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Autore: slanif    05/02/2016    2 recensioni
HanaRu
Ciao dal lato opposto
Devo aver chiamato mille volte
Per dirti che mi dispiace, per tutto quello che ho fatto
Ma quando ti chiamo sembra che tu non sia mai a casa
Genere: Angst, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fan fiction è una song-fic ispirata dalla canzone “Hello” di Adele. Tutti i diritti della canzone sono suoi. E anche Hana e Ru, purtroppo, non sono miei ma del grande maestro Inoue. Io ho solo preso musica, scimmie e volpi in prestito.
Buona lettura!
 
 
 
 

*

 
 
 
 

Hello From The Other Side
di slanif

 
 
 
 

Ciao, sono io
Mi chiedevo se dopo tutti questi anni
Volessi incontrarmi
Per parlare di tutto quanto
Dicono che il tempo dovrebbe guarire
Ma io non sono guarita un granché

 
 
Dove sei?
A volte me lo chiedo in maniera insistente. A volte mi rimbalza così tanto nel cervello che non riesco a chiudere occhio. Notti e notti in bianco. Io, proprio io, che mi addormento anche in piedi!
È strano, non è vero? Prima sapevamo sempre dov’era l’altro. Sapevamo per filo e per segno quello che avremmo fatto durante la giornata. Sapevo con assoluta certezza che ti avrei trovato nel mio letto – nel nostro letto – al mattino, e che lì ci saremmo coricati insieme ogni sera. Lo sapevo come sapevo che so giocare a basket; ed era facile come respirare.
Allora perché poi è diventato tutto così difficile? Perché sono passati tutti questi anni?
Quante volte avrei voluto chiamarti, fare violenza su me stesso e far uscire la voce... dirti tutto; che mi sei mancato, che non posso vivere senza di te. Quante volte avrei voluto prendere su la cornetta e dirti: «Il tempo non guarisce un cazzo, Hanamichi. Mi manchi come l’aria che respiro ogni fottutissimo giorno.»
Ma non l’ho mai fatto.
Per orgoglio, forse, o semplicemente perché sono un vigliacco.
 
 

Ciao, riesci a sentirmi?
Sono in California a sognare quelli che eravamo
Quando eravamo più giovani e liberi
Ho dimenticato come ci si sentiva
Prima che ci cadesse il mondo addosso
C’è una tale differenza tra noi
E un milione di miglia

 
 
Proprio io, che non ho mai paura di niente. Proprio io che spacco il Mondo pur di ottenere quello che voglio. Proprio io che ti ho confessato il mio amore anche se pensavo che tu mi odiassi.
Eppure...
Eppure gli anni sono passati, due continenti ci dividono e noi siamo sempre allo stesso punto.
La cosa che veramente fa male, Hanamichi, è che io sono ancora a Los Angeles, dove avevamo sognato di costruire il nostro futuro. Dove, per un po’, sembravamo avercela fatta.
Era la terra promessa, la terra della libertà, la patria del basket. Era la terra dove potevamo amarci alla luce del sole, senza nasconderci in qualche sgabuzzino o a casa dell’uno o dell’altro. Lì avevamo una casa. Una casa tutta nostra. Una dove c’era un solo letto, una sola camera, e quello era testimone del nostro amore.
Sembrava tutto perfetto.
Troppo, per durare davvero.
Alla fine la vita ha preteso il suo prezzo. Alla fine, la vita ha richiesto il nostro pagamento. Quella fortuna e quella pace che avevamo così duramente ottenuto, alla fine è crollata.
E sai qual è la cosa veramente tragica, Hana? È che sarebbe bastato poco. Pochissimo.
Che tu mi ascoltassi, che io ascoltassi te. Che io ti parlassi, ti rassicurassi. Che ti dicessi che sì, era normale sentirsi a pezzi e soli, così lontani da casa, ma che eravamo insieme e potevamo farcela. Che ti amavo.
Dio, avrei dovuto dirti quanto ti amavo...
E invece sono stato zitto, come sempre, come sono io, e le parole non sono uscite, ma tu sei uscito dalla porta e non sei mai più tornato.
 
 

Ciao, come stai?
È così tipico di me parlare di me stessa
Mi dispiace, spero che tu stia bene
Sei poi andato via da quella città
Dove non succedeva mai niente?

Non è un segreto
Che non è più tempo per noi due

 
 
Me lo ricorderò per sempre, sai? È impressa a fuoco nella mia mente l’immagine di te che ti trascini la valigia fuori di casa, mi dai le spalle, non ti volti indietro. Te ne vai, mi abbandoni, mi lasci da solo, sali su quel maledetto taxi e torni indietro, come se riavvolgessi il nastro del tempo premendo un rewind di merda.
Cosa hai trovato, a Kanagawa? C’era la felicità laggiù per te? Era lì? Era così lontano da me?
Vorrei parlarti solo per questo, Hanamichi. solo per sapere se stai bene, se sei felice.
Sei davvero felice? Lo sei? Anche se io non ci sono?
Io non sono felice senza di te, ma come posso dirtelo? Come? Dodici anni sono un tempo lunghissimo. C’è una vita enorme di mezzo e non si può tornare indietro.
Se nella vita esistesse davvero il tasto rewind, te lo giuro, tornerei a quei giorni e ti supplicherei di rimanere con me. Tirerei fuori tutta la voce che ho represso e ti implorerei di ripensarci, di fidarti di me. Ti direi «Ti amo.» infinite e infinite volte. Te lo direi così tanto che alla fine ti farebbero male le orecchie.
Ma il tasto rewind non esiste e noi non possiamo tornare indietro. Io non posso tornare indietro. E il tempo in cui eravamo “Noi” sembra lontano anni luce.
 
 

Ciao dal lato opposto
Devo aver chiamato mille volte
Per dirti che mi dispiace, per tutto quello che ho fatto
Ma quando ti chiamo sembra che tu non sia mai a casa

 
 
Me ne rendo conto ogni volta che mi sveglio di notte, chiamando il tuo nome. Me ne rendo conto ogni notte, quando allungo il braccio dal tuo lato del letto e il lenzuolo è freddo, vuoto; la federa è intatta, senza nemmeno una piega.
Non c’è mai stato nessun altro, Hanamichi, lo sai? Nessuno ha mai preso il tuo posto nel mio – nostro – letto.
Certo, non ho vissuto in castità, lo ammetto, ma non ho nemmeno mai sognato di concedere a qualcun altro quello che concedevo a te. Quello che, ancor oggi, è tuo.
Il mio cuore, la mia anima, il mio corpo.
È tutto ancora tuo, Hanamichi, e io vorrei solo sapere se stai bene, se sei felice; se dall’altra parte del Mondo hai trovato quello che cercavi...
 
 

Ciao da qui fuori
Almeno posso dire di averci provato
A dirti che mi dispiace di averti spezzato il cuore
Ma non importa, chiaramente questo non ti addolora più

 
 
Ecco perché ora sono qui, Hanamichi, davanti alla tua porta, a fissarti mentre sei in casa tua e non mi vedi.
Mi sento come un maniaco, Hanamichi, ma sai una cosa? Non importa. Ti vedo sorridere, mentre stringi tra le braccia quella bimbetta coi codini, e so che sei felice. I tuoi occhi brillano mentre la abbracci e lei ti stringe forte al collo, ricevendo con un sorriso privo di incisivi i baci che le dai alla guancia.
Ti somiglia, tua figlia, è bella come te.
Mi fa male il cuore e il petto e mi manca l’aria, ma non importa. Tu sei felice. Sei andato avanti. Hai una famiglia, adesso, ed è giusto così.
Sono così immensamente grato che tu sia felice, Hanamichi... sii sempre felice, ti prego.
Io continuerò a pensare a te, da lontano, ricordando quel giorno che non ho avuto il coraggio di fermarti, quel giorno dove ci siamo spezzati il cuore a vicenda e tutti quelli in cui non ho mai avuto il coraggio di alzare la cornetta e dire: «Ciao, come stai?»
 
 
 
 

FINE

   
 
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