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Autore: Darth Rainbow    13/02/2016    2 recensioni
Nyss e Myrtle sono un duo piuttosto particolare con il pallino per i furti, le astronavi e le pistole. Sono soddisfatte della propria vita fino a quando Thorn, il capo della più influente organizzazione criminale della Galassia, le costringe a entrare nella sua banda. Tra tigri giganti, telepati, alieni viola minacciosi, androidi, pianeti remoti, governatori corrotti, piscine idromassaggio e covi umidi e sgradevoli, le loro vite verranno leggermente sconvolte...
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dedico questo capitolo a Elengarden, che mi ha convinta a riprendere la pubblicazione.
Chiedo perdono ai miei lettori, prometto che sarò più costante nell'aggiornamento.
P.s. Gli scleri sulle ship sono i benvenuti - e sappiate anche che potrei essere influenzata dai vostri giudizi ;)

 


CAPITOLO VI

 

I giorni precedenti all’arrivo su Unidrus li aveva spesi addestrandosi con il suo nuovo Dardo. Il pianeta ghiacciato su cui si erano stabiliti, di cui continuava a scordarsi il nome, costituiva una palestra ideale, date le sue intricatissime formazioni naturali che rendevano ogni manovra pressoché impossibile. Tuttavia Myrtle riuscì rapidamente ad acquisire dimestichezza nelle manovre, per cui, una volta messo piede sul terreno sabbioso e arido del governatore Taigon Hobock, si sentiva carica e pronta ad affrontare ogni sfida a testa alta. 

 

Il suo spirito baldanzoso venne però seriamente incrinato  quando Nyss la costrinse a una sessione intensiva di trattamenti di bellezza, nella missione di renderla un essere sessualmente appetibile. Dopodiché, la rossa la rinchiuse nella stanza che condividevano, costringendola ad indossare una serie di lembi di stoffa che definirli abiti era fin troppo audace. Il tutto condito da un Venus che, fasciato da un paio di pantaloni leopardati, la fissava con la stessa aria famelica di un leone con una una zebra indifesa e spaventata, languidamente adagiato sul loro letto.

“Ti ci dovrai abituare, cuore mio” le aveva detto con voce melliflua. 

Nyss dal canto suo le aveva ogni volta infilato vestiti sempre più raccapriccianti: tra giarrettiere, lingerie in pizzo, sottovesti in seta, gonne con spacchi vertiginosi, tute in latex aderenti come seconde pelli, e persino qualche capo leopardato tanto amato dall’androide, la sua stilista entrò seriamente in crisi quando non riuscì a trovare ‘l’abito perfetto’.

 

Venus per tutta la durata della sfilata aveva pronunciato pochissime parole, limitandosi piuttosto a fissare Myrtle con una serie di sguardi che sfumavano dal sornione al vorace, dal malizioso all’intenerito.

 

“Nyss, mia incantevole creatura, credo che tu stia sbagliando approccio” esordì infine con voce pacata.

“Cosa intendi dire?” La rossa si girò, aggrottando le sopracciglia.

“Intendo dire che dovresti lasciare a Myrtle il compito di scegliere gran parte degli abiti. La vera seduzione parte da una volontà di esprimere se stessi e comunicare attraverso il corpo. Invece, per come stai agendo ora,” e indicò la mora “rischieresti di trasformarla in una tua grottesca caricatura.”

Nyss la squadrò per un momento mordendosi il labbro, segno che stava pensando intensamente. “D’accordo, mi sembra una buona idea”

 

Venus si alzò mollemente, si stiracchiò in tutta calma, e poi piantò i suoi occhi ambrati in quelli di Myrtle:

“Ho un compito per te” disse. “Devi pensare al tuo ideale di bellezza, a ciò che tu segretamente vorresti aspirare ad essere. Non parlo di esser semplicemente sexy, ma di quell’esplosiva alchimia che è la sensualità unita alla personalità. Ci sta un tipo di donna a cui tu hai mai guardato e hai pensato ‘Oh, come vorrei esser come lei, anche se ho le movenze di uno scopettone e il carattere di uno stuzzicadenti ’” ?

 

Myrtle lo guardò male e si schiarì la voce, ma non trovando nulla di tagliente con cui replicare si limitò a dire:

“Io… Io in realtà ho sempre voluto essere come una di quelle ragazze punk. Quelle che indossano giacche di pelle dalle spalle imbottite e le zeppe, che fumano sigarette e in generale spaccano i culi. Oppure quelle con le canottiere aderenti e i pantaloni larghi in stile militare.”

 

“Calze a rete…” si illuminò Nyss. “Calze a rete strappate. Con dei pantaloncini corti sopra, rigorosamente neri. Ah, e anfibi.” 

“Con richiami post-apocalittici” le fece eco Venus.

“Avevo intravisto una giacca di pelle rossa che mi faceva impazzire” aggiunse Myrtle, titubante.

“E sotto alla giacca indosserà quel top che era indistinguibile da un reggiseno” concluse il cyborg. Poi si girò a guardarla. “Ma guardala, i suoi occhi si sono illuminati” la prese in giro. 

“Non è vero!” protestò Myrtle “Siete dei maniaci pervertiti che si divertono a torturare povere fanciulle innocenti.”

“Creatura, non hai mai avuto la risposta pronta e brillante, non cercare di replicare” la rimbeccò Nyss distrattamente, mentre frugava nell’armadio.

“Cosa? Ti ricordo che ho convinto Thorn a non ucciderci, grazie alla mia impeccabile dialettica.”

“Questo perché Thorn non brilla di intelligenza come vuole far credere” si intromise Venus.

“Questo perché Venus è geloso che Liu sia innamorato di Thorn” rilanciò inaspettatamente Nyss, sempre dandogli le spalle. Myrtle scoppiò a ridere. “Giusto Venus” lo prese in giro “come ti trovi a condividere la stanza con Liu?”

“E tu invece?” replicò l’androide, fissando però la rossa “Come ti trovi a condividere la stanza con Nyss?”. Myrtle aggrottò le sopracciglia, e vide che l’altra si era girata di scatto, prima che Barticus entrasse nella stanza e afferrasse i suoi molestatori scaraventandoli fuori dalla porta.

“Abbiamo già perso troppo tempo senza che questi due ne perdano altro impelagandosi in conversazioni inutili” disse, senza guardarla negli occhi. “Prendi i vestiti che ti servono e facciamola finita."

***

 

La polvere le bruciava gli occhi e la gola, rendendole difficile respirare. Situata al centro dell’arena accanto al suo Dardo, con il sole cocente  che le infiammava la fronte, Myrtle era sicura si sarebbe ritrovata con un bel pomodoro al posto della faccia prima di sera. I vestiti che aveva scelto poi, erano una vera e propria tortura. Aveva dovuto rinunciare alla giacca di pelle per rimanere praticamente nuda, con solo una sottile fascia che copriva il seno e un paio di shorts sbrindellati, le calze a rete che si abbinavano ai manicotti, e il supplizio degli anfibi che le facevano ribollire i piedi.L’unica benedizione erano un paio di occhiali scuri. Si sentiva fuori posto e ridicola, e preferiva concentrarsi sul caldo soffocante piuttosto che soffermarsi sul nervosismo procurato dall’imminente gara. Intorno a lei vi era il caos, con gli spalti straboccanti di gente di ogni specie che strepitava con entusiasmo. Nel suo orecchio Liu le stava dicendo qualcosa, ma le riusciva difficile concentrarsi.

“Avvicinati a Nyss, mettiti in mostra!” riuscì alla fine a comprendere. Guardò dubbiosa la catena che teneva tra le mani, collegata a un collare indossato da Nyss, mozzafiato nel suo solito abito bianco. Fu Nyss a prendere l’iniziativa, accoccolandosi ai suoi piedi e accarezzandogli una gamba, mentre metteva in mostra lo spacco del vestito. Myrtle cercò di sembrare a suo agio, ma quell’idea non gli piaceva neanche un po’. 

“Ogni essere umano di sesso maschile ama una visione lesbica” aveva argomentato Liu, spalleggiato da Venus “e Nyss riuscirà sicuramente a catalizzare l’attenzione su di voi da quel punto di vista, interpretando la parte della tua ancella semi-schiava sessuale. Starà a te poi catturarla ulteriormente con le tue doti da pilota. L’attenzione, non Nyss” aveva poi aggiunto sogghignante.

Idiozie di Liu a parte, si sentiva assai inquieta: non aveva mai partecipato a una gara, tantomeno clandestina. Guidava astronavi in situazioni totalmente diverse, in cui conosceva bene i rischi a cui andava incontro e sapeva prevederli. Un brutto presentimento aleggiava su di lei come un’ombra impalpabile.

 

“Ecco che entra Taigon” gracchiò Liu nel suo orecchio. La folla aveva emesso un boato, e il governatore era apparso sullo spalto riservato a lui, mentre il grande schermo proiettava la sua immagine ingrandita, salutando tutti i presenti con un piglio da imperatore, con sottobraccio due schiave, entrambe umane, una mora e una bionda come nei peggiore dei cliché, appoggiate languidamente su di lui. Era un uomo allo stesso tempo altezzoso e malizioso, dal volto magro con dei folti capelli striati di grigio e barba lunga e ben curata. L’età ormai avanzata si evinceva anche dalle rughe intorno agli occhi neri e vispi, il che gli conferiva una maggiore intensità nello sguardo.

Myrtle suppose con una nota di panico che non si sarebbe rivelato un avversario facile.

“Cosa ne pensi?” sussurrò a Nyss.

“Sembra il cattivo per antonomasia. Ma è un bene: fosse stato bonario e gentile l’avremmo certamente sottovalutato.  Solo che… può una persona essere così stereotipata?”

Effettivamente il governatore aveva sfoderato un sorriso da squalo, che ben si adattava al suo personaggio. Tuttavia, la gara stava per iniziare e Myrtle dovette portare l’attenzione su questioni più urgenti.

 

I partecipanti a quel primo round erano diverse centinaia e i cronisti non si persero in presentazioni individuali, limitandosi a inquadrarli brevemente uno ad uno. Osservandosi sul grande schermo,  Myrtle dovette ammettere che formavano una coppia assai gradevole esteticamente, merito soprattutto dell’abilità della mutaforma a mettersi in mostra. Durante la gara eliminatoria il sangue sarebbe scorso a fiotti, affermava eccitata la gente, e lei si augurava fosse in senso metaforico. 

“Tranquilla dolcezza, andrai a bomba. Sei una pilota formidabile” le disse Nyss, scoccandole uno di quei suoi preziosi sorrisi smaglianti. Assurdamente, ciò la fece calmare.

“Grazie Nyss” disse di rimando. La rossa, con una presenza di spirito maggiore della sua, le fece notare che la gara stava per iniziare.

“Augurami buona fortuna” disse con una faccia scura. L’altra a quel punto non disse nulla, fissandola negli occhi con una strana espressione. Fece per dire qualcosa, ma poi la prese per il mento e la baciò.

Il cervello di Myrtle andò in tilt per la sorpresa, e quando l’altra interruppe il bacio, e la lasciò andare togliendole la mano dalla vita, per la quale neanche si era resa conto di esser stata presa, non seppe cosa dire. 

“Stendili tutti” asserì invece l’altra, guardandola al di sotto delle sue lunghe ciglia. Quindi, si allontanò fluidamente. Leggermente sconvolta, Myrtle si voltò dalla parte opposta ed entrò nell’abitacolo. Prese un profondo respiro e si allacciò la cintura, concentrandosi sul suo obiettivo. Il rumore dei motori che si accendevano le riempì le orecchie, e si calmò. Tutti i suoi sensi erano allerta per carpire il segnale del via, e il cuore le batteva forte in petto. Quando la luce verde sopra di lei si accese, affondò il piede nell’acceleratore schizzando in avanti, insieme a una moltitudine di navicelle di ogni forma e dimensione. Il primo tratto era un lungo rettilineo, ampio in larghezza, che si estendeva a perdita d’occhio nella piana desertica. Guidare era difficile, accalcati com’erano, e il rischio di collidere con un vicino era grosso. Un impatto laterale la fece sbandare a sinistra, strappandole dalle labbra un grido di sorpresa. Riprendendosi in fretta, afferrò più saldamente i comandi, stringendo i denti. Guardandosi intorno, finalmente capì la dinamica di quella prima parte della gara:  ogni pilota stava cercando di mandare fuori pista i suoi avversari, anche a costo di brutti incidenti. Schivò un  Dardo più grosso di lei che le stava venendo addosso, e ringraziò l’elevata manovrabilità del suo veicolo. 

“Bene” si disse “non è molto diverso da quando sfreccio per il traffico delle metropoli sulla Skyboard”. Data la sua piccola taglia, improntò la sua strategia ad evitare colpi piuttosto che a infliggerli, anche se ogni tanto si scontrò con navicelle di massa simile alla sua di cui riuscì a liberarsi con le giuste manovre. Si stava iniziando a divertire, e in breve tempo si ritrovò nel gruppo di testa, con i complimenti di Liu  che risuonavano nell’orecchio, e il cuore gonfio di orgoglio e determinazione. 

Andarono avanti tranquillamente per un po’, quando ad un tratto le scie luminose che indicavano i confini della pista iniziarono a convergere, riducendo lo spazio. Un riverbero violetto nell’aria le fece realizzare che l’intero percorso era delimitato in quel punto da un campo di forza. In lontananza si stagliavano delle misteriose strutture: quando si avvicinò capì che si trattava di immense pale disposte in serie, che giravano a velocità piuttosto elevata. Con un sorriso, passò attraverso la prima pala imitando quelli davanti a lei, riuscendo a calcolare perfettamente le tempistiche. A qualche centinaia di metri vi era la seconda pala, che vorticava più velocemente. 

 

Superò quindi le prime quattro senza impaccio, e si stava apprestando a superare la quinta ed ultima pala, quando improvvisamente vide la navicella di fronte a lei venire colpita dalle lame vorticanti e ridursi in poltiglia, i suoi frammenti in ogni direzione, uniti alle membra del suo defunto pilota. Gridò inorridita e frenò bruscamente a mezz’aria, fissando di fronte a sé con occhi sbarrati i resti del Dardo e della creatura, incapace di respirare. 

“Myrtle? Myrtle che ti è preso?” la voce di Liu risuonò distante. Iniziò a tremare convulsamente. 

“Myrtle, che diavolo stai facendo…” protestò lui, quando iniziò ad atterrare. Subito si liberò della cintura e uscì dal veicolo, quindi cercò di allontanarsi, stordita. Quando realizzò che il campo di forza la intrappolava, il panico si impossessò di lei. Corse di nuovo verso la navicella, col fiato corto e le lacrime agli occhi, e si accasciò a terra con la testa fra le gambe. Non riusciva a respirare, si sentiva come se stesse per morire. 

“Creatura, mi senti?….” la voce di Nyss riuscì a penetrare la nebbia della sua mente “Dannazione… sta avendo un attacco di panico. Myrtle rispondimi!”

“Morirò…” sussurrò in risposta.

“Dolcezza, non dire sciocchezze. Se la pilota più abile in circolazione, ce la farai, sicuramente.”

Lacrime isteriche iniziarono a solcarle le guance.

“Non ce la faccio Nyss, non posso. Non posso farlo, non posso, non posso…” ormai le parole erano quasi delle grida stridule.

“Ok, tranquilla piccola, respira profondamente e cerca di calmarti. Dammi retta e non ti preoccupare, ci pensiamo noi a te e a tenerti al sicuro” rincarò. “Ora ascoltami bene: se non te la senti ti veniamo a prendere, non ti spaventare.”

“Che nessuno si muova, dannazione” interruppe Liu “senza la mia autorizzazione. Nè prenda iniziative.”

“Ma…”

“Taci. Myrtle, sali su quella cazzo di astronave immediatamente.”

“No.”

“Si può sapere cosa diavolo ti prende, per il Grande Cosmo?”

“Morirò.” 

Dall’altro lato udì delle imprecazioni.

“Sei un pirata, una fuorilegge. Non mi venire a raccontare  stronzate come queste. Hai già rischiato la pelle innumerevoli volte e sei abituata a farlo. A che gioco stai giocando?” l’ultima frase fu un sibilo.

 

“Era diverso, che cazzo!” fu la risposta “Non ho mai rischiato la mia vita a questo modo! Il massimo crimine che ho compiuto è stato rubare qualche navicella! Calcolavo sempre il rischio, non mi sono mai messa in situazioni in cui avrei rischiato la vita sul serio” si interruppe per riprendere fiato. “Questo è diverso, qui ogni stadio è calcolato per ammazzare più gente possibile. E’ un gioco malato, ideato da una mente macabra. Non puoi metterti a scommettere con un folle, non ne esci vivo.” Dall’altra parte calò il silenzio per un po’ di tempo, finché la linea non venne ripresa da Barticus:

“Myrtle, ascoltami. Capisco il tuo sconcerto, ma purtroppo te la dovrai cavare da sola. Il campo di forza non è impenetrabile, ma richiederebbe un intervento massiccio che ci farebbe scoprire inutilmente, e a quel punto dubito che nessuno ne esca vivo. Quindi, a te la scelta:  o torni indietro da dove sei venuta, attraversando nuovamente le quattro eliche che già hai superato, oppure prendi un bel respiro, studi la situazione, e passi attraverso l’unica elica rimasta. Te lo dico sinceramente: è difficile come gara, ma è studiata per eliminare i novellini e gli incapaci. Tu non sei nessuna dei due, puoi benissimo farcela, se mantieni il tuo sangue freddo.”

Myrtle annuì, con gli occhi chiusi e le sopracciglia aggrottate. Quindi prese un profondo respiro e risalì dentro il Dardo. Il battito cardiaco si era leggermente regolarizzato. 

 

Decollò, e studiò la situazione per un minuto. Ogni tanto, qualche navicella riusciva a superare l’ostacolo, altre volte veniva schiantata, ma cercava di non pensarci. 

“E’ un movimento regolare” si disse “come la musica. Devi solo trovare il giusto tempismo, e seguire l’istinto.”

Alla fine decise di non pensarci troppo su, o sarebbe stato peggio. Calcolò rapidamente l’istante giusto, trattenne il fiato e affondò nell’acceleratore… Il rombo dell’elica la assordò, e lo spostamento d’aria le fece perdere momentaneamente il controllo del veicolo, ma si ritrovò miracolosamente dall’altra parte in un istante. Un’indescrivibile sollievo la pervase, e riprese a respirare, mentre i suoi compagni festeggiavano dentro l’auricolare.

“Sei stata magnifica” si complimentò Barticus “ora..”

“Dolcezza, non ci posso credere, sei fenomenale!” lo interruppe Nyss.

“Mi sto ufficialmente innamorando di te” aggiunse Venus, che fino a quel momento era rimasto in disparte.

“Ora basta. Fate silenzio” ordinò Barticus, che evidentemente aveva preso il controllo della situazione. “Ascoltami bene: se ti vuoi ritirare questo è il momento. Ti invieremo le coordinate di un luogo sicuro in cui dirigerti, e non sarebbe una manovra sospetta: molti piloti mediocri sono soliti farlo in situazioni analoghe, una volta realizzato che non è pasta per i loro denti e che sono sopravvissuti per miracolo. Oppure” continuò “puoi almeno tentare di finire la gara. Il prossimo round sarà tra un settimana, e questo potrebbe quantomeno darci una possibilità in più di avvicinare il governatore.”

“…D’accordo” rispose, anche se ancora tremava leggermente, e il suo tono di voce era tutt’altro che sicuro “cercherò di finire la gara.”

 

Aveva perso parecchio tempo, ma vi erano ancora concorrenti dietro di lei che dovevano superare quelle lame infernali. Dopo un secondo rettilineo, il terzo ed ultimo stadio consisteva in un viaggio attraverso strettissimi tunnel scavati nella roccia, che si attorcigliavano uno sull’altro, incrociandosi. Le difficoltà principali erano due: per prima cosa bisognava guidare con la massima precisione, perché il suo Dardo sfiorava le pareti e il minimo sbaglio avrebbe significato la fine; per seconda bisognava prestare la massima attenzione durante gli incroci dei tunnel, per evitare di collidere con un altro Dardo che sfrecciava in quel labirinto. Era tuttavia una tipologia di volo in cui Myrtle si sentiva più a suo agio, e riuscì a superarla senza gravi difficoltà.

 

Riuscì a piazzarsi settantacinquesima su centotredici concorrenti che completarono la gara, un risultato mediocre, ma soddisfacente date le complicazioni che erano sorte. Appena toccò terra, si catapultò fuori e iniziò a vomitare, con la testa che le girava. Nyss le fu subito accanto, ma la scostò stizzita.

“Dannazione, lasciami respirare un po’ ” E si incamminò da sola a grandi passi nel deserto, bisognosa di schiarirsi le idee.

  

***

 

Thorn l’aveva contattata quasi immediatamente.  Si era seduta su una roccia, con i piedi a penzoloni su uno strapiombo, riscaldata dal sole che stava tramontando e dal tiepido miscuglio di roccia e sabbia sotto di lei. Intorno vi era un silenzio quasi irreale, interrotto solo dal leggero sibilo del vento e dal volo di qualche animale che fluttuava nel cielo. Finalmente stava riuscendo a rilassarsi.

Per questo, quando il telefono squillò, fu piuttosto brusca con l’ologramma di Thorn che le si era materializzato davanti. Subito scattò sulla difensiva, convinta a dover sostenere una serie di accuse e rimproveri, ma scoprì che si sbagliava: Thorn aveva chiamato per scusarsi.

“Ho sottovalutato la situazione, e di questo ti chiedo perdono” disse. “ Non ti ho messa in guardia da cosa ti aspettava, e non mi sono premurato di controllare se effettivamente saresti stata in grado di affrontarli.”

Ciò la irritò ancora di più: “Mi stai forse dicendo che non mi consideri all’altezza? Che ti stai pendendo della tua scelta?” Era furiosa. Thorn fece una strana espressione, come se si sentisse colpevole.

“Probabilmente… ho fatto un errore di valutazione. Ti…. ah… ho preso per una che, come dire” sembrava in imbarazzo .“Quello che sto cercando di dire è che probabilmente ho assegnato questa missione alla persona che vorrei tu fossi, ma non quella che sei.” Non la stava guardando negli occhi.

“Che diamine vuol dire?” gridò lei. Thorn sospirò esasperato prima di rispondere. 

“Non lo so… Probabilmente mi sarebbe piaciuto avere a che fare con la pilota dal sangue gelido e la mente calcolatrice, spietata e determinata, che ottiene sempre ciò che vuole.” Myrtle era allibita, ma era una descrizione talmente assurda che scoppiò a ridere suo malgrado.

 

“Thorn io non… Sono senza parole. Che razza di idea ti eri fatto di me?”chiese stupita. Cosa credeva, che fosse la protagonista di un fumetto per adolescenti? Come si era fatto quell’idea della stessa persona che aveva perso completamente la lucidità per un drink corretto? Forse l’exploit con le astronavi durante il loro primo incontro doveva averlo impressionato più della sua bravura effettiva.

“Si è vero” continuò, sentendosi in dovere di spiegare quella fiducia malriposta “ero una ladra, sono una ladra, e dovrei essere abituata alla violenza. Ma non sono una criminale veterana. Io e Nyss abbiamo fatto questo mestiere per tre anni, scegliendo apposta i furti più piccoli e semplici per non rischiare la pelle: evitavamo accuratamente di scontrarci con le varie mafie per evitare di pestargli i piedi e…francamente, il fatto che una di noi due fosse una tigre mutante ci dava un certo vantaggio nel caso di uno scontro con poche armi. Poi, ovviamente sono pur sempre la figlioccia di Enthor, mi ha addestrata alla lotta, alla truffa, al volo… ed ogni cosa necessaria. Non posso dire di non aver mai rischiato la mia vita. Ma questo è diverso. Ci sta della crudeltà in quel gioco. Un totale disinteresse verso la propria ed altrui vita al solo scopi di cosa, soldi? Intrattenimento? E’ folle. E’ l’insensatezza che mi terrorizza.” 

 

Thorn la studiò per un po’ di tempo, prima di parlare:

“Non credo sia esattamente quello il problema. Stento a credere che qualcuno che è riuscito a mettere in seria difficoltà la mia flotta con una navicella sportiva rubata non abbia il sangue freddo necessario ad affrontare questo tipo di gara. Non è un’impresa che si compie ad occhi chiusi. Serve destrezza ed esperienza, e lucidità nell’affrontare situazioni di serio pericolo.”

“La destrezza potrei averla innata, ma credimi, di esperienza e lucidità ne ho ben poche.”

“Quindi, ti sono state concesse per grazia divina?”

“Giocavo tantissimo ai videogiochi?”

“Me lo stai domandando?”

“Era una domanda retorica. Diamine, ne ero drogata, ci giocavo per ore di fila e grazie al cielo Enthor mi lasciava fare, dicendo che era istruttivo. Hai idea di quanto siano realistici quei simulatori? Ne avevo trafugato uno da qualche ricco rampollo di non so dove… E poi, figurati, la quantità di materiale che si riesce a trovare su internet riguardo i punti deboli delle astronavi e le tecniche di combattimento… ero diventata una leggenda, per un paio di anni svettavo sempre nelle classifiche settimanali, prima che mi rinchiudessero in quell’orrida scuola.”

 

 

Thorn alzò un sopracciglio: “Quindi mi consigli di reclutare così i prossimi piloti? Dalle Billboard di Shoot&Kill ?”

“Potrebbe essere un’idea” fu la gelida risposta.

“Anche credendo alla tua assurda spiegazione, comunque vivere queste cose nella realtà è ben diverso, a meno che la confusione tra realtà analogica e realtà virtuale non sia più grave di quel che si pensi… o a meno che tu non abbia un serio problema di derealizzazione. No, io credo che il problema sia ben altro, e sarebbe bene tu scoprissi quale sia.”

“Un minimo le mie esperienze sul campo le ho fatte, non sto dicendo di essere una totale novellina. E comunque, stai tentando di psicanalizzarmi?”

“Ovviamente, hai appena avuto un attacco di panico, non son cose da prendere alla leggera.” Fece una pausa, prima di continuare:

“Generalmente, penserei che tu stia tramando qualcosa, purtroppo sei ancora troppo giovane e ingenua perché ciò sia realistico.”

Myrtle annuì dubbiosamente.

“Posso chiederti una cosa?” disse dopo un po’. Lui fece un cenno di assenso in risposta eistò, una parte di sé non voleva chiederlo, ma un’altra era semplicemente troppo curiosa.

“Sinceramente mi sarei aspettata una sfuriata, ordini di farmi frustare, minacce di buttarmi in una lurida prigione se non faccio come mi si è detto…”

“Oh, mi piacerebbe molto frustarti e torturarti” fu detto un una voce bassa, quasi come un carezzevole ringhio “e dalla faccia che hai appena fatto piacerebbe molto anche a te.”

“Non ho fatto nessuna faccia!” protestò lei.

“Eccome se l’hai fatta, sappi che sei piuttosto trasparente.”

“No grazie, i giochi di sottomissione non sono il mio genere, sono troppo orgogliosa.”

“Oh, ma non si tratta di sottomissione per te, si tratterebbe di ribellione. Dimmi, non vorresti vedere chi l’avrebbe vinta, tra noi due?”

“Thorn, per favore, era una domanda seria.” disse Myrtle deglutendo. Diamine, non doveva deglutire, altrimenti tradiva il suo stato d’animo agitato. Probabilmente però era arrossita, quindi era comunque inutile. Al diavolo, avrebbe negato fino alla morte, la sua testa era decisa ad ignorare le ignobili reazioni del suo corpo.

 

Thorn prese un respiro quasi esasperato, si mosse sulla sua sedia e infine le rispose: “Se eri convinta che io ti avrei trattato come un mio qualunque scagnozzo, lasciati dire che sei assai poco perspicace. Anche perché, renderti un mucchio di ossa incapace di muoversi per giorni prima di guarire non avrebbe giovato alla mia causa. Non so se hai notato, ma ti ho da subito presa in grande considerazione.”

 

“Perché?”

 

“Sei giovane, e hai potenziale. Posso indirizzarti verso la strada giusta per farti diventare una mia valida alleata.”

“Vuoi plasmarmi per poi usarmi.”

“Volevo usare termini più leggeri, ma abbiamo visto che questi toni da dominatore li apprezzi di più” e le fece l’occhiolino. Myrtle lo ignorò.

“Ho capito, carota e bastone. Affascinante, grazie tante, è rincuorante sapere di esser caduta nelle mani di un control freak. Ora credo andrò a cena.”

“Anche io devo andare, che ho faccende importanti a cui attendere. Sai, devo sovrintendere i lavori per le migliorie degli alloggi, sono un buon leader che si preoccupa dei suoi lavoratori.”

“Karl Marx sarebbe fiero di te. Dimmi, organizzate anche una Comune dei contrabbandieri?” commentò Myrtle. Thorn rise.

“E’ raro trovare un’estimatrice degli antichi pensatori Terrestri.”

“Non posso proprio definirmi un’estimatrice del comunismo.”

“Davvero? Superficialmente avrei affermato il contrario di una come te.”

“Si vede che non hai approfondito mai la questione: erano sistemi politici basati sulle dittature. Ti sembro il tipo di persona che potrebbe tollerare una tale limitazione alla libertà individuale?”

“E invece per quanto riguarda l’aspetto dell’uguaglianza sociale? Credevo che fosse un qualcosa che avresti apprezzato.”

“Idealisticamente è perfetto, ma concretamente si è provato essere irrealizzabile. Senza contare che in un universo culturalmente complesso come il nostro, in cui non solo coesistono credenze e valori differenti, ma proprio specie agli antipodi, è una follia imporre uno standard dall’altro.”

“Meglio un precario equilibrio di piccole forze dunque?”

“Assolutamente.”

“Sento una vaga propaganda contro il Consolato, nelle tue parole.”

“Lo starai immaginando”

“Probabile. Comunque sappi che la tua teoria politica non è nuova, un grande pensatore degli Wu-Sing di tre secoli fa aveva proposto un modello simile a quello immaginato da te, anche se più complesso. Da qualche parte dovrei avere il suo trattato, nel caso ti interessasse leggerlo.”

“Ma dai, esistono pensatori politici non umani di rilievo?”

“Non essere snob. Ci sta una cultura sterminata delle altre specie che voi umani ignorate sistematicamente.

“D’altronde siamo la forma di vita superiormente intelligente più comune della galassia, quali erano le statistiche? I due quinti della popolazione galattica sono umani, i restanti tre tutte le altre specie. E’ normale che coltiviamo una visione così antropocentrica.”

“Vi cullate negli antichi fasti, è da tempo che non occupate più posizioni di potere. A partire dal Consolato. Da un lato non stupisce che abbiano avuto un tale appoggio popolare, quando hanno invaso il pianeta Gaxycus.”

Myrtle si rabbuiò.

“Questo era un colpo basso.”

“Cosa volevi? Un elogio politically correct?”

“Un minimo di rispetto per la casa da cui sono dovuta fuggire e che è stata distrutta? Un minimo di rispetto per me e il dolore che ciò che tu hai nominato potrebbe provocarmi?”

“Non è ignorando le colpe della tua gente che aiuterai la situazione.”

“Quindi stai dicendo che è giusto tutto quello che gli hanno fatto, la superbia va punita con lo sterminio.”

“Non stavo dicendo questo.”

“Che terribile errore di comunicazione allora. Vi prego eminenza, dimostratemi le vostre doti diplomatiche, che ora mi sembrano carenti.”

“Non ho espresso un giudizio morale sulla condotta degli umani di Gaxycus, la mia era semplicemente un’analisi sulla psicologia delle forme di vita intelligenti, o meglio, di quelle forme di vita che si sono evolute in un’organizzazione sociale, e quindi soggette alla psicologia di massa. Come trascini una moltitudine? Facendo leva sull’invidia, l’odio e la paura. Sembra essere una costante che travalica le singole specie e i singoli pianeti.”

“Affascinante.”

“Sei seriamente offesa? Stavo semplicemente dicendo che la tua gente era un perfetto canalizzatore del malcontento popolare. E forse sarebbe stato più intelligente se si fossero mostrati più condiscendenti nei rapporti con le altre specie.”

“Quindi, la colpa è loro perché non erano abbastanza gentili e umili. Bello quando si eseguono condanne a morte su così labili principi.”

“Non si trattava di gentilezza e umiltà, ma anche di un passato colonialista.”

“Perché stiamo ancora discutendo di questa cosa? Non hai di meglio da fare? Tanto è evidente che ognuno abbia le sue posizione e non intenda smuoversi.”

“Perché alla Myrtle che conosco questi argomenti piacciono e piace sviscerarli, ma è lampante che tu oggi non sia in vena di tali discorsi. Per cui mi scuso e chiudo la comunicazione. Spero che vi rimettiate presto in sesto mia signora, e mi diciate a breve le vostre intenzioni rispetto alla missione, potrei costringervi a continuare, ma potrebbe rivelarsi deleterio alla buona riuscita del piano. Vi auguro una buona notte.” E troncò la conversazione.

 

Myrtle stette per un po’ a fissare il telefono, con la fronte aggrottata. Che diavolo gli era preso? 

L’intera conversazione era stata surreale - non che non fosse mai capitato prima di invischiarsi in tali elucubrazioni pseudo-filosofiche con Thorn - ma mai così a lungo. E poi improvvisamente aveva iniziato ad attaccarla su un tema assai delicato, offendendosi del suo essersi offesa.

Non ci capiva più nulla. 

Non capiva più nulla della sua vita.

Arrabbiata, scrisse un messaggio a Thorn:

“Comunque, quella filippica non so da dove sia venuta fuori. Hai espresso una serie di commenti che avresti benissimo potuto evitare.”

La risposta non tardò ad arrivare:

“Ti prego, dimentica per un po’ quanto ti ho detto. Era un discorso che andava affrontato a un  livello puramente concettuale, ti prometto che poi potremo riprenderlo e confrontarci. Ma lo faremo a faccia a faccia di fronte a un drink esponendo per bene le nostre posizioni. Spero tuttavia ti sia servito a distrarti un minimo dagli avvenimenti di oggi, le conversazioni stimolanti di solito sortiscono questo effetto. A me sicuramente l’ha fatto.”

 

                                                                           ***

 

“E così ora vi perdete in speculazioni esistenzialiste sui destini della galassia?” commentò Nyss quando le raccontò della conversazione. “Lo sai che il prossimo passo sarà la proposta di matrimonio?”

“Concordo” rispose Venus da dietro la porta.

“Venus! Stavi origliando?” chiese Myrtle oltraggiata.

“Ti ricordo che la vostra camera è attaccata al salone e l’insonorizzazione di questa astronave fa schifo. Per tua fortuna Nyss ancora non ha deciso di saltarti addosso, altrimenti l’avremmo già saputo tutti.”

“Che diavolo stai blaterando, stupido androide?”urlò Myrtle.

Nyss invece era scoppiata a ridere. “Cosa ci trovi di divertente?” le chiese l’altra incredula.

“Suvvia,” fu la risposta “dice cose assurde e bisogna prenderle per quello che sono.” E fece per andarsene.

“A proposito” la interruppe Myrtle, che quel giorno tutto si sentiva tranne che spavalda, ma doveva trovare un minimo di coraggio almeno nelle cose insignificanti:

“Perché l’hai fatto?” chiese senza aggiungere spiegazioni, sperando che l’altra avrebbe intuito. La sua interlocutrice le lanciò un’occhiata fugace, e iniziò ad arrotolarsi una lunghissima ciocca di capelli intorno al dito.

“Beh, ho pensato che fosse una buona mossa di marketing” rispose, senza guardarla negli occhi.

“Ah…” fu la risposta. “Beh, si, immaginavo fosse per quello.”

“Andiamo a mangiare? Io sto morendo di fame.”

“Uh certo, anche io.”

E si diressero in cucina, consce di aver troncato la conversazione sulla base di un mutuo accordo.


Note dell'Autrice: za za za zann!! Ci sono stati ben due baci appassionati (?) della nostra protagonista con ben due personaggi. Ma ovviamente per valide motivazioni, non  pensate che qualcuno nutra dei sentimenti per qualcuno!
E anche Venus è totalmente indifferente al nostro caro Liu...
Nel frattempo, Myrtle dovrà vedersela con il considerarsi una totale fallita, dopo che non è riuscita a completare una gara nell'unica disciplina in cui è brava. Stay tuned!

  
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