Fanfic su artisti musicali > Adam Lambert
Ricorda la storia  |       
Autore: vero_bonnie    12/02/2016    1 recensioni
"Allora smettila di prendermi in giro! Mi stai facendo perdere la testa! Ogni sera, davanti al pubblico, io e te siamo la cosa più bella che si sia mai vista su questo pianeta, siamo unici, speciali; quando mi baci, quella è magia. Per te è spettacolo, intrattenimento, quei baci non hanno più senso quando il pubblico se n'è andato... ma per me non è così".
Già pubblicata qui, poi cancellata.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Lambert, Tommy Joe Ratliff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

E' spettacolo

 

 

"Buonasera New York!"

Un boato accoglie le mie parole quando poso gli stivali lucidi sul palcoscenico. Davanti a me il locale buio sembra non finire mai, sembra non avere pareti: è stracolmo di gente, soprattutto giovani che stanno urlando e applaudendo con le braccia alzate verso il cielo, come a ringraziare qualche dio.

Posiziono il microfono brillantinato in cima all'asta che si trova in mezzo al palco, mi volto verso la band e do il tempo per cominciare la canzone.

L'inizio di Fever si diffonde subito ad alto volume dalle casse mentre sorrido - il mio solito sorriso carico di significati - verso il magro biondino di fianco a me. Tommy scuote la testa per liberarsi del ciuffo cadutogli sugli occhi pesantemente truccati ma, quando gli mando un bacio da lontano, lui storce le labbra e si volta dall'altra parte.

Il sorriso mi si spegne. Intono i primi versi del pezzo senza molta convinzione. E' da parecchio tempo che Tommy si comporta in questo modo, non riesco a capire cos'abbia. I fan impazziscono quando faccio così, l'ho sempre fatto appunto per questo, qual è il problema ora? Sono confuso, e per un attimo dimentico le parole della strofa. Mi lancio in un paio di vocalizzi per salvare la faccia, come se stessi semplicemente inserendo un virtuosismo nella canzone.

Poi arriva il ritornello e quattro ballerine fasciate in dei vestitini di pelle mi si affiancano, facendosi aria con la mano destra e dimenandosi a tempo; questo sembra scuotermi e riprendo a cantare con la mia solita verve, regalando occhiolini a destra e a manca e stringendo ogni tanto la mano di qualche fan.

La canzone procede senza intoppi, e riesco quasi a dimenticare la presenza di Tommy alla mia sinistra - dico "quasi" perché con la coda dell'occhio continuo a controllare il biondino, è più forte di me.

Le ballerine si allontanano, come previsto dalla coreografia, e rimango da solo al centro del palco: decido allora di fare un altro tentativo e mi avvio, microfono in mano e mantello svolazzante, verso Tommy. Lui mi lancia un'occhiata e poi si mette a fissare il pubblico, come a ignorarmi. Ma io sono testardo: dovresti averlo capito, mio caro Thomas.

Gli sorrido, tendo la mano libera e lo afferro per la nuca, strattonandogli un po' i capelli lunghi e obbligandolo a voltarsi verso di me. Noto che le sue dita si bloccano sulle grosse corde del basso, irrigidite all'improvviso.

Rimango un attimo interdetto. Di solito Tommy continua a suonare anche quando faccio i miei "spettacolini", l'ho sempre lodato per questo.

I suoi occhi che risaltano da sotto l'eye-liner e il mascara mi stanno fissando. Sono duri, distanti.

Ma, siccome sono un completo idiota, mi lancio lo stesso.

Lo tiro verso di me e aggredisco le sue labbra. Il suo rossetto coi lustrini è buono, ha uno strano sapore, come di mirtillo. La mia mano sinistra sale dalla nuca in mezzo ai capelli, mentre la mia lingua si infila a forza nella sua bocca, con foga, quasi con violenza. Sento chiaramente le urla del pubblico, in delirio come sempre.

Le sue labbra sono immobili, rigide come il resto del corpo. Infilo il microfono nella tasca del mantello e porto l'altra mano sul suo petto. E' di marmo, oltre la leggera stoffa della camicia sento i muscoli tirati, rigidi, nervosi.

E all'improvviso succede: Tommy si stacca da me. Il pubblico ammutolisce e io fisso il mio migliore amico senza capire. Lui mi guarda, furente, nei suoi occhi leggo accusa, sofferenza e onore ferito.

"Ora basta", sibila tra i denti. Si sfila la tracolla del basso e lo lascia cadere a terra con un tonfo che fa male al cuore. Ho sempre sofferto nel vedere strumenti musicali rotti, ma realizzo subito che la stretta al cuore che ho avvertito non è sicuramente per il basso.

Il biondo mi lancia ancora un'occhiata piena di risentimento, poi si gira di colpo ed esce correndo dal palco.

Istintivamente mi lancio dietro di lui, gli corro dietro senza curarmi della band che continua a suonare né del pubblico che non capisce (d'altra parte neanch'io sto capendo molto) e sbuco nelle quinte. I tecnici mi guardano perplessi, nessuno sa cosa fare, nemmeno io. Mi guardo attorno con ansia, non vedo Tommy da nessuna parte. Comincio a cercarlo mentre sento, stranamente lontana, la canzone che prosegue, finché all'improvviso una figura imponente non mi si para davanti.

"Adam, che cazzo sta succedendo?"

Certo, ci mancava solo il manager.

"Non ne ho idea, chiedilo a Tommy", rispondo infastidito, continuando a vagare per il backstage cercandolo.

"Di Tommy ce ne occuperemo più tardi, tu vedi di tornare sul palco e fare il tuo lavoro!"
"Non faccio un bel niente senza Tommy, ficcatelo in testa. E adesso o mi aiuti a cercarlo o te ne puoi andare al diavolo, tutto chiaro?"

Lui alza gli occhi al cielo e, dopo avermi indirizzato un insulto piuttosto colorito, lo sento andare in scena e avvertire il pubblico che il concerto è annullato.

Alla base della gola sento salire un viscido ma vago senso di colpa, che cerco di mandare via deglutendo nervosamente mentre continuo a correre per il backstage.

"Tommy, esci per favore. Dobbiamo parlare. Fatti vedere, porca puttana!"

Scopro che urlare non serve a niente e mi cucio la bocca, mentre mi rendo conto che all'improvviso non c'è più nessuno, né tecnici né manager né fan invasati che cercano di sfondare la porta del mio camerino. Fantastico: mi sa che mi sono perso, questo posto è enorme.

Continuo a correre finché, girato un angolo, non mi blocco di colpo alla vista del mio migliore amico.

Tommy è rannicchiato a terra, le ginocchia strette al petto si scuotono al ritmo dei suoi singhiozzi. Il suo corpo magro sembra ancora più piccolo del solito, nel mio petto ritorna il calore. Un calore che fa male.

"Tommy!"
"Vattene".
"Tommy, per favore..."

"Vattene ho detto!"

"Ma almeno spiegami..."

Lui alza la testa con uno scatto e mi pianta addosso i suoi bellissimi occhi, ora rossi di pianto e circondati dal trucco sbavato. "Non ci arrivi, eh?"

Lo osservo, confuso. No che non ci arrivo, non ho capito niente di 'sta situazione.

"No. Spiegami".

La sua bocca si storce in una smorfia sarcastica e si sigilla.

"Tommy...", ritento, accovacciandomi davanti a lui e allungando una mano per prendergli la sua.

Lui la scosta con violenza e finalmente parla. "Smettila! Ora non fare finta che ti importi qualcosa di me!"

Spalanco gli occhi. "Fare finta? Ma mi importa davvero di te, che cazzo stai dicendo?!"

"Allora smettila di prendermi in giro! Mi stai facendo perdere la testa! Ogni sera, davanti al pubblico, io e te siamo la cosa più bella che si sia mai vista su questo pianeta, siamo unici, speciali; quando mi baci, quella è magia. Per te è spettacolo, intrattenimento, quei baci non hanno più senso quando il pubblico se n'è andato... ma per me non è così. Perché non può essere sempre come sul palco? Perché quei baci non possono diventare qualcos'altro, oltre che puro esibizionismo? Io ti amo, Adam."

All'improvviso le luci appese sopra di me diventano troppo forti, mi accecano, queste piccole stelle colorate feriscono i miei occhi con la loro luce gelida ed estranea. Le urla del pubblico, che sento di nuovo limpide anche a questa distanza, sono lancinanti, mi penetrano nelle orecchie e colpiscono il mio cervello come tanti aghi sottilissimi. Rimango immobile a guardare il punto di riferimento della mia vita, vorrei prenderlo per le spalle, obbligarlo a guardarmi, e... già, e poi? Cosa gli risponderei? In ogni caso non riesco a muovermi, i miei muscoli si rifiutano di obbedire, il mio cervello è pieno di nebbia, è una nuvola pesantissima. I miei polmoni sono vuoti, l'aria è improvvisamente irrespirabile, densa come cioccolata calda, talmente viscosa che non riesco a mandarla giù, annaspo in cerca d'ossigeno.

"Adam..."
Registro automaticamente la voce ma non riesco a collegarla a un viso né a un nome, quella semplice parola, esclamata con preoccupazione e fretta, mi scivola addosso, si infila tra i miei capelli pieni di gel, passa tra le borchie del mantello, si impiglia nella gorgiera della camicia e infine viene assorbita dalle alte zeppe dei miei stivali, finché tutti la dimenticano, come se non fosse mai esistita.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Adam Lambert / Vai alla pagina dell'autore: vero_bonnie