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Autore: lella23    07/02/2016    1 recensioni
SEQUEL DI My Only Desire
Erano passati tanti anni, era passato tanto tempo.
Quanto cose erano cambiate, molte stravolte altre rimaste immutate.
Era il tempo che decideva, stravolgeva e faceva rimanere uguale.
Tutto era cambiato, eppure loro erano le stesse... o forse non lo erano più?

Erano passati 9 anni da quando le ragazze avevano salutato Emma all'aereoporto, lasciando che se ne andasse via dalla città.
Molte cose erano cambiate, le ragazze erano diventate donne.
Emma lontana da tutti. Alice finalmente felice. Bea sola ad affrontare la vita. Ele rassegnata al suo destino.
Erano passati 9 anni... sarebbero state capaci di ritrovare la felicità?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'All You Need Is Love '
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Effimero

If our hearts are never broken
well there’s no joy in the mending
there’s so much this hurt can teach us both.
Though there’s distance and there’s silence
your words have never left me

***

Se i nostri cuori non si fossero mai spezzati
Be non ci sarebbe gioia nel ripararli
C’è molto che questo dolore può insegnare ad entrambi
Benchè c’è distanza e c’è silenzio
Le tue parole non mi hanno mai lasciato

{Snow Patrol ~ New York}


Era una giornata un po' meno fredda del solito, ma non per questo aveva rinunciato alla sua sciarpa. Guardò il cielo terso mentre con un leggero sorriso portava Isabel all'asilo, presto avrebbe iniziato il turno all'ospedale.

La guardava mentre saltellava di fianco a lei, contenta di andare a giocare con i suoi amichetti e soprattutto di poter sfoggiare il nuovo cerchietto che Emma le aveva regalato, si era impuntata di volerlo mettere quella mattina e ovviamente non aveva potuto dirle di no. Sorrise mentre la teneva per mano, sembrava così spensierata quella mattina, sperava solo che quello stato d'animo durasse per tutto il giorno, dopo quello che era successo con Mirko ci credeva sempre meno.

Vedeva come la mancanza del padre le pesava, ma mai si era lamentata per quello ed era soprattutto quello che la faceva infuriare con lui, non poteva accorgersi che nella sua vita non poteva esserci solo il lavoro? Che c'era anche quella meravigliosa bambina?

Sospirando scosse la testa, ormai era quasi inutile parlarci, non facevano altro che litigare e quello non era certo il bene di Bel.

In poco tempo arrivarono all'asilo vide in quel momento stavano arrivando altri bambini e con uno sguardo distratto passo tra la folla per poi inciampare in una persona. La giornata prometteva così bene, perchè rovinarla subito così?
-Oddio mi scusi...- disse mentre alzava lo sguardo incrociando un paio di occhi fin troppo familiari.

-Bea...- un sorriso caldo la premiò, forse non era poi rovinata così tanto.

-Riccardo... oddio scusami, non ti avevo proprio visto... ma... cosa ci fai qui?- domandò perplessa mentre sorrideva.

-Oh mia sorella non poteva portare la sua piccola, allora l'ho portata io visto che ero per strada- disse guardandola attento per poi abbassare lo sguardo verso la sua piccola.

A differenza dell'ultima volta Bel guardava l'uomo curiosa mentre stava aggrappata alla sua mano, Bea sorrise si era già sciolta.

-Bel ti ricordi di Riccardo?-

La piccola annuì mentre sorrise.

-Ciao Ric-

L'uomo rispose al sorriso mentre si abbassò al suo livello, Bea non poteva che notare quanto quella pettinatura scompigliata gli donasse, soppresso un sospiro, decisamente non era il luogo per certi pensieri.

-Ciao Bel... sai che hai proprio un bellissimo cerchietto?-

Isabel si illuminò tutta a quel commento mentre iniziò a dire quanto era bello e che la zia Em era davvero brava a fare i regali. Bea rimase così sorpresa dal modo in cui Riccardo interagiva con Bel che non riuscì a dire niente, poteva essere più perfetto di quello che era? Non lo riteneva possibile e invece eccolo li, quell'uomo terribilmente attraente, con un senso dell'umorismo che non mancava mai di farla ridere nelle loro pause caffè che stava parlando con sua figlia di quanto un fiocco potesse essere meglio dei brillantini.

-Bel, l'asilo sta cominciando potrai parlare con Riccardo un'altra volta...- mormorò lei rendendosi conto solo in quel momento che la folla ormai era sparita.

Isabel fece un po' di capricci ma alla fine la salutò con un bacetto sulla guancia mentre andò all'entrata saltellando contenta, mentre la guardava non poté fare altro che sorridere. Quando non riuscì più a vederla si girò verso Riccardo e scoprì che la stava fissando con una strana espressione sul viso che non riusciva a capire, ma in qualche modo si ritrovò ad arrossire.

-Be io devo andare, il turno inizia tra poco...- disse lei cercando di apparire meno imbarazzata.

-Oh devo andare anch'io ti do un passaggio!-

-Non vorrei disturbare-

-Non dire sciocchezze, non disturbi mai e poi stiamo andando nello stesso posto!- disse divertito lui mentre Bea non poteva fare altro che accettare l'offerta.

Doveva ammettere che l'auto era davvero comoda, sarebbe riuscita anche a dormirci, ma lei non faceva testo, poteva dormire su qualunque superficie orizzontale.

-La porti tutte le mattine?- esordì lui mentre usciva dal parcheggio.

-Si o almeno tutte le volte che posso, le mie coinquiline mi aiutano davvero tanto e quando non riesci sono loro a portarla-

-Le conosci da molto?- chiese curioso.

Stranamente le sue domande non le davano fastidio, di solito chi era così curioso di impicciarsi degli affari suoi riceveva un bel biglietto per fatti-i-cazzi-tuoi-land ma con lui le sembrava naturale parlare.

-Dal liceo... siamo andate a vivere insieme quando abbiamo iniziato l'università e da allora siamo così- sorride ricordando al primo giorno di convivenza, Ele non faceva altro che lamentarsi dicendo di non aver spazio per le sue cose in camera mentre Ali correva per l'appartamento dicendo di aver dimenticato di sicuro qualcosa.

-Dovete essere molto unite allora-

-Oh non sai quanto- disse ridendo leggermente.

In poco tempo arrivarono all'ospedale e mentre passavano all'entrata Bea scoppiò a ridere.

-No non ci credo-

-Invece si! Era davvero fuori di testa ancora oggi non so come abbia fatto a fondere la pendola con la pasta...- disse divertito.

Lei scosse la testa divertita, non riusciva a credere che il suo coinquilino dell'università avesse fatto una cosa del genere.

Proprio mentre stava per rispondergli senti degli sguardi addosso che erano tutt'altro che amichevoli, volse gli occhi intorno e vide parecchie infermiere e delle dottoresse fissarla con invidia e in quel momento si accorse che era entrata con il dottore più desiderato dell'ospedale... forse era un po' nei guai.

-Ci... ci vediamo in giro allora, devo scappare ora...- disse un po' nervosa.

-Oh certo... ci vediamo-

Senza nemmeno ascoltarlo si diresse verso gli spogliatoi ansiosa anche se in un certo senso si sentiva quasi orgogliosa per come erano andate le cose, Riccardo aveva incontrato lei e a lei aveva dato un passaggio non certo a quelle infermierine senza cervello! Sorridendo leggermente si mise il camice e uscì con la testa alta, davvero quel giorno non poteva iniziare meglio.


-Ok spiegatemi ancora come sono finita in questo posto?!- disse per l'ennesima volta Bea mentre si guardava in giro.

Vedeva donne che saltavano in assoluto delirio mentre stringevano in mano un bicchiere di birra e urlavano a dei ragazzi prestanti che avevano imbastito uno spettacolino improvvisato.

-Perchè Ali voleva avere un'idea di cosa fare per il suo addio al nubilato e voleva averci tutte qui visto che in teoria dovremmo organizzarlo noi- rispose pazientemente Emma mentre sorseggiava la sua birra.

-E io avrei lasciato la mia piccola da mia madre per questo- disse ancora Bea.

-Credo che il messaggio sia arrivato le prime 30 volte in cui l'hai detto Bea- si intromise Ele alzando gli occhi al cielo.

-Una serata di svago non può che farti bene! Anzi! Tutte ne abbiamo bisogno!- trillò allegra Ilaria mentre saltellava un po' brilla, era venuta con Ele visto che nemmeno lei aveva impegni per quella sera.

Alice invece era scomparsa, le aveva mollate lì e sentendo poi il telefono squillare era dovuta andare via di corsa, purtroppo Eric era molto preso in quel periodo e dovevano sfruttare ogni minuto libero, o come aveva detto Ilaria, dovevano fare i conigli in calore. Bea preferiva decisamente non pensare in quei termini. Si guardò in giro per il locale mentre teneva il suo bicchiere vuoto in mano, si sentiva un po' fuori posto in quel luogo però non poteva negare di non godersi la vista... almeno un po'.

-Magari potremmo ingaggiare uno di quei fusti per l'addio- mormorò Ilaria mentre finiva il suo cocktail e lo sguardo indugiava su uno dei ballerini, o meglio, sugli addominali.

-Be non mi lamenterei di certo io- commentò divertita Emma mentre poggiava il bicchiere sul bancone.

-Su questo concordo pienamente- rise Ele sedendosi.

-Se proprio volete lo chiameremo- sospirò rassegnata Bea.

-Ma non fare la finta santa che sappiano che non dispiacerebbe nemmeno a te cara Bea!-

-Non è assolutamente vero Ilaria!- sbottò lei arrossendo leggermente mentre la fulminò con lo sguardo.

-Ha una figlia ed è così timida... non oso immaginare come tu sia riuscita a farla quella bambina-

Ilaria si trovò dei cubetti di ghiaccio in testa appena finita la frase.

-Ma sei impazzita?!-

Bea sogghignò solamente mentre sorseggiava la sua birra, ora era decisamente soddisfatta. Le cadde l'occhio su Emma che sembrava un po' pensierosa per poi sogghignare leggermente, oh lei sapeva il motivo di quel silenzio.

-Emma... perchè non informi le nostre amiche di cosa è successo oggi?- disse tenendo il bicchiere in mano.

Emma si bloccò e socchiuse gli occhi arrabbiata, non aveva la minima intenzione di raccontare cosa era successo quel giorno, a nessuno e men che meno alle altre, già sentiva nelle orecchie le loro supposizioni e consigli, le pressioni per qualcosa che non voleva nemmeno prendere in considerazione.


-Certo che il mondo è proprio piccolo-

Emma si girò di scatto trovandosi davanti l'ultima persona che voleva vedere. Come diavolo era arrivato quel tipo lì!? Incredula lo guardò con una cartella in mano, nel bel mezzo del suo turno in ospedale doveva trovarsi di fronte la persona più irritante che lei avesse mai conosciuto.

-Ah Castello vedo che ha conosciuto il dottor John Smith, è arrivato apposta da Londra per dei corsi avanzati- disse il suo capo arrivando alle spalle dell'uomo.

-Io e la dottoressa ci siamo conosciuti qualche giorno fa- si girò e le sorrise in mondo impertinente -non pensavo proprio di trovarla qui- detto questo si chinò verso di lei -e credo che al nostro ultimo incontro non si sia comportata in modo molto educato... dottoressa- mormorò al suo orecchio con un tono canzonatorio prima di allontanarsi e andare via con l'altro che li guardava un po' perplesso.

Emma li guardò mentre si allontanavano con un'espressione infuriata e allo stesso tempo imbarazzata, quell'uomo era il demonio!


Preferiva dimenticare tutta la faccenda ma ovviamente per sua sfortuna Bea e Gaia avevano assistito a tutta la scenetta.

-Cosa? Cosa è successo?! Ora voglio sapere che è successo a Emma!-

Ilaria quando era brilla era decisamente logorroica, doveva appuntarsi di non prenderle più di un paio di birre.

-Emma che ci stai nascondendo?- chiese Ele con gli occhi avidi di sapere, ovviamente la comare che era in lei pretendeva dettagli.

Emma avrebbe voluto aggiungere ance Bea alla lista nera, era decisamente morta e con uno sguardo omicida gli rese ovvi i suoi pensieri ma l'altra invece di tremare di paura rise semplicemente.

-Emma non fare la timida su-

-Bea sei morta- mormorò a denti stretti Emma guardandola malissimo.

-Eddaiiii Emma dicci dicci!- si lagnò Ilaria guardandola.

-Non è niente! Solo un'insopportabile dottore che è arrivato da Londra- sbottò allora lei infastidita.

-Oh... ooooh... ora ho capito- disse sogghignando Ele.

Ilaria e Bea avevano lo stesso identico sguardo, non andava per niente bene.

-Non fatevi venire strane idee! Io quello non lo sopporto!-

-Oh certo infatti eri molto infastidita quando si è avvicinato a sussurrarti chissà cosa all'orecchio-

-Lui ha fatto cosa!?- dissero in coro le altre due.

Beatrice Rainoldi tu sei una donna morta!” pensò ringhiando Emma.

-Non eravamo qui per organizzare l'addio al nubilato di Ali?- cercò di sviare il discorso senza riuscirci minimamente.

-Devi assolutamente dirci cosa ti ha detto!-

-È qualche proposta indecente vero? Vero?!-

La rossa sospirò affranta e lei che voleva passare una tranquilla serata tra amiche, perchè capitava tutto a lei?!

-Scommetto che è un gran gnocco!-

Decisamente doveva togliere la bottiglia a Ilaria prima che fosse troppo tardi.


Emma guardò distratta gli ultimi esami di una sua paziente, era ancora un po' assonnata per la sera prima. Cercò di nascondere uno sbadiglio, non le avevano dato tregua ma per fortuna era riuscita a sviare il discorso da lei a Bea, sogghignò leggermente, così imparava a parlare a sproposito.

Per non parlare della sorpresina di quella mattina, a quanto pare quella sera Ele si era data da fare, infatti si era vista passare uno degli spogliarellisti del locale davanti alla cucina mentre beveva il caffè. Per fortuna Isabel non c'era o sarebbe stato difficile spiegare la presenza di un fusto mezzo nudo in salotto.

Soppresse una risata con un colpo di tosse quando sentì un paio di mani sui suoi fianchi e un respiro caldo solleticarle l'orecchio.

-Buon giorno Dottoressa- mormorò una voce maschile con un forte accento inglese.

-Togli le mani o te le amputo Smith- sibilò a denti stretti, l'ultima cosa che voleva era aumentare i pettegolezzi che sarebbero arrivati sicuramente alle sue amiche, evitare l'esperienza della sera prima era la priorità.

-Dammi tempo una settimana e mi pregerai per il contrario-

-Dammi tempo trenta secondi e non avrai più la possibilità di fare figli-

Sentì l'altro ridacchiare mentre toglieva le mani e si spostò davanti a lei sorridendo. Gli occhi castani gli brillavano e per un pazzo momento avrebbe voluto allungare la mano e attirarlo a sé, ma finì subito.

-È una minaccia perfida, sai? Non sei gentile... il mondo ha bisogno di me- disse facendole l'occhiolino.

-L'ultima cosa di cui ha bisogno il mondo è la tua progenie, farei un favore all'umanità-

John non sembrò affatto colpito dalle sue parole anzi rise ancora.

-Oh mi divertirò sicuramente qui-

Emma sbuffò ignorandolo, quel tipo era davvero un appiccicoso polipo che doveva tenere per sé i suoi viscidi tentacoli.

Soprattutto in quel giorno, arrivava il paziente dal tumore quasi inoperabile e doveva tenersi pronta per l'incontro e spiegare a lui e ai famigliari l'operazione e la fase successiva. Quella parte era una delle più importanti doveva essere onesta ma non troppo da spaventare il diretto interessato, a meno che il capo non facesse lui gli onori di casa visto che a quanto pare lei doveva solo assistere.

-Stai cercando di ignorarmi per caso?- al solito eccolo a interrompere i suoi pensieri.

-Renderti ancora più insopportabile di quanto già sei non ti aiuterà lo sai?- disse annoiata leggendo gli esami e mettendoli via nella cartella andandosene via.

-Eddai! Permalosa!- le urlò dietro divertito ma lei lo ignorò ancora completamente.

Andò a prendersi un caffè di cui aveva assolutamente bisogno, ma appena mise piede nella saletta le suonò il cercapersone, era arrivato il paziente a quanto pare.

Mentre andava verso la camera un leggero brivido le corse lungo la schiena lasciandole una strana inquietudine, cosa le prendeva?

Entrò nella stanza dove il suo capo era già presente con il paziente, era un uomo sui trent'anni moro con gli occhi grigio-azzurri, il viso era davvero molto carino e qualcosa nel suo sguardo quando si posò su di lei diede una stretta allo stomaco. Stefano Ferri era davvero uno strano uomo che le faceva provare sensazioni ancora più strane.

Irrigidendosi un po' Emma si avvicinò all'uomo che stava già spiegando cosa avrebbero fatto e quali erano i rischi per l'intervento, sentiva il suo sguardo su di sé e non riusciva a capire perchè la stesse fissando con così tanta curiosità, era sicura di non averlo mai incontrato in vita sua eppure dai suoi occhi sembrava che la conoscesse già.

-Ha qualche domanda?- disse il chirurgo dopo aver finito la sua spiegazione.

-Sarete presenti tutti e due all'intervento?- disse piano ma con voce ferma.

Emma era sorpresa dalla calma che sembrava pervadere l'uomo, aveva un tumore che l'avrebbe portato alla morte se non operato e la stessa operazione era molto complicata eppure era come se la cosa non lo toccasse minimamente. Non aveva mai visto una persona reagire in quel modo, non credeva fosse del tutto normale.

-Si saremo presenti io e la dottoressa Castello-

Stefano si limitò ad annuire e non fece altre domande, allora i due si congedarono e dopo un breve colloquio tra di loro Emma andò a prendere il suo meritato caffè.

Si sedette sul divanetto con il bicchiere e la cartella di Stefano, era davvero incuriosita da lui anche se non sapeva bene il perchè, forse era la sua reazione o l'assenza completa di famigliari, di solito era consigliato essere accompagnati da qualcuno, ma lui era da solo ad affrontare una cosa che non era per niente semplice.

Stava sorseggiando dal bicchierino quando Gaia comparve nella saletta.

-Ehi sempre impegnata vedo!-

-Si, è quel paziente di cui ti parlavo, Stefano Ferri, è arrivato oggi- disse sospirando Emma.

-Oh il meningioma, quando lo opererete?-

-Dopo aver fatto tutti gli esami ma non credo che aspetteremmo molto-

-Certo certo, prima è meglio è per lui- disse Gaia guardandola attenta.

Emma sentì lo sguardo dell'altra addosso, prima cercò di non farci caso, ma alla fine cedette e sollevò gli occhi.

-Che c'è?-

Gaia cercò di nascondere il sorriso che voleva formarsi sulle sue labbra, quasi si aspettasse la sua reazione.

-Vedo che questo Stefano ti ha colpito in qualche modo-

-Sempre al sodo tu eh- mormorò lei chiudendo la cartella -Be si. È così calmo! Se fossi nella sua stessa situazione non credo di poter restare così tranquilla. E non ha portano nessuno con lui, ne un genitore o una fidanzata... o fidanzato! Niente, è da solo ad affrontare tutto e io non potrei mai farlo- disse tutto quello che le passava per la mente tanto che le cadde la cartella.

Gaia si piegò subito a prenderla sorridendo leggermente.

-Posso capire che la cosa ti possa destabilizzare ma...- corrugò la fronte dopo aver lanciato un'occhiata al fascicolo.

-Cosa c'è?- disse Emma perplessa.

-Niente solo che... qui c'è scritto Ferrari, non Ferri, credo che tu l'abbia letto male- rise leggermente l'altra.

Emma sbatté le palpebre una, due, tre volte per poi prendere in mano la cartella e lesse il nome che spiccava, inchiostro nero su bianco... Stefano Ferrari.

Ferrari... no, non era possibile.


-Stefano basta davvero, questa conversazione è completamente inutile io non cedo e nemmeno voi... io non sono fatto per dirigere e lo sai! È per questo motivo che ho lasciato a te tutto!... no, fratellino te lo chiedo come favore personale, lasciatemi vivere come mi pare in pace!-


Le sue parole, quei ricordi che cercava di evitare, eruppero nella sua mente come se una diga avesse ceduto. Quella conversazione che aveva ascoltato senza volere, quelle parole che non riusciva a capire in quel momento.


-Tu... tu non torneresti?- sussurrò lei.

-No mai, non è la vita che voglio, non è quello che fa per me, penso che mio fratello se la cavi meglio di me negli affari, Stefano è più bravo di quello che pensa mio padre-


Stefano... Stefano... suo fratello! Il suo dannato fratello! No non poteva essere lui, non poteva esserlo! Quanti altri Stefano Ferrari potevano esistere? Tantissimi! Ma nessuno l'avrebbe guardata in quel modo se non suo fratello.

Deve avergli raccontato di noi” si rese conto improvvisamente, l'aveva riconosciuta e non aveva detto niente!

Quella sensazione, tutto... tutto tornava! Non poteva crederci, non voleva crederci!

Si portò una mano al viso sconvolta sotto lo sguardo preoccupato di Gaia, lei non sapeva, non poteva sapere. Senza dire niente Emma si alzò dal divanetto e uscì di corsa dalla saletta, non riusciva a stare in quella stanza un minuto di più. Passava per i corridoi con la mano ancora davanti alla bocca mentre l'altra era stretta in un pugno tremante. Il destino non faceva altro che beffarla, la vita non faceva altro che prenderla in giro e lei non riusciva più a reggere tutto.

Era arrivata all'entrata quando qualcosa la fece gelare, una voce che non sentiva ormai da 9 anni, una voce che le era mancata come l'ossigeno e che era diventata il suo tormento più grande mentre nella sua mente ripeteva quelle parole che l'avevano annientata. Lentamente si girò verso la fonte e lo vide.

-Stefano Ferrari! È mio fratello! L'hanno ricoverato oggi e io l'ho saputo tre minuti fa! Mi dica subito la sua stanza maledizione!-

Non era cambiato per niente, in 9 anni era forse diventato se possibile ancora più affascinante. Alto, moro, spalle larghe e due occhi azzurro ghiaccio che sembravano poterti congelare da quanto erano freddi o scottarti per la loro intensità.

Era lui, in tutto il suo splendore con i capelli spettinati e l'espressione preoccupata... era proprio lui.

-Francesco...- un mormorio le uscì dalle labbra nello stesso momento in cui venne pronunciato da qualcun altro.

-Rebecca non è il momento!-

-Calmati! Non otterrai niente così tesoro!- disse la bionda guardandolo mentre lo prese sottobraccio.

Emma socchiuse gli occhi con espressione quasi dolorante, per quanto ci provasse non riusciva a muoversi ma proprio mentre era riuscita a fare un passo indietro quegli occhi che tanto aveva amato e odiato al tempo stesso la trovarono e la trafissero.

Francesco spalancò gli occhi riconoscendola, scioccato dalla sua vista, se la situazione non fosse stata così tragica avrebbe riso per quello.

-Emma...-

Il suo sussurro fu tutto quello di cui ebbe bisogno per potersi muovere, mordendosi le labbra fece un altro passo all'indietro per poi voltargli le spalle e correre verso gli spogliatoi con gli occhi lucidi e un peso al cuore che non faceva altro che aumentare tanto da schiacciarla a terra. 

Ehm salve! 

Si lo so, lo so... è passato più di un anno ormai e sono più scioccata di voi da questa cosa! Non avevo idea che ci avrei messo così tanto a pubblicare questo capitolo soprattutto visto che era già bello che pronto, ma sono stati mesi molto impegnati e ho davvero poco tempo per scrivere e quando ne ho guardo il pc senza sapere cosa scrivere... chiedo umilmente perdono per questo ennesimo ritardo e spero che ci sia ancora qualcuno che segue questa storia!
Passando al capitolo.... eh si finalmente è tornato! Non vedevo l'ora di arrivare a questo punto e vi prometto che non abbandonerò mai questa storia anche se ci saranno un po' di ritardi!
Al prossimo capitolo! 

Baci^^

   
 
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