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Autore: Mikiri_Tohoshima    12/02/2016    0 recensioni
Steve Rogers si è risvegliato in un futuro che non gli appartiene, ma grazie all'amicizia con Tony Stark, riuscirà un po' a orinetarsi in questo mondo. La sua vita però verrà nuovamente sconvolta dopo che gli sarà quasi imposto di prendersi cura di un trovatello, e di crescerlo attraverso gli anni... fino a vederlo diventare un eroe.
Una superfamily decisamente diversa dal solito. Scritta per una mia carissima amica.
Genere: Angst, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 0

Prologo

 

Nel 1990 venne ritrovato il corpo congelato di un soldato della seconda guerra mondiale. L’uomo era sopravvissuto al congelamento per quarantacinque anni grazie al fatto che, durante la guerra, lui era stato l’unico candidato sopravvissuto ad aver subito una procedura con il famoso “siero del super soldato”. Si chiamava Steve Rogers, anche se era conosciuto con il nome di Capitan America.

Capitan America era un eroe. Un eroe di cui gli Stati Uniti avevano avuto bisogno durante quel grande conflitto mondiale… e del quale forse avrebbero avuto bisogno ora. Grazie a nuove tecnologie, e ai fondi gentilmente prestati dal loro maggior finanziatore, lo S.H.I.E.L.D. riuscì a risvegliarlo.  

Quel povero uomo all’inizio era confuso, arrabbiato, distrutto. Aveva perso quarantacinque anni. Aveva perso una vita intera, senza invecchiare, senza cambiare, ma intorno a sé il mondo era cambiato, tanto che non lo riconosceva più.

Ovviamente non gli fu concesso subito di uscire ad esplorare questo nuovo mondo. Vi erano delle regole, vi erano sempre delle regole, così un giorno, grazie alla sua forza e agilità, le violò, trovandosi immerso nella città che non dormiva mai.

La sua casa, il suo paese, il luogo al quale sarebbe voluto tornare mille volte durante la guerra, ora lo rigettava. Forse era nostalgia, forse la sua vecchiaia lo aveva fatto inacidire, ma si sentì a disagio in quel nuovo mondo che non gli apparteneva… Provò a cercare la sua casa, a Brooklyn, scoprendo che al posto di essa vi era un palazzo.

Dopo questo giro turistico che altro non fece ad aumentare i dubbi nel cuore e la mente del Capitano, l’uomo si rifugiò in un bar, senza neanche il “conforto” dell’alcool per dimenticare, dato che il siero con il quale era stato “costruito” assorbiva qualsiasi sostanza in poco tempo.

Mentre era lì, a riflettere sui tempi andati e sul tempo che aveva perso per sempre, si trovò affiancato da una persona.

<< Quindi sei tu il famoso capitano.>>

Era un uomo giovane, sulla trentina, pizzetto e capelli neri, vestito abbastanza elegante, che si sedette sullo sgabello accanto al suo, ordinando anche lui da bere.
Steve avrebbe voluto chiedergli chi fosse, come faceva a sapere di lui, ma ogni sua domanda fu annullata dalla ruvida voce dell’altro.

<< Allora, piaciuta questa gita nel “Nuovo Mondo”? Immagino che troverai cose parecchio diverse rispetto a un po’ di tempo fa… >>
L’uomo prese un sorso dal suo bicchiere, lanciandogli poi un’occhiata con dei brillanti occhi castani.

<< Solo io sono riuscito a trovarti. Perché ho immaginato dove saresti potuto andare… dopotutto, questo era il locale preferito da mio padre. >>
Quindi, gli porse la mano, facendo un sorrisetto sornione.

<< Tony Stark. Penso che tu conoscessi mio padre, Howard. Lui non faceva altro che parlare di te, della tua scomparsa… ma non del Capitano. Parlava di “te”, Steve, dicendo quanto tu fossi coraggioso, leale, e importante. Non solo dal punto di vista economico o bellico… ma di come la tua trasparenza riguardo la malvagità ti rendesse si, superiore, ma eri anche abbastanza umile da tornare indietro… per non abbandonare nessuno. Hai fatto grandi cose, Capitano. >>
Steve fece un lieve sorriso, a sentir parlare di una sua conoscenza. Il figlio di Howard… non gli assomigliava neanche un po’.

Quindi, Tony si alzò, posando un paio di biglietti sul banco, e spolverandosi la giacca.

<< Andiamo, Capitano, la riporto alla base, questa vacanza è durata fin troppo… ma, se lo desidera ancora, basta che faccia un fischio. >>
E gli porse un foglietto piegato. Allo sguardo confuso del capitano, si indicò un oggettino che aveva alla cintura.

<< Il numero del mio cercapersone. A volte quelle maledette riunioni sono tutte di una noia pazzesca. Mi farà bene un po’ di svago, e se ha bisogno, potrei anche insegnarle qualcosa su come si vive ora. >>

<< Grazie Tony. >>

<< Prego capitano, ma adesso andiamo, davvero, o Fury si metterà a cercarla con l’elicottero. >>.

  
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