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Autore: MmeBovary    14/02/2016    7 recensioni
Quando Hermione si ritrova a dover scontare l’ennesima punizione per una lite tra Harry e Draco, crede di aver toccato il fondo. Non si aspetta che le cose possano peggiorare esponenzialmente e il suo mondo e quello di Draco possano finire sottosopra...
Ma il pandemonio e lo scambio di vite che seguiranno apriranno per sempre gli occhi di due ragazzi che non si erano mai accorti di non aver capito nulla l’uno della vita dell’altra... di cosa si provi a nascondersi sotto l’altrui pelle.
[Cap.3: Quando finalmente riaprì gli occhi, Hermione Granger non riuscì a pensare che a una cosa: la sua testa stava per spaccarsi in due.
Lentamente la sua memoria cominciò a trasmetterle brandelli di informazioni utili.
La rissa in corridoio, la punizione serale, il litigio con Malfoy, l’improvvisa oscurità. [...]
Scattò a sedere come se si fosse scottata, spalancando gli occhi e capì che c’era qualcosa che non andava. [...]
Per alzarsi si era tirata dietro la seta purpurea che copriva le sue forme nude e si era resa conto che qualcosa le impediva di trascinarla oltre.
O forse sarebbe stato meglio dire qualcuno…]
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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8.RITORNI






Finirono tra le lenzuola setose di Draco in così poco tempo da far pensare che ci fosse voluto un miracolo per non essere stati beccati da nessuno.
Infatti, tutto erano stati tranne che attenti a non farsi scoprire, mentre tra un bacio, una carezza, uno sguardo, rincorrevano il desiderio di stare più vicini, stretti sotto un mantello dell’invisibilità troppo piccolo per entrambi.
Se qualche Grifondoro insonne avesse volto lo sguardo al limitare della foresta quella notte, probabilmente avrebbe creduto di sognare vedendo ogni tanto una mano, una gamba, una ciocca di capelli castani sbucare al chiarore delle torce che illuminavano il cortile deserto.
Ma la notte è amica degli amanti e la Signora Grassa, a volte, anche.
Li fece entrare nel dormitorio senza neanche uno dei soliti rimproveri, senza scandalizzarsi dell’ora o dei vestiti verde e argento di Hermione. Strizzò invece l’occhio con un sospiro che pareva il preambolo di una delle sue interminabili sviolinate sui suoi amori passati, ma li lasciò entrare senza altri indugi.
Hermione sentì le mani di Draco sul suo corpo non appena furono al sicuro dietro una porta chiusa.
Qualche bottone della sua camicetta volò a terra con un tintinnio che suonava come un tsk-tsk di disapprovazione tutta Serpeverde. La cravatta di Draco seguì la stessa traiettoria e in breve tutto il superfluo fu messo da parte.
In un angolo della stanza giaceva un cumolo di vestiti color oro, rosso, verde, argento, avvitorcolati in un’indistinguibile montagna pacifica. In un altro angolo, invisibili ma presenti, giacevano montagne di pregiudizi, stereotipi, falsità e sprezzante orgoglio. Idee sciocche per le quali nel cuore di due giovani ragazzi non c’era più posto di quanto non ce ne fosse per i vestiti sulla loro pelle.
 
Nessuno dei due parlava. Le parole avrebbero rovinato tutto. Bastava toccarsi e sentire il calore del corpo dell’altro per capire.
Draco stava giusto crogiolandosi nel pensiero di quanto fosse piacevole la Granger per una volta che stava zitta, quando lei restò ad occhi sgranati a fissare il comodino per un lungo istante e poi se ne uscì con un “Draco, aspetta…”
La risposta fu un grugnito di disapprovazione.
“No, davvero, aspetta, manca una cosa.”
“Sì, Granger, un paio di tue rotelle. Ma ti mancano dalla nascita, tranquilla, sai sopravvivere senza.”
Riprese a coprirle il collo di piccoli baci, certo che una volta sceso sotto la clavicola e raggiunte le morbide curve dei seni le avrebbe fatto dimenticare qualsiasi mancanza presunta o veritiera la sua mente perfezionista le avesse fatto notare.
Lei invece si dimostrò più cocciuta del previsto.
“Solo un attimo.”
Saltò giù dal letto, prese la sua bacchetta e corse alla finestra.
“Confermo, ti mancano diverse rotelle.”
In risposta lei fece solo uno stizzito gesto di impazienza e pronunciò un incantesimo che lui non colse – era un comportamento così tipico di lei, così da Hermione.
La visione del suo corpo nudo bagnato dalla luce della luna, con ancora impressa la morbidezza dei baci, con ancora vivo il rossore nella carne laddove le sue dita avevano stretto e martoriato… beh, era un po’ troppo per restare lì a guardarla comportarsi da perfezionista.
“Vuoi dirmi, cosa mai potrebbe essere così fondamentale da giustificar…oh…”
S’interruppe a metà della frase.
La risposta era entrata volando dalla finestra, attirata dall’incantesimo di richiamo di Hermione: una pioggia di calle bianche.
Ancora umidi e tiepidi di serra, i fiori strappati andarono a riposare le loro teste candide sul comodino indicato dalla bacchetta di Hermione fino a formare un mazzo scomposto.
“Ecco,” bisbigliò Hermione con le gote in fiamme, “adesso c’è tutto…”
Lui chiuse gli occhi e inspirò i profumi della stanza con una risata soddisfatta.
Sì, ora c’era tutto.
Era tutto nuovo e tutto familiare. Sconvolgente e rassicurante.
Dava quasi le vertigini.
O forse dava veramente le vertigini.
Aprì gli occhi e la stanza gli sembrò più buia del previsto.
“Granger non ti pare che…”
“Cosa?”
“Non hai come la sensazione che la torre si sia mossa?”
“Sarà mica che ti faccio tremare le gambe, Malfoy?” celiò lei prima di tuffarsi sotto le coperte.
Lui fece un’espressione di studiata insofferenza, poi sparì tra le lenzuola e chiuse gli occhi per ignorare la sensazione strana che la stanza si stesse facendo più scura e opprimente...
Un istante dopo l’intera Torre fu inghiottita dall’oscurità.
 
 
 
I dreamed that you bewitched me into bed
And sung me moon-struck, kissed me quite insane.
(I think I made you up inside my head.)
 
God topples from the sky, hell's fires fade:
Exit seraphim and Satan's men:
I shut my eyes and all the world drops dead.
 
 
 
Quando riaprì gli occhi Hermione era distesa in una piccola radura della Foresta Oscura, aveva la faccia affondata nel muschio e il sapore del sangue sotto la lingua.
Provò ad alzarsi, ma la testa le pulsava come se dentro ci fosse un poltergeist a prenderle a schiaffi le cervella.
“Ma che diamine…”
Le ci vollero parecchi secondi per mettere a fuoco la scena: uno spiazzo libero circondato da faggi e sequoie cui si avvinghiavano arbusti carichi di bacche rosse e viola deliziose quanto mortali, una montagna di muschio che sembrava quasi una tana e Draco Maloy, a pochi passi da lei, che la fissava con uno sguardo stranissimo il cui significato avrebbe potuto spaziare dal terrore alla preoccupazione all’empatia più assoluti. Hagrid e Potter lo stavano aiutando a rimettersi in piedi.
Niente calle bianche, niente letto, niente… bhe… altro.

Le venne spontaneo tastare i propri vestiti. Aveva indosso il mantello Grifondoro.
All’improvviso la sua mente riuscì a ridare un senso a quello che vedeva.
Erano stati mandati nella Foresta Oscura per una punizione ed era… era svenuta? 
Aveva sognato?
No, il Vividifico. Era riuscita a tornare indietro. La soluzione vi aspetterà laddove tutto è cominciato.
Era cominciato tutto con loro due in un letto accanto a un mazzo di fiori. Come aveva fatto a non pensarci?
“Hermione, sei tutta intera?”
Deglutì in silenzio e per Hagrid quello parve un assenso sufficiente.
“Che cosa è successo, ragazzi? Per tutti gli Ippogrifi, non tornavate più, ci siamo venuti a cercarvi…”
Il mezzo Gigante aveva il terrore negli occhi e controllava Draco da capo a piedi, come se avesse paura che ne mancasse un pezzo.
Lui lanciò ad Hermione un altro dei suoi sguardi indecifrabili.
Cosa stava pensando?
Preferì non chiedere e rispondere piuttosto a Hagrid e alla sua pioggia di cosa-vi-hanno-fatto.
“C’era uno gnomo… ferito… lo abbiamo… curato, sì, e sedato… Credo che Draco abbia esagerato con le spore di funghi del sonno che ha preso per quello gnomo,” spiegò docilmente Hermione con tono da maestrina, “e ci abbia fatti secchi tutti e due per un po’, direi.”
Non sapeva cosa altro inventare. Non era neanche sicura di cosa fosse vero: era successo tutto nella sua testa o anche Malfoy aveva gli stessi ricordi? O lui aveva sognato qualcosa di completamente diverso?
Sicuramente Malfoy non era convinto da quella spiegazione su funghi e gnomi, tanto più che mentre lei la sciorinava, lui si sarebbe detto interessatissimo alla forma dei propri piedi da quanto intensamente si fissava le scarpe.
“Io non sbaglio mai le dosi”, sentenziò in risposta.
Hermione si fece rossa, ma affrontò il suo sguardo.
“Beh, stavolta sì.”
“Forse tu sei inciampata sulla bacchetta e ci hai fatti secchi tutti e due.”
“Come osi…”
“Smettetela di litigare, voi due!” li rimbrottò Hagrid, “e Harry, aiuta Draco ad alzarsi da quella pozza di melma, per favore.”
Potter gli tese con riluttanza una mano che lui rifiutò invece senza esitazione.
Anche se lo sguardo della Grifondoro di fronte a lui lo inchiodava a terra, si alzò in piedi con un gesto deciso.
Circondato da un ronzio di domande cui non voleva rispondere, chiacchiericci confusi, e imprecazioni varie ed eventuali, si incamminò insieme al gruppo mal assortito verso l’uscita della Foresta.
Hermione lo guardò di soppiatto per tutto il tempo del percorso. Sembrava stanco, spossato; aveva i vestiti sporchi di fango e il volto arrossato.
Come mentre la baciava…
Scacciò quel pensiero.
Era successo sicuramente solo nella sua testa e se glielo avesse raccontato, lui avrebbe riso di quella sua idiozia.
Eppure sembrava così vero.
Possibile fosse falso?
No…
Sì?
Si disse che domandare era lecito.
“Senti, Malfoy, tu non hai sognato, per caso…?”
Lui parve divenire più bianco del solito.
“Granger, non so cosa pensi che dovrei aver sognato, ma devi aver battuto la testa. Forse era un’emorragia cerebrale la tua, non un sogno.”
Hermione si lasciò sfuggire una risata amara.
Non riusciva a capire se il Serpeverde stesse fingendo. Forse no, forse le ultime ore da lei vissute come un’incredibile realtà erano solo il frutto di una brutta botta in testa e lui non poteva averne ricordo.
Ad ogni modo, forse era meglio così.
Il solo pensarlo le dette un conato di vomito. L’amarezza di quella menzogna a se stessa era evidente. Pochi minuti prima – almeno nella sua testa – era immersa nella gioia più pura, adesso era solo immersa nella fanghiglia.
Non c’era niente di meglio in questo, al massimo era più facile, più facile che non affrontare quelle sensazioni assurde che la avevano stravolta e le avevano fatto saltare il cuore in gola come fosse un boccino impazzito.
Non era mai successo. Tutto quello che aveva vissuto non era mai successo
Continuò a trascinare i piedi verso casa.
Si sentiva infinitamente stanca.
 
Dormì fino a tardi il mattino dopo, cullata da sogni di baci e torturata da pensieri di addii.
Quando si svegliò si era quasi convinta che l’illusione creata dal Vividifico fosse stata solo nella sua mente e che Draco avesse vissuto tutt’altro.
Ne era quasi convinta.
Finché aprì gli occhi
E il suo cuore mancò un battito.
Morbidamente posata sul suo comodino, una candida calla recisa profumava l’aria tiepida della mattina. 
 


~The End~



***
NdA: Salve. Ce l'ho fatta. Pensavo di metterci giorni, ci ho messo anni, ma ce l'ho fatta. Spero di non avervi deluse. Ho optato per un lieto fine soft. Mi piaceva troppo questo effetto "lascio alla vostra immaginazione" ;)
Chiedo perdono per l'attesa; siamo a San Valentino, non odiatemi! :)
Ultima cosa, la poesia citata: poche righe da Mad Girl's Love Song di Sylvia Plath. Bellissima.
Ecco una traduzione, ma non rende come l'originale -  che vi invito assolutamente a leggere per intero:

Sognai che mi stregavi per portarmi a letto
M’incantavi e baciavi alla follia.
(Sono convinta di averti inventato.)

Giù Dio dal Cielo, spenti i fuochi infernali,
Fuori Serafini e schiere di Satana:
Io chiudo gli occhi e tutto il mondo muore.


Un bacio a tutte,
MmeBovary.

     
  
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