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Autore: Natalja_Aljona    06/02/2016    0 recensioni
Novosibirsk, 2013.
Aljona Sergeevna Dostoevskaja e Lev Fëdorovič Puškin, l’aspirante pattinatrice e l’ex terrorista.
Lei quindici anni di sogni, lui ventidue anni di illusioni.
Lei scandalosamente bionda, coraggiosa e incosciente come poche.
Lui troppo impulsivo e troppo innamorato.
Lei frequenta il penultimo anno del Ginnasio, lui ha passato sei anni in carcere per un attentato a Putin.
Perché lui davvero non ci riusciva, a non idealizzare quel Paese, quella Siberia feroce e opprimente, il cuore bianco e grigio della sua Russia sanguinaria e corrotta, a non cullare l'illusione di una Patria gloriosa sotto le macerie della violenza fine a se stessa e le sue stesse cicatrici di ragazzino che credeva ciecamente nel suo mondo immaginario, nei suoi miti bellissimi e impossibili, perché non c'era davvero quella gloria, non c'era davvero quella Patria.
Non c'era davvero quella luce, c'erano solo loro.
Lev con la pelle mangiata dalla prigione e il cuore rubato da Aljona e Aljona fatta di ghiaccio, musica, libri e capelli.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Centoventiquattro

Till you're out on a midnight run, losing your heart to a beautiful one

Finché non sei fuori in una fuga di mezzanotte, a perdere il tuo cuore per una bella ragazza


You can try with all your might
But you're reminded every night
That you been judged and handed life
Down in the Jackson Cage

Puoi provarci con tutte le tue forze
Ma ti ricordano ogni notte
Che sei stato giudicato e ti è stata data la vita
Giù nella gabbia di Jackson

(Jackson Cage, Bruce Springsteen)


[...]


Till you're out on a midnight run
Losing your heart to a beautiful one
And it feels right as you lock up the house
Turn out the lights and step out into the night


Finché non sei fuori in una fuga di mezzanotte

A perdere il tuo cuore per una bella ragazza

E ti senti bene mentre chiudi a chiave la porta di casa

Spegni le luci ed esci nella notte

(Night, Bruce Springsteen)


-Scusate, questa corriera si ferma a Nostal'hiya?-

La signora a cui Gunnar Lindegaard aveva appena rivolto la parola sussultò e, con uno sguardo pericolosamente oscillante fra lo spaventato e l'infastidito, squadrò il ragazzino biondissimo e dal visetto limpido che, nonostante l'aria estremamente spaurita, la sovrastava in altezza di una buona ventina di centimetri.

-Ragazzo, solo il diavolo si ferma a Nostal'hiya-

Gunnar emise un ibrido fra un sospiro e un gemito strozzato.

-Si riferisce a mio zio?-

-Come?-

-Mio zio, Keith... Cioè, Anatol' Bezuchov. È lui il diavolo?-

-Beh, mi auguro di no...-

-No, perché su di lui ci sono, come dire... Opinioni contrastanti. E non è esattamente... Una visione rassicurante. Un incrocio fra Keith Richards e Jon Bon Jovi, oggettivamente, non può essere rassicurante. Ma se mi dice che non parlava di lui meglio così. Quindi questa corriera no, eh... Grazie comunque. Cercherò una soluzione-

Evidentemente mossa a pietà, la signora gli rivolse uno sguardo apprensivo, addolcendo un poco gli occhi verdi e macchiati da un lieve alone di matita sciolta che tradiva la stanchezza di un giorno di lavoro.

-Non ci sono corriere che fermano a Nostal'hiya. Devi scendere all'ultima fermata e poi fartela a piedi, non puoi sbagliare. Prendi la strada più tetra che trovi e al primo ceffo losco che incontri capisci di essere arrivato. Ma ti conviene sapere bene dove andare... Avrai un indirizzo, un punto di riferimento? Questo tuo zio poco rassicurante?-

-Strada più tetra, il primo ceffo losco... Ottimo, grazie mille. Ma non c'è un cartello, o, non so... Un teschio, un patibolo, un avvoltoio, un... Monumento, ecco, un monumento sarebbe meglio-

-Certo che sarebbe meglio, caro. C'è il monumento Pugačëv, il patrono di Nostal'hiya, ma quello è in piazza, non alle porte della città-

-Città? Non è un quartiere?-

-Oh, suppongo di sì, così dicono, ma è davvero molto... Diverso dal resto della città, credimi. E non è che Novosibirsk sia il Paradiso in terra, intendiamoci-

-Ma ci vivono i miei zii e mia cugina, e loro sono dei tesori... Non può essere così terribile...-

-Probabilmente è peggio, io non ci sono mai stata... Ma perché questi tuoi zii non sono venuti a prenderti? Io un nipote tanto carino non lo lascerei girare da solo per... Quel posto-

-Ecco, questo è un argomento un pochino... Delicato. Immagino che se loro sapessero che io sono qui verrebbero a prendermi immediatamente, peccato che... Non lo sappiano, appunto. Ma me la caverò, non si preoccupi-

-Scusa, ma tu da dove vieni?-

-Da Stoccolma, in teoria-

-In teoria?-

-No, proprio da Stoccolma-

-Da Stoccolma? Povera creatura, chissà che viaggio hai fatto! Ma sei maggiorenne, vero?-

-Abbastanza... Cioè, sì, ho diciotto anni, non da molto ma li ho davvero-

-E perché diavolo non hai avvertito nessuno?-

-Grazie delle informazioni, è stata gentilissima. La strada più tetra, il primo ceffo losco. Non dev'essere difficile. Buona giornata!-

-A te...-


Well, this morning I ain't fighting, tell her I give up
Tell her she wins if she'll just shut up


Bene, oggi non ho intenzione di litigare, ditele che mi arrendo

Ditele che ha vinto lei, se solo sta zitta

(Sherry Darling, Bruce Springsteen)


[...]


Well, say goodbye, it's independence day
It’s independence day, all boys must run away
So say goodbye, it's independence day
All men must make their way, come independence day

Ditemi addio, è il giorno dell'indipendenza

È il giorno dell'indipendenza, tutti i ragazzi devono andare via

Allora ditemi addio, è il giorno dell'indipendenza

Tutti gli uomini devono trovare la propria strada, arriva il giorno dell'indipendenza

(Independence Day, Bruce Springsteen)


Gunnar sapeva quanto doveva sembrare folle quello che aveva fatto, e, per quanto avesse ringraziato e salutato frettolosamente la signora fermata all'arrivo della corriera e si fosse rifugiato nell'ultima fila, sentiva ancora il suo sguardo perplesso su di sé.

Non poteva esserne sorpreso, si era appena comportato come uno psicopatico.

Forse non avrebbe mai avuto il coraggio e l'incredibile e naturalissima sfacciataggine di suo zio, ma stava cominciando...

Stava cominciando a fare quello che voleva.

Da che mondo era mondo, nessun ragazzo nato e cresciuto in una bella villa a due piani nel centro di Stoccolma, primogenito di due genitori brillanti e appena diplomato con voti da capogiro con un anno di anticipo rispetto ai suoi coetanei aspettava di compiere diciotto anni per raggiungere i suoi cosiddetti "zii poveri" in un quartiere disastrato nella zona più scalcagnata di Novosibirsk, che certo non era mai rientrata fra le mete turistiche preferite dagli Svedesi.

Era stata sua zia Sjöfn, da sempre alleata con i ribelli della famiglia, eppure troppo angelica perché qualcuno potesse sospettare di lei, a comprargli il biglietto, ospitarlo la notte prima della partenza e accompagnarlo all'Aeroporto di Arlanda-Stoccolma all'alba del giorno dopo, con tutti i baci e le raccomandazioni del caso.

Sarebbe stata lei, poi, a vedersela con Iðunn, Iðunn che, se il suo primogenito avesse manifestato il desiderio di frequentare un corso di nepalese avanzato e di conquistare il mercato musicale scandinavo come suonatore di bouzouki, non si sarebbe opposta in alcun modo, ma trovava inaccettabile che Gunnar parlasse in russo quasi meglio che in inglese e volesse diventare un chitarrista come quel delinquente mentecatto del suo zio uzbeko, neanche fosse stato Izzy Stradlin, Slash o Joe Perry.

Una volta seduto sulla corriera, nell'ultima fila accanto al finestrino, Gunnar telefonò a Sjöfn.

Il suo operatore telefonico gli aveva già mandato il solito messaggio automatico lievemente ipocrita, che cominciava con un caloroso "Benvenuto in Russia!" e finiva col cercare di vendergli un aspirapolvere oltre a chissà quale strepitoso e irrinunciabile pacchetto offerta che gli avrebbe permesso di navigare con 100 gigabyte di internet al picosecondo e di parlare con gli scoiattoli.

Gunnar lo ignorò, avendo passato i giorni precedenti a vagliare con i suoi fratelli Joakim e Kjell e suo cugino Erik-Johan l'offerta più economica e conveniente e a fare un elenco degli operatori russi con cui avrebbe dovuto connettersi e quelli da evitare come il demonio, prima che il roaming dati gli chiedesse anche l'anima.

Non gli era mai piaciuto, il roaming dati.

Anzi, francamente, l'idea di "dati vaganti" l'aveva sempre terrorizzato.

Ma doveva farsi coraggio, stava andando a Nostal'hiya, e lì, dove, a quanto pareva, si fermava solo il diavolo -che non era suo zio, ma più o meno aveva la stessa rilevanza storica e sociale-, il roaming dati sarebbe stata l'ultima delle sue preoccupazioni.

Rassicurò Sjöfn, garantendole che aveva subito trovato la corriera che fermava a Nostal'hiya e che, a giudicare dalle informazioni ricevute, sul cui contenuto glissò molto seraficamente, non avrebbe avuto alcuna difficoltà nell'individuare il quartiere.

-Spero solo che non ci siano morti... Voglio dire, traffico. Perché preferirei non trovare cadaveri... Cioè, incidenti, per strada. No, non preoccuparti, stavo leggendo un giallo e mi sono confuso. Io non ho mai letto gialli? Oh, ma c'era un ebook in offerta... Sì, ma adesso smetto perché mi inquieta troppo. Infatti, credo che accenderò l'IPod. Certo che ti chiamo dopo.

Non credo che sia partito il roaming dati, io non l'ho mica acceso... Aspetta che controllo.

Oh, Cristo, era partito davvero! Ma come diamine ha fatto?! Già, meglio che non me lo chieda. Lo spengo subito. Ci sentiamo dopo... E grazie ancora, zia. Anch'io ti voglio bene. Salutami Erik e lo zio. Certo che sono tranquillo, vado in un bel posto, vado dagli zii... Non è un bel posto, Nostal'hiya? Farbror Keith ne parla sempre così bene...-

Chiusa la telefonata e spento quella sanguisuga del roaming dati -che si sarebbe riattivato da solo esattamente quattro minuti dopo, solo per dispetto-, recuperò l'iPod dal suo zaino e trovò la playlist che aveva preparato con i suoi fratelli prima di partire.

Da sempre, quando era in ansia, Gunnar preparava playlist sul suo iPod.

Quando poi si ritrovava con diciassette live della stessa canzone di fila, o con pugnalate al cuore come The River, Point Blank, Dry County o (It's Hard) Letting You Go rischiava di scaraventarlo per la frustrazione, ma non poteva permettersi di sacrificare 132 gigabyte di spazio solo per colpa di una playlist infame.

Ascoltò prima un live di Cover Me di Bruce e poi un live di Youngstown, con l'assolo di Nils Lofgren che per Gunnar era più catartico di qualsiasi altra cosa, e proprio quando sentì di essersi tranquillizzato completamente la corriera raggiunse l'ultima fermata.


In the day we sweat it out on the streets of a runaway American dream

At night we ride through the mansions of glory in suicide machines

Sprung from cages out on highway nine

Chrome wheeled, fuel injected, and steppin' out over the line


Di giorno teniamo duro sulle strade di un sogno di fuga americano

Di notte sfrecciamo tra ville prestigiose su macchine da suicidio

Usciti da prigioni di cemento sull'autostrada nove

Ruote cromate, motori a iniezione, correndo sulla mezzeria

(Born To Run, Bruce Springsteen)


[...]


I didn't have too good of a feeling
As I head out to the night


Non avevo una gran bella sensazione

Mentre mi dirigevo fuori nella notte

(Dry County, Bon Jovi)


Scese nel buio più assoluto, e lì per lì fu piuttosto difficile scegliere la strada più tetra.

Gli sembravano tutte ugualmente spaventose, e l'ora certo non aiutava.
Cercò disperatamente un ceffo losco, per quanto la situazione cominciasse a sembrargli surreale, ma quelle strade erano troppo tetre perfino per i ceffi loschi, e lui era l'unico cretino che stava per infilarne una e sperare nella buona sorte.
Del resto, solo il diavolo si fermava a Nostal'hiya.
Se solo si fosse fatto vivo a dargli qualche indicazione, però...
In uno scatto isterico estrasse bruscamente l'iPod dalla tasca dei jeans, sibilando qualcosa in svedese contro i cartelli stradali ed eventuali teschi e cadaveri, e pregò che la playlist non gli facesse scherzi.
-Andrà tutto bene. Nostal'hiya è un bel posto. Non sarà il quartiere più benestante e... Architettonicamente armonico di Novosibirsk, per così dire, ma è un bel posto, tranquillo. È il quartiere degli zii, e lo zio magari non è un esempio di tranquillità e sicurezza, ma la zia è una bravissima persona e Khadija è una bravissima ragazza, non vivrebbero in un covo di criminali. Vero? Lo zio si potrebbe definire un criminale? Oddio, immagino di sì... Ma sentiamo qualcosa, che è meglio.
Something In The Night... Oh, beh, magari ci fosse something in the night!-
You can ride this road 'till dawn without another human being in sight, just kids wasted on something in the night.

Gunnar rabbrividì e spense di colpo l'iPod.
-No, ecco, così non va bene-
Non era un esperto di geografia siberiana, e non sapeva se la steppa potesse spuntare così, tanto seraficamente, all'ultima fermata dell'ultima corriera di Novosibirsk, ma cominciava a dubitare seriamente che quel posto fosse abitato.
Tuttavia continuò a camminare, pregando che qualcosa scuotesse quella quiete spettrale...
E poi qualcosa successe, ma lui non volle crederci.
Erano tre, come le streghe del primo atto del Macbeth.
Erano giganteschi, come Gunnar non sospettava neanche esistessero in natura, e in tutta onestà avrebbe vissuto benissimo anche se non l'avesse mai scoperto.
-Allora, parliamone...
Io sono vostro amico. Non voglio farvi del male-
Sono corvi, Gunnar.
Corvi, non dobermann.

A Stoccolma abbiamo i piccioni, come in tutte le capitali europee, ma Novosibirsk non è una capitale europea, i piccioni erano finiti, quindi hanno i corvi.
Accennò comunque un passo avanti, e uno dei corvi gracchiò.
Gunnar fece un salto all'indietro e, avendo ancora l'iPod in mano, fece inavvertitamente partire
Prove It All Night, che tutti gli altri giorni dell'anno era la sua canzone preferita, ma quella sera, in quel momento, non era sicuro di avere ancora canzoni preferite, né di aver voglia di ascoltare alcunché.
Il giovane svedese cercò di convincersi che i corvi non potevano avergli
davvero rivolto uno sguardo interrogativo, perlomeno non tutti e tre contemporaneamente, ma si sentì comunque in dovere di giustificarsi.
-Tranquilli, tranquilli, è solo Bruce Springsteen...
Ma se non vi piace cambio, eh-
Si sentiva un completo demente a parlare con dei corvi, ma la Siberia stava già mettendo abbastanza a dura prova la sua psiche per potersi preoccupare anche della sua autostima.
Scacciando quei pensieri, si decise a cambiare canzone.
Mr. Crowley, what went on in your head?
Oh, Mr. Crowley, did you talk to the dead?

-Cristo, Cristo, Ozzy Osbourne no! Non adesso!
Non qui!-
Senza neanche rendersene conto, aggirò e superò i tre corvi, notevolmente pingui ma tutto sommato pacifici, o perlomeno non intenzionati ad infierire, e corse per una manciata di metri.
-Non ho una maledetta canzone degli Abba? Una tipo...-
Does your mother know that you're out?
-Ottimo.
Fino a domani io con l'iPod ho chiuso-
Finché erano le tastiere di Don Airey e la chitarra di Randy Rhoads, che comunque erano due dei migliori musicisti della storia dell'heavy metal, a terrorizzarlo, era un conto, ma farsi mettere in difficoltà perfino da Björn Ulvaeus gli pareva un po' troppo.
Fu allora che lo vide.
Non Ozzy Osbourne, non Björn Ulvaeus, non un altro corvo, non un drago a tredici teste...
No, semplicemente un cartello.
Il cartello.
Non indicava Nostal'hiya, per carità, non era proprio il caso di avanzare certe pretese, ma un'altra scritta, fatta a mano, e anche con una certa cura...
The Promised Land.
-Ma va' al diavolo... Oh, no, giusto.
Ci sono appena arrivato, dal diavolo.
Gunnar Lindegaard, what went on in your head? Oh, Gunnar Lindegaard, did you talk to the dead?- si canticchiò da solo, in un esasperato tentativo di sdrammatizzare.
All'improvviso, però, qualcosa scattò nella sua mente.
Ritornò con lo sguardo sulla presunta
"Promised Land" segnalata dal cartello, e di colpo ricordò.
Quella era la calligrafia di suo zio.
E allora scoppiò a ridere istericamente.


I want to run
I want to hide
I want to tear down the walls
That hold me inside
I want to reach out
And touch the flame
Where the streets have no name


Voglio scappare

Voglio nascondermi

Voglio abbattere le pareti

Che mi stringono da dentro

Voglio raggiungere
E toccare la fiamma

Dove le strade non hanno nome

(Where The Streets Have No Name, U2)


Il primo cartello serio che trovò fu quello che indicava la Prospekt Dostoevskij.
Inizialmente ne fu tanto sollevato da rasentare la commozione, perché quella, se lo ricordava bene, era la via dove abitavano i suoi zii, la via principale di Nostal'hiya, ma poi gli sovvenne un orribile dubbio.

Il numero dell'indirizzo.

Era il numero 6, doveva essere il 6...

O il 7?
Ma oggettivamente, oggettivamente, Santo Cielo, lui non poteva essere così cretino...
Tanto più che con quel buio non si vedeva niente, che era quasi notte e faceva un freddo del diavolo, e che, soprattutto, Nostal'hiya poteva essere l'unico luogo su tutta la terra in cui i dinosauri non si erano estinti.
E lui stava per avere una crisi isterica.

Well, they shot you point blank...
Raggiunse a tentoni la prima casa del lato sinistro della via e, avendo spento il cellulare dopo aver parlato con Sjöfn, non trovando niente di meglio, si risolse a farsi luce con l'iPod per leggere i numeri.
Era esattamente fra il 6 e il 7, e stavolta aveva bisogno di illuminare bene anche i nomi scritti sui campanelli, per non rischiare di suonare a uno sconosciuto.
-Se solo si leggesse qualcosa...-
Avvicinò di più l'iPod ai campanelli, e ovviamente, ovviamente, partì una canzone.
Non voleva neanche sapere quale fosse, si rifiutò anche solo di pensarci, ma purtroppo era una delle sue canzoni preferite, e la riconobbe.

Backstreets.
-Oh, al diavolo, al diavolo... Io suono, e tu stai zitto, Bruce. Non me ne frega niente dei tuoi backstreets, con tutto il rispetto per Long Branch, mi bastano i miei. Vieni a farti un giretto a Nostal'hiya, la prossima volta che ti viene voglia di lamentarti del New Jersey. Altro che the promised land, questa è the darkness on the edge of town...-
Running for our lives at night on them backstreets...

Gunnar abbandonò anche l'ultimo scrupolo e suonò.
-Fa che sia la casa giusta, fa che sia questa...-

Stavolta non partì nessuna canzone all'IPod, ma partì nella sua testa.
Who'll be the last to die for a mistake

The last to die for a mistake
Whose blood will spill, whose heart will break
Who'll be the last to die for a mistake?

Trattenne il respiro, col cuore in gola e un groviglio di auricolari fra le dita arrossate dal freddo, e quando finalmente sentì la porta aprirsi esclamò, con le ultime energie che gli rimanevano:

-Zio, sei tu?-
E alzò due occhi imploranti che quella sera avevano già visto abbastanza, anche se, di fatto, negli ultimi minuti non aveva visto proprio niente...
E fu un modo a dir poco brutale di tornare alla luce, incontrare occhi tanto splendenti, capelli tanto dorati, sciolti sul bianco abbagliante di una camicia da notte veramente poco invernale, una specie di straccetto succinto che non arrivava neanche a metà coscia, con sottili spalline di pizzo da cui avrebbe fatto meglio a distogliere presto lo sguardo, perché da lì partivano pensieri che avevano ben poco a che fare con il suo intento originario...
Ma erano molto difficili da evitare.
Il suo iPod in quel momento taceva, ma Gunnar poteva prevedere facilmente quale fosse la prossima canzone della playlist.

Tonight I'll be on that hill, 'cause I can't stop, I'll be on that hill with everything I got, lives on the line where dreams are found and lost, I'll be there on time and I'll pay the cost for wanting things that can only be found in the darkness on the edge of town.

Evidentemente il diavolo aveva un motivo per fermarsi a Nostal'hiya.
E lui cominciava a capire quale fosse, nello specifico, il parallelismo fra Nostal'hiya e
"The Promised Land".

-Giusto per la cronaca, io non ho nipoti, ma neanche a mio nipote permetterei di guardare mia moglie in quel modo. Comunque entra, che fuori ci sono trenta grandi sotto zero, così mi spieghi questa storia dello zio-
Il ragazzo che aveva affiancato Aljona -perché era Aljona, la creatura più sensazionale che Gunnar avesse mai visto quando avevano rispettivamente otto e tredici anni, ed era rimasta tale, solo un po' più...
Svestita di come se la ricordava, ma non questo non era un problema-, era alto, ma non quanto Gunnar, che di rado aveva incontrato persone più alte di lui, e aveva parlato con un tono di voce tutto sommato amichevole, ma c'era qualcosa... Nei suoi occhi di un blu liquido senza ombre, probabilmente, e forse anche nella massa di capelli biondo scuro che gli invidiò all'istante, pur avendone anche lui in abbondanza, solo più chiari...
Ecco, c'era qualcosa, nel suo modo di presentarsi in generale, che incuteva giusto un pochino di soggezione.
Gunnar entrò, portando una ventata di gelo nell'atrio di quell'appartamento che non sembrava né particolarmente grande né particolarmente caldo, e davvero, non fu colpa sua se lo sguardo gli cadde di nuovo su una spallina della camicia da notte di Aljona, che un po' gli sorrise un po' arrossì, perché non doveva essere cambiata poi così tanto dal 2011.
-Uhm... Allora, facciamo così-
Prima che Gunnar potesse rendersene conto, il ragazzo si sfilò la canottiera nera che indossava, rimanendo a torso nudo, ma imperturbabile, con un paio di jeans chiari strappati e scalzo, e la passò ad Aljona.
-Mettiti questa, Al, io me la cavo. Giusto prima che il ragazzino cada in crisi mistica. Io non credo di potergli fare lo stesso effetto, ma me ne farò una ragione-
Ad essere sinceri, la camicia da notte di Aljona lo metteva più a disagio del torso nudo di... Suo marito, a quanto pareva, anche perché non aveva mai avuto dubbi sul suo orientamento sessuale, men che meno davanti ad Aljona, ma restava il fatto che Gunnar non sapesse molto bene cosa dire ad un nativo siberiano a torso nudo a quell'ora della sera, in quel quartiere che suo zio chiamava
"The Promised Land" ma a lui sembrava semplicemente il posto più indicato per fare un sacrificio a Satana, mentre lui, avvolto nel cappotto più pesante che era riuscito a trovare a Stoccolma, già sapeva che la spallina della camicia da notte di Aljona avrebbe sconvolto irrimediabilmente la sua adolescenza.
-Lev Fëdorovič Puškin, piacere-
Lev Puškin...
Oh, Dio, il terrorista.
Il fidanzato di Aljona quanti anni prima... Otto?
Sì, ma adesso non era più il suo fidanzato, era suo marito.
Khadija gliel'aveva sicuramente nominato al telefono, sia lui sia -soprattutto- i suoi precedenti penali, ma doveva essersi perso qualche passaggio.
Qualche passaggio tipo il loro matrimonio e... Non solo.
-Io sono Gunnar Lindegaard, il nipote di Freyja Sjöberg e Anatol' Bezuchov. Cercavo... Loro, appunto, ma ero indeciso fra il numero 6 e il numero 7, qui fuori non si vede niente e non sono riuscito a leggere i nomi sul campanello, quindi ho suonato a voi. Gli zii abitano nella casa prima, vero?-
-Sì, al numero 6 della Prospekt. Questo è il 7. Sei arrivato oggi da... Stoccolma? Ma come mai non sono venuti a prenderti?-
-Non lo sapevano- sospirò il ragazzino, sempre più smarrito.
Si era accorto che Aljona lo guardava molto incuriosita, ma non aveva oggettivamente la forza di competere sia con suo zio che con Lev Puškin, due degli uomini più affascinanti che avesse mai conosciuto.
Era un ragazzo ambizioso, questo sì, ma ora come ora gli sembrava molto più probabile riuscire a strappare un appuntamento a Heather Locklear che ad Aljona Dostoevskaja.
Pardon, Aljona Puškina.
C'era, tuttavia, qualcosa che ancora gli sfuggiva.
Tre, per la precisione.
Nikolaj, Natal'ja e David Puškin.
Ricapitolando, la situazione era pressappoco la seguente:
A otto anni Gunnar si era preso una cotta per Aljona, la migliore amica di sua cugina, che di anni ne aveva tredici ed era innamorata di suo zio, di trentadue.
A diciotto anni Gunnar aveva scoperto di avere ancora una cotta per Aljona, che adesso aveva ventitré anni e tre figli ed era sposata con un ex terrorista siberiano cento volte più pericoloso di suo zio.
E suo zio non era ancora riuscito a trovarlo, anche se a quel punto dubitava che avrebbe potuto risolvere qualcosa.

-Ho preso l'aereo da Stoccolma, sono arrivato ad Helsinki, poi da Helsinki a San Pietroburgo e infine da San Pietroburgo a Novosibirsk. Lì ho preso la corriera e sono sceso... Qui vicino, non so bene dove, e sono venuto qui a piedi. E chiaramente non mi ricordavo dove diavolo abitassero i miei zii... Ho spento il cellulare sulla corriera, avrei dovuto chiamare mia zia, non Freyja, Sjöfn, quella che è rimasta a Stoccolma, ma mi sono dimenticato, faceva tutto una paura assurda, là fuori... Ma forse non mi avrebbe risposto comunque perché mia madre l'ha uccisa. Lei, la zia Sjöfn, è l'unica della famiglia che si fida ciecamente di farbror Keith... Cioè, dello zio Tolik. Qui lo chiamate così, giusto? Tolik, intendo. Zio forse no-

-Dipende, Al a volte nel sonno lo chiama ancora moya lyubov'- sospirò Lev, tirando una lieve gomitata ad Aljona, che avvampò e scosse la testa, e Gunnar impiegò un bel po' di tempo a capire che stava solo scherzando.

-Beh, ad ogni modo... Ho fatto dieci ore di viaggio con la mia Telecaster e questa valigia e credo che adesso potrei anche avere un collasso. Questo quartiere è spaventoso, giuro. Mai visto niente di simile, neanche nei film. E dire che questo è il mio runaway American dream. Ma non potevo non provarci. Sapete com'è, when it comes to luck you make your own, tonight I got to dirt on my hands, but I'm building me a new home-
-Lo so che sembrerò uno stronzo, ma a voler essere proprio precisi questa è casa mia-

Gunnar non sapeva esattamente perché, ma Lev non gli sembrava affatto uno stronzo.
A voler tener fede alla sua prima impressione, anzi, anche se lo intimoriva un po', doveva ammettere che gli stava perfino simpatico.
Certo, c'era il piccolo dettaglio che era il marito della ragazza dei suoi sogni.
Però nei film quelli come Lev erano dei bastardi infami, Lev almeno era un bastardo infame simpatico.
-Hai una Telecaster? Qui? Ma come quella di Bruce, come quella di Jon o come quella di Chris Shiflett?-
Dio, quanto era meravigliosa quando parlava.
Quando le brillavano gli occhi.
Quando lo guardava.
-Nera, come quella di Jon-
-E...-

And the band, they played the homecoming theme, as I caressed your cheek
That ragged, jagged melody, she still clings to me like a leech

Gunnar non aveva sentito niente di quello che Aljona gli aveva chiesto.
Gli era partito quel verso di
For You nella mente, e ormai si stava convincendo che anche le sue sinapsi nervose avessero la riproduzione casuale.
Molto poco casuale.
Annuì, ma con uno sguardo talmente colpevole che ad Aljona venne da ridere.
-Tranquillo, sarai stanco... Ma stai tremando! Lev, guardalo, povera stella, chissà quanto è stravolto...-
-Sto tremando?-
-Più che tremare ondeggi, ragazzino- precisò Lev, e il tono quasi paterno di quel ragazzo che non poteva avere più di quindici anni in più di lui lo fece sentire più o meno alla stregua di un lemming siberiano.
-Stanotte dormi qui, sul divano. È comodo, davvero, Lev si addormentava qui quando studiava di notte per l'Università... Da Tolik e Freyja ci vai domani, con calma. Santo Cielo, sei così pallido, magari hai la febbre...-
Non sfiorarmi la fronte, non toccarmi, non farlo, sei troppo bella...
Non posso passare il resto della mia vita a sognare il ricordo del momento di quando mi hai sfiorato la fronte con le dita per sentire se avessi la febbre, lo capisci?
No che non lo capisci.
Dai, che poi mi riparte la riproduzione casuale...

Ma Aljona gli posò davvero le dita sulla fronte per sentirgli ls febbre, Gunnar vide un bagliore del suo lucido smalto turchese proprio davanti agli occhi, vide la sua candida camicia da notte oscillare e poi sentì la pelle gelida della ragazza siberiana contro la sua fronte bollente, e se non svenne fu solo perché era troppo stanco per poter perdere definitivamente le energie.
Dio, ecco cosa sognerò per i prossimi vent'anni.
Aljona e la sua maledetta camicia da notte.
Non potrò mai sognarla senza, perché fa parte dell'atmosfera.
È tutta una questione di standard.
Lo standard che si è posto lo zio era a metà fra Heather Locklear e Patti Hansen, e infatti ha sposato la zia, che è uno schianto, solo meno femme fatale di loro.
Il problema è che se adesso mi aspetto di riuscire a sposare una come Aljona non ho speranze, perché una come lei non la troverò mai.
Aljona della femme fatale non ha proprio niente, eppure è più fatale di qualsiasi altra.

-Credo che tu sia la donna della mia vita...-
-Povera stella, delira. Ti preparo una camomilla, va bene? Tu stai qui tranquillo. Lev, portagli una coperta-
-Non sono sicuro che stia delirando, sai, Al? Non l'ha mica detto a me, che sono la donna della sua vita-
-Se vuoi continuare ad essere l'uomo della mia vita vai a prendergli una coperta-
-Non mi fai paura, Aljonka. Sappilo-
-Certo che ti faccio paura, Levočka. Ti terrorizzo. Non mi avresti mai sposata, altrimenti-
-Io vi ringrazio, ma davvero, non voglio disturbare...- biascicò il diciottenne svedese, con una voce talmente flebile da stringere il cuore.
-Non mi arrischierei mai a dirti che non disturbi, ragazzino, dato che sbavi ogni volta che mia moglie respira, ma con ogni evidenza hai la febbre, e io ho due fratelli e tre figli, non ti lascerei mai tornare là fuori prima di essermi assicurato che stai meglio-
-Quali figli?
Chi ha tre figli?-
-Io e Al. I nostri figli-
-Voi avete dei figli... Quanti ne avete?-
-Tre, l'ho detto-
-Avete tre figli... Voi... Tu e lei...
Lei...-
-Ottimo, hai capito tutto. Detto questo, mi lasci andare a prenderti una coperta? Stai surgelando a vista d'occhio-
-Come... Come si chiamano?-
-Nikolaj, Natal'ja e David-
-E sei sicuro...
Sei sicuro che siano proprio figli di Aljona?-
-Diamine, me lo auguro, l'ho vista mentre li partoriva!-
-Tutti?
Tutti e tre?-
-In tre anni diversi, ma sì, tutti e tre-
-Ci sono prove?-
-Khristos, adesso sì che deliri-
-Tu mi vedi come un figlio?-
-Beh, adesso non correrei, ti conosco da tre quarti d'ora... Sei simpatico, ma ho solo dodici anni in più di te, avrebbe dovuto essere una paternità un po' precoce, non credi?-
-Tua moglie è la donna della mia vita...-
-Capisco, ma... Anche della mia, sai com'è-

In Candy's room there are pictures of her heroes on the wall, but to get to Candy's room you gotta walk the darkness of Candy's hall...
-La senti anche tu?-
-...Cosa?-

When I come knocking she smiles pretty, she knows I wanna be Candy's boy...

-Candy's Room. Non la senti?-
-Gunnar, tu senti un sacco di cose che non ci sono, e questo non è un buon segno. Guarda, io parlo per me, ma Springsteen lo sento solo quando accendo l'iPod o quando metto un suo disco nello stereo. Non parte da solo. Di solito funziona così-
-Pensi che io abbia qualche speranza, con lei?-

-Con Al? Oddio... Così ad occhio sì, mi sembri il suo tipo, sei un chitarrista, sei intelligente, e questo è già un passo avanti rispetto a tuo zio, con tutto il rispetto... Sei svedese ma parli un russo impeccabile, hai i suoi stessi gusti musicali, hai una Telecaster, capelli indomabili e un coraggio non indifferente, per essere venuto fin qui da Stoccolma, e lo so che Nostal'hiya da fuori fa una paura folle... Ma se ti azzardi a sfiorarla con un dito piego in otto sia te che la tua Telecaster-
-Sai, Lev, sei simpatico, per essere uno stronzo-
-Anche tu, per essere uno che vuole rubarmi la moglie-

-Anche tu vorresti rubarmi la moglie, se fosse Aljona-

-Certo, ma io ci riuscirei-

-Ma...-

Lev gli rivolse il sorriso più angelico possibile, e Gunnar scosse la testa, imbronciato.

-Ehi, stai tranquillo. Lo dicevo solo per fare lo stronzo-

-Ti riesce benissimo...-

-Non hai ancora conosciuto i miei amici-

-Ecco, per stasera mi accontenterei volentieri-

-Fai bene, tanto io sono il più bello. Dai, vado a prenderti questa coperta, prima che Al torni e mi decapiti-

-Pensavo che fossi preoccupato per me...

-Quando si tratta di Aljona non puoi preoccuparti per una persona sola. Magari vado anche a mettermi una maglietta, che stare senza a gennaio a Novosibirsk è un po' da fulminati-

-Quindi siamo ancora a Novosibirsk!-

-Certo... Cosa ti hanno detto? Oh, lascia perdere, posso immaginarlo. Una volta Stas, il migliore amico di tuo zio, ha puntato un coltello alla gola di uno che aveva sbagliato strada ed era finito qui, ma non gli ha fatto niente. L'avrei fatto anch'io, ti assicuro che quel tipo sembrava davvero poco raccomandabile, altro che noi. Ma sai cosa? Dubito che a Nostal'hiya risieda una comunità di vampiri, se no sarebbero già venuti a rompermi le scatole per circuire Aljona, e sai che palle litigare con un vampiro... Per una donna, poi. Si credono chissà chi solo perché succhiano sangue, ma secondo me non brillano per intelligenza. Mi sono sempre sembrati degli egocentrici con pessimi gusti alimentari. Per quanto riguarda i draghi invece non saprei proprio dirti, ma spero di no, perché altrimenti Al ne vorrebbe uno, e abbiamo già un corvo che a momenti pesa più di me. Però qui ci siamo noi. Quindi non ascoltare le amebe che circolano fuori da Nostal'hiya, qui starai bene-

-Aspetta solo un attimo... Tu quanti anni hai?-

-Ventinove. Tra due giorni ne compio trenta, ma per ora ne ho ancora ventinove-

-Quindi per oggi e domani hai solo undici anni in più di me?

-Eh, già-

-Va bene, non puoi essere mio padre-

Lev tornò con una maglietta a mezze maniche blu indossata in fretta e furia e una coperta di paille bianca per Gunnar, e quasi contemporaneamente piombò nel soggiorno anche Aljona, con un paio di fuseaux neri, stivaletti, una canottiera di pailettes nera e i capelli tutti spettinati.

Sottobraccio aveva una maglietta nera a maniche lunghe e nella mano libera una tazza di camomilla.

-Scusate, ho messo la prima cosa che ho trovato... Prima ero un po' poco presentabile, temo.

Ecco la tua camomilla, Gunnar. Intanto metto questa sopra, che fa freddino-

Quando una ragazza si rendeva conto che la prima cosa che aveva trovato era una canottiera di pailettes, di norma metteva la seconda.

Aljona no.

Meglio non chiedersi quale sarebbe stata, nel suo caso, la seconda.

-Ok, fatto. Stai meglio?-

-Oh, beh, mi piaceva, la tua camicia da notte...-

We kiss, my heart's pumpin' to my brain, the blood rushes in my veins, when I touch Candy's lips...
We go driving, driving deep into the night, I go driving deep into the light, in Candy's eyes...

-Sì, non ne dubito, ma Lev pensa che non sia una buona idea alimentare troppo le fantasie erotiche di un adolescente-

-Troppo tardi...-

-Sei l'unico che ci prova con me senza che Lev cerchi di sbriciolarlo, sai?-

-Ha sbriciolato molta gente, finora?-

-No, poi gli danno fastidio i cadaveri. Levočka è un bravo ragazzo, non si vede?-

-Eh, sapessi...-

-E poi Lev è l'unico a pensare che il mondo intero ci provi con me. Voglio dire, c'è un sacco di gente che mi vede e non viene fulminata dalla sindrome di Stendhal. Non sono io, l'attrattiva del quartiere, è tuo zio-

-Tu sei Candy in the darkness on the edge of town...-

-Khristos, sembra il nome di una pornostar!-

-No, no, no... Non credo che tu lo sia, tranquilla-

-Oh, grazie. Anche perché se no ti immagini Lev? Il mio povero Levočka...-

-"Il mio povero Levočka" suona tanto come "Il mio povero chihuahua annegato"- intervenne Lev, accigliato. -Se tu fossi una pornostar magari dovrei pagarti, ma almeno mi tratteresti meglio-

-Ho capito, ma scusami tanto se pattino da quando avevo tre anni e ora è un po' tardi per cambiare lavoro-

-Puah. Infanzia sprecata-

Gunnar nel frattempo aveva finito la sua camomilla e cercava di ignorare Candy's Room che continuava imperterrita nella sua testa ogni volta che gli cadeva lo sguardo su Aljona.

Come se non bastasse, si era accorto con un discreto turbamento che non era neanche la versione studio, ma il live di Passaic Night, il miglior bootleg registrato al concerto del 19 settembre 1978.

Ecco perché si stava trovando così bene a Nostal'hiya, mezzo surgelato e con la febbre a casa di quei due psicopatici.

Non era poi così diverso da loro, anche se loro, a quanto pareva, non avevano la riproduzione casuale automatica.

Non nella testa, almeno.

-Al... Posso chiamarti Al?-

-Ma certo...-

-Posso baciarti?-

-Beh, guarda, se fosse per me...-

She says: "Baby, if you wanna be wild you got a lot to learn, close your eyes, let them melt, let them fire, let them burn...

'Cause in the darkness there'll be hidden worlds that shine, when I hold Candy close she makes the hidden worlds mine...

-Scusa, Gunnar, ma la Svezia è così all'avanguardia che puoi chiedere un bacio a una ragazza davanti a suo marito senza farti tanti problemi? È solo qui, nella vecchia e arretrata Russia, che se lo fai il marito in questione ti disatomizza? No, perché, tanto per chiarire, sarà che sono un Cosacco, ma io non sono mai stato contrario alla violenza. A volte è liberatoria. Pertanto, you can look, but you better not touch, boy-

-Non si fa neanche in Svezia, ma io ne ho bisogno-

-Ah, beh, allora...-

-Gunnar, secondo me tu hai solo bisogno di dormire-

Aljona fece una carezza al ragazzo, che le lanciò uno sguardo estatico e al contempo disperato, e Lev gli tolse di mano la tazza vuota.

-Vedrai che domani ti sentirai meglio. Se però questo significa che avrai più energie per istigare mia moglie all'adulterio ti assicuro che...-

-Ho capito. Credo. Grazie di tutto, siete gentilissimi...-

-Oh, caspita, sei sicuro? "Gentile" non me l'ha mai detto nessuno, e credo neanche ad Al...-

-Tra parentesi, Lev, io neanche se mi pagassi sarei gentile con te-

-Ovvio... Ma qualche volta lo sei perfino gratis, ammettilo-

-Io ti ho sposato gratis-

Gunnar non poté fare a meno di sorridere, rinunciando definitivamente a cercare di capire perché i discorsi di quei due, anziché terrorizzarlo, lo rilassassero.

-Siete davvero gentili. Più di molti svedesi-

-Oh, beh, se la metti così... Grazie. Ma a proposito di gentilezza, domani conoscerai l'unico veramente gentile della famiglia, mio padre. Ora non saprei dirti se stia dormendo, leggendo o ascoltando l'IPod, ma credo o la prima o l'ultima cosa, perché non ha nemmeno sentito il campanello quando hai suonato. I bambini invece sono sicuro che dormano, se no sarebbero già piombati qui, se non tutti perlomeno David-

-I vostri bambini... Che sono tre-

-Sì, sono sempre tre. E i miei due fratelli, Jakov e Aglaja-

-Che però non sono figli di Aljona-

-Khristos, ci mancherebbe, mio padre non è così perverso da avere figli con mia moglie. Al sì, lei è capace di tutto, ma papà no-

-Oddio, uno mi crede una pornostar, l'altro mi considera perfettamente in grado di avere figli con suo padre, mio suocero... E adesso chi ci crede più, che sono solo una povera pattinatrice siberiana?-

-Non ci credi nemmeno tu, Al. Dai, lo sappiamo tutti che sei una escort in incognito, non devi nasconderti, con noi puoi essere te stessa! Con me, più che altro...-

-Tra un po' ti ci mando davvero, ad escort, direttamente fuori di casa, così finalmente mi lasci in pace-

-Tanto non me ne frega niente, delle altre-

-Neanche a me...-
Lev e Aljona abbassarono contemporaneamente lo sguardo sul giovane stoccolmese, appena riemerso dalla coperta in cui era avviluppato.
-Oh, ecco, riguardo a questo...- cominciò Lev, incerto sul da farsi, perché l'aria sognante del ragazzino era difficile da deludere, ma Gunnar lo interruppe.
-Baciala, tu che puoi. Le brillano talmente tanto gli occhi ogni volta che ti guarda... Io ho solo bisogno di dormire-
-Oh, scricciolo...-
Quello che Gunnar non aveva previsto era che Aljona si sarebbe seduta accanto a lui sul divano, gli avrebbe scostato la coperta dal viso e gli avrebbe soffiato un bacio su una guancia.
No, non l'aveva soffiato.

Gli aveva dato un bacio vero.

-Se hai bisogno di farti una doccia, cambiarti, mangiare qualcosa... È tutto a tua disposizione. Non preoccuparti di sbagliare stanza, le camere sono di sopra. La cucina è a sinistra, il bagno è a destra... Ah, se senti gracchiare è Salavat-
-Salavat?-
-Il corvo di Aljona- precisò Lev, e Gunnar sussultò bruscamente.
-Ma è... No, perché io prima ne ho, come dire... Incontrati tre. Ed erano decisamente... Nutriti. Così, per sapere, il vostro com'è?-
-Oh, com'è... Grassottello, ma al punto giusto, non lo definirei sovrappeso. A te piacciono i corvi, Gunnar?-
-I corvi...
Sono i miei animali preferiti dopo i draghi-
Gli animali preferiti di Gunnar erano sempre stati i lemming e i bassotti, ma non voleva deludere Aljona, mentre la storia dei draghi...
Gli era venuta così.
-Allora buonanotte, scricciolo-
Lev scompigliò i capelli biondissimi del diciottenne scandinavo, che gli rivolse un sorriso stanco e annuì con un movimento del capo quasi impercettibile.
-Buonanotte, Lev...
E Aljona-
Al gli sorrise e lo salutò con un lieve cenno della mano.
Era arrivato a Nostal'hiya, era giusto nella casa accanto a quella di suo zio, e nel frattempo, con ogni probabilità, sua madre aveva messo a ferro e fuoco Stoccolma.
Ma lui non sarebbe tornato in Svezia tanto presto.
Lì c'era l'oscurità ai margini della città, c'erano i bassifondi, i vicoli di periferia, la paura più paralizzante e quel poco di fede che bastava a credere che ci fosse davvero una possibilità.
Era paradossale pensare una cosa del genere in un quartiere come quello, dove si fermava solo il diavolo, ma a quanto pareva non sempre, non quella notte...
Non doveva essere poi tanto lontana dall'inferno, Nostal'hiya, almeno dalla comune concezione di inferno, eppure Gunnar si sentiva come se stesse tornando a casa.


And the world is busting at its seams
And you're just a prisoner of your dreams


And she's so pretty that you're lost in the stars


And you're in love with all the wonder it brings
And every muscle in your body sings


And you know she will be waiting there
And you'll find her somehow you swear
Somewhere tonight you run sad and free
Until all you can see is the night


E il mondo si sta distruggendo nelle sue cuciture

E tu sei solo un prigioniero dei tuoi sogni


E lei è così bella che tu sei perso nelle stelle


E sei innamorato con tutta la meraviglia che questo porta

E ogni muscolo nel tuo corpo canta


E tu sai che lei ti aspetterà lì

E giuri che la troverai in qualche modo

Da qualche parte stanotte corri triste e libero

Finché tutto quello che riesci a vedere è la notte

(Night, Bruce Springsteen)




Note


Till you're out on a midnight run, losing your heart to a beautiful one: Night, Bruce Springsteen.

Album Fotografico: Qui, in fondo, potete trovare le altre copertine relative a questo capitolo ;)


Buongiorno a tutti :)

Questo capitolo, che fortunatamente sono riuscita a finire prima che passassero altri due mesi, è una presentazione di Gunnar, il nipote preferito di Anatol', che abbiamo incontrato per la prima volta nel capitolo 118, quando lui aveva otto anni...

Qui lo ritroviamo dieci anni dopo e in una situazione completamente diversa, ma è sempre più evidente perché sia il nipote preferito di Tolik, credo ;)

Spero che vi sia piaciuto!

A presto,

Marty



  
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