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Autore: Lapiccolainventastorie    05/02/2016    0 recensioni
Si tratta di un racconto nato per gioco,semplice, fantasioso e simpatico. I protagonisti principali sono: uno gnomo e un topo, arrivato per caso in piccolo paese chiamato Alberandia. Ora tocca a voi, scoprite cosa succede. Buona lettura.
Ps. Mi scuso in anticipo per eventuali errori di distrazione.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Lo Gnomo Peppone
C’era una volta, uno gnomo molto furbo e astuto, si chiamava Peppone. Egli viveva con la sua famiglia nella casa sull’albero, nel paese di Alberandia. Questo paese era molto carino, ogni famiglia viveva dentro un albero, all’interno del quale avevano costruito una piccola dimora, un’ ambiente carino e abitabile. Gli abitanti di Alberandia si conoscevano tutti, sembravano una grande famiglia, amavano e rispettavano ogni angolo di quel posto come se appartenesse ad ognuno di loro. Sembrava un paesino tanto tranquillo e ordinato… ma un giorno succedette qualcosa. Arrivò ad Alberandia un nuovo abitante, che si presentò a tutti come “ il saggio topo Enzino”. Uno straniero, che conquisto subito la stima e il rispetto di tutto il paese, tanto che iniziò a crearsi un piccolo gruppo di seguaci che cresceva giorno dopo giorno. Alberandia non era un paese molto grande eppure la notizia che il Signor topo avesse avuto tanto successo fece il giro di tutto il paese. Questa notizia arrivò all’orecchio del caro gnomo Peppone, il quale ne fece proprio una brutta indigestione :<< Già che è arrivato e si è presentato come “ il Signor topo…”  la dice lunga! E, per di più si è pure creato un gruppo di seguaci! Nessuno fin’ora ad Alberandia si era permesso di creare questi gruppetti, per cosa poi? Per distruggere l’equilibrio del paese? Per sentirsi il primo e far sapere a tutti che conosceva molte cose? Eh … mio caro topo, da poco sei arrivato e già pensi di essere il padrone del paese? Ma ora basta dovrai vedertela con me! Ti faccio vedere io chi è il più saggio del paese!>>.
Nel frattempo ad Alberandia non si faceva altro che parlare di Enzino, delle sue genialità, delle sue idee stravaganti, dei suoi libri, insomma questo topo aveva portato una ventata di aria nuova e tutti gli abitanti erano così incuriositi  che gli gironzolavano intorno e non facevano altro che parlare di lui. L’unico, che non si era mai avvicinato e aveva mantenuto le distanze era lo gnomo Peppone.
 Ma un giorno le loro strade si incrociarono:
<< Salve!>> disse con grande entusiasmo il Signor topo.                                                                           
<> rispose con tono freddo e distaccato lo gnomo Peppone, che continuò il suo cammino senza alzare lo sguardo.                       << Quanta fretta, dove và con tutta questa fretta? Si fermi un momento, non l’ho mai visto! È appena arrivato?>> disse il topo      Enzino.                                                                                           
<< Ah! Ah! Ah! Cosa sta dicendo? Si vede che lei non è molto attento! Non ho tempo da perdere, come ben sai il tempo è molto prezioso! Arrivederci, good bye, arewar!>>. Rispose a mo’ di battuta lo gnomo Peppone.                                                                                         << Gente strana!>> pensò tra sé e sé il signor topo.                                                                          
<> borbottò a voce alta lo gnomo Peppone.
Ormai erano passati mesi da quando Enzino era arrivato ad Alberandia e continuava ad essere molto elogiato e rispettato da tutti, tranne che dallo gnomo Peppone. Ad Alberandia la notizia correva veloce… Dopo l’ultimo incontro tra Peppone e il signor topo i litigi furono molto tempestosi, infatti non riuscivano a trovare un punto d’incontro o meglio, un dialogo. Gli altri cittadini provarono a farli avvicinare, ma non ci fu nulla da fare.
:<< E adesso anche i miei concittadini si mettono in  mezzo! Guai a chi lo tocca il Signor topo, tutti dalla sua parte sono! E io, e io? A me ormai non mi considerano più! Vengo considerato un attacca brighe, un maligno, un superficiale solo perché non ho fatto amicizia con quel topo da quattro soldi! Della sua amicizia e del suo sapere non me ne faccio niente! Io continuerò per la mia strada! Intorno a me non voglio gente che sta a contatto con quel puzzone!>> e così Peppone si allontanò da tutti. L’ultimo litigio con il signor topo fu davvero drastico, tanto che Peppone arrivò a scagliarsi contro di lui con tutta la forza che aveva, da scaraventarlo a terra senza dargli neanche il tempo di reagire. Peppone affrontò il signor topo, e disse: << che questo ti serva da lezione, intesi?>>.
Peppone andò via e il signor Topo si rialzò e proseguì per la sua strada con indifferenza. Intanto  in paese era giunta la notizia…  Sul suo conto si vociferava che era diventato avaro e cattivo, si diceva che era superbo e arrogante con gli altri. Tutti lo guardavano sott’occhio e spettegolavano di lui.                                              
:<> Peppone si rivolse con tono arrabbiato ad un gruppetto di paesani.
 Ma arrivò il giorno in cui… lo gnomo Peppone perse la pazienza e disse : << Basta! Sono stanco ed esausto di sentire tutte queste parole che rendono ancora più importante il Signor topo. Questo tizio e tutti quelli che lo seguono hanno bisogno di una bella lezione! Fin’ora ho sopportato troppe cose sul mio conto, sempre per colpa dell’ultimo arrivato. Non riesco più a pronunciare il suo nome che mi viene il volta stomaco è tutta colpa sua se sono diventato così! Devo trovare un modo per fargliela pagare!>>.
 A Peppone serviva una buona idea per poter agire, ma data la troppa confusione non riusciva a venirne fuori. Era troppo arrabbiato per questo, i piani che aveva escogitato erano risultati fallimentari, però dopo tanti giorni di riflessione arrivò alla sua conclusione: << Ho deciso, metterò tregua tra me e il Signor topo. Questa si che è una  bella furbata, così tutti inizieranno a pensare bene di me e io intanto, agisco indisturbato!>>.                  
L’idea di Peppone era quella di far pace con il Signor topo, infatti un giorno mentre il Signor topo leggeva un libro sull’amicizia ad un gruppetto di persone, lo gnomo Peppone si avvicinò a loro con interesse, e senza dire una parola si mise a sedere. Alla fine della lettura il signor topo chiese a tutti cosa ne pensavano. Peppone, intervenì  subito e senza troppi giri di parole gli fece capire che anche lui credeva all’amicizia e voleva riparare a quello che era successo. Il Signor topo fece finta di niente e continuò a parlare con gli altri. Nei giorni seguenti, Peppone gironzolava intorno al Signor topo che capì subito quali erano le intenzioni dello gnomo, così decise di mettere da parte l’orgoglio e perdonarlo. Ecco che tra di loro nacque un’intesa.
Nel frattempo… :<< Siiii, finalmente ci sono riuscito! Il signor topo ha dato via libera al mio piano!>> esultò Peppone.
 Intanto, gli abitanti di Alberandia stavano organizzando una festa per il Signor topo e Peppone che ormai trascorrevano giornate intere insieme. Erano tutti contenti che finalmente quest’amicizia era sbocciata. La tensione ad Alberandia si era smorzata.
 Peppone decise di agire indisturbato proprio la sera della festa, infatti, mentre tutti festeggiavano la buona notizia egli si allontanò dal gruppetto, prese un fiammifero e corse verso il suo unico bersaglio: la casa del topo Enzino, accese il fuoco, e scappò via di nuovo alla festa, continuando a gironzolare e chiacchierare con gli altri come se niente fosse.La puzza e il fumo attirò l’attenzione di tutti gli abitanti che iniziarono a urlare e dirigersi verso il luogo da cui proveniva il fuoco. Arrivati sul posto videro che la casetta del Signor topo stava andando a fuoco, per un attimo rimasero lì, sbalorditi e imbambolati a guardare, poi però, dopo pochi secondi una voce disse: << Dobbiamo fare qualcosa! Non possiamo lasciare che la casa del Signor topo vada a fuoco!>> e così si diedero una mossa. Tutti, anche lo gnomo Peppone aiutò il resto degli abitanti a spegnere il fuoco. La mattina seguente erano tutti lì, erano riusciti solo in parte a non far bruciare la casa, infatti non vi era rimasto quasi niente. Quando il Signor Enzino entrò in casa rimase a bocca aperta, iniziò ad urlare: << Noooo! I mie libriii! Era l’unica cosa che avevo! Non è possibile ora come faccio senza di essi!>>. Scoppiò così in un pianto ininterrotto. La signora fornaia e suo marito, lo presero dal braccio e lo portarono fuori, intanto gli altri cercavano di prendere quel poco che era rimasto. Nessuno riusciva a consolare il Signor topo, che ormai piangeva da due giorni, mentre il resto degli abitanti cercavano di scoprire chi poteva essere stato a compiere un gesto così malvagio.  
Il sindaco Ambrogio e altri due consiglieri presero a cuore la situazione cercando di capire chi poteva essere il colpevole, per poterlo punire. Da quel giorno il Signor topo triste e amareggiato trascorreva il suo tempo a pensare ai suoi libri, mentre in paese tutti aspettavano la buona notizia, anche Peppone faceva finta di domandarsi chi poteva essere stato, ma dentro di lui era felice:<< Siiii…finalmente ho dato una buona lezione al signor topo, ho avuto la mia rivincita!>>.
Nonostante tutto gli abitanti di Alberandia continuarono a dare conforto ala topo Enzino, anche se non aveva più i suoi libri. Questa situazione, dava molto fastidio a Peppone che rimaneva molte volte solo e abbandonato da tutti. Pensò quindi che il suo piano non era servito a niente.
Un giorno, mentre tutti erano nella sala comunale a chiedersi, insieme al Signor topo chi poteva aver commesso quel gesto, lo gnomo Peppone irruppe nella stanza con tanto rumore così da richiamare l’ attenzione di tutti, e dissero in coro:<< Ciao Peppone, mancavi solo tu!>>
:<< Vieni stavamo discutendo di una cosa importante!>>  intervenne in un secondo momento il Sindaco.
Peppone entrò, percorse il corridoio della stanza con molta decisione, andò verso il sindaco e bisbigliò qualcosa nell’orecchio, il sindaco si fece da parte e diede la parola a Peppone che con voce timida e sguardo basso iniziò a parlare:<< Ciao…ci..ci…ciao a tutti! Sapete io, io…voglio dirvi una cosa, anzi no! Io, so una cosa…>>. Per qualche minuto calò  un silenzio tombale, poi riprese a parlare:<< Stavo dicendo che, io so una cosa, anzi no. Ora ve lo dico, non ce la faccio più!>> e poi di nuovo silenzio.  Il resto degli abitanti iniziarono a parlucchiare tra di loro e si creò così molta confusione. Lo gnomo attirò la loro attenzione con un bel colpetto di tosse, fece un respiro profondo e prese parola:<>. Scoppiò a piangere… singhiozzando continuò: << Ma oggi, oggi sono qui, voglio chiedere scusa a tutti, ma soprattutto al signor topo per quello che ho commesso!  Ecco l’ ho detto!>>.
In aula calò un silenzio tombale. Tutti si guardarono senza dire una parola, anche il Signor topo rimase in silenzio, un silenzio probabilmente di riflessione.
:<> disse Peppone, e scappo via.
I giorni passarono in fretta e ancora erano tutti sconvolti, così tanto che presero le distanze dallo gnomo Peppone. Egli si ritrovava di nuovo solo, questa volta non poteva prendersela con nessuno, ma solo con se stesso. In fondo, la colpa di questo pasticcio era solo sua.
Gli abitanti ritornarono alla vita di sempre. Il sindaco, i consiglieri, la signora fornaia, suo marito e tutti gli altri continuarono a seguire il Signor topo che aveva trovato una certa serenità e qualche libro bruciato a metà. L’ unico escluso era lo gnomo Peppone, si rivolgevano a lui con distacco. Questa situazione si trascinò per mesi e mesi. Un giorno, il Topo Enzino decise di prendere in mano la situazione e comunicò a tutti che avrebbe voluto metter fine a questa storia e disse:<< Miei cari amici, Alberandia prima era un paese felice, da quando sono arrivato questa felicità non c’è più! A me dispiace molto di questa situazione, per cui voglio riparare a tutto questo. Sapete ognuno di noi può commettere degli errori, per gelosia o altro… ma esiste anche un’altra parola “ Perdonare”. Ecco cosa voglio fare, voglio perdonare.Voglio dare una seconda possibilità al signor Peppone. Lo faccio per me, per voi, e per lui. Questo paese deve tornare a sorridere!>>.
Nessuno parlò. Dopo  una breve pausa il topo riprese la parola e disse:<< Ho scritto una bella lettera al caro gnomo Peppone,per fargli sapere cosa ho da dirgli. Eccola, ora ve la leggo!
“ Caro Peppone, voglio scriverti queste parole per dirti che sono disposto a perdonarti, anzi voglio perdonarti. Tutti possiamo commettere degli errori, ma l’importante è riconoscerli e chiedere scusa. Mi pare che tu l’abbia fatto, sei stato davvero coraggioso, hai ammesso il tuo errore davanti a tutti.  Spero che l’episodio accaduto ci serva ad entrambi e non si ripeta più. Io non sono nessuno e non volevo diventare qualcuno. Questo è il mio carattere, sono così socievole e parlantino con tutti! Basta, non possiamo ignorarci, abbiamo bisogno l’uno dell’altro, e tu hai bisogno dei tuoi amici di sempre. Penso di aver detto abbastanza, ora tocca a te. Fammi sapere come la pensi!
                                                                                                                Con affetto il topo Enzino”
Ormai Peppone si era abituato alla sua solitudine. Un giorno, qualcuno bussò alla sua porta:<< Toc! Toc!>>. Lo gnomo, si alzò aprì la porta, ma non vide nessuno. E di nuovo:<>. Fece la stessa cosa, ma niente, non c’era nessuno. Questo episodio si ripetè più volte, alla quarta volta Peppone si accorse della lettera, la aprì e iniziò a leggere:<< Caro Peppone… Bla bla bla… con affetto Enzino>>.
I suoi occhi brillarono e anche il suo volto cambiò espressione, sorrise. Chiuse la porta e scappo via alla ricerca del topo Enzino.  
Urlava forte:<>.
Continuò per qualche minuto fino a quando qualcuno gli picchiettò sulle spalle, era il Signor topo.
:<> rispose con tranquillità Enzino.
Peppone molto agitato continuò:<< Volevooo.. chiedertiii di nuovo scusa, sono contento che tu mi hai perdonato, sono stato un vigliacco….>> continuò a parlare per ore.
Il topo Enzino esausto di tutte quelle parole, gli chiese di fermarsi :<< Basta, mio caro gnomo hai già detto tutto! Io, ti ho perdonato, ma un’ ultima cosa voglio dirti… la vera saggezza non consiste nel conoscere tante cose, ma nel regalare agli altri quello che sai. Ogni volta che regali qualcosa di te agli altri ti ritorna indietro sempre qualcosa di bello. È un dare e ricevere che ti arricchisce e ti rende sempre migliore. Ricorda, anche tu hai qualcosa da regalare, prova a trasmetterlo agli altri con quello che sai fare, ti assicuro che qualcosa arriverà!>>.  
Si strinsero in un forte abbraccio che entrambi si commossero. Da quel giorno ad Alberandia molte cose cambiarono, erano di nuovo tutti felici e contenti.
 
      
 
 
   
 
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