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Autore: jaynakahara    13/02/2016    5 recensioni
{One shot - 735 parole}
Lyra piangeva, ora, tentando di trattenerlo in quel mondo ancora un istante, solo uno, perché non era pronta a dirgli addio.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lyra Belacqua, Pantalaimon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a Philip Pullman.

Questa fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro}


We’ll be always together


La mano tremante di Lyra sfiorò il morbido pelo di Pantalaimon. Il daimon si rannicchiò maggiormente contro la guancia della donna ormai anziana, trasmettendole il proprio calore.

L’aletiometro brillava appena alla luce fioca dell’alba che filtrava dalla finestra, uno spiraglio di polvere tra le tende tirate, stretto tra le dita sottili. La donna, stesa sul letto, teneva gli occhi chiusi. Il suo respiro era ridotto a un lieve rantolo che sollevava appena il petto coperto dalle lenzuola.

Lyra aveva fatto una promessa, molto tempo prima, e l’aveva mantenuta fino a quel momento, ma scoprì di non riuscirci più. Non ora che era così vicina al passaggio nel regno della morte, non ora che poteva finalmente guardarsi alle spalle e raccogliere i cocci della sua vita, scrivere le ultime righe della storia che presto avrebbe raccontato ad Alibenigne.

Perché aveva promesso di non pensare mai a come sarebbe stato se avessero avuto una possibilità, per non essere costretta a confrontare la realtà con i suoi sogni, ma ora suo marito se n’era andato e lei sentiva di avere il diritto di abbandonarsi alle proprie placide illusioni, in quelli che sentivano erano i suoi ultimi istanti in quel mondo.

La sua era stata una vita piena: era tornata al Nord, aveva incontrato nuovamente Iorek Byrnison, il suo intrepido campione, e aveva abbracciato per l’ultima volta Serafina Pekkala. La strega l’aveva osservata a lungo, consapevole della brevità della vita umana e conscia che quello sarebbe stato un addio, infine l’aveva baciata e l’aveva salutata chiamandola sorella.

E nel regno della morte, Lyra lo sapeva, avrebbe rivisto Will.

Perché il ragazzo le era entrato nell’anima, e una parte di lei, quella parte che viveva e respirava nella piccola martora accoccolata sul cuscino, era rimasta indissolubilmente legata a lui. E Lyra lo sapeva, con la stessa certezza con cui comprendeva che non avrebbe visto il sole sorgere un’altra volta, che anche Will era arrivato alla fine della vita per come l’avevano conosciuta fino ad allora.

Quando Pantalaimon emise un breve lamento, soffocato contro la sua guancia, la donna permise alle lacrime di scavare scie bollenti lungo le guance.

— Pan — sussurrò piano, e il daimon rispose chiamando fiocamente il suo nome.

Pantalaimon, il suo amato compagno, l’unico che aveva potuto capire l’enormità del suo dolore nell’oltrepassare la finestra nella Oxford di Will e dare le spalle a quello che avrebbe potuto essere il suo futuro. Il suo fedele amico, la sua anima.

— Ti penti ancora di non avermi impedito di entrare nel Salotto Privato del Jordan?

Il daimon tremò, e Lyra sentì che anche lui si univa al suo pianto silenzioso, la pelliccia sotto gli occhi arruffata e bagnata.

— Oh, Lyra — bisbigliò al suo orecchio, singhiozzando piano — Promettimi che resteremo insieme sempre. Non voglio passare oltre senza di te.

Un singulto scosse il petto della donna.

— Ti ricordi cosa dissi quando tentarono di separarci a Bolvangar? Mai, Pan, non ci separeremo mai. Tu e io saremo sempre insieme. E con noi ci saranno anche Will e Kirjava e Hester e il signor Scoresby, e insieme vedremo tutti i mondi esistenti, saremo ovunque e da nessuna parte, anche lì dove volano gli angeli.

Avvertiva sempre meno il corpicino sottile della martora sfiorarle il viso, e capì che era davvero la fine.

— Lyra… — la voce di Pantalaimon era un soffio — Sono felice di… essere stato il tuo daimon.

Lyra piangeva, ora, tentando di trattenerlo in quel mondo ancora un istante, solo uno, perché non era pronta a dirgli addio.

Voleva poter giocare assieme a lui nei giardini del College ancora una volta, tornare ad avere la sicurezza di una lunga vita davanti. L’idea di non poterlo più avere vicino com’era ora, di non poter più sentire il suo calore, di non poterlo più abbracciare, la straziava, e concentrò tutte le sue ultime energie nel restare vigile per lui.

— Non potevo desiderare compagno migliore, mio amato Pan.

Pantalaimon trovò la forza di strisciare fino al petto di lei, che se lo portò al volto e lo strinse calorosamente mentre le loro lacrime si mischiavano un’ultima volta.

— Oh, Pan — sospirò Lyra, mentre il suo spirito si liberava della costrizione del corpo — Vedrai, non riusciranno a separarci. Saremo per sempre una cosa sola, anima mia.

L’aletiometro scivolò dalle coperte e cadde a terra, le lancette immobili.

Poi il petto di Lyra smise di muoversi, e tra le sue dita Pantalaimon si dissolse in una nebbia scintillante.


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