It’s Time to Forgive
La
mano di Aioros scivolò leggera sul suo viso in quel gesto che ormai si ripeteva
da un paio di sere.
-Tornerò
a trovarti domani, va bene?-
Un
sorriso riservato si dipinse sul viso di Saga. Per un attimo i suoi occhi erano
stati attraversati da un lampo che aveva ridonato vita a quello sguardo del
colore del mare.
-Ti
aspetterò-
Gli
sembrava davvero lunga quell’attesa, il tempo pareva congelarsi e la notte
eterna non accennava a fare posto all’aurora.
Saga
avrebbe voluto chiedergli di restare, ma qualcosa lo tratteneva sempre. Non era
pronto a quel passo, non ancora. Un sentimento disperato gli premeva in petto,
il desiderio irrefrenabile di quell’uomo era duro da resistere. Dall’altro
lato, c’era il passato. Il passato crudele, sempre pronto a ricordargli ciò che
aveva fatto. Lui era stato la causa della morte di Aioros, era stato il primo a
gettare infamia sul suo nome. Aveva bisogno di tempo per perdonarsi, per far sì
che l’incubo ricorrente del passato svanisse del tutto.
La
presenza di Aioros sembrava curarlo, rimarginare giorno dopo giorno le ferite
al suo cuore.
Ma
c’era qualcos’altro che gli donava conforto e al contempo tanto dolore. Kanon. Suo fratello. Vivevano nella
stessa casa, condividevano ogni nuovo giorno di quella vita che era stata loro
donata dalla dea Athena. Eppure sembravano due spettri persi entrambi a
rincorrere i propri rimorsi, due calamite dello stesso polo che, per quanto
simili, non avrebbero mai potuto incontrarsi. Nessuno dei due sembrava voler
affrontare il presente, nessuno dei due sembrava in grado di districarsi del
tutto dai nodi del passato, nessuno dei due sembrava confidare nel futuro che
era stato messo loro davanti.
Saga
poteva solo sperare di trovare le forza, un giorno, di poter riprendere la loro
vita, di abbandonare per sempre il sentiero dei ricordi di sangue che avevano
minacciato di annegarli entrambi. Forse sperava che fosse Kanon a fare il primo
passo. Per quanto gli costasse ammetterlo Kanon era sempre stato il più forte
tra di loro, sin dal giorno della loro nascita.
Sperava,
dunque, che Kanon fosse in grado di riconoscere i suoi errori, e che potesse
aiutarlo lì dove lui non riusciva a perdonarsi.
******
Non
appena il Saint di Sagitter uscì dalla camera, ebbe l’impressione di ritrovarsi
di nuovo faccia a faccia con Saga. No…
quello non poteva essere Saga. I suoi occhi verdi erano di ghiaccio, il suo
sguardo pareva trapassarlo da parte a parte come la più letale delle lame. Sul
suo viso cupo era dipinta un’espressione di vivo sdegno, chiaro indizio di
quanto poco la sua presenza al terzo Tempio fosse gradita.
Aioros
non si scompose, rimanendo a fissare l’uomo di fronte a sé.
-Kanon-
-Aioros-
Il
suo tono era stato un soffio tagliente, non certo un saluto spensierato. Teneva
i pugni serrati quasi fosse pronto alla lotta. Non era un mistero che Kanon non
approvasse il suo rapporto con Saga. C’era sempre un’ombra di invidia, nel suo
sguardo, mista ad un rimorso logorante che mai avrebbe abbandonato l’animo di
quell’uomo. E la cosa peggiore, era che Aioros non sapeva il perché di quella
rabbia così bruciante che Kanon provava verso di lui.
Gli
bastava uno sguardo per capire Saga, per conoscere ciò che lui non avrebbe mai
avuto il coraggio di dire, per intuire il suo stato d’animo. Tutt’altra cosa
era con Kanon: era impossibile capire cosa si celasse dietro quegli occhi di
freddo smeraldo, quale sentimento covasse dentro o ancora comprendere il motivo
di quel misterioso rancore che gli straziava l’animo giorno dopo giorno.
Con
il solo sguardo Kanon sembrava volergli strappare via le dita dalla maniglia
della porta e allontanarlo dalla propria casa. Quella situazione rischiava di
sfuggire loro di mano. Aioros aveva deciso da tempo che tutto quello meritava
un chiarimento al più presto.
-Kanon,
tu non mi vuoi qui dentro, dico bene?-
Lentamente
un ghigno che pareva più una smorfia di sdegno distorse i tratti del suo
interlocutore.
-Non
c’è che dire, Ros, sei davvero il brillante genio che
tutti adulano-
Lui sembrò non cogliere l’ironia pungente data
alla risposta. Si allontanò dalla porta dirigendosi verso l’uscita del tempio:
se doveva parlare con Kanon, non voleva che Saga sentisse. Avrebbe pensato che
stessero litigando per lui, che le uniche persone al mondo che lo amavano si
stessero facendo la guerra, e quello l’avrebbe fatto stare male. Se proprio era
giunto il momento di un confronto, questo andava fatto in privato.
Kanon
lo seguì come se avesse capito cosa si stava preparando.
L’aria
fuori dal tempio era immobile, il paesaggio era immerso nell’oscurità
malinconica della notte. L’unico suono udibile era il lontano e ritmico
sciabordare delle onde del mare.
I
due rimasero a scrutarsi di sottecchi per alcuni minuti, in silenzio. Infine
Aioros si voltò per primo.
-Non
posso stargli lontano- andò dritto al punto –non capisco perché questo ti
faccia tanta rabbia, ma ti prego di non rendere la situazione ancora più
difficile. Stiamo attraversando tutti un brutto momento, Saga forse più degli
altri. Ha bisogno di sostegno, da parte di chiunque sia disposto a
offrirgliene. Ha bisogno di qualcuno che si fidi di lui, di qualcuno che gli
dica che tutto si sistemerà. Ha bisogno di sentirsi protetto e compreso. Se
avvertisse il contrasto che c’è tra di noi se ne sentirebbe responsabile, e
l’ultima cosa che voglio è dargli altre preoccupazioni. Quindi te lo chiedo per
favore: permettimi di aiutarlo, di sostenerlo insieme a te. Nulla gli farebbe
più bene di vederci uniti-
Si
era voltato nella sua direzione, Kanon sentiva il suo sguardo scivolargli
addosso. Non tollerava la vista dei suoi occhi. Erano ancora così puri, così vivi, animati dalla stessa luce che
c’era negli occhi di Saga prima di tutto quello.
-Mi
parli come se ti avessi chiesto di sparire da qui. Hai ragione, tollero a
malapena la tua presenza, tuttavia so che se solo ti impedissi l’ingresso al
tempio dei Gemelli mio fratello ne morirebbe. E tu, d’altronde, non
rispetteresti il mio ordine. Non riesci a stargli lontano, non c’è bisogno che
tu lo metta in chiaro-
Aioros
rifletté su quell’ultima frase. Non capiva se Kanon stesse cercando un modo per
capire come liberarsi di lui. Qualsiasi cosa volesse significare, non si era
sbagliato: ormai detestava l’idea di restare lontano da Saga, anche solo per un
giorno. Avrebbe voluto vivere al suo fianco, avrebbe voluto che lui fosse la
prima cosa su cui i suoi occhi si sarebbero posati la mattina e l’ultima da
vedere la notte, avrebbe voluto poterlo stringere tra le braccia in qualsiasi
momento e scacciare i suoi incubi con parole di conforto.
-Io
lo amo-
Disse
semplicemente, addirittura stupito dalla spontaneità con la quale aveva messo
in chiaro la questione. Non lo aveva mai detto a nessuno, neanche a Saga
stesso. Aveva conservato quelle parole nel cuore in attesa del momento
opportuno per poterle pronunciare, ma adesso non riusciva più a trattenerle né
a dissimulare quell’affetto sin troppo profondo che lo aveva da sempre legato
al Saint di Gemini.
Un
rinnovato velo di rabbia incupì lo sguardo di Kanon. La luce stentata della
luna rendeva il suo volto un gioco di luci ed ombre in perenne mutamento.
-Anche
io-
Gli
aveva rivolto quelle parole con rabbia, la voce rauca e tesa. I suoi occhi
fissavano inquieti un punto lontano all’orizzonte. Poi saettarono verso il
Saint del Sagittario e il suo sguardo inchiodò quello del Cavaliere.
-Anche
io lo amo, cosa credi? Lo amo tanto, più della mia stessa vita. Eppure l’ho
ferito. Mi capisci, Aioros? Sono stato io la causa di tutto, io ho scatenato
l’inferno qui al Santuario, e tutto per una illogica sete di potere che Saga ha
cercato con tutti i mezzi di placare. Allora non l’ho ascoltato. Non avevo
bisogno dei suoi consigli, mi dicevo, e le sue parole mi erano sgradite solo
perché contrastavano le mie idee. L’ho ritenuto un codardo, un eroe come io non
sarei mai stato. La sua fama mi faceva rabbia. Lui non se ne curava, cercava in
tutti i modi di non tagliarmi fuori dalla sua vita, e adesso capisco che ero io
stesso ad escludermi e allontanarmi da lui. Non avevo bisogno di lui, non avevo
bisogno di un fratello sempre pronto a mettermi a tacere. Lo faceva per il mio
bene, e io l’ho capito solo troppo tardi. Voleva aiutarmi, e io credevo che
volesse recludermi nell’ombra della sua gloria. E quando ha rappresentato un
ostacolo troppo grande per me, quando la rabbia ha preso il posto dell’amore,
sono stato io a causare la sua disfatta, la distruzione della pace su cui
Athena regnava. Mi sembra così assurdo, adesso, così egoista e infantile ciò
che ho fatto. Mi sembra così crudele, e
questo non riesco a sopportarlo-
Gli
aveva parlato con il cuore in mano, confidandosi per la prima volta con
qualcuno che non fosse la sua stessa coscienza. Sulle prime si pentì di essersi
lasciato scappare quelle riflessioni che gli davano il tormento sin da quando quella
nuova vita gli era stata donata. Non voleva parlarne, non voleva ammettere le
sue colpe né rivelare le sue debolezze, men che mai ad Aioros. Era convinto che
Aioros non l’avrebbe capito. Cosa poteva saperne, lui, di ciò che macchiava la
sua anima? Cosa mai avrebbe potuto capire qualcuno che non è mai stato
contaminato dal male? Era troppo innocente, Aioros, troppo puro, per poter
confrontarsi con il passato oscuro di chi la morte l’aveva causata per un
proprio tornaconto personale.
Eppure… una
voce fastidiosa metteva in dubbio quelle sue convinzioni. Eppure, Aioros
riusciva a capire Saga. Saga, il cui cuore era stato corrotto dalle tenebre
proprio come quello del gemello. Perché la sintonia che si era creata tra il
fratello e quell’uomo gli dava tanto fastidio? Perché sentiva di essere
minacciato dalla presenza tanto luminosa del Sagittario?
-Sembra
che tu…-
Kanon
si perse in quella riflessione. Persino in quel momento si sentiva inferiore ad
Aioros, e quello lo confondeva. Lui si era sempre ritenuto superiore a tutto e
tutti, si era sempre ritenuto il padrone indiscusso dell’intero universo. Come
poteva quell’uomo distruggere quella certezza con la sola forza della sua
presenza?
-Sembra
che tu riesca a capirlo meglio di me. Tu riesci ad essergli di conforto quando
io non saprei cosa fare. Tra me e Saga ci sono stati troppi conflitti, troppe
colpe che ci siamo scambiati l’un l’altro e che ancora oggi ci impediscono di
perdonarci per davvero. Mentre tu, tu
lo hai sempre amato, tu sei riuscito ad amarlo anche nella morte, e lui ti ha
sempre ricambiato privo di qualsiasi rancore nei tuoi confronti. Noi, come
fratelli, ci siamo odiati a tal punto da distruggerci a vicenda. Ma tra di voi
c’è stato solo amore. Questa è la differenza tra me e te. Per quanto mi costi
ammetterlo, tu puoi guarirlo come io non sarò mai in grado di fare-
A
quel punto chinò il capo come chi ha appena subìto una profonda umiliazione.
Adesso che aveva tirato fuori quei pensieri, adesso che aveva finalmente dato
loro una forma vera e propria, si sentiva vuoto, senza più scopo. Era stato
come ammettere in un certo senso la superiorità di Aioros, come decretare la
sua vittoria e concedergli il primo posto nel cuore del fratello. Nonostante i
rimorsi e l’antico odio che ancora gli bruciavano dentro, quello gli faceva
male.
-Kanon-
Con
sua enorme sorpresa, Aioros gli aveva poggiato una mano sulla spalla. Era stato
un gesto estremamente confidenziale a cui Kanon non era più abituato, né
tantomeno che si sarebbe aspettato dopo la sua confessione. Era come se Aioros
volesse donargli conforto, come se cercasse un dialogo con la sua anima. Gli
occhi verdi del Sagittario vollero incontrare i suoi: erano privi di alcun
rimprovero, privi di quella compassione che Kanon detestava. Non voleva fare
pena, a nessuno. Gli sembrava persino che Sagitter stesse sorridendo dopo aver
finalmente capito il perché di tanta ostilità nei suoi confronti. Ma non era un
sorriso di scherno, né di pietà. Era un sorriso appena accennato, aperto e
sincero, disposto al perdono verso un odio all’apparenza ingiustificato.
-Noi
non siamo rivali. Non dobbiamo dimostrare a nessuno di essere l’uno meglio
dell’altro, non abbiamo alcuna ragione di competere. Qualche giorno fa sono
venuto a far visita a tuo fratello. Tu eri nella sua stanza, seduto sul letto
accanto a lui. Gli tenevi la mano. In quel momento ho visto tutto l’amore che
mai avete potuto dimostrarvi, in quel semplice gesto ho avvertito tutta la
forza del vostro legame. E’ stata una delle scene più belle che io abbia mai
visto, credimi, è stato come capire che tu avresti lottato pur di ridonare a
tuo fratello la vita che gli è stato sottratta così tante volte dalla guerra,
che avresti lottato nonostante i contrasti che ci sono stati tra di voi, anche
a discapito della tua stessa serenità. Mi sbaglio, forse?-
Uno
strano moto si era smosso nel petto di Kanon. Era certo che nessuno lo avesse
visto quando era rimasto da solo con Saga, quando si era seduto sulla sponda
del suo letto a guardarlo dormire e, sì, quando gli aveva preso la mano per
dargli conforto da un incubo che era arrivato a turbare la sua quiete. Gli
veniva difficile dimostrare quella tenerezza quando Saga era sveglio, aveva
paura anche solo a toccarlo. Non conosceva a fondo il motivo di quella paura.
Forse era il timore di essere scacciato, o il dubbio di non ricevere conforto a
sua volta.
Suo
malgrado, dovette ammettere che Aioros aveva ragione. Se voleva essere d’aiuto
a Saga avrebbe dovuto lasciare da parte il passato, avrebbe dovuto essere in
grado di demolire una volta per tutte le macerie del suo rancore per potervi
costruire sopra un nuovo futuro. Solo allora avrebbe avuto quella pace che
tanto bramava, per sé e per il fratello.
-Hai
ragione, Ros- ammetterlo non faceva più tanta rabbia
–non siamo rivali. E Saga ha bisogno di entrambi-
Il
sorriso sul volto del Cavaliere si allargò –Me lo prometti, allora? Riuscirai a
lasciarti il passato alle spalle?-
Kanon
guardò il cielo stellato sopra di loro. Prima riusciva a vederne solo il lato
oscuro, nient’altro che un immenso manto nero che avrebbe presto o tardi
soffocato ogni singola fonte di luce. Adesso non era più così: vedeva le
stelle, ed erano a migliaia, infiniti punti luminosi in cielo, diamanti puri ed
eterni. Visto da quella prospettiva, tutto sembrava migliore.
-Farò
il possibile. È tempo di cambiare, di scrivere la nostra nuova storia. È tempo
di perdonare-
******
La stanza era in penombra, il profilo di Saga si intravedeva appena. Era
già a letto, immobile nel silenzio. Kanon sperò che dormisse, così da poteri
ritardare il confronto inevitabile alla mattina successiva. Si diede del
codardo. La ferma intenzione di parlare con il gemello era svanita. Fece per
uscire dalla stanza, e fu allora che la voce di Saga lo bloccò.
-Kanon? Che cosa ci fai qui?-
-Io…-
Non poteva riuscirci. E se Saga l’avesse rifiutato? Fece un passo indietro,
voltando le spalle al fratello. Udì un frusciare di lenzuola e subito dopo la
voce di Saga lo richiamò indietro.
-Entra-
Il respiro gli si bloccò in gola. Entrare? Gli aveva chiesto di entrare?
Si fece avanti, rimase in piedi davanti al letto, la testa china, senza più
sapere cosa fare. Non doveva essere lì. Perché
era andato lì?
Infine si sedette, proprio come qualche giorno prima. Ma quella volta era
diverso: quella volta Saga era sveglio, e lo stava guardando. Lo vedeva, nella
penombra della stanza, in attesa di una parola, di un qualcosa da parte sua.
E ora, cos’avrebbe dovuto dire? Tutto d’un tratto l’idea di Aioros gli
sembrò del tutto folle.
-Kanon-
La voce di Saga risuonò tra le pareti della stanza. Non l’aveva mai sentita
così vicina da molto tempo, né lo aveva più sentito pronunciare il suo nome.
Non c’era traccia di ira, nel suo tono. E ciò che disse dopo, lasciò il
fratello del tutto spiazzato.
-Kanon… tutto questo mi dà il tormento. Non riesco più a vivere così, non
riesco più a vederti tenere le distanze da me. Ti chiedo solo… perdonami. Avrei
dovuto chiedertelo prima. Forse non avrei dovuto chiedertelo affatto. Forse non
merito il tuo perdono, in questo caso ti chiedo solo di lasciare questa stanza.
Ma se mi ritieni ancora degno della tua fiducia, se mi ritieni ancora tuo
fratello, ti prego, ti prego… resta
con me. Non ce la faccio più a restare da solo-
Aveva le spalle incassate, lo sguardo basso e sofferente. Kanon lo guardava
allibito: mai Saga si era lasciato andare ad una simile manifestazione di
debolezza. Allungò una mano, gli sfiorò la spalla con un gesto incerto, certo
di essere respinto.
Invece Saga gli strinse la mano, se la portò al viso e si lasciò sfuggire
un sospiro spezzato mentre il sollievo di quel contatto gli ridonava la forza
che aveva creduto persa per sempre.
I loro occhi si incrociarono in un dialogo silenzioso che solo i due
gemelli erano in grado di comprendere.
-Sei tu a dover perdonare me- eccole, le parole che mai Kanon avrebbe
pensato di poter pronunciare –io sono stato la causa del tuo dolore, non c’è
giorno in cui non mi maledica per questo. Ma adesso, adesso se vuoi potrò
essere la tua cura, farò tutto ciò che posso per renderti fiero di me, per
poter in qualche modo riuscire a farmi perdonare-
Saga lo ascoltava mentre sul viso iniziavano a farsi largo calde lacrime
che non sarebbe riuscito a trattenere oltre. Mai avrebbe pensato di poter udire
quelle parole pronunciate dal fratello, aveva sperato tanto tempo in quel sogno
all’apparenza irrealizzabile. Un sollievo senza pari lo invase, come se la sua
anima fosse riuscita infine a spezzare le catene della sofferenza.
E poi Kanon lo abbracciò, sorprendendolo ancora più di quanto già non
fosse.
-Mi sei mancato-
Saga rimase interdetto, e solo dopo che la sorpresa lasciò lo spazio al
sollievo ricambiò la stretta.
Non era da Kanon darsi a simili effusioni o a qualsiasi dimostrazione di
affetto. Il fatto che avesse cercato di sua iniziativa un contatto fisico per Saga
era una cosa del tutto nuova, che lo stupiva ma al contempo gli infondeva
speranza.
-Anche tu, fratellino-
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Salveciao! Stavolta sono tornata
con qualcosa di serio, come vedete non scrivo solo idiozie.
Perdonate la lunghezza della storia, all’inizio avrebbe dovuto
essere la metà, ma poi mi ha preso la mano xD spero
che qualcuno abbia voluto leggere fino alla fine.
Magari il tema è visto e rivisto e stravisto, purtroppo l’ispirazione
ha voluto così, confido di aver fatto comunque un buon lavoro.
Ringrazio come al solito che leggerà e chi vorrà lasciare un
parere ;)
Alla prossima!