Of the night


"Think of me and burn, and let me hold your hand"

I neon della sala d’aspetto funzionano male. La luce va e viene, i suoi occhi sono pieni di lacrime e la vista è offuscata. La sedia su cui è seduto è scomoda, ma non gli interessa. Ha la mascella serrata, le mani chiuse così tanto a pugno che le nocche sono diventate bianche e il corpo teso come una corda di violino.
«Qualcuno può-!» sbotta esasperato, alzandosi, senza che nessuno gli dia ascolto «Qualcuno può dirmi come cazzo sta mio padre?!»
Si passa una mano sul volto stanco e poi lo nota tra le ombre: è in fondo al corridoio, sembra che stia cercando qualcosa, qualcuno. Gira su se stesso, poi mette a fuoco la vista e lo vede.
Stiles perde un battito: felicità e sollievo si alternano pochi secondi, per poi lasciare spazio alla rabbia, alla delusione. Con quale coraggio si fa rivedere?
Parte a passo spedito verso di lui, cercando di non sbattere contro gli infermieri che si muovono nel corridoio.
«Che ci fai qui» sputa, atono, una volta di fronte a Derek.
«Sono tornato»
Lo sente che è incazzato, che, se potesse, lo ucciderebbe in quell’istante.
«Ah sei tornato eh» sibila, tra i denti «E sentiamo, perché?»
«Mi ha chiamato Scott»
Contrae ogni muscolo del viso, scuotendo la testa: ovvio che l’ha chiamato, ormai non ha più nessuno su cui fare affidamento.
«Con quale coraggio sei tornato?!» sbotta arrabbiato, con le lacrime agli occhi, facendo voltare tutti nella loro direzione. Il suo indice si scontra con la giacca nera di pelle e il battito cardiaco si altera «Te ne sei andato senza nemmeno guardarti indietro e adesso torni? Scherzi, vero?! Adesso che il branco va a puttane, che Scott mi crede un assassino, che Lydia è chiusa in un fottutissimo manicomio! Ormai il casino è fatto! Ora, Derek, non abbiamo certo bisogno di te!»
«Stiles-»
Cerca di far di tutto per bloccarlo, mentre comincia a prenderlo a pugni sul petto, senza muoverlo di un centimetro. Lo lascia sfogare, ma vuole fermarlo perché non si faccia male.
«Mio padre potrebbe morire, cristo!» prende un respiro, continuando a colpirlo «Saresti- Saresti dovuto rimanere qui! Dove diavolo eri?!»
«Stiles» lo richiama, afferrando i suoi polsi e bloccandolo.
«Perché te ne sei andato, eh?» sussurra, guardandolo negli occhi. Respira con fatica, le mani grandi tremano leggermente e le guance sono rosse di rabbia «Solo per stare con la tua stupida ragazza, vero?»
«E’ Braeden il problema quindi» parla l’altro, calmo. Stiles serra le labbra e distoglie lo sguardo «Guardami»
«Ti odio»
«Andrà tutto bene» mormora «Fidati di me»
Sorride amaramente «Non mi fido più di te, ho smesso molto tempo fa»
«Stiles, posso fare qualcosa per tuo padre» cerca di convincerlo e allenta la presa sui polsi.
I loro respiri sono irregolari e caldi l’uno contro la pelle dell’altro. Il diciassettenne lo guarda con il cuore spezzato e gli occhi arrossati un’ultima volta, prima di allontanarsi.
«Una cosa puoi farla, sì» dice, atono «Vattene da qui»