo” le rispose netta Mashiro, senza addolcirle la pillola. “Se vuoi le specifiche tecniche devi chiedere a Takeda e alla Dottoressa Helene, ma ti basti sapere che non sarà più basato su un singolo computer centrale, ma su una rete di nodi sparse in tutto il pianeta, che tuttavia non gestiranno la materializzazione, ma monitoreranno semplicemente lo status fisico dei combattenti. I quali, a loro volta, saranno direttamente in grado di accedere alla propria armatura, che non avrà più bisogno della certificazione di un Master per poter essere materializzata.”
“Immagino che risolverete anche il problema del cromosoma Y” la interruppe Natsuki, per niente sorpresa di quello che Mashiro le stava dicendo. Era ciò che la condottiera di Earth aveva promesso a tutti i regnanti, non appena sbarcata su Earl, e stava solo mantenendo la sua parola.
“Ovviamente sì. Non possiamo permetterci di escludere nessuno dalla selezione, perché il Garderobe diventerà l’accademia dell’elite delle nostre truppe, e accoglierà tutti i giovani, ragazze e ragazze, di Earth e di Earl, e anche dei pianeti nostri alleati, che dimostreranno di esserne all’altezza.” Mashiro tornò a sorriderle, squadrando le spalle. “Non più decorazioni per la nobiltà, ma scudi per l’intera popolazione. Qualcuno ha già proposto di chiamarli KNIGHT.”
Natsuki, pur se con comprensibile riserbo, annuì leggermente all’indirizzo del Generale.
‘Perché no? Oramai le condizioni sono cambiate, e abbiamo appurato sulla nostra pelle che le Otome sono inutili in certi tipi di guerre.’
“Da un certo punto di vista, sono d’accordo con te” concesse a Mashiro.
“Ne sono felice. Per questo, una volta che Shizuru starà meglio, vorrei che riconsiderassi l’idea di abbandonare la tua posizione di Direttrice. Nessuna delle Otome rimaste potrebbe prendere il tuo posto e, se possibile, non vorremo imporvi nessuno.”
Natsuki non riuscì a non sopprimere una smorfia. “Sono commossa dalla tua comprensione, sei gentile a lasciarci almeno l'illusione di non essere in tutto e per tutto una vostra proprietà.”
“Oh, ma lo siete, in un certo senso” le rispose Mashiro. “Però noi non siamo stupidi. Come ti ho detto, il nostro futuro è insieme, che tu lo voglia o no, ma la transizione sarà un momento delicato, che preferiremmo gestiste direttamente. Dopotutto, chi meglio del popolo di Earl... conosce il popolo di Earl? Tutto quello che ci preme è che le persone nei posti chiave siano le migliori. Soprattutto ai vertici del Garderobe e di Windbloom.”
“Ti stai candidando?” Natsuki chiese svogliatamente.
“No, Nina Wang ha già acconsentito a riprendersi titolo e trono, e io non potrei esserne più felice. È lei la persona più adatta.”
Natsuki contrasse istintivamente i pugni.
“Ne sei certa? È lei o è forse Nagi, che sarà l'eminenza grigia dietro il trono, e governerà per mezzo di Nina?” chiese duramente la donna, con nella voce una traccia del passato antagonismo.
Ma il Generale dismise le sua protesta facendo spallucce. “Natsuki. Te lo ripeto, anche se l'hai detto tu prima: Earl è già nostro. Credi ci serva una scusa per mettere chi vogliamo dove vogliamo? Vuoi sapere la verità? Nagi mi serve in quella posizione, e anche a te, se ci pensi bene. Perché lui è un bugiardo allegro e impenitente che persegue solo i suoi fini, ma Nina è una vera mina vagante, e solo Nagi ha dimostrato di saperla manovrare.”
Come sempre, a sentir nominare quell’argomento, lo stomaco di Natsuki si torse dal disgusto. “Ti prego, non farmi pensare all’ultima tattica che quel bastardo ha adottato, che anche tu stai tranquillamente avallando, dopo avergliela sicuramente suggerita.”
“Oh, ma pensi davvero che io sia così bieca? E non essere puritana, Direttrice” Mashiro le rispose facendole l’occhiolino. “Da come la metti sembra che tu stia parlando di stupro. Mentre Nina è una donna adulta, se non avesse voluto andare a letto con lui, Nagi non l’avrebbe mai costretta. Non è quel genere di uomo. Avrebbe solo trovato un altro modo per circuirla.”
Natsuki scoccò a Mashiro uno sguardo scandalizzato. “Donna adulta?” urlò, battendo una mano sulla ringhiera. “Lui è un adulto, e ha avuto gioco facile con lei. Nina ha diciannove anni, per la Fondatrice. È una bambina. Non ha la minima idea di cosa sia l'amore, per non parlare del...”
Natsuki incespicò, avvampando sotto lo sguardo divertito di Mashiro.
“Del sesso? Scommetto che adesso lo sa” finì il Generale per lei, soavemente, facendo grugnire Natsuki dallo sconforto. La Direttrice distolse lo sguardo offesa ma, dopo qualche secondo di pesante silenzio, sentì sulla sua spalla la mano di Mashiro.
“Natsuki, Nina era forse una bambina dieci giorni fa, quando l'ha spedita ad usare l'Harmonium? Era una bambina quattro anni fa, quando divenne l'assassina che l'avevate addestrata ad essere? Era una bambina quando tentò di sedurre il padre adottivo, per far finire quello strazio? Ha vissuto con lui mesi da sola, accudendolo quando la gente del vostro pianeta si augurava solo che fossero morti entrambi. Era una bambina anche allora? Ragiona, per favore. Ancora una volta ti stai facendo accecare dal tuo odio per Nagi, quando la responsabilità di aver trasformato Nina in quello che è ricade su tutti voi. Lui ha solo approfittato di quello che il Garderobe, e l’intera società di Earl, gli ha offerto su un piatto d’argento.”
Malgrado le accuse, il tono di Mashiro era dolce, e sorprese Natsuki. Si girò verso il Generale, scoprendo nei suoi occhi verdi un'espressione dolente che non si aspettava.
“Nina non è più da anni un'inconsapevole verginella, Direttrice” continuò Mashiro. “Si sa difendere benissimo da sola, e sono convinta che lo stia facendo di proposito di legare a sé Nagi. Perché tra tutti voi, è proprio lei quella che ha più sofferto per mano sua, e che è più consapevole di quanto sia pericoloso. E non è forse di Earl, il detto illuminante che gli amici vanno tenuti vicino, e i nemici ancora di più? Quei due si terranno sotto controllo a vicenda, e per noi sarà solo un vantaggio.”
“Purché non trovino un obbiettivo comune da perseguire” Natsuki rispose rigidamente, con il cuore stretto da un presentimento troppo terribile per dirlo a parole. Ma lo scacciò scuotendo la testa. “In ogni caso, mi sorprendi a parlare in questi termini di Nagi. Solo qualche settimana fa sembravi ammirarlo. E lo dici con me, poi. Non credevo di avere guadagnato così tanto la tua fiducia.”
Un sorrisetto subdolo spuntò sul volto di Mashiro. “In passato, la collaborazione con lui è stata molto vantaggiosa. E probabilmente sarà così anche in futuro, ma non mi illudo che potrà mai fare qualcosa senza trarre il massimo dei benefici per sé stesso. È fatto così. Tu invece sei la sua antitesi, non mi stupisco che vi odiate tanto.”
Mashiro distolse gli occhi, arrossendo leggermente.
“Ho imparato a conoscerti, Natsuki. Sei fin troppo testarda e, anche se abbiamo avuto parecchi diverbi, apprezzo che tu combatta fino alla fine per quello in cui credi, rimanendo sempre sincera e leale. Nagi è un collega utile, seppure pericoloso ma, se fossi nata su Earth, tu saresti stata la mia partner ideale.”
Imbarazzata da quella sfilza di complimenti inaspettati, Natsuki si chiese cosa intendesse esattamente Mashiro con quel ‘partner’.
“Ma qui c’era la mia omonima. Non era di tuo gusto?” chiese con un sogghigno, tentando disperatamente di sdrammatizzare, mentre un sospetto atroce cominciava a farsi strada dentro di lei.
“Chi? Quell’eterea rimbecillita della Presidentessa? Per favore, non aveva niente di te, se non l’aspetto. Da quel punto di vista, capisco l’insistenza del Generale Viola nell’andare a prelevarti tra tutte le candidate possibili. Credo che in quelle poche ore che tu sei stata qui, lei ti abbia amata più di quanto abbia mai amato la sua Natsuki o non avrebbe così fortemente perseguito quella folle idea che aveva in mente.” Mashiro la fissò socchiudendo gli occhi. “E io, non posso dire di non capirla.”
Natsuki, a quel punto, si allontanò leggermente dal Generale, quasi in preda al panico. “È un pensiero molto… gentile. E apprezzo il fatto che tu mi stimi così tanto. È una sorpresa per me. Io... beh, malgrado tutti i nostri contrasti, non posso dire di non ricambiare l'ammirazione che hai per me. Tu sei... molto intelligente nelle tue argomentazioni. È un peccato che siamo nate dalla parte opposta della barricata” bofonchiò, sempre più in difficoltà, cercando un modo per allontanarsi senza offendere Mashiro. Che le sorrise di sbieco.
“Ma adesso non lo siamo più. Quindi, festeggeresti l'armistizio accettando un mio invito a cena?”
Natsuki sentì il cuore perdere un battito. Solo guardandola in faccia poteva capire che il Generale non aveva assolutamente scherzato. Mashiro non era una che parlava a vanvera. E Natsuki non aveva dubbi su dove volesse andare a parare. Adesso, finalmente, riconosceva tutti i segni.
“Non mi sembra opportuno, in questo momento” le rispose netta. “Non con Shizuru in quelle condizioni.”
“Cosa c’entra? In questo momento è nel luogo più adatto a lei, circondata dai migliori medici. E tu non le puoi di certo essere d’aiuto.”
“Lo capisco, ma non mi sento nemmeno di uscire a divertirmi, soprattutto se…”
Natsuki si bloccò nel mezzo della frase, spiando la reazione di Mashiro. Che però si mise a ridacchiare.
“Soprattutto se è un appuntamento galante? Hai ragione, Direttrice. E mi aspettavo questa risposta.” La donna la folgorò con un sorriso smagliante. “Ma, sai, hai davvero una brutta opinione di me, se pensi che io ti soffierei alla tua donna mentre quella se ne sta immobilizzata in un letto.”
“E quindi?”
Mashiro, di qualche centimetro più alta di Natsuki, si erse in tutta la sua statura. “Immagino che, non appena si riprenderà, dovrò sfidarla a duello. Non si usa così da voi?”
“Ma che stai dicendo?” esplose la Direttrice, incerta se scoppiare a ridere o mettersi a piangere. L'intera situazione era surreale.
“Nessuna di voi due mi metterà in palio come una vacca al macello” tuonò inorridita, sperando in cuor suo che Mashiro desistesse da quella stupida idea prima che Shizuru fosse guarita. Conoscendo la sua amante, era quasi certa che l'ex Incantevole Ametista avrebbe accettato, anche solo per farle un malizioso dispetto. “E poi, per quanto tu possa essere allenata, ricordati che Shizuru rimane sempre la migliore delle Otome. Con o senza armatura.”
Mashiro sembrò far poco caso alla sua protesta. Si guardò invece le unghie, apparentemente disinteressata. “Ah, sì. Beh, è chiaro che lei riavrà la sua armatura, altrimenti dove sta il divertimento?”
“Ma che stai blaterando?” Natsuki chiese disorientata. Al che, un ennesimo sorriso radioso arrivò al suo indirizzo. Cominciavano a sembrarle un po' preoccupanti, come se Mashiro le stesse nascondendo qualcosa. Mai come in quel momento la donna le era sembrata simile alla sua controparte più giovane, un attimo prima di fare un'improbabile marachella.
E infatti il Generale, senza mai staccarle gli occhi di dosso, salì agilmente sulla ringhiera, cinquanta piani sopra il livello della strada.
Natsuki sbarrò gli occhi, pronta ad intervenire, ma Mashiro la bloccò stendendo la mano, con il palmo rivolto verso di lei.
“Sai, è solo un prototipo che la Dottoressa Helene e i nostri scienziati hanno sviluppato. Non ho nessun intenzione di far andare in giro i miei soldati conciati così, ma per cominciare abbiamo dovuto copiare i vostri pattern.”
“Prototipo?”
“Questo.”
Mashiro si scostò i capelli, e solo allora Natsuki lo vide. Al lobo sinistro della giovane brillava un orecchino nero. Si sentì agghiacciare.
“Materialize!” urlò Mashiro, che venne circondata da una nuvola di scariche elettriche. Quando si dissiparono, le gambe di Natsuki decisero che non l'avrebbero più sorretta. La Direttrice si ritrovò accasciata al suolo mentre, a qualche centimetro di altezza dalla balconata, Mashiro De Windbloom levitava orgogliosamente nella sua sfavillante armatura di Otome.
“Sei rimasta senza parole? Devo ammettere che, nonostante io abbia gusti decisamente più sobri, questa non è per niente male” esclamò il Generale, felice come una ragazzina. Roteò su sé stessa per mostrare a Natsuki quello che gli scienziati di Earth avevano concepito, e la Direttrice si sentì avvampare fino alla cima dei capelli.
Malgrado Mashiro avesse affermato più di una volta di trovare ridicole certe materializzazioni, la sua non era certo da meno. Anzi. Solo quelle di Mahya e Akane erano state più imbarazzanti. Natsuki diede una veloce occhiata al lucido corpetto sgambato, alle gambe nude avvolte fino alla coscia negli stivali neri, ai nastri e alle decorazioni che svolazzavano attorno al corpo snello ma muscoloso di Mashiro, in armonioso contrasto con i capelli ametista. Poi, cercò di tenere gli occhi fissi esclusivamente sul suo volto, leggermente arrossato e più bello che mai.
“L’abbiamo chiamato Black Smoke Chrysoberyl(1), come la nostra astronave ammiraglia. Ti piace?”
“Sai” Natsuki mormorò con la gola secca. “Credo che abbiate un po' esagerato.”
Il Generale, però, sembrò non prestarle per nulla attenzione. Al contrario, atterrò davanti a lei, e le puntò un dito contro. “Tu sarai mia, Natsuki Krueger” dichiarò con la stessa voce decisa con la quale aveva annunciato la mobilitazione delle sue truppe contro i Nobody.
Vagamente divertita, colpevolmente lusingata ma, soprattutto, molto preoccupata, Natsuki cominciò a trovare le nere foreste della Contea di Terranova decisamente invitanti.


9 aprile, Earl, deserto attorno a Windbloom

Nina si girò nel letto, dove aveva passato giorni nel torpore abulico indotto dai farmaci, riuscendo ad allontanarsene solo per mangiare e lavarsi, senza parlare con nessuno eccetto il Generale De Windbloom e Nagi. Con Mashiro l’incontro era stato breve; Nina sapeva cosa le sarebbe stato chiesto, e che non avrebbe potuto rifiutare. Aveva liquidato la faccenda velocemente, dando la propria disponibilità e desiderando solo di tornare a dormire.
Nagi invece era diventato una presenza costante accanto a lei, con quel suo nuovo modo di trattarla a metà tra l’adulazione e la circospezione. Nina sapeva che l’ex Arciduca stava solo impiegando con lei l’ennesima tattica, quella che in quel momento sembrava più adatta all’albino per conquistarsi la sua simpatia, ma lei aveva deciso di non darci troppo peso. Le bastava solo che le rimanesse accanto, che ci fosse quando lei si svegliava dagli incubi che popolavano le sue notti. La volta precedente aveva passato quel periodo raggomitolata ai piedi del letto di Sergay, del quale non osava nemmeno afferrare una mano; lui aveva già troppo di cui guarire di suo, e Nina si era fatta bastare il solo saperlo con lei. Doveva però ammettere che avere invece qualcuno da abbracciare era estremamente più consolante.
Sentì una mano sfiorarle la sua, e dita giocare sul dorso. Sorrise nel dormiveglia, e afferrò d’istinto la mano sottile che l’aveva disturbata. Socchiuse la bocca per pronunciare un nome, bloccandosi tuttavia all’improvviso.
“Na...”
Si svegliò di scatto, spalancando le palpebre. Nagi aveva mani affusolate, ma non così tanto. Infatti, fu di una ragazza gli occhi che si trovò davanti. Occhi grandi e azzurri come l’oceano.
“Arika!” esclamò in un tono gutturale che fece passare un’ombra di malumore sul viso dell’altra.
“Scusa, ti ho svegliata” si affrettò a ribattere Arika, lasciandole la mano come se scottasse. L’espressione improvvisamente mesta dell’amica intristì anche Nina, che si levò a sedere sul letto. Era felice che fosse lì, anche se poteva vederle chiaramente in faccia che la guerra aveva preteso molto da lei. Arika non sarebbe mai più tornata la spensierata ragazza di prima.
“No. Stavo solo oziando. Hai fatto bene a venirmi a trovare.”
Arika annuì. “L’avrei fatto anche prima, ma la sicurezza intorno a questo edificio è massima. Mi hanno subito rassicurata sulle tue condizioni, ma non mi hanno assolutamente lasciata entrare.”
La ragazza arrossì, sollevandosi un lembo dei pantaloni e mostrando a Nina una brutta sbucciatura su una caviglia. “Ecco. Ho anche tentato di passare dal tetto ma sono caduta di sotto, e i soldati hanno minacciato di sculacciarmi se l’avessi rifatto.”
La confessione strappò a Nina uno sguardo di disapprovazione. “Arika. Sei sempre la solita. Oramai non sei più una bambina, quando imparerai come ci si comporta?”
“Ah... Nina, quando fai così sembri proprio Miss Maria.”
La battuta, così scontata tra loro, invece delle solite risate le fece invece impallidire entrambe. Gli occhi di Arika si riempirono di lacrime, mentre Nina si stringeva il lenzuolo al petto.
“Nina, che disastro che è stato” fu l’unico commento dell’ex-Zaffiro del Cielo Blu, e Nina non trovò niente di meglio da fare che annuire sconsolata. Di tutto quello che era successo al Garderobe, dopo che se ne erano andati, aveva avuto un dettagliato racconto da Nagi, e non era riuscita a trattenere le lacrime per tutte le compagne perse. Anche per la burbera Miss Maria, che era stata un po’ la nonna che non aveva mai avuto.
Si riscosse, allungando una mano per asciugare gli occhi dell’amica. Aveva pianto abbastanza, e Arika le aveva fatto ricordare che era da giorni isolata dal mondo.
“Adesso basta” esclamò convinta. “Ci sarà tempo di celebrare le nostre perdite, ma adesso abbiamo tante cose da fare. Non è vero?”
Arika annuì, visibilmente sollevata dal suo tono deciso. “Sì. Ti avranno detto che la città di Windbloom è stata fatta evacuare. Ci troviamo nel deserto, appena al di là delle montagne, in un campo profughi costruito da quelli di Earth con il supporto delle truppe di Aries e Florince.” Un lieve sorriso increspò le labbra di Arika. “Tutta Earl ha mandato aiuti.”
“Ne sono felice.”
“Di’, Nina, non ti piacerebbe uscire a fare un giro? Non sei stanca di questa stanza? Capisco che questi edifici sono provvisori, ma io trovo l’arredamento di Earth così asettico.”
La ragazza si guardò in giro, facendo una smorfia al commento di Arika.
Il prefabbricato era solido, ma le pareti azzurro polvere erano decisamente tristi, come le stilizzate lampade integrate nelle pareti, e l’anonima sedia ingombra di libri sulla storia di Earth che giaceva accanto all’ampio letto. Le finestre erano strette, sistemate troppo in alto sul muro per poter vedere altro che non fosse uno scorcio di cielo blu.
La prima volta che aveva aperto gli occhi Nina si era sentita in prigione, ma poi aveva cominciato a considerare quell’ambiente sicuro e confortevole. Esitava a lasciarlo, anche se sia Nagi che i dottori da un paio di giorni la stavano sollecitando ad uscire. Perché fisicamente stava bene e la sua spalla era in via di guarigione; non c’era più nulla che le medicine potessero curare, e la sua reclusione era ormai inutile.
“A me non dispiace, dopotutto. È molto… pulito” mormorò, adocchiando Arika insospettita. Che l’avessero mandata per attirarla fuori, visto che le era sempre stato impossibile resistere alla pestifera brunetta?
E, in effetti, si impietosì immediatamente quando Arika la guardò spalancando gli occhi lucidi, più simili a quelli di un cucciolo che di una ragazza.
“Ti prego, Nina…”
“Va bene, va bene” rispose lei a precipizio, prima di cambiare idea. “Ma avrò bisogno di qualcosa da mettermi” disse debolmente, consapevole di indossare solo una leggera vestaglietta.
“Ti ho portato la mia uniforme da Meister. Puoi indossare questa, nell’attesa di trovare qualcosa che ti vada bene. Purtroppo abbiamo dovuto lasciare il Castello in tutta fretta, e non sono riuscita a raccattare nessun tuo vestito.”
Arika estrasse dalla borsa che aveva appresso la veste azzurra con le insegne di Windbloom, e gliela allungò, senza che però Nina facesse il gesto di prenderla. La ragazza guardò l’uniforme rattristata, poi scosse la testa.
“Meglio di no. Per favore, va bene qualunque cosa, ma questa non posso indossarla.”
“Perché? Più o meno dovrebbe andarti bene, forse sarà giusto un po’…”
“Ti prego, Arika, non insistere” Nina disse arrossendo.
L’altra la guardò senza capire, e Nina dovette risolversi ad offrirle la spiegazione meno compromettente.
“Non posso più indossarla… io, non ne ho più il diritto.”
Le sopracciglia di Arika, che si corrugarono su due occhi stupiti, le fecero capire che l’amica non aveva assolutamente inteso quello che lei voleva dire. Ancora una volta, maledisse l’ingenuità della ragazza.
“Perché no? Anche se lo Shinso è al momento disabilitato tu rimani una vera Otome. Quella che c’ha salvato tutti. Credi che non si sappia? Tu più di tutte hai...”
“Arika!” la interruppe Nina quasi ferocemente, mentre il suo viso aveva ormai assunto il colore delle melanzane. “Io non ho più il privilegio di Otome di indossare l’uniforme da Meister.”
A quell’esplosione la comprensione filtrò lenta in Arika, che avvampò al pari di Nina, portandosi le mani alla bocca.
“Oh… mi spiace… Io… non pensavo… Chi…?”
Fu un colpo al cuore per Nina vedere il volto dell’amica che impallidiva repentinamente, così come si era velocemente arrossato. Pur nella sua ingenuità, Arika doveva esserci arrivata subito all’identità di quel ‘chi’.
Nina rimase zitta a scrutarla, cominciando a farsene una ragione se, dopo quella rivelazione, Arika fosse fuggita dalla sua stanza. L’avrebbe capita. Nina era così sicura di quello che sarebbe accaduto che rimase sconvolta quando l’amica non fece nulla di quello che lei aveva temuto. Invece, Arika la sorprese un’altra volta, perché si allungò verso di lei e la abbracciò stretta.
“Nina, ricordati quello che ti dissi prima dell’attacco. Non lasciare che ti manovri un’altra volta, e in modo ancora più crudele. Pensa a tutto il male che ha fatto a Mashiro. Io voglio che tu sia felice.”
Debolmente Nina rispose all’abbraccio, stringendosi alla ragazza e invidiandole profondamente il suo buon cuore e il suo profondo altruismo. Pur essendo sicuramente una guerriera più in gamba, lei non avrebbe mai avuto nessuna delle due cose, né l’empatia necessaria per capire davvero il prossimo.
Si staccò guardandola negli occhi, combattendo per trovare le parole adatte. “Arika, te lo dirò una volta sola. Io e Nagi ci meritiamo a vicenda. E quello che è successo con lui questa volta mi ha dimostrato che anche io, nei suoi confronti, ho qualche argomento di persuasione.”
L’amica la scrutò in attesa di una spiegazione, ma Nina non si sentiva ancora pronta a raccontare come era finita davanti all'Harmonium con Nagi.
“Prima o poi te lo dirò” continuò abbassando gli occhi. “Per ora accontenti di sapere che quello c’è tra noi non è l’attrazione romantica dei protagonisti dei libri che ti piacciono così tanto e, sicuramente, non è il bisogno di attenzione spasmodica che avevo desiderato da Sergay. Nell’accezione comune, probabilmente, il nostro legame non sarebbe nemmeno chiamato amore. Ma è la persona che in questo momento, per una miriade di ragioni, voglio accanto a me.”
Arika le era sembrata a disagio durante il suo discorso ma, alla fine, la sua espressione dubbiosa si tramutò in uno sguardo di disapprovazione. “Non hai bisogno di giustificarti con me. Ma nemmeno far finta di non essere attratta da lui.”
“Non... non ho detto questo” esclamò Nina imbarazzata.
La compagna si alzò dal letto, infilando il vestito azzurro nella borsa senza tanti complimenti. “Oh, certo. Sei bravissima a minimizzare quello che provi per gli altri. Ma lasciamo perdere. Non ti reputi più degna di indossare questo ma non puoi certo uscire in sottana; ti vado a prendere qualcos’altro da metterti.”
Con la mano già sulla maniglia però, l’amica si girò verso di lei, e l'espressione turbolenta si schiarì piano piano. Alla fine, un sorriso birichino crepitò sul volto di Arika.
“Non ti devi vergognare. E poi, Nina è così bella quando è innamorata” le disse facendole l’occhiolino, e riducendola ad un silenzio imbarazzato.


La sabbia del deserto era dura abbastanza perché vi si potesse camminare senza problemi, e le strutture che accoglievano i profughi di Windbloom erano sistemate in file ordinate, pulite ed essenziali. I cittadini transitavano lentamente, con l'aria di non avere nessun posto dove andare, e nessuna ragione al mondo per la quale vivere. Da sotto il cappuccio della cappa nera che Arika le aveva recuperato, Nina scrutò quei visi trepidante. Chissà se avrebbero mai riacquistato un barlume di vita.
Notò soldati in equipaggiamento da guerra pattugliare le strade. Le divise li identificavano come militari di Aries e Florince, anche se c'erano drappelli da Earth sparsi tra loro. I civili non sembravano farci molto caso, come se fossero oramai parte del panorama.
“Quanti morti, Arika?”
Quella era una domanda alla quale Nagi non aveva mai voluto rispondere direttamente.
L'amica scosse la testa. “Migliaia. Ancora non è stato definito un numero. Molti ancora risultano dispersi, ma oramai è qualche giorno che le squadre di soccorso non trovano più nessuno vivo in città.”
Le indicò uno slargo, nel quale i flussi di persone sembravano convergere. “Qualcuno ha avuto l'idea di attaccare al muro di una delle baracche le foto dei famigliari dei quali non aveva più notizie, e dopo un po' altri se ne sono aggiunti. Ora è una processione di gente che passa lì davanti. È diventato un po' un luogo di ritrovo...”
La voce di Arika deragliò improvvisamente e Nina, comprendendo il suo dolore, e l'angoscia di non aver saputo proteggere tutti, le strinse la mano trascinandola via. Fu solo quando arrivarono ai margini dell'accampamento che Nina si fermò, guardando un'impietrita Arika.
“Te l'ho detto. Basta piangere. Saliamo” le disse indicandole una duna. “Voglio vedere la città.”
Giunsero in cima senza particolare difficoltà, a parte il caldo che costrinse Nina a scostarsi il cappuccio; una volta lassù, lo sguardo della ragazza corse alla catena di monti che circondava Windbloom, nascondendola alla vista.
Un'aeromobile gigantesca, a forma di cuneo, stazionava ad approssimativamente un chilometro sopra il centro della città. Ad una prima occhiata, le sue dimensioni dovevano essere solo di poco più ridotte di Windbloom stessa.
Nina indicò l’oggetto volante. “Cos’è quello?”
“L’astronave ammiraglia della flotta di Earth. È scesa dal cielo ieri notte, e si è posizionata sopra la città.”
“Motivo?”
“Dicono che è per rendere più facili le operazioni di soccorso.”
“Forse, ma non potrebbe esserci simbolo più smaccato del fatto che, ora, sono loro che comandano qui.”
Il tono arido di Nina fece sfuggire una smorfia all'amica.
“Non potrebbe essere altrimenti. Senza di loro saremmo oramai senza difese. Tutte le nazioni e i regni di Earl hanno ormai accettato di collaborare con le truppe del Generale Mashiro.”
“Truppe d'occupazione” non riuscì a non specificare Nina. Comunque mettessero la faccenda, lei non aveva dubbi sulla reale natura di quella collaborazione. Onestamente non poteva dire che non sarebbe andata a vantaggio anche dei cittadini di Earl, ma le piaceva chiamare le cose con il loro nome.
“Sì. Anche se Haruka Armitage sta gestendo la faccenda in modo che la loro influenza sia, per ora, contenuta a quello che ci serve” affermò Arika indicando qualcosa che stava passando sulle loro teste. Nina li guardò aguzzando la vista; erano due RX di un brillante colore verde acido.
“Quello non è il mobile suit del Colonnello Armitage?” chiese.
“Sì, e l'altro è di Haruka. Ha insistito perché gliene dessero uno, e ha imparato a pilotarlo in un giorno. Non lascia mai la sua omonima e, contro ogni previsione, le due stanno andando molto d'accordo.”
Nina sorrise, lieve. Non ne aveva mai avuto dubbi. E se addirittura loro si stavano sforzando di collaborare, ora anche lei doveva dare il suo contributo. La tentazione era fortissima, ma non sarebbe più sparita.
Fissò negli occhi Arika. “Mashiro se n'è andata, ma io non voglio che il suo sogno di creare un paese dove tutti siano felici vada perso. Il Generale vuole che io resti alla guida di Windbloom, ma si sbaglia di grosso se pensa che io sarò il burattino suo e di Nagi.”
“Sembri convinta” le disse innocentemente l'amica.
“Sì. Questo disastro è stato causato anche dalle loro bugie, non me lo scorderò mai, oltre che dall'essere dipendenti da un sistema di difesa obsoleto. Te lo giuro, Arika, io troverò il modo perché non si debba più soffrire, e perché nessuno ci debba più controllare. Da questo momento in poi, il destino è tornato nelle mani di tutti noi. Tu sarai con me?”
Che le sue parole avessero fatto un certo effetto su Arika, Nina poteva vederlo dagli occhi spalancati, e leggermente lucidi della ragazza. Che, non appena le pose la domanda, piegò una gamba fino a trovarsi in ginocchio davanti a lei. “Sì, mia Regina” le disse con trasporto.
Un movimento all'estremità del suo campo visivo fece girare a Nina la testa verso l'accampamento, che si stendeva ampio ai piedi delle dune. Una folla si era radunata laggiù, e i loro volti erano tutti alzati verso di lei.
Per un attimo, un brivido di paura si arrampicò lungo la sua schiena, ma poi guardò bene in faccia la gente; nonostante le ferite che ricoprivano più o meno tutti, stavano sorridendo. Alcuni, addirittura, piangevano. E stendevano le mani verso di lei.
Non sarebbe riuscita a muoversi se Arika non l'avesse tirata per una manica. “Andiamo, scendiamo a salutare il tuo popolo. Te l'ho detto, tutti sanno quello che hai fatto. Sei colei che ci ha salvati.”
Si lasciò condurre giù, quasi in trance, con nelle orecchie, sempre più forti, le grida della gente che l'acclamava. Poi toccò mani, accarezzò visi e si lasciò sfiorare, quasi con reverenziale timore, dal popolo di Windbloom che la guardava come se fosse una creatura ultraterrena. La parte razionale del suo cervello le disse che era giusto dare a chi aveva così tanto sofferto qualcosa in cui credere e, anche se per tutta la sua vita aveva cercato di passare il più inosservata possibile, in quel momento Nina Wang decise di rinascere come un simbolo.

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Questa volta l’ufficio per la propaganda ha fatto un ottimo lavoro’ pensò Nagi, assistendo allo spettacolo di Nina che veniva adorata dalla folla. Sarebbe bastato che l’avessero accolta favorevolmente come loro nuova regina, ma questo sviluppo era decisamente più interessante.
Si appoggiò ad una delle baracche, attento a non farsi vedere.
Beh, era preventivabile che sarebbe finita così. In mancanza di un capo, e dopo una tragedia del genere, è normale per gli esseri umani aggrapparsi a qualunque cosa che dia loro una speranza; e Nina, pur non essendo dotata di un grammo di carisma, dona almeno l’illusione di essere forte abbastanza per difenderli tutti. Però, chissà cosa ne penserebbero del loro nuovo feticcio se sapessero che per lei la felicità comune val bene una piccola perdita. E chissà come la piccola pazza misura quel sacrificio. Ieri lei e io, e domani quanti? Dieci, mille, centomila... milioni?’
La osservò mentre stringeva le mani della sua gente, sembrando l’incarnazione terrena di una di quelle immagini sacre che lui aveva visto su altri pianeti, più religiosi di Earth e di Earl. Solo che Nagi non era per niente sicuro che Nina fosse una divinità benevola.
Sorrise alla sua fortuna. Vivere a fianco della ragazza sarebbe stato un gioco pericoloso e piacevole, che era assolutamente convinto di poter reggere fino alla fine. Nina, dopotutto, non voleva niente di più che essere amata, e lui stava diventato bravissimo ad assecondarla. Non negava a sé stesso, e a chi glielo chiedeva, che la compagnia della sua ex-Otome era decisamente soddisfacente, sotto molti punti di vista, ma il limite del coinvolgimento emotivo di entrambi Nagi sapeva benissimo dove era posto. Se ne rendeva conto solo guardandola in faccia.
Studiò il profilo altero della ragazza mentre si abbassava ad accarezzare un bambino. L’espressione accigliata smentiva il gesto gentile, e Nagi non poté fare a meno di sogghignare. Perché nemmeno al culmine della passione quell’ombra torva si dileguava, ed era una cosa che lo divertiva a non finire.
È cambiata da quando avrebbe sacrificato il mondo per il suo amore, ma ha solo sostituito l’oggetto di tali estremistiche cure da una persona singola al mondo intero. Quasi quasi ci rimettevo la pelle ma è stata una delle scoperte più interessanti di questa spedizione.
Perché, adesso come allora, la mia Nina è davvero bellissima mentre fa del male alla gente per quello in cui crede. Qualunque cosa sia. Ed è chiaro che io non sono compreso tra quelli che risparmierebbe; forse nessuno lo è. Tanto meglio. Quello che c’è dentro la Biblioteca Proibita è così prezioso che per farlo sparire il Re si è scomodato a venire fin qui e pianificare la distruzione di Earl. Se arrivassimo a scoprire davvero qualcosa, e per guadagnare quel qualcosa ci fossero in gioco tutte le nostre vite, meglio che nessuno si tiri indietro per un motivo così triviale come l’amore.’
D’altronde, Nagi era piuttosto sicuro che tutto per lui sarebbe andato comunque bene. Zexion gliel’aveva detto chiaramente che aveva molte più possibilità degli altri di sopravvivere a qualunque cosa avessero trovato là dentro, e anche Nina; vederla gironzolare in quella cappa nera gli dava infatti uno strano senso di anticipazione, che lo eccitava a non finire.
Se solo fosse riuscito a sistemare quei due o tre dettagli che stavano tra lui e la completa realizzazione del suo piano...
Decise di staccarsi dal muro per andare a dare un saluto alla sua nuova amante, quando udì un basso ringhio dietro di sé: “Colonnello De Artai.”
Lentamente, si girò su se stesso alzando entrambe le mani, ed atteggiando il suo viso alla più serafica delle espressioni.
“Nina” disse in un sospiro. “Sono felice di vederti.”
Lei, evidentemente, non lo era affatto.
La moglie del Colonnello Sergay Wang stava ritta con le braccia conserte al petto, il mento spinto in fuori, e negli occhi un'espressione implacabile.
Era arrivata la notte prima ma lui, avendo ben altro da fare, aveva chiesto al suo staff di tenerla lontana, e la donna, chiaramente, non l'aveva presa bene.
“Interessante. Vedo che sono stata totalmente rimpiazzata.”
Nagi si era preparato una scusa, ma era anche pronto a dirle la verità. Quella Nina era sottilmente diversa dall'altra, sicuramente più equilibrata, e lui era certo di poterla rabbonire. Quasi certo.
“Non è vero” esclamò velocemente, senza sostanzialmente mentire. Le due donne rispondevano a due esigenze diverse e, al momento, non poteva allontanarne nessuna.
“Bugiardo. Non vedevi l'ora che me ne andassi per portarti a letto quella.”
'Qualcosa del genere' pensò Nagi, ma lei non doveva saperlo. Si corresse. Come ogni donna davvero innamorata, Nina non voleva saperlo; e lui doveva solo darle sufficienti motivi per credergli.
“Sbagliato. L'ho fatto perché Mashiro me l'ha chiesto, lo sai benissimo. E solo dopo averti saputa al sicuro.”
Da vero commediante si mise una mano sul cuore. “Puoi chiederlo al Generale. Aveva molta fiducia in Shiho, lo sai benissimo, e non voleva che tu prendessi il suo posto. L'ho dovuta convincere io.”
“Perché ti interessava soprattutto avermi lontana da qui” puntualizzò lei.
“E me ne fai una colpa? Non avevi più ragione di rimanere, e facendolo avresti sofferto e basta. Forse ti avrebbero ucciso. Inutilmente. E perché avrei dovuto costringerti a restare sulla superficie? Mi conosci, credi che mi piaccia tormentarti senza una ragione?”
Le sopracciglia di Nina si aggrottarono su occhi adesso leggermente dubbiosi, e Nagi seppe di avere già vinto. “Mi hai spedito via perché sapevi che in futuro ti sarei stata ancora utile...”
‘Non esattamente, visto che non sei tu ma tuo marito il pezzo essenziale per controllare lo Stato Maggiore dell'Alleanza Occidentale. Ma non è necessario che tu lo sappia. In realtà avrei davvero potuto lasciarti con Mashiro a morire, e mi sarei risparmiato questa inopportuna scenata di gelosia, ma non sono mai stato crudele senza necessità.’
“No” le precisò, mentendo accuratamente, con una punta di cattiveria nella voce. Non voleva rompere con lei, ma il Maggiore Wang aveva bisogno che le venisse ricordato il suo posto nell’ordine naturale delle cose. “Tu in quel momento non avevi più alcuna utilità per me. Al contrario, mi eri solo d’intralcio. Ma se veramente avessi voluto sbarazzarmi di te, non avrei aperto bocca con Mashiro, e adesso la tua graziosa testolina sarebbe accanto a quella di Arika: sul tavolo dell’obitorio, in attesa di essere riattaccata a quello che resta del corpo.”
Socchiuse gli occhi rosati, soddisfatto di vedere sbiancare la donna davanti a lui. Quella sciocca aveva davvero creduto che lui si sarebbe giustificato balbettando una scusa come quei mariti idioti, colti in fragrante a letto con l’amante? Per completare l’opera, si leccò leggermente le labbra, in un gesto che era apertamente seducente a dispetto della sua espressione glaciale.
“E poi” continuò Nagi, “visto che ti reputi così importante, chiediti se a tuo marito saresti mancata veramente, quando poteva comunque avere me... e la tua controparte più giovane. Di certo a Nina non sarebbe per nulla importato di sostituirti. Anzi.”
Era un colpo davvero basso, che il Maggiore Wang incassò impietrita al suo posto, senza fare niente altro che spalancare gli occhi.
“Con che coraggio me lo dici. Dopo tutto quello che ho fatto per te. Io... io ero pronta a sacrificare la mia...” la donna esalò lentamente.
“Lo so” si affrettò a rispondere Nagi, che addolcì improvvisamente il tono e lo sguardo. “Ma sarebbe stato completamente inutile. Uno spreco insopportabile di un ottimo soldato, di una preziosa amica... e di un’amante appassionata. A dispetto di tutto quello che ti eri preparata a fare, ti ho mai dato l’impressione che mi sarebbe piaciuto riportarti a casa in un sacco per cadaveri?”
Nina rispose solo scuotendo la testa, deglutendo come se stesse cercando di ricacciare indietro le lacrime.
Lui la guardò abbozzando un sorriso. “Non fare la stupida. Tu eri e rimani importante per me.”
Peccato che ci siano cose un po’ più importanti pensò, realizzando che si stava spingendo troppo oltre.
Nina, dal canto suo, finalmente abbassò il capo, e Nagi dovette soffocare un sospiro di sollievo. Non sarebbe finita lì, lo sapeva. Una donna innamorata ha sempre curiosi modi di vendicarsi, ma per un po' sentiva che poteva stare tranquillo.
“Forse” ammise lei, lentamente. Poi andò verso di lui, con in volto un’espressione combattuta. “Ne riparleremo” gli disse con decisione quando gli fu vicina, dandogli, senza preavviso e con tutta la sua forza, un pugno nello stomaco che lo fece boccheggiare. Il giubbotto antiproiettile che portava gli aveva risparmiato un livido, ma non la sorpresa.
Nagi guardò Nina indispettito e un po' offeso, ma lei gli scoccò solo uno sguardo candido.
“Questo non è per me, si intende. È per aver fatto piangere Sergay.”
Poi se ne andò fiera, non meno di quando era arrivata e con solo gli occhi un po’ lucidi, lasciando un perplesso Nagi a fissarla. Di certo, meditò sospirando l'albino, la natura non era stata affatto benevola con lui.
'Passi per l'aspetto malaticcio, ma perché mi devo sempre innamorare di donne così pericolose e complicate?' si chiese, senza riuscire a darsi altra risposta che la sua maledetta incoscienza e sprezzo del pericolo.
“Siamo proprio tutti matti...” canticchiò sottovoce, sentendosi improvvisamente felice come non lo era stato da giorni.


Un altro tempo, un altro luogo

Zexion realizzò che se fosse stato ancora umano non avrebbe saputo quantificare il tempo che Xemnas aveva preteso, da lui e dai suoi compagni, per conoscere da cima a fondo i dettagli della loro spedizione su Earl. Il fatto che la riunione si fosse tenuta davanti agli altri membri dell’Organizzazione, ognuno assiso sul suo alto scranno, aveva dato l’impressione al Burattinaio di trovarsi di fronte ad un tribunale. E, in effetti, non appena Xemnas aveva terminato il suo interrogatorio, e gli altri di porre interessate, noiose, o inutili domande, il Superiore si era lanciato in un'impressionante requisitoria sul fatto che avrebbero dovuto accelerare le operazioni per consolidare la loro superiorità nel loro multiverso di appartenenza, nell’assoluta impossibilità di sapere cosa davvero era successo nell’altro.
Che Xemnas non gli avrebbe del tutto creduto, quando aveva affermato che ogni cosa era stata risolta, Zexion l’aveva preventivato. Quindi, all’ennesimo ‘dobbiamo essere pronti a tutto’, il Nobody si abbassò l’orlo del cappuccio su occhi, trovando molto più interessante scrutare i suoi compagni.
L’aria annoiata di Axel gli dimostrava che il Nobody difficilmente aveva ascoltato Xemnas più di quello che gli era stato necessario per rispondere sgarbatamente alle domande, mentre Marluxia sembrava assorto nei suoi pensieri e, ogni tanto, lanciava a Saïx, il secondo in comando, qualche occhiata curiosa.
Zexion sapeva benissimo perché. ‘Ti ricorda l’Incantevole Ametista, Shizuru Viola? Potrebbe davvero essere il suo analogo qui, di certo hanno parecchi tratti in comune. Come il lato selvaggio che nascondono dietro una facciata quieta e composta, o la cieca fedeltà al loro capo. Beh, in entrambi in casi, hanno le loro ottime ragioni.’
Di colpo Xemnas smise di parlare, e riebbe l’attenzione di tutti. I suoi occhi dorati affondarono in quelli di Zexion.
“Elaborami un modello. Voglio sapere esattamente quante sono le probabilità che il pianeta Earl sia ancora integro, quante che quella gente riesca a riprendere le ricerche sui Cuori, e quante le percentuali di successo. Con i dati che hai raccolto non ti dovrebbe essere affatto difficile.”
Zexion scosse la testa, dissimulando un sorrisetto. ‘Quasi il cento per cento in tutti e tre i casi; meno male che i risultati probabilistici sono soggetti a interpretazione. Ma tanto tu hai già in mente che ci dovremo difendere da loro. È perfettamente inutile rassicurarti.’
“Il prima possibile” gli specificò Xemnas, e il Burattinaio seppe di essere stato brutalmente liquidato.
Si teletrasportò fuori dalla sala, realizzando che se avesse avuto un Cuore si sarebbe probabilmente sentito offeso da quel trattamento, più simile al redarguire un bambino che non ha fatto bene i compiti, che al confrontarsi con un collaboratore, ma immaginava che Xemnas dovesse essere parecchio irritato. Da un certo punto di vista, poteva affermare di essersela cavata egregiamente.
Non è stupido, e deve aver capito che c’è qualcosa in tutta la faccenda che non ha funzionato, ma non sa cos’è e non può provare che uno di noi menta. Le domande incrociate che ci hanno posto hanno solo confermato la nostra versione, e quella che c’ha rimesso di più è giusto la mia reputazione di stratega. Un sacrificio necessario, oserei dire.’
L’unico punto stridente era costituito dall’atteggiamento di Marluxia, che mai durante la sua deposizione aveva mostrato di dubitare delle scelte intraprese da Zexion su Earl. Tutto il contrario di quello che era successo sul pianeta.
Ha capito qualcosa. E si starà preparando a chiedermi un adeguato compenso per aver tenuto la bocca chiusa oggi. Non importa. In ogni caso nemmeno lui può provare nulla. Tutti gli sforzi che faranno per venirne a capo, o per risolvere la situazione sono nulli. E, presto, alla prima emergenza, questa storia verrà dimenticata.’
Il vento gelido fuori dalla loro base lo aggredì, non troppo spiacevolmente. Era solo fastidioso, dopo giorni passati nella calura sotto il sole di Earl. Per un attimo, addirittura, i cumuli di neve addossati ai fianchi degli edifici abbandonati gli ricordarono le sabbie dei deserti di quel mondo. Ne assaporò il ricordo teletrasportandosi sulla cima del Grattacielo della Memoria. Nessuno l'avrebbe disturbato lassù, nemmeno Roxas, che aveva dissuaso a seguirlo con un’occhiata. Quella notte, il telepate non voleva intorno nessuno dei suoi simili.
Si accomodò sulla cima del palazzo, le gambe a penzoloni lungo la facciata di vetro e ghiaccio. Il vento gli portò via tutto il caldo che riuscì a rubargli, ma Zexion si sentì stranamente bene. E neanche degnò di un’occhiata gli schermi giganteschi che, dietro di lui, avevano cominciato a trasmettere le immagini spezzate, e ricomposte in frammenti ipnotici, della spedizione.
Zexion sorrise invece, mentre il suo sguardo si fissava in un punto preciso della volta celeste. Non sapeva quando e non sapeva come ma, presto o tardi, era certo che da lì un segnale sarebbe giunto. E lui, aveva tutto il tempo per aspettarlo.

Fine



Note
(1) Mashiro indossa l'armatura da Meister Otome che è di Nina Wang nel manga di Mai Otome.



_________________________



Considerazioni postume e cose utili da sapere

“Missione compiuta”, posso affermare, ma adesso voglio concedermi il gusto di ammorbarvi un attimo con un paio di riflessioni finali ^__^
La Storia: questa fanfiction è nata da elucubrazioni mie e di Solitaire, che un bel giorno ci siamo chieste se potesse esserci un nemico in grado di mettere in seria difficoltà le Otome. Armi potenti ma adeguate al combattimento uno contro uno stile samurai, tant'è che nella serie i loro scontri sembrano più tornei cavallereschi che non vere e proprie battaglie. Quindi ci servivano antagonisti non necessariamente equivalenti come potenza di fuoco, ma numerosi e astuti. E il fandom di Kingdom Hearts forniva il nemico adatto alla bisogna... anche troppo XD
Tant'è che questo scontro di titani mi diede anche la possibilità di “importare” sul pianeta Earl i loro fratelli gemelli cattivi di Earth che, lo ammetto, non ne vedevano l'ora. ^_^
Il Generale Mashiro: parlo di lei per prima perché, nonostante non avessi affatto pensato che il suo personaggio dovesse avere uno spazio così grande, in fin della fiera trovo che sia quello che mi sia venuto fuori meglio, che mi ha dato più soddisfazioni, e quello che ho trovato più facile da muovere. Che sia perché tra i miei film preferiti c'è sempre stato “Patton, Generale d'Acciaio”? Anche se Mashiro, date le sue simpatie per l'Asse, ha certamente più considerazione per il Feldmaresciallo Rommel, con il quale condivide l'estrazione popolare, la gavetta, e il brutto carattere.
Natsuki: ogni tanto mi ha fatto quasi pena, stretta tra il suo ruolo di Direttrice, quello di diplomatica, e quello di Otome. Mi rendo conto che le circostanze a volte l'hanno fatta sembrare un po' irresoluta, ma è la Sunrise che l'ha messa in quella posizione idiota, non io. Purtroppo, ho dovuto lavorare con quello che avevo!
Marluxia: lui è un po' l'equivalente Nobody di Mashiro. Zexion è sempre stato il mio pupillo e la mia gioia, mentre per il Leggiadro Sicario non avevo pianificato un ruolo così ampio. Da bravo istigatore di rivolte sotterranee se l'è creato da solo, mi sa... altrimenti, posso solo pensare che sia rimasto così affascinato dall'Incantevole Ametista da decidere di affrontarla ancora per portarsene via la spoglia come ricordo. ;)
Nina: la mia adorabile psicopatica è tornata sul trono. Tutti felici, vero? ;) No, mi spiace ma tutto il mio essere di fangirl si ribellava al vederla sprecare la sua vita a fianco al fattore o, peggio, due passi dietro la falsa regina. Che poi anche il personaggio della Regina Mashiro è assolutamente adorabile ma, come ha detto Nagi, nella vita ci sono cose più importanti.
Nagi: cosa posso ancora dire che non ho già detto su di lui? Questa fanfiction è tutta dedicata al mostriciattolo albino (nel caso qualcuno non se ne fosse ancora accorto ^^), perché nessuno ne aveva mai scritta una che veramente gli rendesse giustizia, o che lo rendesse protagonista senza snaturarlo. Nel migliore dei casi rimaneva quello che era, nel peggiore un sadico psicopatico o un bamboccio redento dall'amore. E non so quale delle due cose è quella che mi schifa di più.
Pazienza, anche se il fandom non ne ha molta considerazione non riusciranno mai a farmi cambiare idea in merito. Anzi, finora, tutti gli insulti che ho letto su di lui mi hanno solo riconfermato i tanti motivi per il quali lo trovo adorabile. Uno su tutti: perché è un buffo, geniale, amorale bastardo che pensa davvero che il mondo migliorerà abbattendo il Garderobe, pur senza mai credersi il buono incompreso della situazione. Anzi! È il cattivo della storia, ci crede fermamente e da tale si comporta. Ma, dopo aver visto i disastri causati da tanti estremisti armati delle migliori intenzioni, un personaggio così è sicuramente rassicurante. Perché, di certo, da lui ti puoi sempre aspettare solo il peggio. Ma chissà che da quel peggio non possa venire fuori anche qualcosa di buono per tutti XD
Il Garderobe e Earl tutto: qui lo posso davvero dire, tutto è bene quel che finisce bene e, da vera fangirl inside, non posso che gioire perché i miei pupilli sono ritornati al posto che gli spettava, psyco Nina e il mio sgorbietto albino hanno trovato l'amore (o qualcosa del genere), e quell'anacronistica baracca popolata da ragazzette in sottana e autoreggenti ha chiuso i battenti per ristrutturazione. Non male per quattordici mesi di lavoro!
Dal prossimo anno scolastico al Garderobe andranno di moda le tute e, a Windbloom, i cappotti di pelle nera. Ma questa è un'altra storia ^^




Saluti veramente finali alle mie care correttrici di bozze e betareader Shainareth e Solitaire che, come scrivo oramai da mesi, sono davvero state d'aiuto.
Un abbraccio poi a quelli che stanno seguendo questa storia da sempre: hinata_chan, FrozenOpera, NicoDevil, Chiarucciapuccia, Gufo_Tave, e quelli che si sono aggiunti in corso d'opera, la mia sorellina Hanako_chan e Celeste, e a chi se la sta leggendo pur non sapendo l'italiano, Galadan e Kezya.
Grazie anche ai tanti che l'hanno aggiunta tra i preferiti e che sono passati a leggerla.
... e adesso basta perché mi sembra di essere alla serata degli Oscar XD
Alla prossima!

Lux
  
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