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Autore: Montreal    13/02/2016    1 recensioni
One Shot ambientata dopo la fuga di Sansa da Grande Inverno.
Dal testo:
"Esteriormente, cercava di esibire la sua armatura di fredda cortesia, ma all'interno sentiva il proprio corpo sgretolarsi ed andare in frantumi sotto i rimbombi di un cuore scalmanato che non voleva cessare di battere all'impazzata.
Lanciò una rapida occhiata al calice di Petyr, e subito se ne pentì. Non doveva far trapelare in alcun modo le sue intenzioni."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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                                                                                               Red Masquerade

 

Quando entrò nella stanza, lui se ne stava in piedi di fronte ad una delle strette finestre, apparentemente intento ad osservare il paesaggio composto dagli alti picchi innevati delle Montagne della Luna che circondavano il castello.

L'atmosfera nella stanza era alquanto piacevole: enormi arazzi addobbavano le pareti di pietra bianca, mobili sontuosi contribuivano a rendere l'area il più confortevole possibile e nel grande camino posto al centro della sala un allegro fuoco illuminava e riscaldava l'intero ambiente.

-Mi hai fatto chiamare- sussurrò Sansa, tenendo le mani compostamente raccolte in grembo.

Petyr Baelish si voltò di scatto nella sua direzione. La rimirò per un istante, con un lieve sorriso dipinto sul volto.

-Mia cara Sansa!- esclamò poi allargando le braccia in maniera fin troppo plateale -è una gioia poterti rivedere-

Lui le si avvicinò, e le depose un leggero bacio sulla fronte; quindi, le sfiorò un braccio con la mano sinistra, mentre con la destra indicava uno dei divanetti posto più vicino al focolare.

-Prego, accomodati- la incitò cordialmente.

Sansa si sedette, e lo stesso fece lui.

-Certo non ci aspettavamo di rivederti qui- affermò con tono quasi contrariato -quando ti hanno trovata alla Porta Insanguinata, mezza congelata sulla neve... hai rischiato di morire, Sansa, te ne rendi conto?- le disse con aria di rimprovero.

Sansa annuì, fissando il baluginio delle fiamme nel camino. Con l'avanzare delle tenebre, i tizzoni ardenti davano alle pareti marmoree una tonalità di rosso acceso, che andava via via intensificandosi.

-Scappare da Grande Inverno in quel modo, con quel lestofante di Theon Greyjoy...- Petyr scosse la testa amareggiato -non mi aspettavo una cosa del genere da te-

Sansa tornò a fissarlo, trattenendosi dal riservargli un'espressione incredula. Voleva davvero fingere d'essere preoccupato per lei? Avevano già recitato quella commedia, più e più volte; la figlia devota e il padre amorevole. Conosceva a menadito la sua parte, e quella dell'uomo che le stava accanto. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, avrebbe voluto spingere la sua faccia tra le braci del camino, dopo quello che le aveva fatto.

-Mi dispiace- disse invece, con tono flebile.

Petyr fece un profondo respiro, quindi tornò a fissarla con espressione bonaria.

-Beh, ora come ora poco importa. La cosa essenziale adesso è che tu sia salva- disse semplicemente.

Quindi, si alzò e le voltò nuovamente le spalle, prese in mano un lungo attizzatoio in ferro battuto e cominciò a trafficare con i ceppi che alimentavano il fuoco.

-Dopotutto, non è stato un gesto così sconclusionato il tuo. Anzi, potrebbe volgere a nostro vantaggio- disse con tono leggero.

-Cosa intendi?-

Petyr mise apposto la lunga asta in ferro, quindi si voltò verso di lei.

-Stannis Baratheon ha fallito, temo. Ho puntato sul cavallo sbagliato, è stato un mio madornale errore, e me ne pento-

Restarono in silenzio per un po', poi lui cascò in ginocchio ai suoi piedi e le afferrò saldamente le mani con le sue.

Sansa represse a stento l'istinto di ritrarsi.

-Oh Sansa, potrai mai perdonarmi?- chiese con tono supplichevole -non avrei mai voluto che le cose andassero in questo modo, che tu soffrissi per causa mia... ma ti prego, se mi perdonerai ti assicuro che riusciremo a risolvere tutto. Insieme-

Oh, è bravo pensò Sansa, fissando gli occhi umidi di lacrime dell'uomo prostrato ai suoi piedi.

Così bravo che una parte di lei era quasi spinta a credergli, o per meglio dire desiderava credergli.

-Certo, Petyr- disse, sorridendo lievemente -nulla di quanto è accaduto tornerà a tormentarci-

Era stata abbastanza sicura? Aveva usato la giusta espressione, il giusto tono di voce?

L'espressione soddisfatta dell'altro mentre si rialzava da terra e si spazzolava via la polvere dai vestiti le diceva di sì. Ma poteva anche essere l'ennesimo abile trucco.

Per una volta, giocavano al medesimo gioco.

-Eccellente- esclamò lui, riprendendo posto sul divano -ci sono molte cose di cui dobbiamo discutere, ma se sei troppo stanca possiamo rimandare- le rivolse un'espressione interrogativa.

-Affatto- asserì Sansa, scuotendo la testa -preferisco sapere tutto subito-

-Eccellente- ripeté lui -ordunque, stavo prima riferendomi al fatto che la tua fuga è capitata nel momento più opportuno. Stannis Baratheon è deceduto, insieme a tutti i pochi uomini che erano rimasti al suo servizio-

Sansa annuì meccanicamente.

-Ramsey Bolton è stata un'altra scelta azzardata, lo ammetto- continuò lui, con tono amaro -non avremmo mai potuto piegarlo ai nostri voleri. Quel ragazzo...-

-E' un mostro- sibilò Sansa, fissando con sguardo duro il fuoco nel camino.

Quando tornò a guardare Petyr, vide sul suo volto un certo disorientamento.

-Perdonami- disse scuotendo la testa, come se in questo modo riuscisse a far andare via ricordi oscuri -ti prego, continua-

-Lo era, Sansa-

Lei sbarrò gli occhi.

-Cosa vuoi dire?- chiese bruscamente.

Petyr sorrise mellifluo, poi cominciò a frugare tra le pieghe del farsetto: ne estrasse una piccola pergamena che consegnò alla ragazza.

-Il corvo è arrivato questo mattina da Porto Bianco. Leggi tu stessa-

Sansa scorse velocemente le poche righe di testo vergate in inchiostro nero.

 

I rivoltosi hanno preso d'assedio Grande Inverno.

I Bolton sono stati trucidati.

Il Nord non dimentica.

 

Sotto questo breve messaggio, era stata posta la firma di Lord Manderly di Porto Bianco.

-Il vecchio Wyman progettava da tempo la sua vendetta contro i Bolton- asserì Petyr, e allelgro -ed ora, tu sei vedova. Non ti aspetti delle condoglianze, vero?- rise sommessamente.

Quell'entusiasmo la disgustava più della mano che le teneva posata sulla schiena, tuttavia riuscì a non palesare le sue emozioni.

Non ci mise molto a capire dove Petyr volesse arrivare. D'improvviso, non desiderava più starlo a sentire. Voleva solo coricarsi e dormire fino al mattino seguente. Forse il maestro al servizio degli Arryn le avrebbe somministrato del latte di papavero, se glielo avesse chiesto.

Ma Petyr non aveva smesso di parlare.

-Certo, non sei completamente al sicuro nemmeno ora- continuò lui, con tono pratico -Cersei Lannister ti da ancora la caccia, e non si arrenderà tanto facilmente. Quindi, ripiegheremo sulla mia seconda scelta- affermò deciso.

-Un altro matrimonio?- chiese Sansa con tono piatto.

-Precisamente, mia cara- rispose Petyr, annuendo sorpreso -con Harrold Hardyng. E' il prossimo sulla linea di successione per il dominio della Valle. Ed è un giovane gentile ed affascinante, molte fanciulle t'invidierebbero-

Sansa lo fissò perplessa.

-Ma io credevo che Robin Arryn fosse...-

-Oh, sì- la interruppe Petyr, lo sguardo improvvisamente sconsolato -povera, innocente creatura. Così fragile e cagionevole, è bastato un semplice malanno a portarlo via da questo mondo-

L'immagine di Petyr che pagava lautamente un servo qualunque perché versasse del veleno nella coppa di latte del bimbo si palesò immediatamente nella mente di Sansa.

Sembrava seriamente dispiaciuto, ma quella era la menzogna più grande.

Petyr Baelish non provava sentimenti profondi per nessuno, escluso se stesso. Lei lo aveva imparato a sue spese.

-Tu sai che io non sono più...- arrossì lievemente, e per un attimo tornò ad essere la bambina spaventata di una volta.

-Vergine, Sansa? O ma per quanto riguarda quello non c'è alcun problema- ribatté allegro -non sussistono prove riguardo a ciò. E ad ogni buon conto, tu sei l'ultima degli Stark. Per tutti gli Dei, sei la chiave per il Nord! Ti assicuro, mia diletta, che l'integrità della tua virtù è l'ultimo dei problemi per questa gente-

Sansa restò in silenzio, persa nei suoi pensieri.

Un altro matrimonio. Perché lui insisteva nel parlarne come se dovesse essergli grata? Come se dovesse sorridere lieta alla prospettiva di sposarsi per l'ennesima volta. Era già stata maritata due volte, e nessuna di quelle unioni le aveva portato felicità.

-Molto bene, mia cara, abbiamo discusso abbastanza per questa sera- concluse Petyr in modo pratico -domani affronterò la faccenda a quattrocchi con Lady Waynwood. Tu hai già avuto modo di conoscerla, ricordi? Harrold Hardyng è un suo protetto, quindi se vogliamo che venga stipulato un accordo matrimoniale, è la persona giusta a cui rivolgersi-

Sansa annuì lievemente. Ne parlava in tono così leggero, sembrava molto meno cauto del solito. Era oramai completamente convinto di avere la situazione in pugno? Oppure era l'ennesima maschera quella che la ragazza vedeva baluginare al posto del suo viso, tra i riflessi rossastri delle fiamme.

Senza più far cenno alla questione, Petyr l'aiutò ad alzarsi e la scortò verso la sua camera.

 

Con il sopraggiungere dell'inverno, Nido dell'Aquila diveniva inagibile, e tutti gli abitanti del castello erano costretti a rifugiarsi alla Porta Insanguinata, fino all'arrivo primavera.

Per l'occasione, il giorno seguente, un ultimo grandioso banchetto ebbe luogo nella Sala Alta degli Arryn.

Sansa fu fatta sedere nella tavolata principale, quella leggermente sopraelevata, adibita agli ospiti illustri. Da lì, osservava con sguardo assente i commensali che chiacchieravano ad alta voce e facevano piazza pulita delle varie portate distribuite sui lunghi tavoli di legno massiccio.

Perfino Petyr Baelish sembrava essersi completamente immerso nell'atmosfera festosa; tracannava un calice di vino dopo l'altro, scambiando di tanto in tanto qualche battuta con gli invitati.

Sansa, dal canto suo, si sentiva completamente estranea a tutto ciò che la circondava, come se fra lei e gli altri ospiti vi fosse una sorta di barriera invisibile.

Il pensiero di quanto stava per accadere non le lasciava un istante di pace; immaginava già il tetro silenzio che avrebbe inondato la sala, oppure le urla di sgomento degli ospiti.

Doveva essere coraggiosa, e mantenere i nervi saldi.

Quando vide due figure avvicinarsi alla sua postazione, fu costretta a riscuotersi dal suo stato di semi-assenza.

Riconobbe subito il volto non più giovane ed il portamento nobile della donna.

-Lady Waynwood- Sansa si alzò in piedi e fece la riverenza alla nobildonna.

-Lady Sansa- contraccambiò lei, abbassando lievemente il capo -sono lieta di rivedervi-

-Ed io sono altrettanto lieta di trovarmi qui, Lady Waynwood- replicò Sansa, con tono impostato.

-Permettimi di presentarti il mio protetto, Ser Harrold Hardyng- disse, mentre il giovane dai capelli biondo sabbia e gli occhi azzurri si faceva avanti.

-Mia Lady- Ser Harrold s'inchinò, per poi scrutare Sansa con moderato interesse -è un piacere conoscervi. Spero che avremmo il tempo di familiarizzare, durante la vostra permanenza-

-Lo spero anch'io- commentò lei passivamente.

Prima che se ne andassero, Sansa aveva già smesso di pensare a loro.

Esteriormente, cercava di esibire la sua armatura di fredda cortesia, ma all'interno sentiva il proprio corpo sgretolarsi ed andare in frantumi sotto i rimbombi di un cuore scalmanato che non voleva cessare di battere all'impazzata.

Lanciò una rapida occhiata al calice di Petyr, e subito se ne pentì. Non doveva far trapelare in alcun modo le sue intenzioni.

Stava giocando con il fuoco, e lo sapeva bene.

-Guardali Sansa- le sussurrò lui all'improvviso, interrompendo il suo flusso di pensieri -non hanno occhi che per te. La splendida futura regina che unificherà il Nord e la Valle in un unico, grande ed inarrestabile regno- le disse, prima di mandare giù un altro sorso di vino.

Sansa fissò la sala surriscaldata dall'enorme quantità di gente presente, e pensò che era come se almeno per quella notte, tutti stessero fingendo che oltre le mura candide di Nido dell'Aquila non ci fosse nulla che avrebbe turbato la loro allegria. Nessun esercito nemico sarebbe entrato con la forza in quella fortezza impenetrabile, nessun spietato mercenario avrebbe tagliato loro la gola durante il sonno, nessuna belva umana avrebbe stuprato le loro donne o macellato i loro figli.

Lo Sconosciuto non avrebbe danzato tra loro, quella notte, di questo erano senz'altro pienamente convinti.

Sansa sfiorò con le dita la piccola pietra che nascondeva all'interno della manica destra; il frammento di una delle gemme che una volta avevano ornato il suo collo, durante il matrimonio di Joffrey. L'arma del delitto scelta per uccidere il re, portata in bella mostra dalla povera, inconsapevole Sansa Stark durante le Nozze Porpora. Quello stesso giorno era fuggita da Approdo del Re, ed aveva raggiunto la nave di Petyr Baelish, il quale le aveva rivelato l'oscuro segreto di quel gioiello, poco prima di liberarsene, lasciandolo cadere sul cadavere dello sventurato Ser Dontos.

Ma Sansa era riuscita a sottrarre uno dei frammenti di quel particolare ornamento, senza farsi vedere da Petyr.

Una volta aveva sentito dire che il veleno è l'arma delle donne, e dal momento della sua fuga, Sansa non aveva desiderato niente di meno che viaggiare disarmata.

-Non ti ho mai ringraziato per avermi salvata da Approdo del Re- bisbigliò lei, sperando che il suo volto ostentasse pura e sincera riconoscenza.

-No mia cara- il volto di lui ora le era arrivato così vicino che Sansa riusciva a sentire l'odore dolciastro del vino nel suo alito -sono io che devo ringraziare te. Non avrei avuto nulla di tutto ciò se non fosse stato per te. E a questo proposito, voglio fare un brindisi- aggiunse dopo poco, a voce alta, cercando di farsi udire dagli invitati.

-Non potete brindare con il calice vuoto- gli fece notare lei con tono quasi allegro -lasciate che ve lo riempi-

Petyr la fissò un secondo, come se non avesse realmente capito cosa la ragazza intendesse. Poi le sorrise.

Sansa mosse il proprio braccio in maniera consapevolmente maldestra, in modo da urtare il calice.

Questo rotolò sul tavolo, spargendo il suo contenuto sul ripiano in legno, quindi cadde sul pavimento con un tintinnio metallico.

-Perdonatemi- si scusò lei, continuando a sorridere candidamente.

Petyr farfugliò qualcosa, poi tentò di abbassarsi per recuperare la coppa, ma Sansa fu più rapida e lo precedette.

Da quel momento in poi, la ragazza percepì ogni suo movimento come più fiacco, quasi che il tempo avesse per qualche istante rallentato il suo corso. Sentiva il sangue pulsarle violento lungo le tempie, ed una morsa ferrea le attanagliava lo stomaco. Non udiva nemmeno più il baccano della folla festante.

Ancora un istante di esitazione, l'ultimo che si concesse, prima di lasciare scivolare la pietruzza nel calice.

Si rialzò, e riempì il bicchiere di vino, quindi lo porse all'uomo che le sedeva accanto.

-Grazie, Sansa- disse Petyr con tono strascicato, afferrando la coppa che la ragazza gli stava porgendo.

Non lo aveva mai visto così; le guance arrossate, le palpebre che faticavano a restare aperte, e quel fastidioso sorriso sornione.

Non mi mancherai pensò alla fine, in un moto di liberazione non mancherai a nessuno.

-Attenzione!- esclamò lui, cercando di zittire la folla chiassosa -attenzione, carissimi ospiti!-

All'inizio sembrarono tutti volerlo ignorare; poi, man mano che continuava imperterrito a richiedere il silenzio, gli invitati ammutolirono.

Petyr si schiarì la gola.

-Un brindisi- annunciò subito dopo, alzando in aria il calice -a Nido dell'Aquila, che mai cadrà sotto il giogo nemico!- declamò, e tutti mostrarono la loro approvazione.

-E...- continuò lui, una volta che gli applausi si furono estinti completamente -a Lady Sansa, che molto presto convolerà a liete nozze con il nostro amato Giovane Falco!- esclamò, indicando prima Sansa e poi Ser Harrold, seduto poco oltre, sulla destra. Quindi, tracannò a gran sorsi il vino, lasciando cadere qualche rivolo vermiglio lungo la gola arrossata.

Sansa si accorse che il suo nuovo spasimante la fissava, sorridendo serenamente. I suoi occhi, di un azzurro intenso, brillavano di una luce particolare, come se si fosse reso conto solo allora di cosa avrebbe voluto dire sposare l'ultima degli Stark.

Sansa gli lanciò un sorriso incoraggiante. Dopotutto, non sarebbe stata una cattiva idea accettare l'accordo matrimoniale. Nido dell'Aquila possedeva un esercito, un esercito potente, che le avrebbe permesso di contrastare le forze dei Lannister.

Doveva ammetterlo; Petyr Baelish aveva visto giusto, quasi su tutto.

Il punto non era quello; la notte prima, mentre l'intero castello dormiva, lei era rimasta ben sveglia a rimuginare. Ed era arrivata ad una conclusione; non avrebbe permesso mai più a nessuno di costringerla a fare qualcosa che non voleva, di usarla, di abusare di lei. Ne aveva avuto abbastanza. Voleva poter scegliere, essere libera di sposare chi le pareva, qualcuno che le avrebbe garantito sicurezza e prosperità. E non si sarebbe più limitata a sopravvivere, in bilico su di un baratro senza fondo. Avrebbe vissuto una vita degna di questo nome.

Un rumore molesto la fece voltare di scatto.

Petyr aveva preso a tossire..

-Vi sentite bene Lord Baelish?- gli chiese con tono preoccupato, sporgendosi nella sua direzione.

Lui le fece un gesto secco con la mano, come a dirle che non era nulla, mentre con l'altra si teneva poggiato al tavolo, per evitare di perdere l'equilibrio.

Ben presto, il suo copro venne scosso da violenti spasmi.

Con gli occhi strabuzzati, ed il volto divenuto paonazzo, si portò le mani alla gola, boccheggiando come un pesce fuori dall'acqua.

Ora Sansa non era più l'unica ad osservare la scena, e man mano che gli spasmi ed i lamenti strozzati divenivano più frequenti, tutta la sala cadde in un sinistro silenzio.

-Aiuto!- gridò Sansa -sta soffocando! Fate qualcosa, sta soffocando!-

In breve, ulteriori grida si unirono alle sue.

Il volto dell'uomo somigliava sempre di più ad una grottesca maschera rossa, con il sangue che usciva in rivoli cremisi dalle narici . Persino gli occhi erano colmi di quel raccapricciante rosso incandescente.

Sansa aveva già assistito a quel macabro spettacolo, durante le Nozze Porpora. E nel volto sofferente di Petyr, vedeva quello orribilmente alterato di Joffrey, il giorno della sua morte. Un altro banchetto, un altro omicidio, ma le stesse identiche sensazioni.

Orrore, puro orrore, ed una certa dose di soddisfazione. A se stessa non poteva negarlo. Poteva fingere, recitare la parte della donzella terrorizzata, ma dentro di sé sapeva bene che le sue mani erano sporche di sangue. Il sangue di Petyr Baelish, che proprio in quel momento stava cadendo a terra, in preda alle ultime convulsioni. Per qualche assurda ragione, voleva chinarsi al suo fianco, per non perdersi gli ultimi istanti di vita dell'uomo.

Il Mastino le aveva detto la verità; nello spietato mondo in cui vivevano, erano tutti assassini: Petyr, Ramsey, Joffrey, Cersei, Tywin, e ancora suo padre, suo fratello, lei stessa... tutti vittime e allo stesso tempo carnefici, predatori e prede in quell'orrida foresta di odio e sangue.

Ma tutto questo non le importava più; ora desiderava solo accasciarsi accanto a colui che aveva contribuito a renderla ciò che era diventata; un'assassina. Voleva guardarlo negli occhi e fargli sapere che aveva commesso l'errore più grande della sua vita, quando aveva scelto di salvarla dalle fauci dei Lannister .

Petyr ruotava convulsamente le pupille, alla ricerca di una qualche forma di aiuto, oppure di semplice misericordia. Sansa attirò a se il suo sguardo.

Sarò l'ultima cosa che vedrai pensò spietatamente, con un sorriso appena accennato sulle belle labbra rosee.

E, finalmente, Petyr capì ogni cosa. Capì che lui stesso aveva creato quella splendida, fatale creatura. Aveva raccolto i resti infranti della vecchia Sansa Stark, e li aveva usati per forgiare un'arma troppo potente da controllare. Lo comprendeva solo ora, ed era al medesimo tempo terrorizzato ed estasiato.

Le lanciò un ultimo sguardo, pregno di meraviglia e, forse, ammirazione. Poi chiuse gli occhi, e le tenebre lo avvolsero.

 

Note dell'Autore

 

Salve!

Parto col dire che Sansa è uno dei miei personaggi preferiti all'interno della saga. Ha dimostrato di avere un coraggio ed una forza straordinari, soprattutto se si considera tutto ciò che ha passato.

Ho scritto questa FF proprio per discostarla dalla sua solita condizione di vittima.

Ho preso  vari elementi sia dalla serie (il matrimonio con Ramsey) che dai libri (come ad esempio i personaggi di Lord Manderly e Ser Harrold Hardyng).

Fatemi sapere che ne pensate, e alla prossima!

Montreal.

  
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