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Autore: Lady_loneliness    11/02/2016    2 recensioni
Ranicchiata su quel lettino scomodo, con la schiena poggiata al muro freddo, Eve se ne stava con gli occhi chiusi, il viso nascosto fra le braccia.
Cercava di svuotare la mente, di non pensare a tutto ciò che era accaduto.. Ma non ci riusciva.
Le immagini della guerra si susseguivano veloci, nella sua testa, mischiate a quelle visioni che aveva da tempo, ormai.
Non capiva, Eve. Non capiva a cosa si riferissero.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Andy Biersack
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ranicchiata su quel lettino scomodo, con la schiena poggiata al muro freddo, Eve se ne stava con gli occhi chiusi, il viso nascosto fra le braccia.
Cercava di svuotare la mente, di non pensare a tutto ciò che era accaduto.. Ma non ci riusciva.
Le immagini della guerra si susseguivano veloci, nella sua testa, mischiate a quelle visioni che aveva da tempo, ormai.
Non capiva, Eve. Non capiva a cosa si riferissero.
Non riusciva a capire perché si ritrovava sempre in quella grotta, in sogno, e non riusciva a capire perché si sentiva terribilmente attratta da quella cassa in mezzo al piccolo stagno che vi era al centro di quel posto, illuminato soltanto da delle candele sparse qua e là.
Un po' come quella stanza che era diventata sua.
Non c'era la luce, in quel posto. Solo candele. Solo deboli fiamme.
La giovane aprì di scatto gli occhi, sospirando profondamente; iniziava a non sentire più le mani, sempre troppo fredde, troppo cadaveriche.
Si alzò dal letto con un piccolissimo sforzo, avvicinandosi poi a passi lenti verso il tavolo addossato alla parete, dove vi erano la maggior parte delle candele.
Eve ne accese ancora qualcuna, stando attenta a non scottarsi, e subito dopo - con l'ennesimo sospiro della giornata - posizionò entrambe le mani sopra le piccole fiamme, per riscaldarsi.

Rimase in quella posizione per un po', e non seppe dire se fossero passati minuti, ore o secondi.
Fatto sta che quando alzò lo sguardo incontrò i suoi stessi occhi, riflessi dal grande specchio appeso sopra il tavolo.
Quei suoi occhi chiarissimi, d'argento liquido, un tempo fin troppo allegri e lucenti ma che oramai erano troppo spenti, tristi.
Non riusciva a vedersi, Eve. Non riusciva a guardare il suo riflesso - era così cambiata.
Un tempo era piena di vita, sempre sorridente, anche pasticciona a volte.
Un tempo, però. Molto prima che tutto quello accadesse.
Ora era solo un corpo senza anima, un involucro fatto di carne, muscoli, ossa e organi, ma vuoto.
Perché lei si sentiva vuota, priva di linfa vitale.
Non riusciva a vedersi, eppure il suo sguardo era ancora puntato sulla sua immagine.
Così bianca, così magra.. Con quei fili neri che aveva per capelli sempre in disordine.
Il suo petto si alzò ed abbassò ancora, violentemente, quando un altro sospiro le sfuggì, ed allora inconsciamente decise di colpire lo specchio.
Il suo pugno destro incontrò la superficie fredda che in pochi attimi si ridusse in mille e più schegge, ferendola alla mano.
Ma non le importava. Non le importava della ferita, perché quel dolore le ricordava che nonostante tutto lei ce l'aveva fatta. 
Lei era ancora viva. 
Lei, insieme a pochi altri, aveva vinto la battaglia.

Quando riemerse dai suoi pensieri Eve era seduta sul bordo del letto, con la mano fasciata ed il quaderno aperto sulle gambe.
Quel quaderno foderato di nero, con il simbolo della sua legione dipinto in oro sulla copertina.
Non si era resa conto di essersi medicata, ma si conosceva e sapeva bene che quando era immersa nei suoi pensieri niente poteva farla tornare alla realtà, nemmeno il bruciore delle ferite contro il disinfettante.
Abbassò lo sguardo, curiosa di vedere perché aveva preso il quaderno.
Stava disegnando.
Subito non riconobbe il suo disegno, ma poi, con uno sguardo più attento, capì che stava disegnando ancora la cassa in mezzo alla grotta, con quel piccolo altarino dietro di essa.
Sbuffò, infastidita; possibile che qualsiasi tratto lei facesse su un foglio alla fine formava sempre quella stupida cassa?
Stava per gettare tutto all'aria, quando una luce le fece strizzare gli occhi.
Si riparò con la mano sana, cercando di capire da dove venisse quel raggio accecante, ma non ci riuscì.
E subito il terrore si impossessò di lei. L'avevano trovata.
Si immobilizzò. 
Non riusciva a muovere un singolo muscolo, non riusciva nemmeno a tremare - ma all'improvviso la porta della stanza si spalancò, e la ragazza balzò in piedi, pronta a difendersi come meglio avrebbe potuto.
Ed invece di quello che si aspettava di vedere, Eve riconobbe che la figura in piedi sull'uscio non era altro che Ludo, suo migliore amico fin dai tempi dell'asilo.
Lui la chiamò, e nella sua voce la giovane potè rinoscere entusiasmo, felicità - e subito la stessa felicità invase anche il corpo della minore, riscaldandola dall'interno.
Ludo era vivo, Ludo ce l'aveva fatta.
Non lo vedeva da quasi due anni, ormai, eppure ora era lì, sano e salvo.
Si precipitò da lui, gettandosi fra le sue braccia, stringendolo a sé con tutta la forza di cui disponeva.
Restarono abbracciati per un tempo che ad Eve sembrò ore, poi lui si decise a parlare.
Le spiegò che aveva trovato la tomba del loro profeta, ormai sparito da tempo.
Le spiegò che per raggiungerla, da lì dove si trovavano loro, non avrebbero impiegato molto.
Ed Eve, senza nemmeno rifletterci, spinse il corpo dell'amico fuori dalla stanza, fuori da quell'edificio ormai in distruzione.
Lo pregò di guidarla, di aiutarla - e lui accettò subito, senza farsi supplicare troppo.

Ludo accese una torcia, mentre scendevano sempre più sottoterra, sempre più in profondità.
Ed Eve tremò. Aveva paura, una paura fottuta, una paura che la portò a mordersi le labbra per trattenere dei singhiozzi e ad aggrapparsi alla giacca dell'amico, proprio come faceva da piccola quando c'erano dei bulli in giro.
Scesero e scesero ancora, quando all'improvviso la scalinata finì, e si ritrovarono all'interno di un'ampia grotta, illuminata da torce e candele.
E la giovane sussultò. Quella era la grotta, quella dei suoi sogni!
Fece vagare lo sguardo tutt'intorno a sé mentre tratteneva il respiro, prima di intercettare la cassa - che ora scoprì essere una tomba. La tomba del profeta.
Si precipitò verso di essa, inginocchiandosi al bordo dello stagno, e per poco non cadde in acqua.
Chiamò Ludo, chiamò aiuto per aprirla, ed il ragazzo eseguì gli ordini della giovane.
Con qualche sforzo e dopo alcuni attimi riuscirono a sollevare il coperchio, ed allora si rivelò loro il corpo ancora intatto del profeta.
Quel corpo perfetto, che fece rimanere Eve a bocca aperta. Non lo aveva mai visto da vicino - anzi, non lo aveva proprio mai visto.
Semplicemente sapeva che esisteva, e questo le bastava per fidarsi della sua parola.
Non sapeva che fare, ora, e stava per domandarlo al ragazzo al suo fianco, quando avvertirono un rumore e subito dopo dei passi sopra la loro testa.
Stavano arrivando.
Presa da un moto di terrore, Eve si sporse per lasciare il quaderno - che aveva portato con sé - nella cassa, accanto al viso del profeta, e subito scattò in piedi e trascinò via il ragazzo ancora stravolto dalla loro scoperta, cercando di mettere entrambi in salvo.

Quello che Eve non sapeva, però, era che lei era la prescelta.
Era la prescelta, e ritrovando la tomba aveva riportato in vita il profeta, che proprio in quel momento, proprio mentre lei stava scappando via da quel posto, spalancò gli occhi dopo un tempo infinito di sonno profondo, esalando il respiro della vita.
  
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