La fronte continuava a sudargli e le mani prendevano quel tremolio che accompagnava sempre uno dei suoi tipici attacchi di panico.
Non sembrava che quel tipo di malore volesse colpirlo in quel momento, comunque, pensava che fosse solo uno dei soliti incubi notturni che da giorni gli attanagliava la gola e gli toglieva il fiato. Era strano tutto quello, pensò, il riuscire a capire quando il suo subconscio decidesse di fargli rivivere quella scena ancora e ancora, senza averne mai abbasta.
Forse era colpa del Nemeton, dell’oscurità e di tutte quelle cagate che Deaton riusciva a piazzare loro di tanto in tanto, per divertirsi con i suoi misteri.
Cosa ci fosse di divertente, poi, lo sapeva solo lui.
Strinse gli occhi e con tutta la forza che riuscì a racimolare si svegliò dal dormiveglia, la bocca spalancata in un muto urlo di spavento, la fronte imperlata di sudore e la maglia completamente zuppa di quest’ultimo, l’aria e la polvere che entravano prepotentemente nei suoi polmoni con una velocità spaventosa.
Scott –si era totalmente dimenticato che fosse rimasto a dormire- venne subito in suoi aiuto, stringendogli il braccio contro il torace e spingendo la schiena contro il suo petto, il più delicatamente possibile.
“Ehi, ehi, amico” sussurrò a bassa voce quello, accarezzandogli piano il basso ventre in un tocco incerto ed esitante, così tristemente consolatorio.
Solo quando si arrischiò a parlare si accorse che le lacrime gli stavano bagnando gran parte del viso, solleticandogli la punta del naso, scivolando lungo il collo niveo, come a seguire il percorso delle vene violacee.
“Mi manca” riuscì a dire tra i singhiozzi e il bisogno incombente di regolarizzare il respiro. Il suo migliore amico lo guardò senza dire nulla per molto tempo, aiutandolo nel suo intento, abituato ormai a quel tipo di risvolto notturno.
Stiles si calmò dopo qualche tempo, socchiudendo gli occhi, sfinito; restarono immobili per parecchio tempo, così tanto che Scott pensò che l’altro di fosse addormentato e si mosse per tornare nel suo letto.
S’immobilizzò quasi subito, captando il bisogno che l’altro aveva di lui e del suo sostegno, in quel momento più di altri.
“Quando mi sveglio” iniziò Stiles, la voce tremante e incerta “quando mi sveglio è come rivivere lo stesso incubo, sai? Per un certo momento non ricordo che lui non c’è più, che è andato via, ho quella mera illusione di trovare la parte del letto calda affianco a me. Ma poi me lo ricordo, quel giorno, e mi ricordo come mi ha guardato e come è andato via e mi manca il fiato, mi manca il fiato Scott. Mi manca sempre il fiato” si fermò per riprendere fiato, affaticato come dopo una lunga corsa.
“Ho bisogno di sperare che torni. Forse la speranza è la metafora della nostra vita, ma ho bisogno di sperare che torni” scosse la testa, consapevole di quanto apparisse stupido e piccolo in quel momento.
“Tornerà, Stiles. Te lo giuro” concordò di conseguenza il suo migliore amico, girandosi a guardare la luna che in quel momento era lontana più che mai.
“Già” 






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Ehi! Da quanto tempo non pubblico su efp e da quanto tempo non scrivo sui miei piccolo Derek e Stiles? (In realtà non ho realmente scritto di loro, ma dettagli suu)
Ultimamente ho una malinconia assurda verso questa very otp e se ci penso mi scende anche una lacrimuccia, mannaggia a loro e dannato Davis (...)
In ogni caso, nessuna pretesa per questa cosa scritta qui sopra, come ogni persona che scrive avevo solo bisogno di farlo!
Detto questo mi ritiro!
Un bacio ♥