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Autore: LadyRealgar    10/02/2016    1 recensioni
Dopo l'invasione aliena a New York, siamo abituati a vedere i Vendicatori come grandi eroi invincibili e inarrestabili, ma dal loro podio, conquistato a fatica dopo una lunga gavetta, dovranno scendere per qualche ora, perché dai laboratori dello S.H.I.E.L.D. è uscito un nuovo programma per testare la preparazione dei super eroi. Un test al quale non potranno sfuggire.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Ragdoll_Cat, che con il suo lavoro e un po' di umorismo, ha dato l'ispirazione per questo piccolo spin-off.



-Signori- esordì il comandante Hill, passeggiando lentamente e osservando negli occhi i Vendicatori, radunati nella sala di controllo del Simulatore, il fiore all'occhiello della tecnologia di simulazione della realtà, usata nei programmi di addestramento finali degli operativi S.H.I.E.L.D. -Dopo New York, il collaudo del progetto Vendicatori è stato brillantemente conseguito e capisco che questo possa rappresentare per voi un...

-Inutile spreco di tempo- completò la frase Tony, agitandosi sulla sedia come un bambino desideroso di giocare, ma costretto a stare seduto e composto -Abbiamo già dato prova della nostra abilità e preparazione, sia come individui che come gruppo. Utilizzarci come ratti di laboratorio per i vostri esperimenti sociali non rientra nelle mansioni dei Salvatori di New York. Dovremmo essere là fuori a festeggiare e a goderci la gloria delle nostre imprese.

-O magari aiutare a ricostruire la città- si intromise Steve, lanciandogli un'occhiata fulminante, evidentemente infastidito dalla superficialità del suo compagno.

-Per quello ho già devoluto personalmente un fondo,Rogers- ribatté il milionario -Sia per rimuovere le macerie, sia per finanziare i progetti di ricostruzione e ristrutturazione degli edifici pubblici e privati. Sebbene non ami indossare cappellini di carta e impugnare cazzuole, non lascio mai una festa prima di aver pagato i danni.

-Stai dicendo che fai danni a tutte le feste a cui vai?- chiese con un ghigno sarcastico sulle labbra Clint, facendo roteare una penna tra le dita.

-Signori!- sbottò la Hill, per richiamare l'attenzione su di sé -Dal momento in cui avete aderito al progetto, è compito dello S.H.I.E.L.D. verificare periodicamente la vostra idoneità a parteciparvi. E dato che, grazie al cielo, non si presenta un'invasione aliena ogni mese- stroncò sul nascere un'obiezione di Tony con un'occhiata pietrificante -Non abbiamo altra soluzione per testarvi se non sfruttare la tecnologia di cui disponiamo.

-E in cosa consisterebbe questo test?- domandò timidamente Bruce, che fino a quel momento era stato in silenzio ad ascoltare.

-Il Simulatore- rispose Natasha, girando sulla sedia girevole nella sua direzione e notando che negli occhi dello scienziato, dietro agli occhiali da vista, brillava la scintilla della curiosità -È una sala in cui un complesso sistema di proiezioni ottiche, acustiche e olfattive, supportate da un Vividizzatore celebrale a contatto, riproducono perfettamente una realtà virtuale programmata al computer, all'interno della quale i soggetti possono interagire.

-In pratica è la piattaforma di gioco che qualunque nerd desiderebbe possedere- si intromise di nuovo Tony -E il più delle volte è impostata su Call of Duty, non è vero, agenti?- chiese poi, rivolgendosi a Natasha e a Maria, che risposero alzando gli occhi al cielo.

-Io una volta ho giocato ad Animal Crossing- esclamò Clint, su cui gli occhi dei presenti si posarono, chi con sorpresa, chi con rimprovero -Ehi, era ancora nella fase di collaudo e mi avevano chiesto di fare una prova.

-Se si tratta di cacciare- esordì Thor, il cui interesse era stato ravvivato dalla parola "animal" -Spero che ne abbiate di belli veloci, perché a me non sfugge nessuna preda!

-Comunque- riprese la Hill, la cui pazienza si stava assottigliando e che aveva la sensazione di essere una maestra alle prese con una scolaresca di bambini irrequieti -Come ha correttamente spiegato l'agente Romanoff, vi verrà applicato il Vividizzatore celebrale, in maniera tale che agli stimoli visivi vi sia una corrispondenza tattile, e verrete sottoposti a una situazione scelta dal computer che dovrete risolvere individualmente per poter uscire dalla simulazione. Sulla base delle vostre azioni, verrà stilata una valutazione di idoneità. Avete altre domande?

-Le prede che catturiamo possiamo tenerle?- chiese Thor -Ad Asgard, quando vengono mandati i ragazzi alla loro prima caccia, si festeggia mangiando tutto quello che riescono a catturare.

-Per me puoi cucinare tutto quello che riesci a portare fuori dal Simulatore- sospirò esausta la Hill, massaggiandosi la sella del naso -Se siete pronti, vi invito a prendere il Vividizzatore e a entrare nella sala, mentre io vado a prendere una pastiglia per il mal di testa.

Ciò detto, l'agente uscì dalla stanza, lasciando i cinque eroi a prepararsi per il test: -Non c'è altra via d'uscita, quindi- considerò ad alta voce Steve, prendendo dal tavolo al centro della stanza uno dei Vividizzatori allineati e pronti all'uso e sistemandolo attorno al cranio.

-No- confermò Clint affiancandoglisi e prendendo a sua volta uno dei congegni -La Hill è peggio di un coccodrillo: una volta che ha chiuso qualcosa o qualcuno nelle fauci, non lo molla finché non l'ha sbranato per bene.

Un colpo secco al braccio gli strappò un guaito di dolore, mentre Natasha, lanciandogli raggelanti occhiate di rimprovero, emergeva da dietro le sue spalle e allungava un braccio per prendere il congegno: -Vorrei ricordati che il "coccodrillo" ha ottenuto un punteggio molto migliore del tuo al test di simulazione "Spionaggio in paese di guerra".

-È stata fortuna, la sua- ribatté offeso Clint, porgendo a Bruce e a Thor i rispettivi Vividizzatori.

-Anche quando è esplosa la granata nel deposito di armamenti- continuò Natasha sorridendo sardonica -Ed è riuscita a mantenere comunque la propria copertura?

-Sì, forse è stata un po' più brava di me- concesse il Falco -Ma solo perché non ero molto in forma il giorno del test.

-No, Barton- irruppe la voce della Hill, resa metallica dall'altoparlante -È che ho più esperienza e preparazione tecnica di te. Ad ogni modo, piazzatevi davanti alle porte e assicuratevi di essere pronti per il test.

-Cerchiamo di darci una mossa- commentò Tony, mentre la sua ventiquattrore terminava di assemblarsi sul suo corpo sotto forma di armatura -Ho ospiti a cena.

-Ti riferisci a Jack, Johnnie e Morgan1?- domandò tagliente Natasha, lanciandogli un'occhiata eloquentemente.

-Ottima idea!- esclamò Thor, distendendo le spalle per sciogliere i muscoli -Quando questo sarà finito, un bel banchetto sarà l'ideale e più siamo e meglio è. Faremo in modo che le nostre risa rieccheggino nelle sale del Valhalla!

-In posizione per favore- ripeté Maria Hill, al cui ordine il gruppo di eroi obbedì senza fiatare -Apertura delle porte in corso.

Una luce rossa sopra alle ampie porte scorrevoli di metallo si accese, seguita da un rumore di meccanismi in azione e dal lento svanire delle porte nelle proprie sedi dentro alle pareti, svelando una spoglia sala ampia quanto un campo professionale da football.

-Non amo i luoghi chiusi- considerò a mezza voce Bruce, lanciando occhiate incerte in ogni dove -Anche se molto ampi.

-Non si preoccupi, dottore- gli rispose cordialmente Natasha, sorridendo dolcemente per confortarlo -Tra non molto non avrà più la sensazione di chiuso.

-Mi chiedo quale pericolosa situazione avranno programmato come test- disse Barton, aggiustandosi meglio il congegno sulle tempie.

-Realtà virtuale attivata- annunciò la Hill ai microfoni -La prova ha inizio.

-È sempre così drammatica?- chiese Tony a Natasha, mentre le pareti sfumavano progressivamente fino a scomparire, sostituite da un ridente quartiere suburbano, con lunghi filari di villette identiche tra loro, macchine parcheggiate davanti ai rispettivi garage, parchi giochi, fontanelle, altalene e furgone dei gelati.

-Questo non lo definirei propriamente pericoloso- commentò il Capitano, guardandosi attorno sorpreso, mentre una monovolume argentata percorreva placidamente il viale alberato.

-Potrebbe scoppiare una bomba da un momento all'altro- considerò Tony, scannerizzando l'ambiente con il visore -Oppure potrebbe riproporsi un evento simile a New York.

-È una magia interessante- disse il dio del tuono, toccando con la mano aperta il manto d'erba sotto di loro e strappandone un filo per studiarlo meglio -Ma questo mi sembra un villaggio gaio e pacifico. Nulla a che vedere con i Chitauri.

-Suggerirei di dividerci e scandagliare il territorio- disse Steve, verificando la stabilità del suo scudo sul guanto magnetico -Ci terremo in contatto con gli auricolari e ogni mezzora ci aggiorneremo.

-Roger, Rogers- confermò Iron Man, attivando i propulsori su mani e piedi e alzandosi in volo.

Emettendo un sospiro, anche il Capitano si addentrò nelle viuzze secondarie del quartiere, sparendo in pochi secondi dietro una villetta dal giardino maniacalmente curato e abbellito con fenicotteri rosa di plastica piantati nel prato.

-L'ultimo che finisce la missione offre la cena!- urlò Clint in direzione di Natasha, correndo a perdi fiato verso le villette e sparendo a sua volta nei vicoli; -Lo dice come se avesse davvero possibilità di vincere- sorrise divertita la spia russa, ammiccando allo scienziato, che rispose al sorriso con timidezza.

-Non si butta nella mischia, dottore?- domandò la donna estraendo una pistola dalla fodera sul fianco e facendo scivolare il caricatore nell'impugnatura.

-Penso che andrò per piccoli passi- rispose quello -Comincerò a guardarmi un po' attorno e in caso di Codice Verde, beh, arriverò subito.

-Bene, allora ci vediamo in giro.

Ciò detto, la spia fece un leggero cenno della mano come saluto e si incamminò verso il complesso abitato, lasciando da solo lo scienziato, che attese che anche lei fosse scomparsa alla vista prima di incamminarsi a sua volta nella direzione opposta.

Osservandosi attorno mentre passeggiava lentamente lungo una via, Bruce studiò con attenzione i placidi filari di villette perfettamente intonacate di bianco, con le gelosie laccate di verde bottiglia e le porte di metallo rosso; davanti ad ogni casa vi era un piccolo giardino delimitato da uno steccato bianco e, passate una decina di villette, si divertì ad osservare il ripetersi delle decorazioni esterne, come grill, ombrelli parasole, dondoli e altalene, svelando così lo schema del programma.

Anche il cinguettio allegro degli uccelli si rivelò essere una registrazione audio e, con un po' di attenzione si poteva distinguere il momento della fine della traccia e il suo ripetersi; quello che però infastidiva l'uomo non era la consapevolezza di essere suggestionato da un macchinario, anzi, vederne i difetti e scoprirne il funzionamento gli conferiva la calma della conoscenza e della comprensione. Quello che lo teneva in allerta era la quiete innaturale di quel quartiere: sebbene ci fossero giocattoli, pattini a rotelle, panchine e automobili in giro per le strade, non vi era traccia di anima viva; infatti, quando sentì qualcosa tirargli la felpa non poté impedirsi dal sobbalzare di sorpresa.

*

-Mi scusi?- chiese una vocetta infantile sbucata dal nulla (e cogliendolo di sorpresa); Steve si girò nella direzione della voce e vide una bambina dalle corte trecce bionde che lo fissava con i suoi grandi occhi castani, stringendo una bambola di pezza sottobraccio.

-Ciao, piccola- le sorrise cordiale il soldato, inginocchiandosi alla sua altezza per guardarla negli occhi -Va tutto bene?

-No- sospirò la bambina, stringendosi ancora di più alla bambola -Ho bisogno di aiuto. Mi puoi aiutare?

-Certamente- rispose Steve, il cui cuore si allargò quando vide il volto della bambina illuminarsi con un largo sorriso -Cosa c'è che non va?

-Mr. Redtail è in pericolo!- disse concitata la piccola, afferrando l'uomo per la mano libera e guidandolo lungo la stradina asfaltata perfettamente pulita, fino a un piccolo parco giochi, dove si arrestò, indicandogli con il ditino uno degli alberi.

-È lì- continuò la bambina -È spaventato e non riesce a scendere!

Istintivamente Steve alzò lo sguardo nella direzione indicata e, quando vide un grosso gatto fulvo seduto sopra a un ramo che lo osservava con grandi occhi verdi, non poté trattenere un sospiro: era davvero quella la prova a cui lo S.H.I.E.L.D. lo stava sottoponendo? Salvare un gatto in difficoltà?

-Era dai tempi degli scout che non mi capitava una cosa del genere- sospirò, massaggiandosi la sella del naso, ma oramai era in ballo e doveva portare a termine il lavoro, inoltre, pur sapendo che erano il frutto della tecnologia di quei tempi, non avrebbe sopportato di vedere i grandi occhi della bambina velarsi di delusione, così mandò giù il rospo e, piantato lo scudo nel terreno, iniziò la salita.

Negli anni della sua giovinezza a Brooklyn aveva imparato, soprattutto grazie alla maggior esperienza ed agilità Bucky, ad arrampicarsi sugli alberi per giocare a nascondino, così, quando si aggrappò alla corteccia dell'olmo, sapeva già perfettamente quali rami avrebbero sostenuto il suo peso e quali sporgenze avrebbero fornito un valido appiglio.

"Certo" pensò sentendo scricchiolare un ramo sotto al suo piede "Prima del siero avevo meno peso da sostenere".

Arrivato all'altezza del ramo su cui Mr. Redtail se ne stava docilmente sdraiato, Steve fece schioccare le labbra per richiamare la sua attenzione, cosa che ottenne a fatica e dopo diversi tentativi. Quando finalmente il gattone si fu degnato di rivolgere la testolina pelosa nella sua direzione, il Capitano provò a chiamarlo per nome, allungando il braccio nella speranza che si avvicinasse per farsi accarezzare, ma, di nuovo, l'animale non sembrava minimamente intenzionato a smuoversi. Al contrario, sembrava quasi divertito dai vani tentativi dell'uomo di avvicinarlo.

Sentendosi deriso da quell'altezzosa palla di pelo, Steve iniziò a spazientirsi e decise di scendere dall'albero e valutare la situazione da un punto di vista differente.

-Per favore, signore- lo implorò la bambina -Lo aiuti a scendere da lì.

"Questo è il test più assurdo che abbia mai fatto in vita mia"

-Non ti preoccupare, piccola- la rassicurò Steve, sentendosi un imbecille per quell'assurda situazione: ai tempi del suo arruolamento, la prova più difficile alla quale era stato sottoposto era stata quella dell'idoneità fisica, mai e poi mai si sarebbe immaginato di ritrovarsi a soccorrere il gatto computerizzato di una bambina olografica in un quartiere simulato con la tecnologia.

Odiava il ventunesimo secolo.

*

-L'area sembra sicura, signore- disse la voce di Jarvis con la sua solita calma attraverso gli altoparlanti nell'armatura -Non vi è alcuna traccia di attività.

-Vedo, Jarvis- rispose Tony, osservando svogliatamente le immagini che gli schermi sul visore trasmettevano della zona -Non capisco perché Fury ci abbia fatto venire qui a provare il suo giocattolo se poi non ci fa giocare. Forse la benda gli stringe troppo attorno alla testa e gli diminuisce l'afflusso di sangue al cervello, perché qui non c'è proprio niente che richieda l'intervento degli...

-Signore- lo interruppe l'intelligenza artificiale -Rilevo una richiesta d'aiuto a duecento metri.

-Passa la registrazione agli altoparlanti- ordinò il milionario e la voce di una bambina risuonò nel casco: "Aiuto, per favore, signor Iron Man. Mi aiuti" invocò la voce.

-Era ora!- esultò l'uomo, abbassandosi di quota e ponendosi in posizione perpendicolare al suolo per atterrare.

Quando gli stivali metallici ebbero toccato il suolo e i propulsori si furono disattivati, azionò il comandobper aprire la maschera e davanti a lui si ritrovò una bambina di circa sei anni con lunghe trecce bionde e grandi occhi castani, che lo fissavano imploranti..

-Jarvis, attiva lo scanner- ordinò l'uomo, che un secondo dopo ottenne i risultati della scansione sullo schermo incorporato nell'avambraccio sinistro: non era stata individuata alcuna attività biologica nel piccolo esserino davanti a lui, confermandogli che si trattava di un ologramma del computer.

-Ok, dovremmo esserci- esclamò, chiudendo lo schermo -Cosa posso fare per te, ragazzina?

-Si tratta di Mr. Redtail- piagnucolò quella indicando la chioma di un albero -È lassù e non riesce a scendere.

-Chi è dove?- domandò incredulo l'uomo, che, quando realizzò di cosa si trattava, emise un lungo sospiro e, attivato l'auricolare per comunicare con la Hill, disse: -Salvare gatti? Seriamente?! Chi è l'idiota che ha pensato che fosse una buona idea?

-Il programma del computer elabora la missione più adeguata da portare a termine- rispose la Hill mantenendo la propria compostezza -Evidentemente ha calcolato questa come la più significariva per te.

-Sarà significativa per il signor Stelle e Strisce- ribatté l'uomo, infervorato -Ma non di certo per me! Dannazione, chiunque sia il vostro programmatore vi consiglio di prendere il suo contratto di lavoro e bruciarlo.

-Stark- tuonò la voce di Fury attraverso l'auricolare -Completa quella maledetta missione e piantala di fare il bambino piagnucolante. O vuoi essere l'unico del gruppo a non finire il lavoro.

-Almeno io ho ancora tutti i capelli e gli occhi...- brontolò il milionario.

-Hai detto qualcosa, Stark?- ringhiò il capo dello S.H.I.E.L.D. al limite della pazienza.

-Nulla. Passo e chiudo.

Chiuse la comunicazione e si accorse che i grandi occhi scuri della bambina erano ancora piantati su di lui, implorando silenziosamente il suo aiuto.

"Per essere un ologramma è dannatamente espressivo" considerò Tony "Forse il loro programmatore non è tanto male".

-Signor Iron Man- piagnucolò di nuovo la bambina -Mr. Redtail ha tanta paura.

-Va bene, signorinella- sospirò il milionario -Vediamo cosa si può fare.

La maschera gli si chiuse attorno al volto e i propulsori ai suoi piedi si accesero, sollevandolo dolcemente di qualche metro, abbastanza da raggiungere il gattone addormentato sul ramo: -Coraggio, micetto!- lo incalzò Tony -Qui c'è una bambina molto preoccupata per te.

Ma non appena ebbe allungato le braccia per prenderlo, il docile gattino si trasformò in una tigre in miniatura, soffiando e miagolando sinistramente, mentre con le zampe armate di unghie affilate attaccava la tuta di metallo, graffiandola.

-Whoa, micetto!- esclamò sorpreso l'uomo, indietreggiando -Che cos'hai al posto delle unghie? Adamantio?

Tentò di nuovo di avvicinarsi, ma quello non sembrava intenzionato a cedere, indirizzando le zampate verso il visore: -Tu sei un brutto gattaccio!- lo rimproverò Tony -Ma ora ti faccio vedere io!

*

Si stava annoiando e la cosa non gli piaceva: dove erano finite quelle belle simulazioni in cui poteva fare sfoggio delle sie abilità atletiche e di tiratore? Come poteva gareggiare contro Natasha se non succedeva nulla?

Con un balzo oltrepassò la staccionata di una delle numerose villette tutte uguali e si mise a passeggiare per il cortile, soffermandosi alle finestre dell'abitazione nella speranza di scorgere un qualche segno di vita, ma non vide nulla, se non un salotto semplicemente arredato con mobili di legno , divani in pelle color crema e un televisore al plasma.

Insomma, nulla che suggerisse alcunché, tranne la scarsa fantasia dei programmatori addetti alle ambientazioni; stufo di quella situazione, si lasciò cadere ai piedi di un melo e, puntata una freccia contro il picciolo che sorreggeva una succulenta mela rossa, la scagliò e prese il frutto al volo.

Affondò i denti nel pomo succoso, godendosi il nettare che ne sgorgò e che scese lento lungo la sua gola: -Dovrò sembrare un idiota- pensò ad alta voce la spia, dando un secondo morso alla mela -A mangiare una mela inesistente, ma il gusto c'è tutto e senza nemmeno una caloria. Il meglio sarebbe trovare una bella scatola di ciambelle e finirle tutte!

Finì la mela con calma, godendosi il silenzio e i tiepidi raggi del sole artificiale, poi lanciò il torsolo nel prato e si alzò da terra, stiracchiandosi: -Buongiorno signore.

Per poco non gli prese un colpo: istintivamente si girò in direzione della voce, i nervi tesi come corde di violino pronti a rilasciare la tensione nell'attacco, ma quando comprese l'origine della voce, rilassò le spalle.

-E tu da dove sbuchi, piccolina?- sorrise Clint, dandole una paterna carezza sui capelli raccolti in due trecce corte.

-Signore, mi può aiutare?- chiese lamentosa la bambina, tirandolo per la manica della tuta.

-Certo, tesoro- rispose Clint -Dimmi tutto.

-Lassù- indicò la bambina puntando il dito verso l'albero -Mr. Redtail non riesce a scendere.

Il Falco rivolse lo sguardo verso la folta chioma del melo e scorse una tonda testolina rossa con grandi occhi verdi che lo fissavano furbescamente: -Ah!- esclamò confuso -Avrei potuto trafiggerlo... Da quanto tempo è lassù quel gatto?

-Signore, per favore lo aiuti a scendere!- insistette la bambina.

-Ti ha mandato Tony? Sembra il tipo di scherzo che potrebbe architettare lui. Come ti ha pagata? Gelati? Caramelle? Spero non in denaro perché non potrei rilanciare.

La bambina lo guardò impassibile, senza smettere di indicare l'albero e senza accennarendi voler cedere, così a Clint non restò che guardarsi attorno per assicurarsi che non ci fosse in giro nessuno ad assistere, appoggiare arco e faretra al tronco dell'albero e lanciarsi verso i rami con uno scatto degno di un felino.

Si aggrappò con entrambe le mani ad un ramo sporgente e, dondolatosi con il corpo per prendere velocità, si lanciò in una capriola in aria verso un altro ramo più solido, appena sotto a quello da cui Mr. Redtail lo osservava annoiato.

Atterrò perfettamente perpendicolare al ramo e aprì le braccia per rimettersi in equilibrio: -Ah, dieci punti dalla giuria!- esclamò orgoglioso, sperando di ottenere un applauso dalla ragazzina, che però non cambiò di una virgola la sua espressione.

"Pubblico difficile..." pensò, mentre, con molta attenzione, camminava sul ramo per avvicinarsi al gatto: -È ora di tornare a casa, palla di pelo.

Non appena fu abbastanza vicino da poterli sfiorare, il gatto balzò in piedi e rizzò il pelo, mostrando le zanne aguzze e gli artigli affilati, ma la cosa non sembrò impressionare l'uomo, che continuò ad avvicinarsi dicendo: -Quando ero al circo mi hanno messo a pulire la gabbia delle tigri, credi di farmi paura.

Allungò il braccio per afferrarlo per la collottola, ma all'ultimo secondo l'animale scartò, saltò sul ramo inferiore e corse tra i piedi di Clint, facendogli perdere l'equilibrio e cadere dall'albero.

Fortunatamente l'uomo riuscì ad completare un avvitamento e a cadere a quattro zampe sul prato, sotto lo sguardo deluso della bimba: -Maledetto piccolo bast...ione- esclamò rabbioso il Falco, sentendosi poi un idiota per essersi trattenuto dal dire una parolaccia davanti a una bambina olografica.

-Si può sapere dove l'hai preso?- chiese poi infastidito alla bambina, lanciando occhiatacce all'animale che passeggiava tranquillamente sul suo ramo, come a schernirlo -Dal circo russo? Forse gli orsi sarebbero stati un'alternativa meno irritante

*

Le dimore dei terrestri erano davvero buffe: tutte uguali, indistinguibili l'una dall'altra, con quei campi così piccoli da non poterci coltivare nulla e riempiti con assurde diavolerie e cianfrusaglie. Persino i loro animali era molto strani: aveva visto un gruppetto di coloratissimi uccelli rosa e, quando si era lanciato su di loro per predarli, non solo non avevano posto alcuna resistenza, ma i loro corpi erano talmente rigidi e inanimati da sembrare statue. Non era nemmeno riuscito a spennarne uno!

"Come faranno a sopravvivere in questo borgo senza caccia né agricoltura?" si chiese il dio, passeggiando al centro della strada principale, con il fedele Mjolnir appoggiato sulla possente spalla "Bah, valli a capire i midgardiani!" continuò, scorgendo in un giardino un gazebo dai tendaggi decorati con vistosi fiori magenta e giallo.

All'improvviso sentì una presenza alle sue spalle, come se qualcuno lo stesse osservando e, nella speranza che si trattasse di una preda, si voltò lentamente, iniziando a roteare il martello pronto per essere scagliato; ma quando ebbe completato il mezzo giro, non riuscì a scorgere proprio nulla.

-Signore- sentì chiamare dietro di sé, facendolo sobbalzare dalla sorpresa. La voce, però, era infantile e acuta, così il Dio del Tuono si voltò di nuovo, trovandosi davanti una bambinetta con le trecce e una bambola di pezza stretta in braccio.

-Salute, infante terrestre- salutò Thor, esibendo un largo sorriso -Cosa ti conduce nel bel mezzo di una battuta di caccia? Non sei un po' piccola per queste cose? Dove sono i tuoi genitori?

-Mr. Redtail è in pericolo- piagnucolò la bimba, stringendo a sé la bambola -Lo può aiutare?

-Non venga mai detto che Thor, figlio di Odino, neghi il proprio aiuto a chi ne ha bisogno!- esclamò solenne il dio -Conducimi ove messer Redtail è in pena.

Ciò detto porse la grossa mano callosa alla bambina, che la afferrò la trascinò verso una stradina secondaria, in mezzo a due villette, tra cui, in una piccola zolla erbosa circondata da ordinati e sorprendentemente puliti cassonetti della spazzatura, si ergeva giovane un tiglio, che in altezza a mala pena raggiungeva i tetti delle due case.

-Dove si trova il tuo amico?- chiese Thor, impaziente di cominciare e curioso di scoprire quale misterioso pericolo si nascondeva nella quiete di quel bizzarro villaggio.

-Lassù- rispose la piccola, indicando l'albero e il dio prontamente alzò lo sguardo, incrociando i grandi occhi verdi del gattone: -Non riesce a scendere- continuò la bambina -È molto spaventato.

-Messer Redtail- scandì solenne il dio, alzando il martello in direzione del gatto -Io non so quale maleficio si sia abbattuto sulla vostra persona, tramutandovi in felino, ma capisco il terrore e la vergogna che vi colgono e che vi portano a cercare un nascondiglio dagli sguardi indiscreti dei vostri nemici, che potrebbero approfittare del vostro stato per attaccarvi. Non angosciate ulteriormente il vostro cuore perché io, Thor, figlio di Odino, figlio di Borr, della gloriosa stirpe degli Aesir, vi sono amico e vi presterò soccorso. I vostri nemici diventeranno i miei e dei vostri problemi mi farò carico, aiutandovi a tornare alla vostra forma originaria con ogni mezzo di cui dispongo.

Ciò detto, il dio asgardiano fece ruotare il martello come le pale di un elicottero e, sollevando un gran polverone tutt'attorno, iniziò formare correnti di vento sempre più forti finché non convogliarono in un unico punto, formando un piccolo uragano.

Con precisione quasi chirurgica, il dio avvicinò lentamente il cono di vento verso l'albero, dove Mr. Redtail, saldamente arpionato con gli artigli al suo ramo, cercava di resistere alla forza del vento; ma fu quando il turbine colpì in pieno il tiglio che la resistenza di Mr.Redatil divenne vana e il micio finì nell'occhio del ciclone, roteando come una trottola sballottato dalle correnti.

-Non abbiate timore Messere- urlò il dio, sovrastando con la sua voce il frastuono dell'aria in movimento -Vi prendo.

Thor si pentì di quell'affermazione un secondo dopo averla pronunciata, il grosso gatto, infatti, non aveva affatto gradito quel giro in giostra e, nel momento stesso in cui toccò le muscolose braccia del dio, allungate con l'intento di salvarlo dalla caduta, sfogò la sua rabbia a furia di artigliate sulla pelle morbida, affondandovi le unghie finché non vide uscire sottili rivoli di sangue.

-Non opponete resistenza, messere- iniziò il dio, stringendo i denti dal dolore -Sto cercando di aiutarvi e...AHI!!!- urlò, quando il docile gattino gli ebbe morso con tutta la sua forza la pelle tra il pollice e l'indice della mano sinistra, addentando un nervo.

-Maledetto mostro travestito da gatto!- sbottò infine il dio, incapace di trattenersi -Siano maledetti i tuoi antenati e i figli dei tuoi figli per questo affronto alla mia offerta di amicizia e di aiuto. Tornatene a Jotunheim, da dove provieni!

Dopo qualche secondo di battaglia, finalmente il dio riuscì ad afferrare l'animale per la collottola, alzandolo all'altezza del suo viso per osservarlo negli occhi: -Dichiaro la tua sconfitta, orrida creatura.

-Ha salvato Mr.Redtail, signore- sorrise la bambina, facendo un piccolo inchino -Ha completato la sua missione, le auguro una buona giornata.

-Tutto qui?- chiese Thor con una punta di delusione, mentre la bambina svaniva davanti ai suoi occhi e la porta del Simulatore gli si apriva di fronte -Speravo di catturare qualche preda più succulenta, i gatti non sono buoni da mangiare.

*

-Quindi vuoi che salga sull'albero a prendere il tuo gatto?- chiese Bruce alla bambina, ancora incredulo per quella strana richiesta.

-Sì, per favore!- ripeté la piccola, tirandolo per la camicia, implorante.

Con un lungo sospiro, Bruce si tolse gli occhiali e li ripose nella taschina sul petto e si avvicinò alla grossa quercia, dove Mr.Redtail, mollemente adagiato su un ramo, osservava un punto indefinito dello spazio, ostentatamente ignorandolo; con tutte le infinite possibilità che il Simulatore offriva per una missione degna dei Vendicatori, l'ultima cosa a cui Bruce sarebbe andato a pensare era proprio una situazione alla boy scout: "Mi chiedo se ci faranno anche aiutare le vecchiette ad attraversare la strada e se alla fine ci daranno delle medagliette intessute dalla Hill e da Fury" pensò ironico il dottore, mentre arrotolava le maniche della camicia fino ai gomiti e si preparava a balzare verso il ramo più vicino.

Sfortunatamente, però, Bruce Banner era un uomo di laboratorio, ma non nel modo in cui lo era Captain America, e non frequentava una palestra da diversi anni, sicché, quando si lanciò, distendendo i quadricipiti nel balzo, si alzò solo di pochi decimetri; troppo poco anche solo per avvicinarsi al ramo più basso.

Senza perdersi d'animo, ritentò una seconda volta e una terza, allungando le braccia quando più poteva, ma senza riuscire mai nemmeno a sfiorare la corteccia del ramo; provò così ad allontanarsi di qualche passo per guadagnare un po' di rincorsa, ma anche quella volta non vi fu niente da fare.

In compenso Mr. Redtail sembrava divertirsi molto ad osservare quella scena ed emetteva dei brevi miagolii molto simili a una risatina: -Ah sì?- disse Bruce, riprendendo fiato da quegli sforzi per lui inusuali -Non ti conviene farmi arrabbiare.

In tutta risposta, il gatto si alzò a sedere e lasciò pendere la coda, come a volerlo invitare a prenderla; senza farselo ripetere una seconda volta, Bruce prese più rincorsa e, quando fu sotto al ramo, balzò con quanta energia aveva in corpo, ma di nuovo non riuscì nemmeno a sfiorare la folta coda dell'animale.

"La cosa si sta facendo ridicola" considerò lo scienziato, voltandosi per un attimo a guardare la bambina, che lo fissava impassibile.

-Direi che questo è un Codice Verde- esclamò con voce piatta la bambina, risuonando piuttosto inquetante alle orecchie di Bruce.

-Tu dici?- domandò l'uomo, osservandosi attorno e valutando le possibilità: era in una stanza in cui nulla di quello che vedeva era reale, il che significava che non avrebbe potuto creare danni a cose o a persone, inoltre, non essendoci nemici in vista, l'Altro non avrebbe avuto modo di andare in ira e diventare inarrestabile. Quella che gli si prospettava era una buona occasione per testare il suo autocontrollo anche quando l'Altro si faceva vivo. Doveva riuscire a trovare quel luogo tra la rabbia e la serenità, così da mantenere l'equilibrio necessario.

-Va bene- riprese il dottore, sfilandosi la camicia e riponendola, accuratamente piegata, sull'erba fresca -Proviamoci.

Chiuse gli occhi e si concentrò sul perenne calore della sua rabbia che gli bruciava all'altezza dello stomaco e lo vide, il verde pallido della sua pelle tirata sui muscoli gonfi e possenti, le vene grosse e pulsanti, i denti digrignati in un ringhio. Era pronto per uscire.

Riaprì gli occhi ed ecco davanti a lui le fronde fogliose dell'albero, dapprima irraggiungibili, che danzavano leggere e silenziose al vento; vide le sue mani alzarsi all'altezza degli occhi e stringersi in grossi pugni duri come roccia, che iniziarono ad affondare nella chioma dell'albero, strappando rami come se fossero stati i petali di una margherita.

"No" disse all'Altro, attirando la sua attenzione "Non così! Vuoi fare del male a quel povero animale indifeso?"

In risposta sentì un grugnito risalire dalla sua gola e le mani abbassarsi lungo i fianchi, mentre Hulk rifletteva su come fare: evidentemente nemmeno lui voleva danneggiare una credatura incapace di difendersi.

Poi, all'improvviso, fu come se una lampadina si fosse accesa nella mente del gigante verde e Bruce vide, attraverso i suoi occhi, le braccia grosse come tronci di sequoia abbassarsi verso l'albero e le mani afferrarne il fusto; sentì la fatica di Hulk mentre tirava il tronco, strappandone le radici dal terreno, per poi sollevarlo, una volta sradicato, e scuoterlo finché non vide una piccola macchia fulva cadere al suolo e scappare via verso le case.

"Sei stato in gamba!" disse Bruce con sincera ammirazione "Sono fiero di te".

Sentì i muscoli della faccia contrarsi, similmente a tante volte in cui Hulk aveva ringhiato, infastidito da coloro che lo attaccavano sperando di catturarlo o ucciderlo, ma questa volta i denti non erano scoperti per intimidire, bensì per esternare gioia: Hulk stava sorridendo.

-Avete salvato Mr.Redtail- sorrise la bambina, affatto spaventata dall'immensa creatura verde, piegando le ginocchia in un leggero inchino -La vostra missione è completata, vi auguro una buona giornata.

Così, mentre l'immagine della bambina con le trecce svaniva così come era apparsa, Hulk sentì il corpo farsi improvvisamente piccolo e fiacco e lasciò che l'erba dell'ologramma lo accogliesse mentre, addormentandosi, ritornava ad essere il gentile uomo di scienza chiamato Bruce Banner.

*

-Va bene!- esclamò Stark -Ora basta con gli scherzi, ti faccio vedere io, brutto gattaccio rognoso!

Ciò detto si librò nuovamente in volo ed attivò i propulsori sulle mani: -È il momento di insegnarti un po' di buone maniere.

Arrivato all'altezza del ramo, dove Mr.Redtail era di nuovo pronto ad attacare, puntò il guanto verso di lui, mentre una rovente fiamma blu stava per attivarsi, ma all'ultimo momento spostò la mano di qualche centrimetro, cambiando la traiettoria del colpo e facendo scaricare la fiammata contro l'attaccatura del ramo, che bruciò all'istante e iniziò a cadere dall'albero.

Si lanciò così verso di esso e lo afferrò un momento prima che schiantasse al suolo, per poi porgerne alla bambina l'estremità su cui si trovava l'animale, terrorizzato.

-Ecco a te, tesoro- sorrise Tony, mentre la maschera si apriva, scoprendogli il volto -Riprenditi il tuo maledetto animale da compagnia.

-La sua missione è terminata- dichiarò la bimba, accennando un inchino -Può tornare a casa, signor Stark.

-Beh, era ora!- ribatté Tony, osservando l'ologramma svanire nel nulla -La prossima volta la programmo io una sessione di allenamento come si deve! E sai che c'è? Sarà un po' come Silent Hill e poi voglio vedere gli agenti S.H.I.E.L.D. come se la cavano!

*

Al terzo tentativo andato a vuoto di acchiappare quella furia pelosa, Clint era veramente tentato di colpire l'animale con una delle sue frecce paralizzanti e vedere se anche in quello stato sarebbe riuscito a cadere sulle quattro zampe, ma il suo autocontrollo ebbe la meglio sull'impazienza e sul desiderio di vendetta (quella bestiaccia aveva usato il suo avambraccio sinistro come tiragraffi) e così si impose di valutare in maniera più fredda e obiettiva la situazione.

-Forse sarebbe più facile se osservasse la cosa da un punto di vista più alto- suggerì impassibile la bambina.

-E tu sei inquietante!- ribatté Clint, facendole la linguaccia, però, rifletté, non aveva tutti i torti. Buttò, così, un occhio all'arco e alla faretra che giacevano ancora ai piedi dell'albero e un'ideuzza gli fece fiorire un sorriso sulle labbra.

Raccolse, dunque, la sua attrezzatura da terra e se la sistemò sulla schiena in maniera tale che non cadesse e non lo intralciasse e tornò a scalare l'albero, sotto lo sguardo vigile e sospettoso di Mr.Redtail, saldamente aggrappato al suo ramo come un mollusco allo scoglio e ben deciso a non farsi sconfiggere dall'agente.

Clint oltrepassò la quota presso cui stava il gattone e continuò a salire finché i rami non furono troppo giovani e sottili per sostenere il suo peso, poi imbracciò l'arco e scelse dalla faretra una specifica freccia.

Con un ghigno compiaciuto sul viso, prese la mira e scoccò, per poi godersi comodamente lo spettacolo della punta della freccia che si apriva in una rete di carbonio, catturava il gatto e si piantava saldamente nel prato, improgionando l'animale, che si dimenava nel tentativo di infrangere i fili che lo tenevano immobilizzato al suolo.

-Nessuno mette nel sacco Clint Barton!- esultò al settimo cielo l'agente, mentre con un agile balzo atterrava sul prato e prendeva la sua freccia, facendo dondolare la rete con il gatto a un metro da terra.

-Ha ultimato la sua missione, agente Barton- sorrise la bambina, inchinandosi leggermente.

-In tal caso- ribatté Clint, aprendo la rete e facendo uscire il gatto -Sei libero amico. Bello scontro!

-Può tornare a casa, agente- riprese la piccola, osservando Mr.Redtail svanire nel labirinto di case; -Sì, è una buona idea- convenne l'uomo, prima che l'ologramma della bambina si disattivasse -Ma prima penso che andrò a prendermi un gelato dal furgone dei gelati.

*

I guanti della sua divisa da Captain America erano ridotti a brandelli, che, se non erano ancora finiti al suono, se ne stavano a dondolare tristemente dalle sue mani, precariamente sorretti dai pochi fili rimasti integri.

-Tutti i gatti di questo secolo sono così aggresivi?- chiese ancora scombussolato Steve, che faticava a credere di essere stato attaccato da un animaletto tanto piccolo quanto assetato di sangue; ma la bambina non lo degnò di una risposta, troppo impegnata a fissarlo impassibile con i suoi grandi occhi scuri.

-Non sei un tipo di molte parole, vero?- chiese di nuovo Steve e, di nuovo, non ottenne risposta, cominciando a sentirsi un po' a disagio; decise, così, di ignorare la bambina e concentrarsi unicamente sul suo obiettivo, ossia il gatto rosso con manie omicide.

Aveva tentato ogni tattica che quel terreno offriva: dall'avvicinarsi apertamente, mostrandosi amichevole e ben disposto a premiarlo con delle coccole, al cercare di coglierlo di sorpresa, balzandogli alle spalle, ma il risultato era stato sempre lo stesso. Ossia dieci artigli acuminati piantati nella carne.

Non aveva idea di quale fosse lo scopo di tutta quella faccenda, ma di una cosa era certo: stava facendo davvero la figura dell'imbranato e per questo sentiva le guance avvampare di vergogna.

"Bella figura che stai facendo, Capitain America!" si disse, mentre, non sapendo più che pesci pigliare, camminava attorno all'albero come uno squalo attorno alla preda; era riuscito ad arruolarsi nell'esercito, aveva preso la bandiera che nessuno era riuscito a prendere da vent'anni, aveva guidato gli Howling Commandos, era riuscito a sventare i piani di Teschio Rosso e aveva guidato gli eroi più forti della Terra contro un'invasione aliena, vincendo, e adesso non riusciva a far scendere un maledetto gatto da un maledetto albero.

Tutta quella situazione era semplicemente ridicola e doveva porvi fine; nel frattempo erano passati diversi minuti da quando il gruppo aveva cominciato la missione e il sole artificiale del programma di simulazione aveva continuato a muoversi nella sua traiettoria, colpendo con i suoi raggi qualcosa che abbagliò il Capitano. Schermandosi gli occhi con la mano, Steve riconobbe l'oggetto: era niente di meno che il suo scudo di vibranio, che brillava come una stella dei raggi del sole.

Lo raccolse da terra e lo palleggiò per un momento, poi una risatina gli sfuggì dalle labbra tirate e si diede dello sciocco per non averci pensato prima: imbracciò lo scudo come un freesbe e lo lanciò con forza contro il tronco dell'albero, che iniziò a vibrare vistosamente per l'urto. Mr.Redtail, colto impreparato, non ebbe il tempo di aggrapparsi al suo ramo e cadde al suolo, atterrando elegantemente sulle quattro zampe.

-Non è stato tanto difficile, vero Mr.Redtail?- ridacchiò il Capitano, divertito dalle occhiate di profondo rancore che il gattone gli rivolgeva, poi, rivolgendosi alla bambina, disse: -Ecco qua piccola, missione compiuta?

-Sì, Capitano Rogers- sorrise quella, rivolgendogli un inchino che Steve, spiazzato, ricambiò goffamente -La missione è conclusa. Può uscire dal Simulatore.

-È stato un piacere conoscerti, piccola- si congedò l'uomo, attraversando la porta che era comparsa in mezzo al parco, mentre alle sue spalle il piccolo ologramma svaniva come un miraggio.

*

-Ciao, come ti chiami?- domandò Natasha, anticipando la piccola creatura che era apparsa come dal nulla alle sue spalle. Dopo anni ed anni passati ad essere vigile per paura che qualcuno possa piantarti un coltello in gola, difficilmente vieni colto impreparato.

-Chi sei, bambina?- ripeté la donna, voltandosi ad osservare la sua interlocutrice, una bimba dalle corte trecce bionde e piegandosi sulle ginocchia per portare i suoi occhi all'altezza di quelli della bambina.

-Io sono Maria- rispose la piccola, accennando un sorriso.

-Piacere di conoscerti- sorrise a sua volta la spia, per poi domandare: -Tu lo sai chi sono io. vero?

Maria scosse il capo per rispondere affermativamente.

-Sai dirmi, allora, qual è la mia missione?- chiese ancora Natasha.

-Sì, agente Romanoff- rispose Maria, prendendola per mano e conducendola attraverso un recinto presso un malinconico salice che cresceva in prossimità di un laghetto artificiale, scavato nel giardino di una delle villette un po' più grandi delle altre -Quello è Mr.Redtail- disse, indicando un grosso gatto rosso in mezzo ai sottili rami del salice - Vorrei che lo aiutassi a scendere, per favore.

-Sei affezionata a Mr.Redtail, Maria?- chiese la donna, osservando il grosso gatto accucciato tra i sottili rami.

-Sì, agente Romanoff- rispose la bambina, stringendo a sé la bambola -È l'unico oltre a me in questo programma.

-Capisco, aspettami qui per favore.

L'agente lasciò che Maria l'aspettasse sotto all'albero e si avvicinò alla villetta, osservando gli ambienti interni attraverso le finestre, finché non individuò la cucina. Con un calcio ben assestato, la spia mandò il vetro in frantumi ed entrò nella casa: la cucina era molto ampia ed elegantemente arredata sui colori del nero e del crema, con piani di lavoro in acciaio e marmo polito, un lungo tavolo di legno laccato di nero con quattro sedie di acciaio ai lati e un grande frigorifero sul lato del piano cottura.

Rovistò per qualche istante nei ripiani nascosti dalle ante color crema e ne estrasse un'ampia tazza di ceramica bianca, poi passò al frigo e prese una bottiglia di latte fresco; rubò un biscotto al cioccolato da un vaso sul tavolo e tornò all'aperto, sgranocchiando soddisfatta il suo biscotto.

Quando ebbe raggiunto nuovamente il salice, si sedette per terra, stappò la bottiglia e ne versò parte del contenuto nella sciodella, per poi rivolgersi a Maria, dicendo: -Ora chiamalo tu.

Con un sorriso complice sulle labbra, Maria obbedì, ottenendo l'attenzione del gatto, il quale, odorato il profumino invitante del latte fresco, scese dall'albero come una saetta rossa per avventarsi sullo spuntino così gentilmente offerto.

-Salvare gatti...- meditò ad alta voce la spia, accarezzando delicatamente il soffice pelo di Mr.Redtail, tutto intento a bere il suo latte -È così da Captain America. Non ti nascondo, Maria, che mi aspettavo qualcosa di più... beh, Call of Duty- ridacchiò.

-Natasha- esordì la bambina -Certe volte sono le cose più banali a metterci in difficoltà. Questo test serviva per testare la vostra capacità di trovare soluzioni alternative a quella apparentemente più immediata, ma inefficace. Sono lieta di annunciarti che hai superato la tua missione brillantemente e che sei libera di andartene, se lo desideri.

A quel punto le porta di uscita apparve sulle sponde del laghetto e gli ologrammi di Maria e di Mr.Redtail iniziarono a sbiadire: -Prima di andare- disse Natasha, dirigendosi all'uscita -Chi ha ottenuto il punteggio migliore tra me e Barton?

-E lo chiedi pure?- rise la bambina svanendo nel nulla.

*

-Sgancia!- esclamò la Hill porgendo la mano al direttore Fury al suo fianco, mentre l'ultimo schermo rimasto acceso nella sala di comando mostrava l'agente Romanoff uscire dal Simulatore, per poi spegnersi.

-Avevamo detto cinquanta?- chiese Fury, cercando nelle tasche il portafoglio e mordendosi il labbro inferiore, per nulla contento di come si era evoluto il test di quel giorno.

-Cinquanta su Natasha vincente- ribadì Maria, esibendo uno smagliante sorriso di soddisfazione, mentre il suo capo le porgeva una banconota da cinquanta dollari nuova di zecca -Benvenuto generale2!- esultò, infilando la vincita della sua scommessa tra le altre banconote del suo borsellino.

-Questa è l'ultima volta che facciamo scommesse sui test del Simulatore!- brontolò Nick Fury prima di uscire dalla sala per andare a riferire ai Vendicatori i sisultati.


Note:

1. Jack Daniels', Johnnie Walker e Captain Morgan sono tutte marche di superalcolici

2. Generale Ulysses Simpson Grant (1822-1885), generale unionista rappresentato sulle banconote da cinquanta dollari

Angolo dell'autrice: salve a tutti e benvenuti alla fine di questo piccolo spin off dedicato agli Avengers! :) Spero che sia stato di vostro gradimento e che vi abbia intrattenuti piacevolmente; riguardo alla caratterizzazione dei personaggi, sebbene abbia cercato di rimanere il più fedele possibile alle loro personalità, mi auguro di non essere andata troppo OoC (soprattutto con Cap e Banner, su cui sono un po' più insicura). In caso contrario, sarei lieta di ricevere la vostra opinione, in maniera tale da migliorarmi.

Prima di salutarvi, vorrei ringraziare caldamente Ragdoll_Cat, che, come ho anticipato all'inizio, con il suo brillante lavoro (Certe cose non cambiano mai, nella sezione Capitan America) ha dato l'idea per questo piccolo spin off e mi ha incoraggiata a metterlo per iscritto.

Mando a tutti voi un abbraccio.

Alla prossima!

Lady Realgar

   
 
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