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Autore: Artefenis    10/02/2016    3 recensioni
OS ispirate dalle canzoni di Ed Sheeran.
I personaggi di queste storie (ogni capitolo è una storia autoconclusiva), si muovono sulle note delle sue canzoni.
Spero vi piacciano.
N.B. Le storie non sono delle "spiegazioni" delle canzoni. Sono lo sfondo di ogni storia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Consiglio di leggere la storia ascoltando la canzone "I'm a mess"
Coppia: Het


I'm a mess
 



La guardo, come si guarda la più bella delle creature. La sua pelle brilla baciata dai colori delle luci che gareggiano per impadronirsi, anche per un secondo, di lei. I suoi occhi si socchiudono, mentre il suo corpo si lascia andare ad una leggera danza sulle note di una melodia che suona le percussioni con ogni suo movimento. Ed io la osservo, come si osserva il dono più prezioso che qualcuno ti abbia mai offerto, ma che io come un idiota, ho fatto scivolare via dalla mia presa.
 
«Non essere così tesa…» le sfiorai la spalla, permettendo ai suoi capelli di cadere morbidamente sulla schiena «Questa notte siamo solo io e te» sussurrai vicino al suo orecchio e le mie labbra mi imploravano di baciarla, sentirne il sapore, mordere la sua pelle. Il suo viso si avvicinò al mio, e le sue braccia mi strinsero, donando mi un calore che mi  fecero sentire vivo. Mi sembrò, che tanto eravamo vicini, i nostri cuori potessero sfiorarsi.  
 
Il bicchiere serrato tra le dita trattiene ogni mio pensiero, lo rende concreto, in un liquido che scende caldo nella gola, per arrivare allo stomaco e renderlo doloroso. Ogni cosa dentro di me rincorre il ricordo di lei, la vuole, la desidera. E questo mi distrugge, rendendomi quasi patetico.
Cosa potrei darle io, che quell’altro non possa darle? Continuo a chiedermi.
La testa diventa pesante e la incastro tra le mie mani, mentre gli occhi si gonfiano ed il mio cuore accelera.
«Guardati» dico a me stesso «non cambi mai. Tra le mani tieni di nuovo un bicchiere, e di nuovo i tuoi sensi iniziano a diventare solo cose confuse. Non hai niente da offrirle, sta’ lontano da lei, se veramente vuoi farla felice.»
Svuoto con fin troppa facilità il bicchiere, chiedendo prontamente che mi venga riempito ancora, ancora e ancora.
 
La sua mano si muoveva leggera, con una delicatezza che ero sicuro altri umani non possedessero, delineando i contorni del mio viso. Avrei voluto che quel momento durasse in eterno. I suoi occhi nei miei, la mia pelle sulla sua, il suo respiro nel mio. Eravamo dei peccatori, ed il peccato ci faceva da sottofondo nella nostra danza di amanti, dove le sue gambe mi avvolgevano e le mie mani si muovevano su luoghi che sarebbero dovuti rimanere proibiti. La mia lingua l’accarezzava, le mie mani la stringevano, ed il suo corpo si muoveva verso il mio, invitandomi a diventar una cosa sola. Non avrei mai più potuto fare a meno di lei, del suo sapore, delle sue dita incastrate tra i miei capelli, ed il dolce suono del mio nome pronunciato dalla sua voce.
 
È nato tutto per gioco, perché volevo dimostrare che potevo averla se l’avessi voluto, ma non avevo ancora capito che già l'amavo dal primo momento in cui la incontrai sul mio cammino. Avrei dovuto lasciarla passare, lasciare che andasse via. Avrei dovuto, forse.
Quanto può esser sbagliato amare il proprio amore? Perché io la amo, in ogni suo gesto, in sua parte del corpo, in ogni suo pensiero. E forse sono egoista, perché so che non sono altro che un uomo, con mille casini, con mille difetti, che forse non potrà mai renderla davvero felice, ma io la amo.
La amo, come si ama la strada che ti riporta a casa dopo esser stato via per mesi lontano da essa, dalla sua sicurezza e dal suo calore.
 
«Non possiamo continuare… non in questo modo.» la sua voce mandò in frantumi l’universo perfetto che avevo creato attorno a noi, dove non esisteva nessun’altro, dove ogni cosa ci apparteneva. 
«Perché?»
Che domanda stupida che feci.

«Perché è sbagliato. Prima o poi lo scoprirà…» si staccò da me e il mio universo divenne arido, desolato, inospitale. Una mangrovia di bugie si era creata attorno a noi, e solamente adesso che le sue parole mi avevano destato, riuscivo a vederla, e faceva paura.
Ed io sapevo di essere l’unico colpevole, perché l’avevo attirata a me fregandomene delle conseguenze. 
 
Si allontana, trascinandosi dietro quell’altro ed io non riesco a controllarmi e mi alzo, lasciando che i miei pensieri rimangano annegati nel bicchiere che lascio scivolare distrattamente.
«Ehi!» urlo, mentre la porta rinchiude dietro di sé l’euforia di persone di cui non mi importa l’esistenza.
Si voltano entrambi a guardarmi, ma gli unici occhi che vedo sono i suoi.
Si sorprendono ad incontrare i miei, e le sue labbra si spiegano leggermente, volendo far uscire parole che non hanno il coraggio di lasciar la sua lingua e prender vita nell’aria densa della notte.
«Hai bisogno di qualcosa?»
Ignoro volutamente la voce maschile dietro di lei, chi si rivolge a me con una nota di restio.
Sembra che tutta la forza che avevo un momento prima sia svanita dal momento in cui il mio corpo si ritrova di nuovo così vicino al suo. Mi sembra di poter sentire l’odore delicato della sua pelle…
«Non farlo» dico solamente,  lasciandola interdetta. «Questa notte non andare con lui» continuo, compiendo un passo verso di lei.
«Vattene via…» sussurra, voltandomi le spalle, ma io non posso accettare che lei sparisca dalla mia vita, non di nuovo.  Le afferro il polso, bloccandola.
Si volta stupita dal mio gesto inaspettato, e l’altro si avvicina spingendomi lontano. Quel tocco innesca in me una reazione di rabbia, ed un mio pugno si fionda sul suo viso, facendolo cadere sull'asfalto. 
«Sei impazzito?»  mi urla contro lei, soccorrendolo «Guardati, sei di nuovo ubriaco!»
Indosso il disprezzo delle sue parole come un vestito, e guardo ciò che ho permesso che scomparisse dalla mia vita. Lo stringe, sussurrandogli parole e mi ricordo di quando ero io quello che cingeva tra le sue braccia, quando la sua voce mi deliziava accompagnata dal pizzicare di corde leggere tra le mie mani. Erano momenti fugaci, nascosti ad occhi indiscreti, ed erano quello che avevo di più caro al mondo.
«Cosa vuoi ancora da me?» mi chiede, quasi implorandomi e battendomi una mano sul petto, per quello che vorrebbe essere un tentantivo per mandarmi via.
Cosa voglio da lei?
La guardo.
La osservo.
La immagino.
La penso.
La voglio.
La desidero.
La amo.
«Voglio che ogni nostro momento non sia più nascosto da segreti. Voglio potermi svegliare al mattino e trovarti accanto a me, guardare i tuoi occhi schiudersi al nuovo giorno, e le tue labbra piegarsi in un sottile sorriso. Voglio guardarti fare la doccia, mentre l’acqua scorre tiepida e cristallina sul tuo corpo, e voglio essere dentro quella doccia con te. Voglio fare l’amore con te, ogni qualvolta ne abbiamo voglia. Voglio i tuoi occhi per trovare ogni giorno la voglia di andare avanti. Voglio te. E se tu non vuoi questo, allora vorrò qualsiasi cosa tu voglia.»
Non riesco a decifrare le emozioni che si dipingono sul suo viso, e  per un attimo credo di averla davvero persa per sempre. Le afferro il viso tra le mani e alzo il suo sguardo nel mio, affinché possa guardare il fuoco che mi arde dentro gli occhi. Sono sicuro siano in fiamme, perché li sento bruciare.   
«Sono un casino, sia fuori che dentro. Lo so, ma prendimi con te e rendimi migliore di quel che sono.»

 

 
I capitoli avranno i titoli delle canzoni, per una questione di "ordine", per chi volesse leggerne una in particolare.
Spero vi sia piaciuta, a presto
Arte
   
 
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