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Autore: rora02L    10/02/2016    2 recensioni
Otani e Risa sono ormai dei giovani di vent'anni, ma la loro rimane una strana coppia. Come si comporteranno il giorno di San Valentino, in cui uno sarà imbarazzato e sfortunato, mentre l'altra non sarà capace di combinare nulla di buono ai fornelli? Ecco una breve FF, a metà tra il fluff ed il comico.
Scritta per il contest "Un contest per due Fandom (Nana e Lovely Complex)" indetto da S.Elric sul forum di EFP, arrivata terza! :3
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Atsushi Otani, Heikichi Nakao, Nobuko Ishihara, Risa Koizumi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lovely St.Valentine.

“Fra i rumori della folla ce ne stiamo noi due, felici di essere insieme, parlando poco, forse nemmeno una parola.” - W.Whitman



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13 febbraio

“Bene, per oggi abbiamo finito! Ottimo lavoro, ragazzi.” Otani sospirò sollevato, ma soddisfatto. – Oggi è stata davvero una giornata dura, tra le ore di didattica e questo allenamento sfibrante di ginnastica… dopo la corsa ad ostacoli, ci hanno fatto anche fare un allenamento di basket ai tiri liberi…- pensò il ragazzo, guardando l’ultima palla arancione rimasta nel campo rotolare via da lui, per poi posizionarsi a bordo campo ed andare ad urtare contro una delle panchine per le riserve. Decise allora di recuperare il pallone, ma la sua testa era altrove :– Chissà cos’avrà in serbo per me Koizumi per domani… - pensava tra sé e sé, ma si rispose prontamente da solo: - Sicuramente se ne sarà dimenticata, quella testona… ha sempre la testa tra le- Un compagno di basket, non vedendolo, aveva finito per sbattergli la porta in faccia, scatenando così le risate del gruppo di ragazzoni alti tre metri e dalle ascelle pezzate.
Otani si infuriò con il colpevole, cercando anche di farsi rispettare da quegli spilungoni dei suoi colleghi di corso.
Quando si era iscritto, si aspettava di essere il più basso di tutti. Ma non immaginava che, nonostante l’età generale sui venti anni, i suoi colleghi lo avrebbero trattato come un nanerottolo, prendendolo in giro. Ma Otani era incredibilmente testardo: nonostante gli facesse un male cane la faccia, che si era tinta di un bel rosso porpora per la botta, la sua espressione mostrava solo una collera furiosa, tipica del ragazzo.
Appena ebbe rimesso il pallone nella cesta con gli altri, si lasciò andare ad una specie di balletto pieno di dolore per via della botta ricevuta: “Ahi ahi, che dolore! Questa me la pagano, quegli spilungoni sfrontati! Io…” Iniziò con una sfilza di minacce a vuoto, per poi decidersi a tornare nello spogliatoio e cambiarsi: anche lui era sudato e gli ci voleva proprio una bella doccia calda per calmare i nervi.
Si tolse la tuta e, canticchiando allegro, si diresse alla doccia. Aprì poi l’acqua e, convinto di aver messo la manopola verso il caldo, ci entrò bellamente.
Ma appena l’acqua gli arrivò addosso, colpendolo alla schiena, emise un acuto guaito: “Ah, è gelata!” Dei brividi percorsero tutto il suo corpo ed Otani si apprestò ad uscire da quell’aggeggio infernale.
Stufo, guardò la doccia in cagnesco e sbuffando decise di tornarsene a casa, dove avrebbe sicuramente trovato dell’acqua calda.
Quando uscì dalla palestra, dirigendosi verso la sua inseparabile bici, scoprì che il mezzo non era più dove lo aveva lasciato lui. In preda allo sconforto, si lasciò andare a ripetute lamentele, mentre cercava la bicicletta svanita: “No, non può essere, perché a me? Proprio oggi che volevo andare dalla fiorista a metterci d’accordo per domani, no! Dov’è la mia amata bici?!”
Alla fine, la trovò nel parco dell’università, gettata in un cespuglio di rovi. A quella vista, i nervi del ragazzo cedettero, facendolo esplodere in un urlo di rabbia furiosa.

~

“Risa, che ne pensi di questo?” chiese Nobu, guardando l’amica, che scosse la testa, per poi sospirare esasperata: “Ah, non ce la faccio più! Non potrei regalargli un CD di Umibozu e basta?”
L’altra scosse la testa, facendo danzare le treccine brune: “Non se ne parla nemmeno! Domani è San Valentino, devi fargli un regalo romantico! E dire che se non fosse stato per me, tu te ne saresti anche dimenticata!”
Fece una faccia offesa, mentre Risa ammetteva la sua colpa: “Già, è vero… ma il fatto è che io ed Otani non siamo quel tipo di coppia che festeggia San Valentino con cuoricini, regalini e pucci pucci vari, noi siamo una coppia… diversa.”
Nobu la guardò scettica, alzando un sopracciglio e sistemando la statuina a forma di gatto bianco, che reggeva tra le zampe un cuore rosso: “Scommetto che Otani ti ha già preparato un regalo per domani.”
Incrociò le braccia al petto ed iniziò ad annuire ripetutamente, convinta della sua tesi: “Sì, è senz’altro così… ed invece tu? A cosa stavi pensando?”
Risa ridacchiò nervosa, conoscendo bene l’ira della amica e non volendola risvegliare contraddicendola. Nobu sospirò, poi iniziò ad esaminare la sua amica da capo a piede: Risa indossava un maglioncino bianco con una stella sopra, i suoi capelli erano raccolti in una coda disordinata, portava un paio di jeans chiari e delle scarpe da ginnastica blu. “Non vorrai certo farti trovare così da Otani domani, vero?” le domandò, conoscendo già la risposta. Risa infatti era un bradipo senza speranza: “Ma perché no, tanto viene a casa mia… e pensavo di restare sul divano a guardare la tv, domani sera c’è un'intervista speciale ad Umibozu, ah!”
I suoi occhi si trasformarono in due cuoricini ed iniziò a gongolare all’idea, con le mani giunte e la testa per aria, finché Nobu non iniziò a sgridarla: “Ma come ti viene in mente, Risa! Capisco il vostro amore per quel rapper, ma ne va della vostra relazione… non potreste, per una volta, fare qualcosa di romantico?”
Risa ci pensò su, immaginandosi degli scenari romantici a modo suo: una cavalcata sulla spiaggia a bordo di un destriero bianco – ed Otani come ci dovrebbe salire? Dovrei affittare un pony per lui?- oppure una cena al lume di candela in un ristorante italiano – immagina il conto, sarebbe da suicidio! - Pensava e ripensava la giovane.
“Umh, a me non viene in mente nulla che vada bene, Nobu. Uffi, lo sai che sono una frana in queste cose!” si lamentò con l’amica, che le diede una pacca sulle spalle ed esclamò decisa: “So esattamente cosa fare.”
La prese per la coda e la trascinò letteralmente verso il primo negozio di cosmetici che le capitò a tiro, facendo incetta di rossetti, mascara e quant’altro. Infine, si diressero ad un negozio dove vendevano tutto il necessario per fare dei cioccolatini di San Valentino: cioccolata di ogni tipo, formine a forma di cuore in lattice o d’acciaio e pacchettini dai nostri rossi ricoperti di cuoricini e di scritte romantiche. Risa commentò preoccupata: “Non sono sicura sia una buona idea… lo sai che sono un disastro ai fornelli, non so cucinare!”
L’altra sbuffò spazientita: “E dai, Risa, sono solo dei cioccolatini a forma di cuore, che ci vorrà mai?”
Le due rientrarono a casa di Risa con le spese, pronte a sfornare la prima teglia di delizie al cioccolato a forma di cuore. Dopo una ventina di minuti, le due teglie erano pronte: assaggiarono prima i cioccolatini al rum e cioccolato fondente di Nobu. “Oh, che delizia per il mio palato!” esultò estasiata Risa, quasi piangendo per il gusto perfetto di quei cioccolatini, mentre Nobu gonfiava il petto orgogliosa: “Ho studiato questa ricetta per Nakao, non potevo certo fare qualcosa di banale, visto che lui lavora nella pasticceria di famiglia!”
Toccò poi ai cioccolatini di Risa, fatti con cioccolato al latte e mandorle. Nobu li guardò sospettosa, ma alla fine aprì la bocca e mangiò il dolcetto. Risa si avvicinò a lei per capirne la reazione. La faccia della ragazza divenne rossa come un pomodoro, iniziò a tossire ed urlò disgustata: “Risa, ma che hai combinato? Il tuo cioccolatino … bleah, ma quanto sale ci hai messo?”
Infatti Risa, da brava pasticciona quale era, aveva confuso il sale con lo zucchero. Sospirò rassegnata, ben sapendo che non sarebbe mai riuscita a fare qualcosa di decente. Ma Nobu non si diede per vinta: “Abbiamo ancora della cioccolata alla gianduia rimasto! E per il ripieno… vediamo…”
Iniziò a frugare nel frigo di casa Koizumi, finché non trovò un cestino di fragole fresche. Lo portò al tavolo, trionfante, e spiegò a Risa cosa doveva preparare per il giorno successivo.

~

Otani non si era ancora abituato a tutto quel romanticismo da coppietta, ma il suo amico Nakao, quando era andato a trovarlo in pasticceria, gli aveva caldamente consigliato di fare un regalo a Risa, anche piccolo e semplice, ma romantico.
“Le ragazze hanno bisogno di sentirsi ancora corteggiate, ogni tanto… - aveva spiegato il ragazzo, sistemando gli ultimi bignè alla crema- prendile un mazzo di rose, vestiti bene e portala a cena fuori, anche solo per una ciotola di ramen. Ma soprattutto … niente insulti di alcun genere.”
Infatti la strana coppia non aveva perso l’abitudine di punzecchiarsi con epiteti quali “nanerottolo” o “regina dei giganti scema”. Era più forte di loro ed ormai ci erano abituati. Non avevano mai avuto occasioni davvero romantiche. Ma Otani aveva capito che Nakao aveva pienamente ragione: lui e Koizumi erano una coppia ed era giusto che, almeno in quelle occasioni, si comportassero da tale e non come due liceali che litigano sempre.
Il ragazzo guardò il mazzo di rose rosse che portava tra le mani: i petali di ogni fiore erano delicati e lucenti, grazie ad un prodotto che la cara signora del negozio di fiori aveva applicato, insieme ad un fiocco rosso ed un cuoricino di cartoncino rosa, su cui Otani aveva scritto : “Per Risa.”
Guardava quella scritta, pensando al fatto che raramente chiamava la ragazza per nome, nonostante stessero insieme. Ma era anche vero che Koizumi faceva lo stesso con lui e non si era mai chiesto prima il perché. Era sempre stato così e basta.
Quando arrivò a casa della ragazza, suonò il campanello, aspettandosi di trovare il solito orso dalle pantofole rosa ed il pigiamino a fiorellini blu. Ma quando la porta si aprì, il cuore di Otani perse un battito e le sue guance arrossirono: Risa era un incanto. Indossava un semplice vestito rosa con uno scollo a V che metteva in risalto le sue forme da donna (seppur poche) e portava un leggero trucco che accentuava la sua bellezza, solitamente nascosta da occhiaie e un portamento poco elegante.
Non portava dei tacchi, ma solo un paio di ballerine nere basse. Otani balbettò qualcosa che sembrava una forma di saluto, tirandosi il colletto della camicia azzurra che aveva scelto per quella sera, insieme ad un paio di jeans scuri e delle scarpe nere. La ragazza gli sorrise, non capendo il motivo del comportamento di lui, ed iniziò a prenderlo in giro: “Nanetto, che succede? Hai perso la tua lingua biforcuta per strada?”
Lui rispose prontamente, scattando come una molla: “Ma come ti permetti, madre dei giganti dementi! Io…” Decise di non continuare, limitandosi ad uno sbuffo e distogliendo lo sguardo.
Risa si sistemò un ciuffo di capelli che usciva dallo chignon che legava gli altri e lo invitò ad entrare. Solo allora notò che il giovane portava con sé un mazzo di fiori ed allungò le mani per prenderlo, curiosa: “Questo per chi è?”
Lo avvicinò al viso, ignorando le proteste del ragazzo. Annusò l’odore intenso di rose e notò il bigliettino legato al mazzo. Arrossì di botto, leggendo il proprio nome e riconoscendo la calligrafia di Otani, che intanto brontolava seccato: “Sarai contenta adesso, eh? Mi hai rovinato la sorpresa, gigantessa scema!”
Risa rispose arrabbiata: “Quindi la colpa sarebbe mia?! Stupido nanerottolo, tappo tra i sette nani, mezzo metro d’uomo!”
“Stupida gigantessa, spilungona tra i cretini, scema tra tutte le donne! Certo che la colpa è tua, che con quelle mani enormi fai sempre la prepotente! Ed io che avevo già in mente tutto: ti avrei dato i fiori, dicendoti che avevo pensato di regalarteli e che stasera sei bellissima e che…”
L’ultima frase gli morì in gola, quando si rese conto che avevano appena ripreso a battibeccare. Sospirò e scosse la testa, rassegnato. “E che…?” lo incoraggiò lei, ricevendo in risposta un borbottio imbarazzato da parte del ragazzo, che aveva ripreso ad arrossire. “Non ho capito niente… puoi parlare scandendo le parole?” disse allora Koizumi, abbassandosi verso di lui. Otani si agitò ancora di più, ma venne salvato dal pronto intervento della madre di Koizumi, che lo salutò calorosamente.

~

La camera di Risa era stranamente ordinata e c’era un tavolino con sopra due coppe di fragole. La ragazza fece entrare Otani, dicendogli di aspettare un attimo mentre metteva i fiori in un vaso. Lui si limitò ad annuire, sedendosi a tavola.
Studiò il bicchiere pieno di fragole davanti a sé, notando che in mezzo c’era un cioccolatino a forma di cuore. Sotto al vetro era stato messo un bigliettino bianco, con su scritto: “Buon San Valentino, Atsushi! La tua Koizumi.” Sobbalzò, leggendo il suo nome scritto dalla calligrafia della ragazza. Ma la cosa che gli aveva provocato un brivido inaspettato era quella piccola parola tra “La” e “Koizumi".Tua.
In quel momento rientrò la ragazza, con un sorrisone stampato sul volto: “Allora… hai già mangiato le fragole?”
Lui scosse la testa, tenendo ancora in mano il biglietto: “No, stavo aspettando te.”
Risa si sorprese per quella risposta così gentile, senza nemmeno una lamentela sul fatto che lo aveva lasciato solo per quei minuti. Si sedette al suo posto, difronte al ragazzo, ed iniziarono silenziosamente a mangiare. Non c’era mai stato così tanto silenzio tra loro, eppure sembrava proprio che le parole fossero superflue. A loro non serviva necessariamente parlare per capirsi, quando lo facevano finivano sempre per fare i cretini. In quei silenzi, in cui si scambiavano occhiate imbarazzate, si dicevano parole che a voce non avevano il coraggio di esprimere.

Risa…volevo dirti che ti amo.Stupida...

  
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