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Autore: Adeia Di Elferas    07/02/2016    2 recensioni
[Storia partecipante al concorso "Most loved II edizione - il mio personaggio, il tuo personaggio" indetto da Stratovella, II classificata] Durante l'ultimo anno delle medie, Mariko Shinobu incontra per caso Kaoru Orihara. Nella storia originale non ci viene mostrato come Mariko abbia cominciato a nutrire ammirazione incondizionata verso Kaoru, quindi con questa mia breve fanfiction ho provato a dare la mia versione dei fatti.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaoru Orihara, Mariko Shinobu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Come le gocce di pioggia cadono sulla città...'
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~~ L'aria fresca di quella primavera inebriava Mariko, mentre percorreva a passi veloci la strada che portava verso l'istituto Seiran.
 Non doveva essere lì, men che meno a quell'ora. Le lezioni sarebbero inziate solo la settimana seguente ed era da sconsiderati mettersi a vagare vicino alla scuola come dei pazzi, ma a portarla lì era stata una forza misteriosa che non era riuscita in alcun modo a combattere.
 Per tutta la strada non aveva fatto altro che mordersi le labbra ossessivamente, per scaricare un po' la tensione.
 Da lì a sette giorni avrebbe iniziato il suo ultimo anno di scuole medie e poi, finalmente, avrebbe potuto passare alle superiori. Sarebbe stato per lei il momento decisivo del riscatto, ne era certa.
 E poi, finalmente, avrebbe potuto sperare di accedere alla Sorority...
 Mentre camminava assorta nei suoi pensieri, Mariko non si rese conto che c'era qualcuno sdraiato su una delle panchine.
 Incuriosita dai passi che sentiva farsi sempre più vicini, Kaoru, che stava riposando sulla panchina, tenendo la palla da basket tra le mani, appoggiata all'addome, aprì gli occhi e cercò di vedere chi stava arrivando.
 Mariko aveva lo sguardo puntato verso la scuole, quindi ancora non si era resa conto di essere osservata.
 Kaoru aveva già visto la ragazza che la stava raggiungendo quasi a passo di marcia, ma non riusciva a ricordarsi dove e quando. Forse era una studentessa del Seiran anche lei...
 Quando finalmente Mariko fu all'altezza della panchina su cui stava coricata Kaoru, questa disse, a voce bassa: “Le lezioni iniziano la settimana prossima. Sei in anticipo.”
 Mariko strabuzzò gli occhi e sbiancò. Come aveva fatto a non vedere quella ragazza sulla panchina? Come poteva avere la testa tanto tra le nuvole?
 Kaoru si mise a sedere, cominciando a giocherellare con il pallone da basket e chiese: “Allora? Come mai hai deciso di venire qui, visto che la scuola è ancora chiusa?”
 Mariko non riusciva a parlare. Aveva la gola secca e non riusciva a credere di aver di fronte proprio Kaoru, il Principe Kaoru, anzi.
 “Non hai voglia di chiacchierare, eh?” chiese Kaoru, con un sorriso accomodante dipinto in volto.
 Si alzò dalla panchina, tenendo il pallone tra il braccio e il fianco.
 Mariko la osservò in silenzio. Quella ragazza era molto più alta di lei e aveva un profilo così aristocratico e una figura così piena di energia e forza vitale... Indossava dei vestiti sportivi, ma per Mariko era elegante come se fosse stata in vestito da sera, anzi, anche di più.
 Cosa avrebbe dato per essere come lei o anche solo per poterla conoscere meglio...!
 “Bene, allora io vado.” annunciò Kaoru, che cominciava a trovare simpatica quella ragazzina pallida e spaurita.
 La squadrò con un po' più di attenzione, notando per la prima volta le sua labbra rossissime. Non sembrava che avesse messo del rossetto...
 “Che belle labbra rosse...” disse Kaoru, incuriosita, sperando che Mariko desse qualche spiegazione senza costringerla a fare domande dirette.
 Mariko deglutì rumorosamente e raddrizzò la schiena per rispondere alla senpai: “G... Grazie.” balbettò solamente.
 A quel punto Kaoru ci rinunciò e, alzando una mano, la salutò.
 Mariko la segu con lo sguardo ancora a lungo, fino a che non riuscì più a distnguerla all'orizzonte.
 Non poteva credere di essere riuscita ad avvicinarla. Avevano un anno di differenza. Kaoru avrebbe iniziato le superiori e di certo sarebbe entrata nella Sorority. Mariko ne era certa, perchè se non entrava una come Kaoru, allora potevano anche sciogliere la sorellanza, perchè non avrebbe avuto più senso.
 Con un sospiro sottile e tremolante, Mariko strinse le braccia al petto e tornò a guardare il Seiran, che si stagliava di fronte a lei nel sole tiepido di quell'Aprile.
 Il profumo dei ciliegi riempiva l'aria e il cielo azzurro prometteva un futuro meraviglioso.

 Quel pomeriggio pioveva a dirotto, con una forza inaudita.
 Appena finite le lezioni, tutte le studentesse del Seiran erano scappate a casa, proteggendosi dalla pioggia con ombrelli, mantelle e – le più disorganizzate – con la cartella sulla testa.
 Mariko era tra quelle che non avevano portato con sé l'ombrella, malgrado il cielo nero di quel mattino fosse chiaramente un presagio di pioggia.
 Era già uscita da scuola e si trovava ormai in strada, quando si ricordò con orrore di aver dimenticato sotto al banco il quaderno degli appunti di matematica. Il giorno seguente sapeva che ci sarebbe stata un'interrogazione casuale e quindi non poteva rischiare di farsi trovare impreparata per un motivo tanto stupido...
 Già zuppa d'acqua, fece dietro front e cominciò a correre verso la scuola per recuperare il quaderno.
 Le sue scarpe erano tanto fradicie che per poco non scivolò, prima di entrare al Seiran. Abbassò la cartella e si puntellò contro lo stipite del portone per evitar di rovinare in terra.
 Una volta ritrovato l'equilibrio, prese fiato e cercò di calmarsi. Si morse le labbra, in quello che ormai era diventato un gesto spontaneo per lei, si cambiò in fretta le scarpe e corse verso la sua classe per recuperare il quaderno.
 Una volta che l'ebbe messo al sicuro nella cartella, si sistemò alla meno peggio i capelli bagnati dietro le orecchie e uscì di nuovo, preparandosi a una seconda corsa sotto alla pioggia.
 Stava già per raggiungere gli armadietti, quando sentì una voce di uomo dire: “Certo, certo, posso capire, ma così saremo costretti a farle ripetere l'anno, signorina Orihara...”
 A sentire quel cognome, Mariko si bloccò di colpo, nascondendosi dietro la prima porta che trovò.
 “Lo so, ma non posso fare altrimenti.” rispose la voce di Kaoru.
 Mariko si morse le labbra e si appoggiò alla porta con l'orecchio, per origliare meglio. I due si stavano avvicinando e presto sarebbero stati all'altezza dell'aula in cui si era infilata.
 “Non possiamo soprassedere, signorina Orihara. Il Seiran ha regole particolari e troppe assenze non possono che portare a questa conclusione – continuava l'uomo – quale che sia la motivazione di tali assenze. Dunque spetta a lei decidere se ripetere l'anno o se lasciare questa scuola e trovarne una più... tollerante.”
 A quel punto si sentì qualcuno sospirare. Quasi per certo Kaoru.
 “Capisco.” rispose la ragazza e dopo questa parola, non si sentì altro se non i loro passi farsi ancora più lontani.
 Mariko sentiva il cuore batterle nel petto come una furia. Dunque non era stata una sua impressione. Kaoru Orihara aveva fatto davvero molte assenze... Credeva di essere stata lei a non vederla, per caso. In fondo Kaoru frequentava già i corsi delle superiori, mentre Mariko era ancora relegata alle medie, era plausibile che non riuscisse a vederla spesso. Tuttavia, ultimamente, non l'aveva nemmeno più vista giocare a basket nel cortile...
 Mariko uscì dall'aula con lentezza. Recuperò le scarpe da esterno e uscì sotto la pioggia. Questa volta non correva, né si copriva la testa con la cartella.
 La sua mente era ancora fissa su quelle parole, quelle orribili parole che aveva sentito dire poco prima.
 Non poteva sapere quale fosse il motivo delle assenze di Kaoru, ma, di certo, doveva essere qualcosa di serio, altrimenti il Principe Kaoru non avrebbe sicuramente rischiato di perdere l'anno. Non era una ragazza così frivola da rovinarsi la carriera scolastica per un motivo che non fosse più che grave...!
 “Cosa fai sotto la pioggia a quel modo?” chiese Kaoru, alle spalle di Mariko.
 Questa si voltò di scatto, sorpresa nel sentire proprio la voce della sua senpai.
 Kaoru era coperta da un grande ombrello scuro e fece segno a Mariko di raggiungerla al coperto.
 Senza farselo ripetere, Mariko accettò la gentilezza e cominciò a camminare accanto a Kaoru, cercando di andare alla sua stessa velocità. Aveva gambe tanto lunghe che un suo passo equivaleva almeno a due di Mariko.
 Malgrado ciò, Mariko non avrebbe potuto essere più felice.
 Kaoru non parlava, era pensierosa e aveva lo sguardo lontano e scuro. Sembrava più stanca del solito. Si muoveva con una certa lentezza e c'era un che nel modo in cui ogni tanto le fremevano le narici che facevano intuire quanto fosse preoccupata. Ma per cosa, di preciso? Per la scuola o per il motivo che le stava facendo collezionare così tante assenze?
 Mariko avrebbe voluto farle un sacco di domande, ma proprio non riusciva a spiccicare parola. Sarebbe mai riuscita a conversare con lei come faceva con le altre compagne di scuola, cioè senza sentirsi un nodo allo stomaco e un altro alla gola?
 “Dove devi andare?” chiese imprivvisamente Kaoru, che si era resa conto di non sapere dove quella ragazzina fosse diretta.
 “Alla fermata del bus.” rispose Mariko, riuscendo a non balbettare.
 Kaoru annuì e andò verso la fermata più vicina.
 Una volta arrivate alla pensilina, la senpai fece per congedarsi, ma proprio prima di lasciare Mariko al suo destino, la sua attenzione fu catturata dalle labbra rosse come il fuoco e allora la riconobbe: “Tu sei quella che ho incontrato questa primavera nel parco della scuola, giusto? Quella che era venuta al Seiran una settimana prima dell'inizio delle lezioni...”
 Mariko fece segno di sì, sperando che quella memoria aprisse la strada all'inizio di una conoscenza più profonda, ma si sbagliava.
 Kaoru fece un debole sorriso e disse solo: “Mi raccomando, quando arrivi a casa asciugati per bene, prima di ammalarti.”
 Mariko fece un breve inchino e quando tornò a guardare davanti a sé Kaoru era già lontana, nascosta dal suo grande ombrello scuro.
 Mariko si sedette sotto alla pensilina e si mise ad attendere l'autobus. L'aria era pregna dell'odore acre di vestiti umidi – i suoi – e di pioggia. Di solito le piaceva quel profumo, ma quel giorno le metteva addosso un'enorme tristezza perchè quell'odore di pioggia stava lavando via il ricordo del profumo dei ciliegi in fiore.

 Era di nuovo primavera e Mariko Shinobu non aveva più visto Kaoru Orihara da quell'ultimo pomeriggio di pioggia.
 A scuola si erano rincorsi i pettegolezzi sul fatto che la ragazza avesse lasciato gli studi, mentre altri sostenevano che fosse solo rimasta assente per motivi di salute e che presto sarebbe tornata al Seiran. Quando l'anno scolastico era finito, fu chiaro a tutti che, indipendentemente dal motivo, il Principe Kaoru avrebbe come minimo perso l'anno.
 Mancava una settimana esatta alla cerimonia d'apertura dell'anno nuovo e la primavera stava sprigionando tutta la sua forza.
 Mariko si sentiva quasi stupida, nel fare di nuovo quello che aveva fatto un anno addietro. Continuava a mordersi le labbra, senza ragionarci e lo faceva con tanta forza da farsi quasi male.
 Ancora sette giorni e sarebbe stata una liceale. Ancora non ci credeva. Avrebbe potuto aspirare a diventare un membro della Sorority e avrebbe finalmente potuto costruire il suo futuro e capire cosa avrebbe fatto da adulta.
 Però l'idea che Kaoru potesse non farsi più vedere a scuola la faceva impazzire. Aveva sperato tanto di poterla incontrare più spesso, nei corridoi, durante la pausa pranzo o le attività extrascolastiche...
 “Non ci credo...” una voce allegra arrivò alle orecchie di Mariko proprio mentre imboccava il sentiero diretto all'Istituto Seiran: “Ancora tu!”
 A Mariko si fermò il cuore nel petto. Era la voce del Principe Kaoru, l'avrebbe riconosciuta ovunque!
 Si voltò e se la trovò davanti. Dopo tanti mesi, finalmente l'aveva di nuovo davanti a sé.
 Nonostante fosse incredibilmente felice di averla incontrata ancora, Mariko non potè fare a meno di notare come la ragazza apparisse più magra di prima e più... matura. Era come se in quelle lunghe settimane le fosse accaduto qualcosa che l'aveva profondamente cambiata. 
 “Anche quest'anno sei in anticipo di una settimana.” rise Kaoru.
 Mariko non riuscì a controbattere in alcun modo, così Kaoru chiese: “Cominci il primo anno di superiori?”
 Mariko annuì con un gesto rapido del capo.
 Kaoru fece ancora un paio di passi verso di lei, sempre più incuriosita da quella strana ragazzina che ogni tanto trovava sulla sua strada.
 Quel giorno Kaoru non aveva con sé il solito pallone da basket. Indossava una camicia bianca e un paio di jeans chiari. Teneva le braccia strette attorno al petto e in viso aveva dipinto un sorriso tranquillo e sinceramente sorpreso.
 Quando si rese conto di non aver ancora salutato a dovere, Mariko fece un piccolo inchino reverenziale e disse: “Buongiorno.”
 Kaoru alzò un sopracciglio, trovando quel saluto anche troppo formale. Sospirò e annunciò: “Puoi dirmi anche un semplice 'ciao', visto che tra una settimana frequenteremo tutt'e due il primo anno di superiori.”
 Mariko ci mise un minuto buono per metabolizzare quella notizia. Dunque Kaoru non aveva abbandonato il Seiran. Aveva deciso di ripetere l'anno.
 Improvvisamente Mariko fu al settimo cielo. Non le importava nemmeno più sapere perchè Kaoru avesse perso l'anno. Sapere che avrebbe potuto vederla ogni giorno e che forse – con un briciolo di fortuna – sarebbero addirittura finite nella stessa sezione era tutto quello che le interessava sapere.
 Kaoru trovò l'espressione stupita e indecifrabile di Mariko molto strana. Non riusciva a capire se quello che aveva detto le faceva piacere oppure no.
 “Sai, sono passata di qui solo per... Riprendere confidenza con questo posto, diciamo. Forse non lo sai, ma manco da un po' e così...” Kaoru fece un respiro profondo, mettendosi a guardare il paesaggio e puntando gli occhi verso il Seiran, in fondo al vialetto: “Ma ora ti lascio ai tuoi impegni.” disse alla fine Kaoru, riprendendo a camminare.
 Mariko fece un altro inchino, sentendo la bocca troppo secca per poter dire altro.
 “Ah, come hai detto che ti chiami?” chiese poi Kaoru, aggrottando un momento la fronte.
 Mariko si schiarì la voce e rispose: “Mariko Shinobu.”
 Il Principe Kaoru annuì lentamente e, ritornando alla sua passeggiata, alzò una mano in segno di saluto: “Ci vediamo tra una settimana, allora. E complimenti per quelle labbra rosse, Mariko Shinobu.”
 Mariko restò immobile mentre Kaoru si faceva sempre più lontana.
 Non riuscendo a riprendersi da tutte quelle emozioni, Mariko si andò a sedere su una panchina e, tenendo le mani in grembo, annusò l'aria.
 Il profumo dei ciliegi si spandeva ovunque, con una crudele dolcezza. A Mariko parve il simbolo di una promessa. Quell'anno avrebbe avuto l'occasione di coronare tutti i suoi sogni, ecco cosa le stava promettendo quel dolce, dolcissimo profumo...
 Con un ultimo profondissimo respiro, Mariko si rimise in piedi e si incamminò verso casa. In fondo, pensò, avrebbe avuto tre anni per sentirsi una liceale. Per qualche giorno ancora avrebbe potuto perdersi nei sogni infantili di una ragazzina delle medie.
 

   
 
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