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Autore: Padme Undomiel    07/02/2016    3 recensioni
Ci sono notti in cui Roy può giurare che la canna della sua pistola sia di nuovo premuta fermamente contro la sua giugulare.
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang | Coppie: Roy/Ed
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Where My Demons Hide
In questa storia si fa un importante riferimento all'anime 2003, per cui è Roy e non Scar ad aver ucciso i Rockbell.
Il titolo è tratto da "Demons", degli Imagine Dragons.







Ci sono notti in cui Roy può giurare che la canna della sua pistola sia di nuovo premuta fermamente contro la sua giugulare.
E’ una percezione non vigile, un ritorno al passato coi piedi ben ancorati nel presente, un sogno fin troppo reale.
Non certo un ricordo, perché una vita fa è un tempo troppo lungo perché gli scenari non cambino a piacere. Non ci sono, ora, gocce di sudore sulla sua fronte, non c’è traccia di alcol nel suo fiato, non c’è confusione delirante nella sua mente. Manca l’odore caldo e pungente delle notti infuocate di Ishbar, manca la puzza metallica del sangue dei Rockbell sparso sul pavimento e non completamente ripulito. La sua fronte è asciutta, il suo fiato pulito, la sua mente lucida, e dalla finestra non entra che l’odore calmo delle notti di Central City.
Eppure il gelo del metallo non è cambiato, e le fiamme ardono ancora, seppellite a fondo nella fornace del suo cuore.
E il grilletto è pesante come allora, sotto i suoi polpastrelli nudi. Sussurra seducenti parole di oblio, offre pietoso una secchiata di acqua gelida su quell’inferno segreto ed eterno che mai si fa vedere e mai assume forma concreta, ma che nonostante tutto trova sempre il modo di rubarti l’anima.
Nel buio, a occhi chiusi, Roy fa pressione su quel grilletto senza spingerlo a fondo, e sa che merita la morte. Non sono le vittime a condannarlo, quelle vittime morte prima di poter provare altro che non fosse terrore, e lo stupore di chi crede, spera, di poter vivere ancora a lungo. Non è l’esercito a giudicarlo, quell’esercito che gli ha donato medaglie al valore per il suo perfetto lavoro da macellaio.
Roy il giudice e Roy l’esecutore –così è, così dovrebbe essere, in un mondo giusto, in un mondo che abbia un senso.
Lucidamente, freddamente, Roy stabilisce che deve premere il grilletto.
Ma quando riapre gli occhi, la pistola non è reale.
Solo il gelo rimane ad aleggiare sotto il suo mento, a mo’ di sordo richiamo.
Roy giace silenzioso e fissa il buio. In quelle notti è facile domandarsi a che scopo ci sia ancora aria nei suoi polmoni.

Ci sono altre notti, invece, notti in cui non è il freddo del metallo a svegliarlo, ma una pioggia di capelli sparsi sul suo collo e sotto il suo mento.
Profumano di buono, di shampoo e di vita, di una ventata d’aria fresca contro i fumi tossici delle fiamme e della carne bruciata. Profumano di lui, e Roy rimane immobile, trattiene il fiato, e ha paura, una paura atavica e dolorosa di scoprirsi prigioniero di un sogno.
Ma quando riapre gli occhi, Edward è reale.
Gli occhi aperti, il viso serio, Edward non lo guarda e non parla. Se ne sta silenzioso ad ascoltare il suo cuore agitato dagli incubi, il suono secco degli spari scanditi dai suoi battiti convulsi.
La commozione irrora pietosa il terreno arido del suo cuore incenerito, e piega le sue labbra in un sorriso. Roy si china appena e bacia quei capelli e quel capo dorato, le labbra che indugiano sul calore della sua pelle.
E allora Edward solleva la testa, e i suoi occhi stanchi indagano il motivo del silenzio dell’altro, e le sue guance si colorano appena nel riconoscere il sentimento che sta dietro la semplicità della sua adorazione.
“Dormi, stupido”, gli intima, e sorride di nascosto, posando il capo sotto il mento di Roy, proprio lì, dove il gelo aleggia ancora. La pistola, impotente, viene gettata a terra, in un clangore insolitamente dolce.
Roy ride piano. “Agli ordini”, replica, e lo stringe a sé, per avere la sua immagine impressa nelle retine anche quando obbedisce al suo sottoposto, e chiude gli occhi.
In quelle notti non sa cosa sia l’inferno, ed è difficile ricordare per quale motivo premere un grilletto possa essere allettante.







   
 
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