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Autore: Lilith_Luna    11/02/2016    1 recensioni
Una leggenda narra di una creatura del mare che, attratta dalle lacrime provocate dalla sofferenza, spinge le donne a suicidarsi su una scogliera. Lui è conosciuto con diversi nomi, tra cui Principe delle sirene, ma nessuno sa il suo vero nome, forse non ne ha uno.
Questo essere pericoloso sarà molto attratto da Eileen, una ragazza in lotta con se stessa che non piange mai. Le offrirà in cambio delle sue preziose lacrime e della sua vita in fondo al mare con lui, un Cuore d'oceano.
Ovvero un cuore freddo come il ghiaccio, come quello delle sirene.
Genere: Dark, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La scogliera




     La luna era nascosta da una nuvola nera che sembrava non volersene andare. Tutto era immobile come in un dipinto dai toni scuri, tenebrosi; il mare così calmo da non fare quasi rumore infrangendosi sulla riva della baia.
    Quella tranquillità così innaturale metteva Eileen in agitazione, come se stesse per succedere qualcosa. E qualcosa stava per succedere. Il cuore di Eileen batteva così forte da sembrare rumoroso in quella quiete. Cosa ci faceva lì alla scogliera? A quell’ora doveva essere a casa, nel suo letto. I suoi occhi, che sembravano scuri come le profondità marine che stava scrutando, si muovevano lentamente sulla superficie nera, cercando qualcosa, aspettando.
     E poi il vento soffiò nell’oscurità. Lentamente, la nuvola nera che impediva alla luce della luna di illuminare il mare, iniziò a spostarsi, rivelando una sfera argentata. Una macchia di luce si formò sulla superficie dell’acqua, allungandosi verso Eileen come per rincorrerla, man mano che la nuvola si confondeva col cielo nero privo di stelle. Quel raggio di luna si arrampicò sugli scogli, giunse fino a lei e le baciò una guancia.
    Il suo viso illuminato per metà rivelò il vero colore dei suoi occhi: un azzurro cupo, intenso, tormentato. Era così che si sentiva. A metà. Era la sua metà oscura a preoccuparla ultimamente, quel lato che non riusciva, o forse non voleva, più trattenere.
   Qualcosa nell’acqua si mosse. Eileen strinse gli occhi per cercare di vedere meglio, ma non scorse nulla. Un tonfo alla sua destra, come se qualcuno avesse gettato un sasso, la fece girare di scatto. Il cuore riprese a martellarle nel petto e di nuovo si ritrovò a chiedersi cosa diavolo ci facesse lì di notte, da sola. Nonostante la voglia di scappare via, non riusciva a muoversi.
   Un altro tonfo, questa volta più vicino, la costrinse a provare ad alzarsi. Malferma sulle gambe indolenzite, scese di un paio di metri verso la fonte del rumore. La curiosità è sempre stata più forte di lei, più forte della paura. Se doveva scappare da qualcosa, almeno voleva sapere cos’era.  Magari dietro a quel gruppo di scogli c’era qualcuno. Quell’angolo non era facilmente raggiungibile, specialmente di notte, e per questo era il nascondiglio perfetto per molti giovani ragazzi che volevano appartarsi per fare sesso in riva al mare, o per drogarsi.
    Si infilò tra la parete rocciosa e uno scoglio piuttosto alto, superato quell’ostacolo simile ad una porta, racchiusa fra le braccia di un piccolo monte, c’era una spiaggetta ricoperta di sassi e frammenti di conchiglie. Quel posto era considerato pericoloso, non solo per via di quello che si poteva trovare tra i sassi, come cocci di bottiglie rotte e siringhe usate, ma anche perché se entravi in acqua da quel lato del monte, non riuscivi più a uscire. La corrente in quel punto era forte, appena fuori della baia si creava un vortice che mandava il mare a infrangersi violentemente sulle rocce. Il mare e tutto ciò che vi finiva dentro. Qualcuno ci andava per suicidarsi.
    Sapeva come chiamavano quel posto in paese: il Letto dei Peccatori. O Punta della Morte.
  

    Vieni da me…


     Un brivido gelido le scivolò sulle spalle nude. Aveva davvero sentito una voce? O si era fatta suggestionare dalla paura?
    La spiaggetta era deserta, in ombra. Il fascio intermittente del faro dietro al monte permetteva di vedere tra gli scogli solo a tratti. L’acqua in quel punto ribolliva nera come il caffè.
 

     Vieni da me…
 

    Un sussurro spaventato le sfuggì dalle labbra segnate per la pressione dei denti, si era torturata il labbro inferiore per tutta la sera. Nonostante il nodo che le si era formato all’imboccatura dello stomaco, avanzò di qualche passo verso il bordo della spiaggia, dove rocce piatte e di diverse dimensioni formavano una sorta di scalinata che portava in mare. Il cuore, a quel punto, batteva così forte da farle male.
    Eileen si inginocchiò sul primo scoglio; in quel punto l’acqua era appena sfiorata dalla luce del faro, ma sufficiente per vedere sotto la superficie scura. Posò le mani sulla roccia fredda e bagnata e si sporse leggermente in avanti, guardando giù.
     Quando il fascio di luce sfiorò nuovamente l’acqua sotto di lei, Eileen si trovò a fissare due occhi glaciali contornati da un viso pallido. Un urlo le morì in gola, mandandole un sapore amaro in bocca. Cadde all’indietro sui sassi, ferendosi ad una mano con un fondo di bottiglia. Dopo un breve momento di paralisi, si alzò e corse via, inciampò tra gli scogli, si graffiò un braccio contro la parete rocciosa, incespicò sulle scale che portavano fuori dalla spiaggia. Corse fino a perdere fiato, corse fino a casa.
 
 
 
      ‹‹Cosa hai fatto alla mano?››
    Eileen non ascoltava, fissava la tazza di caffè che teneva in mano, gli occhi vacui. Sua nonna allora si alzò dalla sedia della cucina e le si avvicinò. ‹‹Ellie?››
     ‹‹Cosa?›› La ragazza sbattè le palpebre e notò lo sguardo preoccupato di sua nonna. ‹‹Oh, nulla, mi sono tagliata con un vetro per sbaglio››.
     L’anziana signora la scrutò con quello sguardo che solo le nonne hanno, quando capiscono che c’è qualcosa di serio che preoccupa i nipoti.
     ‹‹Senti nonna… come si chiamava quella creatura di cui sentivo parlare spesso qui quando ero piccola?››
    ‹‹Parli del mostro della baia?››
    ‹‹Sì, lui. Quando appare?››
   ‹‹Non si sa esattamente che tipo di creatura sia, le leggende sono molte. C’è chi lo chiama il Principe delle sirene, chi lo definisce un Kelpie marino che invece di trasformarsi in cavallo si trasforma in uomo; solo su una cosa le leggende e le voci sono d’accordo: uccide le donne. É attirato dalle lacrime delle donne che soffrono, le chiama a sé e poi le affoga››. La nonna abbassò lo sguardo, voltandosi poi verso la finestrella coperta da una tendina bianca. ‹‹Molti dei suicidi avvenuti alla scogliera sono opera sua››.
     ‹‹Tu ci credi?››
     ‹‹Sono una vecchia signora, Ellie. Io stessa sono una delle leggende di questo posto››.
     Eileen tornò a fissare la sua tazza di caffè, pensierosa, fino a che il liquido caldo iniziò a vorticare lentamente, come girato da un cucchiaio invisibile. Due occhi di ghiaccio apparvero sotto quella superficie scura.
 

     Vieni da me…


    Eileen cacciò un urlo e lasciò la tazza, che andò a frantumarsi sul pavimento. Sua nonna si girò di scatto e le fu subito affianco, la portò a sedersi e le posò le mani sulle spalle tremanti.
    ‹‹Lo hai visto››. Non era una domanda. Eileen, ancora scossa per quella seconda visione, non le rispose; allora la nonna la costrinse a guardarla negli occhi alzandole il mento con un gesto deciso della mano ossuta. ‹‹Lo hai visto, Ellie? Lo hai guardato negli occhi?››
     ‹‹Io… io credo di sì…››
     La signora si allontanò da lei e andò a raccogliere i cocci della tazza dal pavimento, pulendo il caffè con un panno. Eileen rimase immobile con le mani in grembo, non volendo ancora credere a quello che era appena successo.
     ‹‹Stai lontano dall’acqua, Eileen. Da qualsiasi pozza d’acqua››.
  
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