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Autore: vero_bonnie    12/02/2016    1 recensioni
“E guardando quel maledetto riflesso nello specchio, odiando ciò che vedevo, ho realizzato che un giorno morirò, e tu rimarrai qui, e non potrai raggiungermi”.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Paradiso

 

 

L'aria rovente assaliva i suoi polmoni. Era una calda notte di fine agosto e Castiel stava iniziando a rendersi conto che non era stata una grande idea stendersi sul cofano dell'Impala, proprio sopra al motore. Ma si trovavano in mezzo a una foresta fuori città, e su di loro splendevano miriadi di stelle come fosse una benedizione, e loro erano innamorati, e a chi importa dell'afa quando sotto la tua testa hai la coscia di Dean Winchester, per quanto discretamente sudata?

Castiel aprì gli occhi. Sopra di lui si stagliava nitido il cielo nero, quello spazio senza limiti di cui conosceva ogni angolo recondito; cristalli lucenti erano incastonati su quel lenzuolo luttuoso, appuntati all'infinito come spille di diamanti su un cappotto.

L'angelo si chiese come sarebbe stato vedere i suoi fratelli Cadere. Doveva assomigliare a quelle stelle, si disse. Dean aveva visto la Caduta degli angeli, quella notte, ma non gliene aveva mai parlato. Diceva di non averci fatto troppo caso. Ma la verità era che non voleva che Castiel ricordasse cosa significava essere cacciati fuori dal Paradiso, essere confinati in esilio lontano da casa.

Dean sperava che almeno Castiel lo dimenticasse, perché lui non poteva farlo.

L'angelo sapeva quanto a Dean fosse mancata una casa. Una vera casa, naturalmente, non l'Impala. Un piccolo Paradiso. C'era stato Sam, certo. I fratelli erano stati ognuno il Paradiso dell'altro, ma quando Sam era morto, gettatosi nella gabbia di Lucifero per impedire l'Apocalisse, a Dean era rimasto solo l'Inferno. Il suo Inferno personale. Se stesso.

Dean mosse leggermente la gamba sotto la testa di Castiel e l'angelo si voltò per guardarlo negli occhi.

“Birra?”
“No, grazie”, rispose, “e anche tu dovresti smettere”.

“Cas, nelle mie vene scorre birra, se smetto di berla ci resto secco”, replicò Dean, agitando la lattina sopra il naso di Castiel; voleva farla suonare come una battuta, ma c'era un fondo di amarezza nella sua voce che all'angelo non piacque per nulla.

“Dean, sei ubriaco”.

Il cacciatore fece una risata sarcastica come per respingere quell'ipotesi, mentre prendeva un'altra sorsata. Castiel alzò la testa e si mise a sedere, poi afferrò la lattina dalle sue mani e la gettò lontano, tra i cespugli.

“Ma cosa diavolo...!”

“Dean, che ti prende?” sbottò Castiel. “E' tutto il giorno che mi eviti e non fai altro che bere”.

Dean alzò gli occhi al cielo, nel tipico gesto che faceva quando veniva costretto a parlare di qualcosa che invece avrebbe preferito evitare. “Va bene, va bene, forse ho bevuto un po' troppo”, concesse, come sperando che così Castiel avrebbe desistito e avrebbe cambiato argomento; ma l'angelo si mise a fissarlo, in attesa, senza parlare. Dean incrociò per un istante il suo sguardo e subito lo distolse. E poi rise, rise di una risata forzata, una maschera. “Andiamo, se pensi che abbia un amante...”

“Di qualunque cosa si tratti, se non la tiri fuori continuerà a consumarti dall'interno”, tagliò corto Castiel. Dean finalmente sollevò gli occhi nei suoi.

Un verde ferito e un blu deciso si scontrarono.

Dean cedette. “Stamattina mi sono fatto la doccia”.

Castiel socchiuse gli occhi, sospettoso. “Ed è stato così traumatico da doverti ubriacare per dimenticarlo?”

“No, idiota”, fece Dean con un sorriso triste. “Ho trovato un capello bianco per la prima volta”.

Castiel deglutì e distolse lo sguardo. Avrebbe dovuto aspettarselo. Doveva succedere, prima o poi.

“E mi ha fatto pensare, sai?”, proseguì Dean. “Mi ha ricordato che sto invecchiando. Mi ha ricordato tutto ciò che ho perso, tutte le persone che sono state spazzate via come polvere nel vento – e io sono ancora qua, Dio solo sa perché. Ma presto o tardi diventerò vecchio, perderò quel poco che mi è rimasto, e alla fine tutto ciò che avrò sarà la mia anima martoriata e spezzata”. Si passò una mano sul viso. “E guardando quel maledetto riflesso nello specchio, odiando ciò che vedevo, ho realizzato che un giorno morirò, e tu rimarrai qui, e non potrai raggiungermi”.

Castiel sospirò. “Dean”, disse, prendendogli una mano. Lui sollevò lo sguardo e attese. Gli occhi verdi erano lucidi, liquidi. “Dean, io ho rinunciato a tutto per te. Ho rinnegato mio padre, ho combattuto in troppe guerre, sono morto più e più volte. E tutto questo per te. Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per te”. Dean scosse la testa, e Castiel strinse più forte la sua mano. “Quando mi chiesero di scegliere fra te e il Paradiso, dannazione, voltai le spalle agli altri angeli e rifiutai tutto ciò che avevo conosciuto fino a quel momento! E lo sai perché?” Dean non rispose. Evitava il suo sguardo, ma Castiel sapeva che stava ascoltando. “Perché il mio paradiso non è lassù”, continuò l'angelo, facendo un cenno verso il cielo. “Il mio paradiso è qui, davanti a me. Il mio paradiso è questa macchina, quando viaggiamo per ore con il volume dell'autoradio al massimo. Il mio paradiso è ogni locale dove ci fermiamo per permetterti di assumere la tua dose giornaliera di colesterolo”, a quel punto Dean si lasciò sfuggire un accenno di risata. “Il mio paradiso è il bunker di Lebanon, e la nostra stanza, e il nostro letto”, continuò Castiel, osservando rapito le ciglia lunghe e nere degli occhi di Dean, ora nuovamente rivolti al cielo, lontano. “Il mondo è stato creato per due, Dean: vale la pena viverci solo se si è amati. E tu sei amato, per cui vivi! Vivi il tuo presente senza pensare al futuro, ma sappi che un futuro c'è, ed è bellissimo”.
“Come fai a esserne sicuro?”, chiese Dean.

Castiel portò una mano sul suo viso, a sfiorare leggermente la barba ispida. “Lo so perché ho vissuto per migliaia di anni e vivrò per altre migliaia di anni, ma ho vissuto davvero solo il tempo che ho passato con te: ti amerò per tutta la mia vita, Dean, e se questo non è un futuro bellissimo allora non so cosa lo sia”.

“Ma non sarò sempre con te, Cas”.

Il viso di Castiel si distese in un sorriso puro, dolce, e ribatté: “certo che sarai sempre con me. Non permetterò a nessuno di portarti via da me, nemmeno la morte”.

Il cacciatore e l'angelo si unirono in un bacio delicato, armonioso. E Castiel pregò in silenzio per un paradiso da condividere con l'uomo che aveva salvato dalla perdizione.

Non ottenne risposta, ma sapeva che sarebbero stati insieme.

   
 
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