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Autore: Risa Lily Angelie    10/02/2016    1 recensioni
«Mani sul pianoforte!» cinguettò allegra lei, accennando un sorriso.
«Fai sul serio?»
«Ti sembra che stia scherzando? Mani sul pianoforte.»
«E perché, di grazia?»
Dominique gonfiò le guance, quasi offesa da quel quesito.

( ... ) «Volevo— sei una testa di coccio.» lo apostrofò, per poi prendere nuovamente una mano del ragazzo tra le proprie e posarla lì, tra quelle note ancora inespresse. «Ora, puoi provare ad essere delicato?»
«Dovresti sapere che so essere delicato, Weasley.»

***
( Lorcan/Dominique. )
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Lorcan Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Silent love;

 
Sempre a quella gentaccia cattiva che mi ha convertita a questa coppia: non vi perdonerò mai.

E in particolare a Laura, che muove il Lorcan più perfetto che abbia mai visto.
Madonna, gli ormoni.
Sicuramente non gli renderò giustizia ma abbi pietà di me, ci ho messo tutta la buona volontà!







Il silenzio regnava sovrano, tra quelle speciali mura.
Non era la prima volta, che si vedevano lì – ma avevano il tacito accordo che non sarebbe stata nemmeno l'ultima.

«Sai suonare il pianoforte?» domandò a voce bassa Dominique, adagiata sul letto, i capelli biondi sparsi sulle coperte e lo sguardo di smeraldo puntato negli occhi scuri del suo interlocutore.
«Che razza di domanda...» fu la di lui risposta, stropicciandosi una palpebra ed osservandola meglio: ah, Lorcan, sempre il solito...
«Santo Merlino, puoi rispondere ad una mia domanda senza sottolineare quanto ti sembri stupida?!» sbottò lei – come da copione – puntellando un gomito sul materasso ed usufruendo del sostegno del medesimo braccio per sollevare il capo e tenerlo in equilibrio.
«No.»
«Sei davvero un—»
«No, nel senso che non so suonare il pianoforte, genio.» ammise in quel momento lo Scamander, distogliendo lo sguardo dalla figura della ragazza.

Non preoccupatevi, erano fatti così: non facevano altro che discutere – e potevano essere banali litigi, flirt camuffati da frecciatine e frecciatine vere e proprie, fino ad arrivare alle discussioni più furibonde e violente.
Avevano tutte – però – la medesima conclusione.
Perché per quanto fossero profondamente diversi, s'attraevano come solo due opposte calamite sapevano fare.

La Weasley si tirò a sedere, dando una leggera pacca al braccio del ragazzo.
«Perfetto, genio.» decretò, calcando sulla seconda parola. «Allora vieni con me.»

Se fuori da quella stanza rispettavano gli stereotipi da loro stessi imposti – il solito, cattivo ribelle e l'altrettanto solita, brava secchiona – in quelle mura finivano per fondersi l'uno con l'altra.
Un po' come lo yin e lo yang, no? In uno c'è una piccola parte dell'altro e viceversa.
E così loro due, nel segreto della Stanza delle Necessità, si mostravano in tutte le loro sfaccettature.

La prima volta che finirono lì— oh, se lo ricordavano bene!, fu per sfuggire alle grinfie di Pix.
Ma cosa accadde quella sera è un'altra storia, e verrà raccontata un'altra volta.

Il motivo per cui ve l'ho accennato è perché – solitamente – quella stanza aveva delle caratteristiche precise per quei due, ossia apparir loro come una sfarzosa camera da letto – ah, sì, ricordate quella 'conclusione' di cui ho parlato poc'anzi?

Quel che Lorcan non sapeva, era che alle volte Dominique vi si recava da sola, lì. In un preciso periodo della sua vita in particolare, vi si rifugiava spesso.
E allora cambiava.
Non più camera di lusso, ma piccola stanza con un pianoforte, al centro.
E lei si sedeva allo sgabello, posava le eburnee falangi sui tasti candidi e quelli macchiati, e suonava.
Suonava e pensava.

«Perché?» brontolò Lorcan, tirandosi su giusto in tempo per vedere la Corvonero dirigersi verso— oh, verso il pianoforte.
C'aveva fatto caso, in realtà, a quello strumento – tuttavia, non s'era posto particolari domande. Non al momento, almeno; aveva dato semplicemente per scontato che fosse colpa di Dominique.

Perché sì, se la camera da letto rispecchiava i gusti di Lorcan, la fanciulla dava sempre un suo 'tocco' al tutto; ad esempio, la prima volta che v'entrarono, le pareti erano immacolate.
E lui – che a dirla tutta, c'era già stato in tempi passati con altre ragazze – così bianca non l'aveva mai vista.
Oppure una volta, aveva trovato un tavolo con dei fiori – rose, ovviamente – in un vaso.
Ah, Dominique...

«Perché io lo so suonare, invece.» gli confidò a quel punto la ragazza, sedendosi sul lungo sgabello.
Da bambina, infatti, aveva preso lezioni di musica e solfeggio, sebbene non fosse il tipo da vantarsene. Proprio per quello, Lorcan cadde – metaforicamente parlando – dalle nuvole.
«Tu? E da quando?»
«Da sempre, sono nata imparata.» Scrollò le spalle e gli rivolse un'occhiata. «...okay, ho preso delle lezioni da piccola.» si corresse con noncuranza.
Con una mano, andò a picchiettare il posto vuoto accanto a sé, abbozzando un: «Puoi avvicinarti, giuro che non ti mangia!»
«Sarcasmo, Weasley?»
«Oh no, sono totalmente seria!» 
«Finiscila, non ti esce nemmeno bene.»
Di nuovo, Dominique si strinse nelle spalle.
Poggiò le dita d'una mano sul pianoforte, lasciandole scorrere lungo quei tasti freddi e bianchi.
«Sai, dovresti venire qui, però.» bisbigliò, stavolta più seria. «Mi farebbe piacere.»

Senz'aspettarsi una risposta, la bella Weasley – finalmente – posò i polpastrelli su quei tasti, pressò su di essi e fuoriuscirono le note ch'ella desiderava.
Era un po' la sua valvola di sfogo, il pianoforte. Non quanto lo fosse Lorcan stesso, però.

Perché – e fidatevi, se vi dico che non esagero – alle volte lo stereotipo di se stessa era troppo pesante da sopportare. E lui era l'unico ad aver sempre visto tutti i suoi difetti – proprio per quel suo carattere un po' arrogante, per quelle loro litigate continue, era un grado di far uscire un lato di Dominique ch'ella avrebbe soltanto voluto celare.
E invece no. Invece lui lo vedeva, non si faceva ingannare dalla profondità dell'abisso di lei, non ne era spaventato e guardava semplicemente il fondo.
E nessuno ci riusciva come lui.

Dominique sollevò i polsi, abbandonando poi le braccia in grembo e rivolgendo un'occhiata al compagno: era esattamente dove l'aveva lasciato.
Non che s'aspettasse nulla di diverso, eh.
Sollevò – metaforicamente – gli occhi al cielo, per poi alzarsi in piedi ed andare incontro al ragazzo.

«Non fare il cocciuto, Scamander.» cantilenò, prendendo le di lui mani con le proprie.
Erano calde.
Nulla di nuovo, neanche qui; le sue, a rovescio, erano sempre fredde.
Opposti anche nella temperatura corporea, è un tutto dire!

«Semmai la cocciuta sei tu.» brontolò egli in risposta.
Eppure, strano ma vero, Lorcan si lasciò trascinare fino al pianoforte, dove entrambi si sedettero sullo sgabello – senza nemmeno accorgersi che in realtà sì, per quanto fossero diversi, erano entrambi testardi, seppur in modi differenti.

«Mani sul pianoforte!» cinguettò allegra lei, accennando un sorriso.
«Fai sul serio?»
«Ti sembra che stia scherzando? Mani sul pianoforte.»
«E perché, di grazia?»
Dominique gonfiò le guance, quasi offesa da quel quesito.
«Sicuro di essere stato smistato nella Casa giusta?(1)»
«Copi le battute, Weasley?»
«Dettagli.» Roteò il busto, fino a trovarsi di fronte i tasti bianchi e neri. «Volevo— sei una testa di coccio.» lo apostrofò, per poi prendere nuovamente una mano del ragazzo tra le proprie e posarla lì, tra quelle note ancora inespresse. «Ora, puoi provare ad essere delicato?»
«Dovresti sapere che so essere delicato, Weasley.»
Di nuovo, lo sguardo smeraldino della fanciulla guizzò sul viso di Lorcan, tentando di scoccargli una delle sue solite occhiatacce – giusto per togliergli quel ghigno malizioso dalla faccia – ma un noto senso di imbarazzo la rese molto meno efficace di quanto effettivamente volesse.
«... smettila.» brontolò, mentre le gote prendevano colore in tempo record – scatenando una risata nello Scamander; per quanto passasse il tempo, lei continuava sempre ad intimidirsi in quel modo, quando si parlava di— beh, 'certe cose'. «E non ridere!» esclamò poi, sebbene in realtà – per quanto mai l'avrebbe ammesso – adorasse letteralmente sentirlo ridere.
Anzi, a dirla tutta, avrebbe voluto essere la causa delle sue risate più spesso.

«Ora, seguimi.» disse infine, posando la mano su quella del ragazzo, ancora abbandonata sul pianoforte.
L'indice della ragazza fece pressione su quello del Corvonero, il quale si ritrovò a spingere quel tasto.

Una nota, e Dominique sorrise.
Ad essa, leggermente meno timida della prima, ne seguì un'altra, poi un'altra ancora.
In fondo, un po' come loro due, era solo questione di capir come funzionassero.
E, mentre l'attenzione della ragazza era tutta per quella sciocca melodia, lo sguardo di Lorcan non era puntato sulle loro mani, no; piuttosto, osservava il profilo della giovane che aveva al fianco.
Gli occhi verdi, il naso piccolo, le labbra rosee e morbide – che ormai aveva baciato così tante volte da perderne il conto –, le ciocche di capelli biondi che descrivevano morbidi boccoli incorniciandole il viso spruzzato di lentiggini, che sempre le avevano conferito quell'eterna aria da bambina.

Un giorno, forse, gliel'avrebbe detto che l'amava; che nonostante i loro opposti modi d'essere e le litigate, i fraintendimenti e tutto quel che era loro accaduto – ma anche questa è un'altra storia –, aveva finito per innamorarsi di lei – o forse lo era già da prima di saperlo?
E lui era quel tipo di ragazzo che aveva sempre evitato l'amore e tutto quel che ne conseguiva.
Era qualcosa che – in un certo senso – l'aveva sempre spaventato.
E lei— ah, lei l'aveva fregato.
Ci era cascato con tutte le scarpe, per quanto non gli piacesse ammetterlo.
Prima o poi, forse, l'avrebbe saputo.

Quel che fece al momento, però, fu seguire il suono di quelle note che s'accavallavano l'una all'altra, e a guardarla; l'egocentrico, sarcastico e ribelle Lorcan Scamander, amava in silenzio.

«Bene, potremmo riprova— che c'è? Perché mi guardi così...?»
«Weasley, ti fai un po' troppi sogni, sai.»

«Non è ve—»
Ma diciamocelo, Dominique era un'eterna sognatrice e il ragazzo sapeva perfettamente come distrarla.
Un bacio ad un angolo della bocca, uno dall'altro, poi la Weasley sbuffò appena. «... questo è un colpo basso.» mugugnò, contrariata ma solo per metà.


Ah sì, gliel'avrebbe detto, un giorno.
Ma in quel momento, preferì godersi quella piccola vittoria.









(1) = ha una lunga storia, dietro... diciamo che non è farina del mio sacco ( Laura tvb ).
   
 
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