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Autore: GiveMeAPen_    10/02/2016    2 recensioni
Perché Donna aveva continuato a vivere, felice, ma con un pezzo mancante.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 12, Donna Noble, TARDIS
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Donna's blue box

 

 

A Donna Noble mancava qualcosa, e lei lo sapeva.

Ciò che le sfuggiva, era che cosa le mancasse.

A volte passava ore a guardare il cielo stellato, come se quell’immenso manto nero potesse darle una risposta. Altre volte, invece, sentiva l’impulso di piangere tutte le lacrime del mondo. E quando lo faceva, quando si lasciava prendere da quella tristezza apparentemente senza motivo e singhiozzava, sapeva che invece una ragione al suo malessere c’era. C’era e si trovava talmente sepolta dentro di lei, che nemmeno lei stessa sarebbe stata in grado di riportarla in superficie. Ma se non lei, allora chi poteva farlo?

A Donna Noble mancava qualcosa, e suo nonno Wilfred sapeva bene di che cosa si trattasse. Vedeva ogni giorno il sorriso contagioso di sua nipote ed il suo sguardo pieno di vita. Lui vedeva che quella luce che aveva negli occhi quando era con lui non c’era più, e anche se la nipote non si era mai confidata con Wilfred al riguardo, lui sapeva che Donna viveva ogni suo giorno con la sensazione orribile ed inspiegabile di essere incompleta. Il Dottore le aveva cancellato ogni ricordo delle loro avventure, per salvarle la vita. Wilfred si chiedeva spesso se fosse stata la scelta giusta.

Perché Donna aveva continuato a vivere, felice, ma con un pezzo mancante.

 

*

 

Donna Noble aveva sognato una cabina blu, a volte le capitava. Una cabina telefonica blu della polizia, che esibiva su di lei una sorta di attrazione magnetica; infatti, in ogni sogno in cui appariva Donna tentava di entrarvi, ma si svegliava sempre prima di riuscirci.

Quella mattina salutò Shaun con un bacio veloce, raccomandandogli di ricordarsi di portare la bambina alla fermata dell’autobus perché lei doveva andare a fare la spesa.

Chiusa la porta, inspirò a pieni polmoni l’aria mattutina, strizzando gli occhi a causa del sole che le picchiava in fronte. Aveva in programma una seduta dall’estetista quel pomeriggio, e la sera una cena con tutta la famiglia a casa loro. Avrebbe cucinato lei.

La strada era abbastanza affollata e rumorosa, ma, almeno quel giorno, non le dispiaceva troppo camminare in mezzo ad un tale caos. Era una bella giornata.

All’improvviso le venne il dubbio di essersi dimenticata il portafoglio in casa e cominciò a rovistare nella borsa, continuando a camminare.

Ad un tratto, si imbattè contro qualcosa. Alzò lo sguardo, scocciata.

«Si levi! Che ci fa fermo qui in mezzo?!» sbottò contro l’uomo che si trovava davanti a lei. Fece per andarsene, ma si irrigidì quando lo udì sussurrare il suo nome.

«Donna…»

«Come fa a sapere il mio nome?» gli domandò, senza ricevere alcuna risposta. Rabbrividì, a disagio.

Aveva i capelli brizzolati, due occhi chiari ed espressivi ed un paio di sopracciglia che gli conferivano un’espressione severa. La guardò intensamente con uno sguardo di sorpresa mista a terrore.

«Che ha da guardare?! Mi faccia passare!» gli gridò Donna, sventolandogli un dito davanti alla faccia in modo autoritario. L’uomo mugugnò qualcosa e si allontanò a passo veloce, confondendosi tra la folla.

Perché sapeva il suo nome? Che fosse un lontano parente? O forse un amico? Perché comportarsi così? Fino a solo un minuto prima era pervasa dalla positività, ma l’incontro – o meglio, scontro – con lo sconosciuto l’aveva turbata e fatta infuriare enormemente. C’era qualcosa di strano in lui, che Donna non riusciva a spiegarsi.

Fece la spesa talmente sovrappensiero che si dimenticò di comprare metà di ciò che era segnato sulla sua lista. Perché quell’uomo le aveva fatto quell’effetto? Aveva cercato di fare mente locale di tutti i suoi parenti e vecchi compagni di classe, ed era giunta alla conclusione che nessuno di essi potesse corrispondere a lui.

Uscì dal supermercato con la busta della spesa riempita solo per metà e la testa che le girava.

E’ dopo aver fatto un centinaio di passi che la vide, davanti ad una casa all’angolo della strada. Si avvicinò incerta alla cabina blu. Possibile che fosse la cabina dei suoi sogni? Non l’aveva mai vista in quel punto prima di allora. Quando fu a meno di due metri di distanza, udì un rumore simile a quello di un macchinario, un cigolio, che sembrava provenire proprio dalla cabina. Allungò la mano verso di essa, ma la ritrasse immediatamente quando si accorse che stava scomparendo. Sobbalzò per lo spavento.

La busta di carta cadde ai suoi piedi,  il latte si sparse sul marciapiede nel punto esatto in cui prima si trovava la cabina.

Se n’era andata. E per l’ennesima volta Donna Noble non era riuscita a salire.

 

 

♦♦♦

 

Salve! Non so quanti di voi seguissero la mia storia "Incomplete", comunque volevo avvisarvi che ho deciso di cancellarla per mancanza di ispirazione, "riscrivendola" in modo diverso in questa OS. (Quindi se avete trovato delle somiglianze tra questa ff e l'altra sapete perchè ahahah)

Ringrazio chi ha letto e se vi è piaciuta vi prego di lasciare una recensione. :)

Alla prossima,

Sofia

   
 
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