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Difficile trovare qualcuno
che amasse le vacanze più di Alexia.
Ogni
anno, tra la fine del settimo e l’inizio dell’ottavo mese, il Colonnello
Stirling e sua moglie si concedevano una crociera in giro per il sistema solare
o qualche altro viaggio di piacere, lasciando Alexia nella tenuta estiva di
famiglia a Dempsey Court, nelle campagne di Prades, un piccolo angolo di paradiso ammirato e invidiato
da tutta la più alta nobiltà di Amaltea.
Per
Alexia quel posto era come un suo personalissimo parco dei divertimenti; tra
gli scintillanti corridoi, le innumerevoli stanze, il labirinto di siepi, i
gazebi in pietra, l’enorme lago artificiale, i boschi, i maneggi, le serre e
gli sterminati giardini, non c’era assolutamente possibilità per una mente
sveglia e attiva come la sua di annoiarsi.
Non le
interessavano i giochi interattivi, la televisione e altri passatempi simili,
almeno non nella misura che ci si sarebbe potuti aspettare da una bambina della
sua età. La sua vita era all’aperto, nei parchi e nei giardini, ed era per
questo motivo che per lei recarsi a Dempsey Court era
l’evento più atteso dell’estate.
Fino a
poco tempo prima l’idea di dover passare quasi un mese da sola con la nonna, la
contessa Anna, non la faceva impazzire, ma per chissà quale miracolo negli
ultimi mesi l’austera matrona sembrava essersi un po’ addolcita, pur
conservando quell’aura maestosa e autoritaria tipica di tutte le donne della
famiglia Horstmayer.
E poi
c’era Husky, che a vederla così tutto sembrava fuorché il famiglio della
contessa, raro esempio di eleganza, gentilezza ed
affetto materno, che aveva seguito Alexia in ogni cosa fin dai suoi primi
vagiti.
C’erano
tutti i presupposti per una vacanza bellissima, che avrebbe reso più
sopportabile il successivo ritorno a scuola, ma purtroppo per Alexia la
contessa, per quell’anno, aveva altri programmi in serbo per lei.
Era una
splendida mattina, assolata ma non troppo calda.
Sotto lo
sguardo un po’ distratto della nonna, accomodata ad
una tavola da colazione imbandita all’ombra di un gazebo di pietra, Alexia
stava giocando con cerchio ed asta sulle sponde del laghetto; il vestito bianco
perla e i suoi lunghi capelli biondi ondeggiavano festosi al fresco vento del
nord, ed il suono delle sue innocenti risate riempiva il giardino sposandosi
perfettamente con l’armonia che la circondava.
«Vostra
nipote è un vero angelo, Contessa» disse il suo ospite, un venerabile e stoico
signore sulla settantina con una ricercata barba nero fumo
che indossava un’ampia tonaca color oro. «Dovete esserne orgogliosa.»
«Lo
sono, Asclepio» rispose lei tornando a concentrarsi sulla propria tazza di tè.
«Ma lo sarei ancora di più se mostrasse un po’ più di interesse
per lo studio della magia.»
«Eppure,
ho sentito dire che le sue capacità sono più che notevoli.»
«Il che rende
la cosa ancora più snervante, se considera come non abbia mai preso in mano
prima d’ora un qualunque testo di magia. Ciò che fa lo compie in modo del tutto
istintivo.»
«È pur
sempre vostra nipote» sorrise Asclepio. «Un giorno erediterà il Vostro posto
nel Conclave, e un domani chissà.»
«Ora
come ora, mi basterebbe che decidesse di applicarsi seriamente.»
«Se
siete così in apprensione, perché non la iscrivete ad
un corso preparatorio? Così, quando inizierà a studiare la magia a scuola, il
suo bagaglio sarà già considerevole.»
«Lo
farei, ma il problema è che il suo core non si è ancora stabilizzato, benché
ormai abbia quasi nove anni.»
«Capisco. È
chiaro. Nessuna scuola si prenderebbe un simile rischio, anche se stiamo parlando
di un membro del casato di Horstmayer.»
«Nella nostra
famiglia è un problema alquanto comune. Poiché il nostro sangue e il nostro
retaggio ci donano una lunga aspettativa di vita,
anche i nostri poteri magici si sviluppano più lentamente rispetto alla maggior
parte degli altri stregoni.»
«E infatti» replicò Asclepio incupendosi. «È proprio di questo
che volevo parlarvi.»
La
contessa, fattasi a sua volta scura in volto, posò la tazzina senza produrre
alcun rumore, mentre alle sue spalle la fedele Husky, senza che le venisse detto nulla, lasciava rispettosamente il gazebo
camminando all’indietro.
«Che
cosa intendi dire?»
«Il fatto è
che nel Conclave la situazione è caotica. Alcuni credono che per l’istituzione
sia giunto il momento di aprire le porte anche ai maghi di discendenza non
comprovata, eliminando il requisito fondamentale della qualifica di Alti Maghi.»
«Sarebbe
blasfemo. Con tutto il rispetto per i maghi comuni, il Conclave è tutto ciò che
ci rimane a ricordo della nostra storia e del nostro passato.
Noi
siamo i depositari dell’antico Concilio delle Famiglie Nobili, un concilio di
cui sia il tuo casato che il mio hanno fatto parte fin
dalla sua istituzione.»
«Il problema
è che alcune famiglie di maghi comuni hanno accumulato un notevole potere da
quando abbiamo messo piede su questo pianeta, e ora vogliono vedere
riconosciuta la propria autorità.
Non so
dirti se alla base ci sia un bieco interesse personale o una sincera volontà
riformatrice, ma l’ala progressista del Conclave, e persino alcuni Vertex, stanno iniziando a manifestare una certa
approvazione verso l’idea di allargare il bacino di potenziali membri.»
«Sono solo
degli opportunisti. Squali famelici che vorrebbero sfruttare la rete di
conoscenze ed il peso politico insito nel Conclave.
Non permetterò che il simbolo più importante della nostra storia venga profanato in questo modo.»
«Appunto,
amica mia. Ed è qui che potrebbe entrare in gioco Alexia.»
«Mia
nipote!? Perché?»
«Se parliamo
della tua linea di sangue, Alexia è l’ultimo ramo di un albero secolare e
bellissimo. Suo padre invece, con tutto il rispetto per il Colonnello, non
viene da una famiglia altrettanto prestigiosa. O
almeno, questo è quello che si dice in giro.»
«Sono
tutte illazioni. La famiglia di Allen ha una storia
vecchia di almeno settecento anni, da prima cioè che gli umani scoprissero la
magia, e questo è sufficiente per autenticare il suo status. Che poi non sia un
Alto Mago ha poca importanza. Neanche mia figlia lo è, dopotutto.»
«Non ha
importanza ciò che è vero, Anna, ma ciò che crede la gente. E quello che
credono è che una delle più importanti famiglie nobili di Celestis stia
perdendo il diritto al proprio posto d’onore nel Conclave.
Se gli
Horstmayer dovessero dare prova di non avere più il
potere e il patrimonio di sangue di cui vanno tanto fieri, ma ciò nonostante
seguitassero a mantenere la propria carica e il proprio posto di rilievo nel Conclave,
potrebbe essere visto come un precedente importante da cui far partire un
processo di riforma.»
«Non
permetterò che il nome degli Hortmayer, e tantomeno
mia nipote» sbottò contrariata la contessa, «Vengano
usati per bieche questioni di opportunismo politico. Non intendo farne i
pagliacci del Conclave.»
«Nessuno di
noi dubita di voi o del vostro lignaggio, Anna. Ma
Alexia deve diventare quanto prima una maga di talento, prima che la situazione
sfugga di mano. Se dovesse provare di essere degna del
posto che occuperà un domani nel Conclave, se non per sangue quantomeno per
capacità magiche, quelle voci non sarebbero più una minaccia.»
«E dovrei
permettere a quelle serpi di ridacchiare alle mie spalle, o a quelle di mia
nipote quando io non ci sarò più? Cosa si direbbe in giro della famiglia
Horstmayer? La linea di sangue è il nostro tesoro più prezioso. Perderla, o
indurre gli altri a ritenerla perduta, sarebbe un disonore inaccettabile. Non
intendo sottoporre Alexia ad una simile umiliazione,
neanche se si tratta di salvare il Conclave.»
«Dammi retta, quelli sono dei codardi. Se Alexia sarà allo stesso
livello di sua nonna, non ci sarà illazione o
debolezza di sorta che li dissuada dal portarle il massimo rispetto, se non
altro per non perdere i favori della più antica Famiglia Nobile ancora in
vita.»
Anna
aggrottò le sopracciglia, distogliendo un attimo lo sguardo e sfiorandosi il
mento.
«So di
metterti addosso un peso non indifferente, amica mia,
ma puoi credermi se ti dico che non sappiamo in che altro modo comportarci.
Pensaci.
È l’occasione per mettere chi di dovere al suo posto, e salvare quello che
resta della nostra storia.»
Poi, il Vertex si incupì ulteriormente,
posando con mano tremante la propria tazza e cercando, per quanto possibile, di
nasconderla all’interno dell’ampia manica.
«Ovviamente
c’è anche il rovescio della medaglia. Che Alexia necessiti di
più tempo per sviluppare il proprio core è comprensibile, ma se quest’attesa
dovesse durare troppo, le voci sulla dubbia discendenza di suo padre potrebbero
finire per serpeggiare anche tra i vostri più cari amici.»
Il volto
di Anna non tradì alcuna emozione, ma Asclepio sapeva
quali sentimenti si stessero agitando nell’animo della contessa.
«Capisci che
cosa voglio dire, vero? Gli Horstmayer e il loro nome sono un punto di
riferimento all’interno non solo del Conclave, ma di tutta la nostra società.
Se dovessero venire messi in discussione, così sarebbe anche per tutto ciò che
nei secoli abbiamo costruito.
Vuoi
davvero questo, Anna?»
Poco
dopo, richiamato dal proprio segretario per questioni urgenti che lo
attendevano ad Otisa, il Vertex si congedò, lasciando la contessa da sola ad
osservare sua nipote ancora intenta a far correre quel cerchio alto quasi
quanto lei lungo la stradina che costeggiava il lago.
D’un
tratto, per colpa di un sasso, il cerchio parse il suo
fragile equilibrio rotolando fino in acqua, ma ad Alexia, dopo un attimo di
sconforto, bastò agitare una mano per farlo sollevare lentamente in aria e
riportarlo sulla terraferma, riprendendo subito a giocare.
«Husky.»
disse senza togliere gli occhi dall’oggetto della sua attenzione.
«Sì, mia
signora?» rispose la giovane, ricomparsa al suo fianco con la stessa
discrezione con cui se n’era andata.
«Tu sei come
una seconda madre per mia nipote. Si fida di te più di quanto si fidi di me.»
«Non
dite così, mia signora. La signorina vi vuole molto
bene.»
«Ho i
miei dubbi» sorrise quasi rassegnata Anna. «Però una
cosa è certa. Proprio perché è mia nipote, non saprei essere imparziale e
risoluta come dovrei in quello che mi aspetta.»
«Mia
signora?»
«Ti affido
Alexia, Husky. Da oggi, sarà la tua discepola. Dovrai insegnarle tutto quello
che hai appreso da me.»
«Ma… ne siete sicura…»
Per un
attimo, un velo di tristezza sembrò calare sugli occhi della contessa, mentre
impassibile come sempre osservava Alexia bere allegramente il frullato
portatole da una cameriera.
«Asclepio ha
ragione. Che io scelga o meno di fare qualcosa, il
destino di Alexia è legato al suo potere.
Come
tutti gli Horstmayer, deve dimostrare di essere degna del sangue che le scorre
nelle vene.»
«Però, mia signora…» osò obiettare la ragazza. «È così giovane. Apprendere l’Alta Magia ora, con un core
non ancora formato…»
«È proprio
per questo che devi insegnargliela. Prima Alexia imparerà a conoscere e
comprendere al meglio il suo potere, prima ne avrà il controllo. Quel potere,
più di ogni altra cosa, sarà la mia eredità. Il mio lascito per lei.
Più ancora del titolo, dei palazzi e del denaro.»
Anna si
volse quindi verso il proprio famiglio, che a propria volta la osservò
incredula.
«Ripongo
in voi, in te, tutte le mie speranze.»
«Non vi deluderò, mia signora. Sulla mia vita.»
Nota dell’Autore
Salve a tutti!^_^
Dopo una lunga assenza, eccomi di nuovo
qui a scrivere di Celestis e delle sue infinite sfaccettature.
Questa volta, traendo spunto da un
ennesimo aneddoto della vita della nostra Alexia, ho voluto porre l’attenzione
sul mondo dei Maghi Antichi (quei maghi cioè che esistevano da prima che la
magia diventasse di dominio pubblico, e che gli umani scoprissero a loro volta
come dotarsi di poteri magici), una società che affonda le sue radici in una
storia vecchia di più di mille anni, e che a distanza di tanto tempo cerca
disperatamente di conservare il proprio retaggio nonostante tutto.
Probabilmente non sarà l’unica storia
dedicata a questo aspetto della società Celestiana, anche perché in questo caso la protagonista
principale sarà proprio Alexia, ma se non altro aiuterà meglio a comprendere il
contesto generale in cui si svilupperanno eventuali racconti futuri.
A presto!^_^
Carlos Olivera
PS: sì, il titolo l'ho
rubato a Dragon Age - Inquisition!^_^