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Autore: Lady A    13/02/2016    14 recensioni
Questa storia Partecipa al contest “The Sugar love”.
Oscar e André. Due vite in bilico tra la morte e l’amore, la disperazione e la speranza.
Dalla storia:
[…] «Sono io allora ad aver mosso la tua compassione? Sapere dal Dottore che diventerò cieco ti ha spinto a voler vivere il poco tempo che ti resta accontentando un disperato come me?».
Un’inaspettata durezza nella sua voce, nelle sue parole! Lo guardai sconvolta, incredula e amareggiata dalle sue insensate illazioni.
«Ma cosa stai dicendo André?!!». Gridai con rabbia, avvicinandomi a lui come un avvoltoio.
Sei impazzito?!
«Oscar, se avessi una possibilità con il conte Fersen, correresti da lui?».
Violenta e incontrollata, la mia mano colpì il suo viso.
Chi era quell’uomo dinanzi a me?
No, non poteva essere André!!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Étoiles
 

[André]


 
«Fucilieri, ora mirate tutti al loro Comandante e mirate al petto!».

«State attento Comandante Oscar!!».

«Oscar! Alain!».


14 luglio 1789.
La Bastiglia si era arresa a noi, figli del popolo, fratelli uniti per il destino di una nuova Francia.
Quel giorno pregai continuamente Dio che la vista non mi abbandonasse, non di nuovo. Una luna nuova nasceva alta, in un cielo lacrimante di stelle. Solo alcune ore prima, il rombo violento dei cannoni e dei fucili aveva imbrattato di morte l’aria. Uomini, donne, bambini, nessuno di loro aveva potuto sottrarsi dall’abbraccio eterno della Nera Signora. La folla esultante soffocava ancora le strade principali di Parigi, quando assieme ad Oscar e ai miei compagni, ci ritirammo in una locanda per trascorrere la notte. Faticavo molto a distinguere i loro volti, ma nei mesi, avevo imparato a destreggiarmi nell’impassibilità delle ombre. Dovevo vegliare su di lei a costo della mia stessa vita. Ma quella mattina non ne fui capace. La paura di perderla dilagava continua nel mio petto. Inghiottito dalla più completa oscurità, nel bel mezzo della battaglia, non ero riuscito a trarla in salvo da un’incessante pioggia di proiettili. Era stato Alain ad intervenire prontamente al mio posto. Gli dovevo molto, tutto. Fu proprio questa mia incapacità, mischiata a una logorante sensazione di impotenza, a far vacillare ogni certezza. Nelle mie precarie condizione, quali speranza per un futuro migliore avrei potuto garantire ad Oscar? Lei che solo il giorno prima si era proclamata mia moglie dinanzi ai suoi uomini, affidandosi completamente a me, come una creatura celestiale! La cercai con lo sguardo. Un senso di inquietudine mi vibrò nel profondo del cuore. I suoi occhi di gelido fuoco, erano sfuggenti come le stelle di quella sera. Prima di ritirarci nelle nostre stanze, ci fermammo a brindare in onore della vittoria. Lei inaspettatamente non si unì a noi, allontanandosi verso il silenzio della sua camera. La raggiunsi nel corridoio. Sforzandomi, misi a fuoco il suo viso. Era pallido, terribilmente pallido. Tra le bianche mani, stringeva un fazzoletto di stoffa. La vidi irrigidirsi.
Alle sue parole, avvertii un’ondata di gelo penetrarmi fin nelle ossa.
«André, non ho bisogno di… sono… sono molto stanca, preferisco restare sola. Buonanotte.».
La sua figura esile ma austera, si confuse con le increspature antiche della notte.
Come i sogni svaniscono ai primi baci dell’alba nascente, di quella passione che ci aveva visti uniti al cospetto del cielo, non restava che un’immemore ricordo.

Raggiunsi i miei compagni. Cercai e credetti ancora una volta di trovare sollievo nel vino. Quante sere avevo trascorso ad ubriacarmi per dimenticarmi di lei? Per continuare a vivere nel silenzio di quell’amore ricambiato il più delle volte con fredda e cruda indifferenza?

«André! Cosa fai ancora qui? Pensavo fossi andato a far compagnia alla tua donna!» La voce di Alain mi costrinse a riemergere dai frammenti dei miei pensieri. Si sedette accanto a me, sorridendomi sornione.
«Oscar preferisce restare sola…». Pronunciai con un amaro sorriso in sua direzione, continuando a bere del vino.
Mi ha espressamente detto che non ha bisogno di me.
«Alain, se non fosse stato per te… l’hai salvata, ti sono debitore…».             
Se solo le fosse accaduto qualcosa, sarei morto con lei.
«A cosa servono gli amici altrimenti?». Alain rise divertito, posandomi una mano sulla spalla.
Brindai per l’ennesima volta.
«Comincio a temere di essere solo un peso per lei…». Sussurrai sottovoce, quasi senza rendermene conto.
In vino veritas…
«André smettila di bere e di dire sciocchezze! Domani mattina vi chiarirete! Magari adesso è soltanto stanca e scossa, il suo viso è sempre più pallido e sembra dimagrire ogni giorno che passa…».

Furono quelle ultime parole ad impedirmi di continuare a bere. Il dubbio che Oscar mi nascondesse qualcosa si affacciò prepotente, sui sentieri della mia ragione. Mi alzai di colpo. Con passo malfermo, con non poche difficoltà, mi precipitai verso la sua camera. Feci per bussare, ma mi fermai. Malgrado la poca nitidezza del mio sguardo, attorno ai bordi della maniglia, scorsi tracce di sangue ancora fresco, inequivocabile. Raggelai. Al di là della porta, cupi come i rintocchi di Notre Dame, mi giunse al cuore, il suono violento della verità.
 



[Oscar]


Tentai di soffocare l’ennesimo colpo di tosse di quell’eterna giornata, l’ultima che vissi come Comandate della Guardia Francese. Fallii miseramente. Quel 14 luglio, temetti che la mia vita giungesse al termine prima del previsto. Tremai a quel pensiero. Non ero pronta ad affrontare la morte, non dopo aver consacrato la mia esistenza con quella di André. Ma non ebbi il coraggio di essere pienamente sincera con lui. In cuor mio, ancora non volevo cedere a quel male che come una candela, consumava il mio corpo e la mia anima ogni giorno di più. Ripensai alla freddezza con la quale l’avevo trattato quella sera. Desiderai ardentemente averlo al mio fianco in quel letto, ma al contempo, temevo con tutta me stessa di svelarmi a lui in quelle condizioni. I rintocchi alla porta mi giunsero come l’eco di un mondo lontano. Stancamente, mi misi a sedere, piegando sul comodino il fazzoletto macchiato di sangue.
«Oscar…».
Riconobbi subito la sua voce. La sua figura si fece avanti lentamente. Con discrezione, richiuse la porta alle sue spalle. Il mio cuore riprese a pulsare vivo nel petto.
«Oscar stai bene? Ti ho sentito tossire…».
Per un momento mi mancò il respiro. André rimase fermo ad osservarmi.
Abbassai lo sguardo.
«Sì… sì André, sto bene, sono solo molto stanca…». Mentii, ma la mia voce fuoriuscì debole. Stentai a riconoscerla. I miei occhi tornarono nei suoi.
«Si tratta della tisi…».
Sussultai, presa alla sprovvista. Le sue parole giunsero come un’atroce condanna.
André…
Come aveva fatto a…?
«Ho visto mia madre morire di questo male…».
Sgranai gli occhi incredula. Il cuore parve fermarsi.
«Perché mi hai ingannato per tanto tempo?».
Quella domanda, la stessa che gli porsi io la notte del 12 luglio, risuonò come la più potente delle accuse.
Aveva ragione.
Mi alzai a fatica. Era giunta l’ora della verità ma qualcosa mi bloccò. La disperazione che lessi sul suo volto, il suo occhio incredibilmente lucido che presto si sarebbe spento come l’altro. Tutto questo solo per proteggere me, per amore.
«Temevi forse di andare incontro alla mia compassione?».
«Non volevo che ti preoccupassi, la tisi non è una malattia incurabile…». Risposi di getto.
Questa la rassicurazione del Dottor Lassonne…
«Sono io allora ad aver mosso la tua compassione? Sapere dal Dottore che diventerò cieco ti ha spinto a voler vivere il poco tempo che ti resta accontentando un disperato come me?».
Un’inaspettata durezza nella sua voce, nelle sue parole! Lo guardai sconvolta, incredula e amareggiata dalle sue insensate illazioni.
«Ma cosa stai dicendo André?!!». Gridai con rabbia, avvicinandomi a lui come un avvoltoio.
Sei impazzito?!
«Oscar, se avessi una possibilità con il conte Fersen, correresti da lui?».
Violenta e incontrollata, la mia mano colpì il suo viso.
Chi era quell’uomo dinanzi a me?
No, non poteva essere André!!
«Vattene André! Se questo è quello che pensi, non abbiamo più nulla da dirci!». Gli intimai furiosa, stringendo i pugni verso di lui. Avevo le lacrime agli occhi. Puntuale, la tosse ritornò a squassarmi il petto. Caddi in ginocchio.
Fu solo in quel momento che capii che la morte aveva più facce.

 

[André]


Quanta vulnerabilità più celarsi in un uomo corrotto dalle tenebre della paura? Le mie parole furono brutali così come quelle mani che una notte lontana arrivarono a spogliare il suo corpo. Il terrore di perderla per una malattia che lei continuava a celarmi, mi accecò la ragione. Arrivai perfino a dubitare del suo amore per me. Ritornai con la mente al ricordo di mia madre. Riconobbi tutti i sintomi di quel male che stappò la sua vita dalle mie braccia bambine. Non avrei mai accettato lo stesso esito per Oscar, mai! Qualunque cosa ma non la sua morte! In preda a dei violentissimi attacchi di tosse, Oscar cadde in ginocchio. Mi destai come da un incubo. Piangeva. Mi sentii morire dentro. Mi abbassai su di lei, stringendola disperato tra le braccia.
«Vattene via André, va via!».
Ringhiò con forza. Si dimenò nel mio abbraccio ma io ebbi la meglio.
«… Perdonami… perdonami Oscar…». Le lacrime scesero silenziose sul mio volto. Le accarezzai il viso. La presi dolcemente tra le braccia, poggiandola sul letto. Mi chinai su di lei. Baciai i suoi capelli e le sue labbra di sangue fino al sorgere di quel sole che mi rese orfano della luce.

Pregai continuamente Dio.
Silenziosamente, implorai la sua pietà.
 
«André, ricordi la nostra aggressione a Sant’Antoine?».
Oscar si mosse nel mio abbraccio. Ebbi la certezza che cercò il mio sguardo.
«Ho avuto tanta paura di perderti, se ti fosse accaduto qualcosa…».
La sua voce giunse con una dolcezza tale da sorprendermi. Lieve come pioggia estiva, la sua bocca inesperta, si posò sulla mia.
«Se non fosse stato per Fersen…».
Mi lasciai sfuggire con un mezzo sorriso, sfiorando in un nuovo piccolo bacio le sue labbra. Ripensai al terrore provato per lei in quel momento. La folla avrebbe potuto fare di me quello che voleva, ma di lei…
«E’ stato in quel momento, tra le rassicurazione di Fersen che ho capito di amarti, di amarti davvero, con tutto il cuore…».
Rimasi senza parole. Cercai di mettere a fuoco il suo viso ma non ci riuscii, ma sorrisi di commozione. La strinsi forte, carezzandole la schiena.
«Oscar… ».
«Io voglio vivere André! Perdonami… perdonami per tutto quello che ti ho fa-… ».
Con foga, catturai nuovamente le sue labbra.
Il buio smise di esistere.
«Ascolta André…». La voce le tremò.
«Io vorrei… vorrei diventare tua moglie, vorrei che tu mi portassi in un piccolo villaggio, in una piccola chiesa, dove ci sarà una semplice cerimonia. Ecco André vorrei solo che tu mi dicessi che io diventerò tua moglie, che insieme ce la faremo…».
Vidi la luce con il cuore.
«Ma certo Oscar, lo diventerai è la cosa che più desidero al mondo!».
Risi e piansi con l’anima.
Si narra che le stelle muoiano solo per permettere al nuovo giorno di nascere.
 
 
  
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