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Autore: Gobra1095    21/03/2009    2 recensioni
Roxanne è una bambina allegra e vivace, e spesso combina guai. E per di più ancora non ha fatto magie... che sia una maganò? E allora? ah, ho messo sia comico che triste come genere... perchè ci sono scene allegre e tristi, e ho messo altri personaggi perchè non trovavo Angelina Johnson e Roxanne Weasley. --- anche dalle rocce nascono i fiori
Genere: Triste, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Burro, Fragole e cioccolato

Burro, fragola e cioccolato

Ciao ragazze/i! Vi sono mancata? Scusatemi ma in questi giorni sono stata molto impegnata, ma rieccomi! Scommetto che avete cliccato in questa storia soprattutto per il titolo... che veramente non so se ha tanto senso (ndvoi"u.u)  sinceramente a me è venuta fame ora.... (nd voi la solita "u.u).

Finalmente una oneshot con il mio personaggio di Harry Potter preferito: George. Anche se non è il protagonista. Ah, mi raccomando: se non avete letto HP7 Non leggete.

E ora vi provo a fare un semplice riassuntino: Roxanne è una bambina allegra e vivace, e spesso combina guai. E per di più ancora non ha fatto magie... che sia una maganò? E allora? 

u.u riassunto scemo finito.... leggete... e commentate, please :'(

Vostra, Mia

Roxanne era seduta nel freddo pavimento della sua stanza preferita nascosta nella cantina, divisa da delle scatole dei Tiri Vispi che nessuno osava mai spostare, accarezzando la piccola micetta Myu dal pelo rosso fulvo e pieno, mentre si asciugava le lacrime con la mano libera.

Lei e sua madre avevano litigato...di nuovo. Oramai le succedeva spesso di non essere di buon umore. Tutti avevano ricevuto la lettera da Hogwarts, Rosie, Al, Dom, Johnny Lee, il suo migliore amico, mentre lei no. Non aveva mai fatto una magia, forse era una maganò? Forse da grande sarebbe diventata come il guardiano di Hogwarts, vecchia e rinsecchita perseguitata da gatti... beh, dopotutto non aveva niente in contrario con i gatti, Myu, la sua gattina da quando aveva 5 anni, era una fedele amica in ogni occasione.

E poi non le dispiaceva neanche stare con i babbani, erano affascinanti, e dai racconti di sua zia Mione facevano tante cose buffe, per non parlare degli oggetti che le regalava suo nonno. La sua stanza nella soffitta ne era piena. Anche i cartoni che le faceva vedere zia Mione insieme a Rosie erano bellissimi. Incredibile cosa potesse contenere una scatola piena di fili!

Senza accorgersene iniziò a cantare una canzone che in quel momento sembrava quasi rubarle le parole che nascondeva nel cuore.

 

<< Guardate un po’ 
quello che ho
è una raccolta preziosa
lo so >>

Roxie si alzò mentre Myu si allontanava di poco da lei dandole lo spazio per girare nella minuscola stanza. E prese uno strano contenitore di un piatto sottilissimo che una volta la zia aveva chiamato con una sigla strana... diceva.... compact disc? CD.

<< vi sembrerà che io sia
una che ha tutto ormai
i tesori le ricchezze >>

 

La piccola salì su una scatola e ne uscì fuori un telefono portatile vecchio di almeno 20 anni, e lo fissò come in una specie di adorazione. Era un regalo di nonno Arthur, per il suo 8° compleanno. Ma era un regalo segreto, infatti nonna Molly e la mamma non l’avrebbero mai saputo,  aveva fatto il giurin giurello babbano con il nonno.


<< chi mai al mondo ne ha quanto me
se guardi intorno dirai
oh
che meraviglie >>

 

Roxie scese con un salto giù dallo scatolone e sorrise alla piccola Myu che la fissava con i suoi occhietti gialli e curiosi. E, mentre accarezzava il pelo smisurato diede un occhiata alla sua stanza magica, dove la magia era vietata.

<< ho le cose più strane e curiose
non ho nulla da desiderar
vuoi un come si chiama?
Io ne ho venti >>

 

Roxanne prese da terra un giornale strano, babbano, dove le foto erano  immobili ma le persone avevano un sorriso grande che ti catturava. La piccola di casa Weasley prese il giornale e lo diede a Myu che odorò con interesse il pezzo di carta.

<< ma lassù cosa mai ci sarà >>

 

Roxie non guardava più l’amica di zampa, ma guardava in alto, nella finestra del soffitto che illuminava quel posto così scuro. Cosa avevano i babbani di così affascinante rispetto ai maghi e le streghe? Era una domanda che il suo amico Johnny le chiedeva sempre.

<< imparerei tutto già lo so
vorrei provare anche ad usare
quei oggetti che...
come si chiamano?
ah
elettronici >>

 

Cambiò Roxanne, per fare più sua la canzone. Mentre teneva in braccio Myu e quello strano pezzo di plastica con dei bottoni chiamato telecomando. Peccato che le mancasse il televisore, sarebbe stato divertente, stare seduti a vedere quei babbani parlare quando voleva lei.  Neanche nonno Arthur li sapeva usare, e zia Mione era d’accordo con sua madre che lei non dovesse utilizzarli.

<< Con i miei non si può far
vorrei una stufa per riscaldarmi e
andare a spasso per la
come si dice?
autostrada >>


Con sua madre era impossibile fare qualsiasi cosa, perché era morbosamente in pensiero per lei e per quei strani oggetti. Grazie al cielo non conosceva la stanza magica, perché aveva paura di toccare gli scatoloni con i prodotti Weasley.

Ricordava che una volta aveva visto uno strano scatolo di ferro che usavano i babbani per riscaldarsi, sarebbe stato bello essere riscaldati a quel modo(stufa). E poi le sarebbe piaciuto viaggiare con le macchine dei babbani nelle vie riservate a quei autoveicoli.

<< Vedrei anche io la gente che
al sole sempre sta
come vorrei
essere lì
senza un perché
in libertà >>

 

Doveva essere bello conoscere qualcuno che non aveva poteri magici, qualcuno che non ti guardava male se ancora non avevi ricevuto la lettera. Doveva essere divertente giocare con i loro giochi, e rimanere a godersi il sole sdraiate con in mano una limonata, dimenticandosi i problemi, in piena libertà.

<< come vorrei poter uscire fuori dalla magia
e pagherei per stare un po’ sdraiata al sole
scommetto che sulla terra
le figlie non le sgridano mai >>

 

Roxie prese tra le mani una pallina di vetro quelle che hanno dentro un mini paesaggio, con dentro qualche piccola polverina che somiglia molto alla neve, che se lo muovi freneticamente sembra che stia nevicando. Anche lei si sentiva intrappolata in una sfera di vetro. Avrebbe dato via pure tutti le cose strane che le regalava nonno Arthur, pur di stare in attimo in pace, o almeno di uscire fuori da quella campana di vetro che le aveva costruito addosso sua madre.

Magari là le mamme erano meno insopportabili, e non urlavano in continuazione, non ti teneva la mano tanto stretta mentre si cammina nelle vie principali che ti sembra di non riuscire più a muoverla.

<< e nella vita fanno in fretta
ad’imparar
ti san cantare e conoscono
ogni risposta a ciò che chiedi >>

 

Di sicuro le bambine babbane erano molto più intelligenti di lei, magari sapevano cantare meglio di lei che non lo faceva mai. Roxie fissava con speranza la finestra sopra la sua testa, mentre Myu le accarezzava la gamba con il muso.

<< cos’è il metano e sai perché
come si dice?
brucia >>


L’aveva visto poche volte, il fuoco blu. Fred una volta l’aveva accontentata,  mentre era a scuola, aveva fatto una pozione cambiacolore, ed era riuscito a mandarle una foto. La zia Mione aveva provato a spiegarglielo (a quanto sembrava, era brava anche con le cose babbane difficili), ma aveva finito col non capire nulla.

<< ma un giorno anche io
se mai potrò
esplorerò la vita lassù
fuori di qua
come vorrei
vivere
là >>

 

Roxie aveva allungato una mano verso la finestra ma non riusciva a toccarla minimamente così si accovacciò per terra vicino alla sua fedele Myu chiudendo gli occhi continuando a sussurrare alcune note della canzone.

 

 

Il musetto di Myu si strofinava nella piccola pancia di Roxie risvegliandola.

<< oh, grazie Myu, mi stavo proprio appisolando, sarà meglio scendere di sotto, o se mamma non mi vede le verranno le crisi isteriche >> disse la piccola ridendo sotto i baffi, prendendo in braccio l’amica, mentre usciva cercando di fare meno rumore possibile.

Appena uscita dalla sua stanza “magica” trovò il fratello Fred seduto nella sua stanza leggendo un libro di “storia della magia”.

Studiava.

Ma come poteva rovinare le sue estati stando rinchiuso in quelle 4 mura leggendo, quando la mamma gli aveva permesso di uscire, mentre lei per uscire anche solo in giardino doveva pregarla.

Era un insulto alla libertà, bello e buono.

<< ciao Roxie, che fate tu e Myu? >> chiese il fratello rendendosi conto della presenza silenziosa della sorellina davanti alla porta.

Roxie gli sorrise imbarazzata, ripensando alla sua segreta stanza preferita.

<< niente, giravamo qua e là e giocavamo con dei giochi che mi ha insegnato il nonno, vuoi giocare anche tu? >> gli chiese preparandosi alla risposta sicuramente negativa.

<< oh, mi spiace Roxie, mi piacerebbe giocare con voi, ma oggi esco >> si scusò Fred con un espressione veramente triste.

<< esci? >> chiese curiosa la piccola << e dove? >>

Lui le fece un leggero buffetto nel naso. << curiosa eh? Esco con Teddy e Vicky... e mi spiace, ma non posso portarti con noi, ti annoieresti a morte >> le disse intercettando la domanda silenziosa.

Roxanne cercò di inarcare gli angoli delle labbra abbastanza giù per convincere chiunque, anche Fred.

<< no Roxie, te l’ho detto, moriresti dalla noia, e poi chiederesti ogni 5 minuti di papà >> cercò di convincerla il fratello.

<< perché non lo proviamo almeno una volta, se poi chiamo papà non mi porterai più con te >> tentò di convincerlo lei tenendo sempre il broncio.

<< Roxie, ti ho detto no, non cambio idea, e poi una volta ti ho portato con  me, e tu hai parlato tutto il tempo di papà >> la rimbeccò allora Fred.

<< capito, capito, sei diventato come mamma, non mi dai mai nemmeno un minimo di fiducia! >> sbottò arrabbiata Roxanne.

Fred sbuffò sorridendo e portò dietro un orecchio una ciocca di capelli ribelli.

<< la prossima volta, usciamo solo noi due d’accordo?  E andiamo dove vuoi tu, contenta? >> chiese il maggiore sconfitto.

<< con Myu? >> chiese scettica la sorella

Fred sbuffò nuovamente, ma ripeté: << con Myu >>

<< dove voglio io? >> domandò entusiasta la sorella.

<< non proprio ovunque, non possiamo uscire dall’Inghilterra >> le spiegò divertito il fratello.

Roxie fece una smorfia uscendo la lingua, e gli chiese: << neanche fuori dalla comunità magica? >>

Fred alzò un sopracciglio << che vuoi dire? >>

<< vicino alla stazione di Hogwarts, ho visto... >> iniziò Roxanne allegra.

Lui alzò un dito per farla zittire un attimo << vuoi dire dai babbani? >> le chiese dubbioso.

<< si, perché? >> gli domandò lei.

<< no, mamma non vuole, se poi fai la tua prima magia là? >> ipotizzò lui.

Questa volta fu Roxanne a sbuffare.

<< tanto le magie non le riesco a fare! >> si lamentò lei uscendo dalla stanza del fratello che tornò al libro senza batter ciglio, come se non avessero detto niente.

<< Roxie! Ma dove eri finita? Ammettilo piccola birbante, vuoi farmi prendere un colpo! >> disse Angelina prendendo la piccola tra le braccia, mentre Myu era scesa dalle braccia della piccola padroncina.

<< mamma così mi strangoli, stavo solo giocando con Myu! >> disse Roxanne cercando di scansare la madre.

Angelina si mise dritta con le braccia intrecciate guardando la figlia con una finta occhiata truce, mentre rideva sotto i baffi.

<< quando sei a casa sembra che ci sia un fantasma, che si nasconde, e quando cerco di abbracciarti ti “soffoco” sempre >> disse la donna facendo finta di essere adirata facendo le virgolette con le dita.

<< lasciala stare Angie >> disse una voce dolce e profonda alle sue spalle.

<< papà! >> urlò allegra Roxanne gettandosi tra le braccia del padre.

<< perfetto, ora sono ufficialmente gelosa, gli unici che ti possono abbracciare sono un gatto e George >> disse uscendo la lingua Angelina e lasciando soli i due.

<< posso sapere come hai fatto arrabbiare la mamma questa volta? >> gli chiese divertito George mentre teneva in braccio la piccola.

<< ho giocato in soffitta con Myu, ma lei non lo sapeva... ah, non dirle che ero in soffitta >> disse sussurrando le ultime parole, avvicinandosi all’orecchio del padre << è un segreto >>

George rise divertito.

<< ti va di scendere nel magazzino con me?... ma non dirlo alla mamma... è un segreto >> disse bisbigliando l’ultima parte della frase come aveva fatto la figlia.

La piccola Roxanne si limitò ad annuire, mentre il padre la portava giù nel magazzino scendendo alcune scale a chiocciola.

               

 

<< che devi fare papà? >> gli chiese fissando divertita tutte quelle scatole di tanti colori, con quelle strane pozioni, che tanto amava.

<< devo vedere se mi hanno portato tutti gli ingredienti che mi servono per fare i prodotti Weasley >> le spiegò prendendo un taccuino dove c’erano scritte cosa doveva esserci e le quantità.

<< ma papà, non avevi comprato qualcuno che lo facesse al posto tuo? >> gli domandò la bambina alzando un sopracciglio.

George scoppiò in una fragorosa risata.

<< Roxie, io non compro le persone >> le spiegò tra le risate lui. << comunque, il ragazzo addetto, sta male, così, dato che per adesso ci sono le ferie, ci penso io >> disse facendosi serio, e riprendendo a guardare il taccuino e aprire gli scatoloni.

Dopo qualche minuto si accorse delle occhiate curiose della figlia, e le sorrise.

<< vuoi aiutarmi? >> le domandò

Il viso di Roxanne si illuminò mentre strascicava un si.

<< allora, devi controllare se quello che ti dico coincide con quello che vedi scritto, e se è così devi mettere nel quadratino una x, va bene? >> le illustrò porgendole matita e block notes.

<< okay >>

<< 10 chili di polvere buio pesto >> iniziò lui.

<< uguale >> disse lei segnando una X

Il padre continuò a dirle ingredienti interessanti, magari un giorno di questi gli avrebbe anche chiesto di vederlo mentre faceva qualche esperimento.

Il magazzino era enorme, e c’erano tante scatole, alcune cambiavano in continuazione di colore, alcuni ben sigillati, altri aperti, che sembrava chiedessero solo un occhiata.

Mentre segnava un altro ingrediente, Roxanne si accorse di una scatola dove usciva della strana polvere, era un po’ in alto, ma tra le mani aveva dello scotch, poteva riparare il danno, doveva solo arrampicarsi, e anche di poco.

Si afferrò ad un’altra scatola che sembrava in un buon equilibrio, ma traditrice, la fece cadere con fragore.

Appena sentì quel rumore, George si voltò dalla piccola, che fortunatamente, era stata investita dalle scatole più leggere.

La risollevò immediatamente da lì prendendola in braccio per poi farla sedere su una sedia là vicino.

<< ti sei fatta male? >> le chiese preoccupato.

<< un po’ qui >> disse con il broncio indicando il ginocchio con un piccolo graffio.

George senza neanche parlare uscì la bacchetta e subito dopo quel graffio era solo un brutto ricordo.

<< scusa papà >> si scusò Roxie con il broncio, mentre il padre le dava il bacio magico nella bua.

<< e di cosa? Tranquilla, non è niente di irreparabile >> disse mentre si alzava a guardare curioso quelle scatole che cadendo si erano aperte con le loro polveri.

Roxie scese dalla sedia triste. << combino solo guai >> proseguì lei.

George si girò e le sorrise abbassandosi così da poterla guardare bene negli occhi. << non è vero, e poi non ci crederai ma non sai quante si pozioni possono scoprire tramite questi guai. Io e mio fratello da tutti i disastri che abbiamo combinato ne abbiamo fatte di pozioni... tante da riempire un negozio >> tentò di sollevarle il morale.

<< sarà, ma dai miei guai non ne esce niente >> sbuffò lei

<< anche dalle rocce nascono i fiori, Roxie, un giorno lo capirai anche tu >> le spiegò portando una ciocca dietro l’orecchio.

<< hai fame? Io sto morendo dalla fame, saliamo su a fare merenda? >> le chiese sorridendo << chi arriva primo ha diritto a un bicchiere in più di succo di zucca >> disse alzando la posta in gioco.

Roxanne saltò giù dalla sedia catapultandosi nelle scale con il fiatone senza fermarsi neanche un istante.

Era incredibile come George fosse capace di capirla e di sollevarle il morale con poche parole, era la magia più bella che suo padre possedesse.

Con un salto Roxie riuscì ad arrivare nella cucina, per poi iniziare a saltellare gioiosa.

<< sono arrivata prima! Sono arrivata prima! >> diceva mentre saltellava davanti al padre che fingeva di avere il fiatone, strascicando malamente le parole.

<< c...come hai f...fatto? >> le chiese tenendo una mano sul muro mentre “cercava di riprendere fiato”

La guardò di sottecchi con un sorriso stampato sulle labbra e le disse piano con un tono minaccioso e giocoso: << sai cos’altro riceve chi arriva primo? >>

Roxanne smise di saltare e chiese curiosa: << cosa? >>

<< solletico! >>

La piccola iniziò a ridere senza sosta.

<< ecco, quando credevo di avere 2 figli, scopro di averne adottato un altro >> disse una voce dietro di loro.

Angelina.

Roxanne si alzò e chiese alla madre: << mamma, che abbiamo da mangiare? Io e papà volevamo fare una merenda >> le domandò tirandole la camicia per riportare su di sé l’attenzione.

Angelina si prese il mento con 2 dita con aria pensosa << se non sbaglio ci deve essere una torta che ho fatto ieri >>

Roxanne tirò un respiro << ma mamma noi vogliamo mangiare cose buone >> le spiegò senza peli sulla lingua la piccola.

Angelina sorrise ma e la ringraziò: << grazie Roxie, sei un toccasana per la mia autostima culinaria, e poi l’ho fatta con le mie mani, come fanno i babbani >>

George borbottò qualcosa come “infatti”, ma subito dopo si mise a fissare la tavola davanti a lui con aria innocente fischiettando un motivetto mentre la moglie lo squadrava con gli occhi chiusi a fessure.

<< perché non ci provate voi a farne una? Dato che fate i sapientoni! >> disse facendo finta di essere offesa Angelina.

George iniziò a frugare nella dispensa alla ricerca di qualcosa di commestibile ...e la torta non faceva parte di quella categoria.

Pane, farina, zucchero.... che poteva fare?

<< papà mangiamo del pane con la marmellata? >> gli chiese la piccola.

<< la marmellata è finita >> disse Angelina ai due che stavano iniziando a mettersi alla ricerca della marmellata perduta.

<< come è finita? >> chiese il marito incredulo.

<< il barattolo si è svuotato, vuoi sapere come si è svuotato o lo intuisci da solo? >> domandò Angelina.

Roxanne rise dalla battuta della madre.

<< e allora cosa mangiamo? >> domandò George.

<< non so, potete mangiare la frutta >> ipotizzò la donna mentre si sedeva nel divano iniziando a leggere.

<< la frutta è finita >> disse una voce fuori campo.

Fred.

<< oh... che mangiamo allora? >> chiese ancora Roxie.

<< Fred, stai uscendo? >> gli chiese la madre.

Fred fece un leggero segno di si col capo. << te l’ho detto mamma, vado con Vicky e Teddy >> le ricordò il ragazzo.

<< potresti andare a comprare la marmellata? >> gli chiese il padre che per tutto quel tempo era stato in un angolo a pensare.

<< perché non ci vai tu? >> gli domandò la moglie secca.

George roteò gli occhi al cielo.

Fred, conoscendo le liti dei genitori, decise di iniziare ad andare.

<< va bene, io inizio ad andare >>  espresse il ragazzo

Ma soprattutto sapeva chi avrebbe avuto la meglio.

Mentre il ragazzo chiudeva la porta piano, la donna si alzò dalla sedia sospirando.

Brutto segno.

Di solito indicava solo una cosa: una discussione tra i due.

<< posso andare io a comprare la marmellata? >> pronunciò la piccola di casa sapendo già la risposta.

<< si >>

<< no >>

Difficile non capire quale dei due non era d’accordo e chi no.

<< spero tu stia scherzando George! >> espresse Angelina iniziando a diventare rossa dalla rabbia.

Ma l’uomo non rimase minimamente scalpito, e guardava la moglie con uno sguardo innocente e irresistibile, pensò Angie mordendosi il labbro inferiore riflettendo che doveva odiare quell’uomo per tutto quello che le faceva passare.

<< no, è qui vicino >>

Angie chiuse gli occhi, prese un respiro e iniziò a contare fino a 10.

Riaprì gli occhi.

Niente, la voglia di prenderlo a schiaffi rimaneva.

<< ripeto la mia domanda: stai scherzando George Weasley? >> articolò piano la donna.

Quando lei pronunciava il suo nome insieme al cognome era molto molto arrabbiata.

<< senti George, se proprio ci tieni accompagnala tu, io devo fare una marea di cose qua a casa >>

Roxanne saltellava qua e là disegnando una circonferenza immaginaria intorno ai genitori ripetendo quasi a come in una canzone: “ti prego! Ti prego!”

<< okay, okay >> disse George cercando di calmare soprattutto la giovane Weasley che adesso saltellava ferma sul posto cantando una canzoncina di vittoria improvvisata.

 

<< papà >> lo richiamò la figlia mentre si tenevano la mano.

<< si Roxie? >>

<< perché non posso andare nei negozi da sola? >> gli chiese la piccola.

<< perché è pericoloso >> le rispose guardando la strada davanti a loro.

<< perché? >> domandò ancora confusa.

Bene. La fase dei perché. Roxanne non poteva scegliere momento migliore per fare tutte quelle domande che giravano a ruota nella sua testa.

<< perché puoi perderti e poi magari potrebbe venire qualche persona cattiva >>

<< e cosa vuole questa persona cattiva? >>

<< farti del male >>

<< perché? >>

<< perché è cattiva >>

<< perché? >>

George prese un bel respiro per cercare di rispondere con adeguata calma alla figlia; ma non ne ebbe il tempo.

Un ragazzo, un venditore ambulante, girò verso di loro con dei vecchi jeans e una maglietta un po’ stropicciata che una volta doveva essere rossa, ma ormai il colore si era spento in un bizzarro rosa; con una chewin gum che masticava continuamente, in maniera esageratamente fastidiosa.

<< ’giorno capo! >> gli fece il ragazzo a lui.

Oh, Francis, il suo nuovo dipendente.

Il tipo strano che era stato assunto per errore. Non c’erano altre spiegazione. Un giorno l’avrebbe licenziato sicuramente.

<< quante volte te l’ho detto che non devi chiamarmi capo? “Signor George o Signor Weasley” va bene, capito? >>  comandò esasperato.

<< certo capo... oh mi scusi capo.... vede mi viene spontaneo... >> si “scusò” il ragazzo.

<< comunque capo >> riprese << il ragazzo delle consegne mi ha detto che il suo capo gli ha chiesto di chiedere al mio capo, se aveva guardato... cioè controllato ciò che il ragazzo delle consegne, cioè quello che mi ha consegnato il coso, cioè tu.... cioè, se avessi controllato le consegne >> “spiegò” Francis.

<< papà perché questo signore ha una maglietta rosa? >> domandò Roxie tirando piano il padre per la mano per attirare attenzione.

No! Non poteva stare con Francis e Roxie, il suo cervello sarebbe scoppiato.

Il ragazzo si accorse finalmente della bambina e si chinò per guardarla negli occhi mentre le sorrideva.

<< ciao piccola! Tu devi essere la marmocchia del capo! >> affermò lui accarezzandole la guancia.

Roxanne fece un piccolo urlo mentre si nasconde dietro il padre.

<< papà papà! L’uomo cattivo! >>

George si massaggiò la fronte, mentre Francis guardava stupito la bambina con le labbra increspate in una smorfia anticamera di un sorriso.

Doveva aver capito che gli avesse fatto un complimento.

Idiota... e pensare che lavora per me... pensò allibito George.

<< Francis, non ho molto tempo, che cosa hai detto? >>

<< bhè... il ragazzo delle consegne mi ha chiesto se ha controllato i cosi... l’ha fatto capo? >>

<< i cosi cosa? >>

<< quelli che lei si fa mandare, capo >> disse il ragazzo con le mani in tasca con un alzata di spalle.

<< parli degli scatoloni con gli ingredienti? >>

<< si... i cosi >> continuò imperterrito il ragazzo, usando il sostantivo “coso” come un normale sinonimo di scatole.

<< bhè... veramente li stavo guardando proprio ora... però non posso farlo ora. >> non poteva lasciare Roxanne sola.

<< senti Francis >> iniziò George sentendo una lampadina accendersi.

<< si capo? >>

<< potresti andare nel magazzino e controllarli tu? >> non era una gran idea, ma cos’altro avrebbe potuto fare?

<< ma capo... sto lavorando >> disse indicando lo strano carrello completamente arrugginito pieno di bizzarri bicchieri che nessuno avrebbe comprato.

<< ma io non posso lasciare Roxie sola >>

<< chi è Roxie? Sua moglie capo? Se vuole sto attento io >>

Non vuoi cruciarlo, George, tranquillo.

<< no, mia figlia.. >> disse l’uomo con gli occhi chiusi sentendo le braccia piccole della figlia stringersi forte nella sua gamba.

<< la mocciosa? >>

Ok, forse cruciare si, ma niente avada.... anche perché con l’avada non soffrirebbe più di tanto...

<< oh, tranquillo, di al ragazzo delle consegne che a poco provvedo >> disse iniziando qualche passo prendendo per mano la figlia.

<< ma lui vuole ora, capo >> lo interruppe il ragazzo mettendosi davanti a George e Roxie.

<< digli che sto andando a finire di controllare >>

Se non si sposta lo crucio veramente.

<< oh... perciò gli dico che dopo che il suo capo ha detto a lui, che ha detto a me, che io ho detto al mio capo, che lei mi ha detto che lei sta provvedendo che ora arriva >>

<< certo >> sospirò George.

<< okay, a dopo capo >>

E trotterellando il ragazzo sparì come era venuto.

Strano per il suo quoziente intellettivo che riuscisse persino a smaterializzarsi.

<< papà, chi era quell’uomo cattivo? >>

<< senti Roxie entra qui in negozio, che io torno di corsa, rimani sempre con zio Percy, va bene? >> George si piegò sulle ginocchia guardando Roxanne negli occhi.

Percy era a casa “Honey” sicuramente, dato che dava lezioni private al figlio di MR Honey.

<< entro da sola? >> chiese lei guardando con esultanza la porta davanti a lei.

<< si, ci metto un secondo Roxie, purtroppo è urgente, sai che non ti lascerei se potessi, vero piccola? >>

<< entro da sola?! >> ripeté la bambina come se stesse una formula magica, sentendosi invadere di una forza, e sentendosi infinitamente grande.

<< certo, mi raccomando, non ti allontanare da zio Percy... okay? >> domandò di nuovo George in ansia. Non in una grande sintonia lei e lo zio Percy, e poi lei era solita a trasgredire le regole.

George doveva avere una certezza.

<< mmm-mmm >>

<< quanto serve per una marmellata? >> le chiese mentre prendeva dalla tasca dei pantaloni il portafogli.

<< non so, 50 galeoni >> espresse Roxanne mentre il padre iniziò a ridere fragorosamente.

<< tieni 5 galeoni e 20 zellini, comprati pure qualche caramella, ma non troppe, e non comprare quelle caramelle strane, quelle che somigliano alle merendine marinare, perché delle copie fatte male >>

<< mmm-mmm >> mormorò soltanto lei continuando a sorridere saltellando da un piede all’altro.

George la fermò per le spalle e le schioccò un bacio nella fronte mentre iniziava ad allontanarsi incerto da lei, girandosi in continuazione.

Speriamo bene  sospirò nei pensieri lui

 

Appena Roxanne entrò nel negozio, la porta fece un rumore strano. La bambina alzò la testa.

Una campanellino appena sopra la porta.

Un dolce profumo invase dolcemente le narici della piccola.

Fragole, panna, lampone, arancia, vaniglia, cannella, cioccolato.

Roxanne chiuse gli occhi meravigliata di come l’ambiente potesse contenere così tanti odori e non lasciare dissolverli nell’aria, doveva esserci un incantesimo.

<< ehy piccola, hai bisogno di qualcosa? >> le chiese una signora bella sorridendole.

<< oh, mi scusi, si, vorrei una marmellata >>

<< come? >>

Ci pensò un po’ su << quali avete?>>

<< zucca, poi ne abbiamo una nuova, della stessa agenzia delle tutti gusti + 1 >>

<< è tutti gusti? >>

<< si, come le caramelle, ma non te lo consiglio, se poi compri una marmellata alle caccole o al vomito non è una gran cosa, vero? >>

<< e poi? >>

<< burro, fragola e cioccolato >>

<< sembra buono >> dichiarò chiudendo gli occhi la piccina sentendo di nuovo quel profumo di buono perso a vagabondare nell’aria.

<< lo è, prendi questo? >>

<< si >> rispose Roxie tenendo gli occhi sempre chiusi.

La donna scomparve un secondo ma si materializzò un secondo dopo dietro la cassa.

Roxanne fece fatica a vedere oltre la cassa e non bastava mettersi con le punte dei piedi e tenersi per il muro che la separava dalla donna e da altri dolciumi.

<< vuoi qualcos’altro? >> le chiese vedendo la bimba.

<< emh... avete una ciocco rana? >>

<< certo, te lo metto in conto? Fanno 3 galeoni e 50 zellini, ce li hai? >>

Roxanne poggiò a fatica i 5 galeoni che le aveva dato il padre nella cassa.

La signora si allungò per dare il resto alla piccola direttamente tra le mani.

<< tuo zio è giù >> le disse sempre quella signora << vuoi andare da lui? >>

Roxanne spostò la testa velocemente da destra a sinistra come senso di diniego.

<< Antony è pure giù se vuoi giocare con lui >> le spiegò la donna parlando del figlio minore di MR Honey.

<< si, sto scendendo, grazie >> la ringraziò iniziando a correre tra le scale.

 

 

<< ciao Roxanne >> la salutò freddo lo zio.

<< ciao zio Perce >>

<< Roxie! >> la chiamò Antony guardandola di traverso mentre iniziava ad andarsene come se Roxanne fosse una portatrice sana di una grave malattia.

<< Antony... Antony aspetta! >>

<< che ci fai qui? >> le chiese freddo quando lei lo raggiunse nella sua stanza.

<< ho comprato delle cose, ma perché sei così? Che ti è successo? >>

<< tra non molto viene John, che ci fai qua? Nessuno ti ha chiesto di venire? >> continuò il bambino.

<< Tony... che ti prende? Perché sei arrabbiato con me? Che ho fatto? >> gli chiese con il luccicone agli occhi.

<< cosa sei, vorrai dire, non voglio in casa mia una maganò, vattene! >>

Roxanne iniziò a singhiozzare.

<< ch...che vuoi dire? >>

<< lo sanno tutti, non sai fare le magie, non andrai ad Hogwarts, sei la rovina della tua famiglia! >> le sputò in faccia

La porta della stanza di Antony si aprì, facendo entrare John, che aveva sentito l’ultima parte del discorso.

<< lo sanno tutti che non fai altro che giocare con i tuoi giocattoli da babbana >> continuò crudele Antony.

<< sei una maganò >> disse puntandole un dito contro come se davanti a lei ci fosse la peggior bestia, mentre la piccola iniziava a piangere.

<< che succede... Roxie... Tony! Lasciala in pace >> balbettò cercando di essere sicuro John, muovendo qualche passo verso l’amica, che però si allontanò correndo fuori dalla casa e dal negozio.

<< ROXIE! >>

 

Aveva iniziato a piovere, ma non importava a Roxanne, tanto quell’acqua non avrebbe mai potuto lavarla completamente.

lo sanno tutti, non sai fare le magie, non andrai ad Hogwarts

No... non avrebbe mai visto il castello magico di cui i suoi genitori le parlavano sempre. Li avrebbe uccisi sapere ciò che lei era......

sei la rovina della tua famiglia!!!

Ecco perché sua madre l’odiava, suo padre invece era troppo buono per odiarla, ma era certo che la disprezzasse.

Lei era la rovina, la rovina della famiglia.

sei una maganò

la voce di Tony le faceva male, come un martello in testa, non smetteva di ripeterle ciò che era. Si mise le mani nelle orecchie per attenuare il rumore della voce di quello che lei credeva amico, mentre attorno a lei l’unico rumore era la pioggia, nel silenzio della città.

Roxanne cadde per terra, ma non si rialzò, rimase per terra portando le ginocchia nel petto tenendole ferme con le mani, mescolando lacrime e pioggia.

 

 

<< Roxanne! Roxanne! ROXANNE! MI SENTI? ROXANNE! >> John era uscito dal negozio strattonando Antony alla ricerca dell’amica.

L’aveva fatta piangere, non meritava niente, le aveva fatto male, non poteva rimanere impunito.

Non l’avrebbe passata liscia.

Ma dove era Roxanne?

Forse era meglio rientrare, stava iniziando a piovere, magari il signor Percy l’avrebbe trovata, o magari avrebbe contattato il signor George.

<< John che fai? Perché chiami Roxanne? È dentro il negozio >> una voce profonda parlò alle sue spalle.

George.

<< ehm... signor Weasley... io.... le dovrei... dire una cosa.... >>

 

 

<< CHE COSA?! >> George strabuzzò gli occhi dal racconto di John.

Quel Tony l’avrebbe pagata, e se Roxie non fosse chissà dove l’avrebbe anche fatto subito.

<< dove è andata Roxie! L’ha detto a qualcuno? >> chiese allora l’uomo tremando dal freddo e dalla paura per la figlia.

John scosse la testa triste.

Dove poteva essere andata?

Se Roxanne avesse avuto un offesa così grande, dove poteva andare a piangere?

Dove si sentiva veramente al sicuro?

<< il lago vicino alla Tana! >> enunciò l’uomo rispondendo a sé stesso.

<< che cosa? >> domandò John.

<< John, va a casa, so dove è Roxie, i tuoi potrebbero spaventarsi >>

<< voglio trovare Roxanne anche io >> disse soffiando parlando come di un bisogno primario.

<< John...  >> iniziò l’uomo fermandosi di colpo riconoscendo la testardaggine del bambino, che difficilmente avrebbe rinunciato di aiutare l’amica.

<< va bene, ma dobbiamo materializzarci per fare prima, vieni qua >> gli disse porgendogli la mano.

 

 

<< al lago vicino alla tana? >> chiese John guardandosi intorno << come può Roxanne arrivare fin qui? Lei non sa materializzarsi, e nemmeno volare >>

<< infatti non siamo in quel lago, è un lago simile, vicino a Diagonalley >> gli spiegò George.

Il vento che girava era freddo, e le pozzanghere facevano entrare l’acqua fin dentro le ossa. Attorno a loro due regnava il nulla, solo pozzanghere ovunque, Roxanne poteva essere ovunque, e poteva anche non essere là.... non restava che urlare alle nuvole grigie.

<< ROXANNE! >>

 

 

Cos’era stato?

Era stato il vento o qualcuno l’aveva chiamata?

Roxanne si girò da un lato, la faccia era coperta da terra, pioggia e lacrime, la bambina si alzò in piedi, stiracchiandosi leggermente e, inseguito stirando con le mani (ma soprattutto cercando di levare il fango che aveva incastrato nei vestiti) gli abiti.

Se sua madre l’avesse vista l’avrebbe messa in punizione a vita... ma cosa stava farneticando?

A sua madre non importava nulla di lei, forse sarebbe stata molto felice non vedendola ritornare a casa.

Di nuovo quel rumore... cos’era? ... o chi era?

Roxie iniziò a muovere qualche passo verso quello strano rumore. Eppure, le sembrava di sentire qualcosa di familiare in quella voce soffocata da quel vento freddo che le sputava in faccia delle goccioline.

Un brivido di freddo le percorse la sottile schiena, faceva freddo, veramente e brutalmente freddo.

I denti iniziarono a battere senza il controllo della bambina.

Ancora quel rumore... stava diventando pazza? O quella voce c’era veramente?

La piccola non riusciva a vedere neanche a 5 centimetri davanti a lei per la nebbia che iniziava ad esserci, così, per guardare almeno dove metteva i piedi, strinse gli occhi a fessure.

Il rumore era più forte, era più vicina.

Era il suo nome.

Chi la chiamava?

Una voce profonda impossibile non riconoscerla, e un’altra, più sottile, più piccola.

Era un brusio dolce.

<< ROXANNE! DOVE SEI?! >>

<< SONO QUI! >> la voce era uscita da sola senza il suo volere.

Dei passi, si, erano proprio loro.

<< Roxanne, che ci fai qui?... ma sei fradicia! >> la salutò John ansimando.

<< Roxie, stai bene? Non ti è successo nulla, vero? >> le chiese il padre mezzo sconvolto e grondante di felicità .

<< che ci fate voi qua >> rispose di rimando lei facendo dei passi indietro.

<< come che cosa?! Siamo venuti a prenderti, ti eri persa >> le spiegò John.

<< io non mi sono persa, sono scappata >>

<< perché te ne sei andata, Roxie? >> continuò il giro di domando l’amico con la testa bassa << ti ho fatto qualcosa? >>

Se i suoi denti avessero smesso di battere Roxie si sarebbe messa a ridere.

<< tu non c’entri niente >> lo tranquillizzò lei mentre abbozzava, per quanto poteva, un sorriso.

George, nel frattempo si tolse l’impermeabile caldo e lo avvolse intorno alla figlia, sperando che si riscaldasse.

<< ma papà! E tu? >> gli domandò con il volto corrucciato lei.

<< a mio dire, si discute meglio davanti a una tazza bollente di cioccolato caldo. >> si espresse il padre sorridendole, mentre le aggiustava il cappotto che ricadeva abbondantemente per terra.

<< io non torno a casa >>

<< Roxie! Perché? >> le chiese l’uomo con un tono gentile e triste.

Era troppo buono dopotutto quello che lei era...

Sei la rovina della tua famiglia!

<< SONO LA ROVINA DELLA FAMIGLIA! >> urlò con gli occhi chiusi lei mentre Tony urlava felice nella sua testa.

<< non darai retta a quel Tony?! >> le domandò sconcertato John.

<< Roxanne, cosa stai dicendo? Perché dovresti essere la rovina della famiglia? >> le chiese a sua volta il padre confuso.

<< quello che sono... una maganò >> spiegò lei tra le lacrime e la pioggia che rifiorivano insieme.

George le sorrise sciogliendosi in una fresca risata.

<< papà non è per niente divertente! >> si arrabbiò lei.

<< oh, Roxie, come puoi credere che io, tua madre e tuo fratello potremmo mai vergognarci di te? Come sarebbe possibile? >>

Roxanne abbassò lo sguardo insostenibile dei due che la guardavano con tenerezza. Erano tutti e due troppo buoni, lei non meritava tutto questo bene, non aveva fatto nulla per guadagnarselo.

<< io... perché mi volete bene? >> era di certo una domanda sciocca, ma Roxanne aveva un bisogno disperato di saperlo.

C’era davvero qualcosa di amabile in lei?

Tanto da sfidare la pioggia e la nebbia e preferire congelare nel freddo che vederla tremare?

<< Roxie, non c’è un buon specifico motivo per voler bene qualcuno, è qualcosa di .... naturale... >> iniziò incespicando George.

L’impermeabile iniziava a riscaldarla, il freddo di prima assomigliava a dei coltelli fissati nella sua pelle.

Gli occhi di Roxanne si voltarono verso John, ma non ricevettero alcun segno, e quelli di lui rimasero fermi incastonati nella terra fangosa ai suoi piedi.

<< perché, allora, fate così tanto per me, nonostante quello che sono >>

<< Roxanne >> iniziò il padre alzando il volto con un pollice e l’anulare.

<< non è importante che cosa sei, forse potrai anche essere una maganò, ma noi non ti vogliamo bene solo perché tu faccia magie, noi ti vogliamo bene perché sei tu >> le disse George mentre la guardava dentro gli occhi come solo lui poteva fare, mentre era in ginocchiato per arrivare facilmente all’altezza degli occhi di lei.

Roxanne gli gettò le braccia al collo iniziando a singhiozzare.

<< vi voglio bene anch’io! >> singhiozzò in una spalla del padre.

John li fissava con la coda dell’occhio, sapendo che a pochi momenti si sarebbe unito a quell’abbraccio non potendo vedere ne sentire l’amica  piangere.

Il bambino, intimidito dal momento magico di padre e figlia, poggiò leggiadro una mano sulla schiena di lei per calmarla, lei si voltò e lo guardò con gli occhi rossi sorridendo e tendendogli un braccio come invito ad unirsi all’abbraccio.

 

<< che raccontiamo alla mamma? >> chiese la bimba tra le braccia di George , mentre iniziavano il viaggio di ritorno.

<< nulla, se vogliamo vivere, ci conviene ...o meglio, se vorrai ancora avere un padre >> le rispose il padre.

<< magari possiamo dirle che mi avete incontrato e abbiamo passato del tempo a parlare... a proposito Roxanne, ti ho portato la tua ciocco rana e la marmellata >> suggerì John.

<< ottima idea John... a proposito, a che gusto è la marmellata? Spero non sia la tutti gusti, una volta l’ho comprata per errore, e mi sono fatto un sandwich con vomito >> disse l’uomo proponendo una nuova risata.

La luna iniziava a muoversi a passi stanchi nel cielo buio.

<< burro, fragola e cioccolato... mmm sembra buona, domani mi posso fermare a merenda? >> domandò John euforico.

<< certo >> rispose docilmente Roxanne.

La piccola aveva la testa poggiata nella spalla del padre esausta e ancora piuttosto bagnata e tremante. I denti ora si muovevano solo ai suoi comandi... beh a parte gli sbadigli.

La strada dietro di loro si allontanava a grandi passi, come la sua innata paura dell’essere maganò.

Hogwarts doveva essere di certo la scuola più bella di tutto il mondo, ma l’amore di suo padre e di John sembrava superarlo di gran lunga.

<< sai Roxanne >> le chiese suo padre, aspettando un assenso per capire che la figlia fosse sveglia o dormiente.

<< si papà? >>

<< prima di venirti a cercare, mentre controllavo le scorte, ho rivisto quelle polveri che avevi fatto cadere, ricordi? >> George sentì nella sua spalla il movimento della testa della piccola.

<< sai, che cosa fanno quelle polveri insieme? >>

<< ehm... spazzatura? >> chiese tintinnante lei.

<< no, affatto, hai messo insieme due polveri completamente diverse, è questo le ha mutate, hai creato la “Roxanne”, una caramella al caramello che chi la mangia diventa più sicuro di sé, ma dura solo un ora >> la informò lui.

<< vedi, anche dai disastri possono nascere i fiori e pozioni >>

 

 

Per la mia vita gli ingredienti erano 3:  burro, mentre scivolo tra i bivi della vita, fragola nei momenti liberi e frizzanti con chi voglio bene, e cioccolato fondente, negli attimi amari e dolci nello stesso tempo.

ingredienti per una vita piena e a metà, conservata in un barattolo.


Titolo cretino, lo so, e ora avete capito perchè... "u.u io vi avvertite, mi era venuta un idea e non l'ho abbandonata... :P Comunque, se siete arrivate fin qui avete letto tutta la short... o semplicemente siete andati giù con il mouse (cosa più probabile )
Comunque sia recensite, anche per dire.... mi fa schifo, basta che poi mi spiegate perchè e mi  diate rece costruttive.
Baci, Mia
   
 
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