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Autore: Rey_    14/02/2016    8 recensioni
«Di cosa hai paura, Eileen?» le sussurrò tra i capelli, aprendo gli occhi e sentendola irrigidirsi tra le sue braccia.

«Ho paura delle persone» soffiò infine, il respiro caldo sul collo di Niall che lo fece tremare.
Solo in quel momento Niall si rese conto di quanto realmente fossero vicini, di come sarebbe bastato chinare il viso per perdersi in quel paio di occhi verdi che lo confondevano, di come avrebbe potuto posare un dito sotto al suo mento per alzarle il viso quel tanto per poterla baciare. Ma ovviamente non fece niente di tutto questo, non aveva abbastanza coraggio per sfidare la sorte in quel modo così sfacciato.
Così si limitò a ripetere «Delle persone?» con tono interrogativo, facendole intendere di doversi spiegare meglio.
«Si»
Niall si sforzò di deglutire, le carezzò delicatamente la guancia ,sfiorando la sua pelle accaldata e morbida, e la fissò dritto negli occhi.
Azzurro contro verde.
Stomaco chiuso e mente vuota.
«Anche io ti faccio paura?».
Quella domanda la spiazzò. Niall la vide deglutire con difficoltà e mordersi il labbro inferiore, indecisa.
«No, tu no» disse infine, abbassando lo sguardo e sorridendo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti.
Premetto che mi trovo un pochino in imbarazzo in questo momento, perchè non ho idea di come salutarvi dopo tutto questo tempo in cui sono sparita nel nulla, né come spiegarvi il motivo della mia assenza.
Per questo sarò di poche parole, lasciandovi la sorpresa di questo capitolo che ha stupito anche me, attraversandomi la mente praticamente già completo l'altra sera, costringendomi a metterlo per iscritto.
Lo so che è quasi un anno che non scrivo quì, lo so che probabilmente sto parlando al nulla, perchè sarebbe troppo strano
-ma meraviglioso- che qualcuno fosse ancora quì a leggere.
Ma comunque un minimo ciao devo dirvelo, per farvi sapere che sono viva, che come ho sempre detto ho intenzione di portare al termine questa storia, e che Eileen e Niall mi stanno tormentando da giorni, perchè vogliono anche loro avere pace.
Quindi niente, vi lascio con un semplice "buona lettura", sperando che ci siate ancora.
Tanto amore, e scusate il ritardo.
Sara.







33. Birthday.
 


 
Eileen non ricordava di essersi mai sentita così rilassata in tutta la sua vita; ed era piuttosto strano, considerata la situazione psicologica in cui si trovava. Il suo cuore era completamente diviso a metà: c’era una parte forte, decisa e orgogliosa, che sapeva che di lì a pochi giorni avrebbe dovuto dire addio a Niall e alla felicità che aveva portato nel suo animo, e non se ne preoccupava perché sapeva fin dall’inizio che questo momento sarebbe arrivato. Poi c’era l’altra parte, quella debole, triste e spaventata di ricadere nella monotonia della sua vita, ma soprattutto terrorizzata dall’idea di dover sentire la mancanza di Niall.
Non riusciva a capacitarsi del fatto che presto non lo avrebbe più visto tutti giorni, non si sarebbe persa nei suoi occhi cristallini, non avrebbe potuto abbracciarlo a suo piacimento.
Non avrebbe potuto sentirlo respirare, e addormentarsi ascoltando quel ritmo rilassante.
Ma nonostante tutto questo, quella mattina Eileen si svegliò completamente rilassata; forse per la sfrenata attività che avevano svolto quella notte, o forse perché Niall nel sonno le si era avvicinato, abbracciandola da dietro e intrufolando il viso tra la spalla e il collo, e il suo respiro fresco le solleticava la pelle facendola sorridere. Qualsiasi cosa fosse, Eileen sorrideva, sospirava tranquilla e non aveva nessuna intenzione di muoversi, né di aprire gli occhi, come se qualsiasi minimo spostamento avrebbe potuto distruggere quell’oasi di pace in cui si trovava.
Sembrava quasi una scena da film: la ragazza che si svegliava tra le braccia del suo amato e lì, al sicuro, non aveva nulla di cui preoccuparsi, perché c’era lui a proteggerla da tutto.
Ma ovviamente, come in tutte le scene dei migliori film, c’è sempre qualcosa ad interrompere l’idillio: un telefono che squilla, qualcuno che bussa alla porta o, come in quel caso, una donna leggermente isterica che urla da una parte all’altra della casa perché… «Merda, sono in fottuto ritardo!»
Eileen sussultò al suono della voce di Denise, così vicina alla porta della loro stanza, cosi pericolosamente vicina all’esaurimento nervoso.
La sentì borbottare mentre scendeva le scale di corsa e con altre urla poco gentili spediva suo marito da qualche parte. Sentì Dylan canticchiare incurante del probabile inferno che aveva intorno a sé e le scappò un altro sorrisetto. Era il suo compleanno, probabilmente in quel momento riusciva solo a pensare alle vagonate di giocattoli che avrebbe ricevuto per regalo.
Con riluttanza si costrinse ad aprire gli occhi, consapevole di quello che la aspettava: era il gran giorno, per l’ora di pranzo la casa si sarebbe riempita di persone, tra familiari, amici e bambini urlanti. Denise aveva bisogno del suo aiuto per gestire la situazione e lei non si sarebbe tirata indietro, le piaceva dare una mano e tenersi occupata, così da scacciare via dalla mente qualsiasi pensiero.
Sospirò e carezzò le braccia di Niall strette attorno al suo corpo, intrecciò le dita alle sue e lo sentì borbottare qualcosa ancora nel mondo dei sogni. Allora cercò di districarsi dalla sua presa, ma le sue braccia erano così forti e la stringevano così tanto che non ci riuscì. Sbuffò dalla fatica e cercò di sgusciare via senza svegliarlo, ma lui non le rendeva l’impresa facile.
Qualcuno bussò pesantemente alla porta facendola sobbalzare e facendo svegliare Niall, che scattò quasi spaventato.
«Leen, non ho intenzione di aprire la porta perché non voglio sapere in che condizioni siete, ma ho bisogno del tuo aiuto!» esclamò Denise fuori dalla stanza con voce esasperata.
Eileen sospirò e sentì Niall mugugnare infastidito lasciandola finalmente andare per infilare la testa sotto al cuscino.
«Arrivo, Denise», rispose.
«Ho bisogno anche di Niall», aggiunse con un altro urlo.
«Non ci penso neanche», mugugnò Niall a voce abbastanza alta per far sì che Denise lo sentisse.
«Niall, alzati o vengo a tirarti io giù dal letto!» urlò lei in risposta, «Vi do cinque minuti.»
Eileen sbruffò e Niall sbatté i piedi nel letto come un bambino, facendola sorridere. Si chinò per baciargli la spalla nuda e carezzargli la schiena in tutta la lunghezza, per poi lasciare un pizzicotto sulla pelle esageratamente bianca del suo fondoschiena.
«Ehi!» scattò tirando via il cuscino e puntando gli occhi infastiditi nei suoi. Eileen gli sorrise a trentadue denti e l’espressione di Niall si ammorbidì all’istante.
«Non fare il bambino capriccioso e alzati.»
Lui corrugò le sopracciglia e strinse le labbra.
«No», mugugnò affondando di nuovo la testa nel cuscino. Eileen roteò gli occhi al cielo e gli tolse il cuscino da sotto la testa, per poi colpirlo sulla schiena ripetutamente.
«Non voglio sentire Denise urlare ancora, ci sono un sacco di cose da fare», gli ricordò facendolo sbuffare.
Gli tirò via le coperte di dosso, scoprendo il suo corpo deliziosamente nudo e si costrinse a trattenere i suoi pensieri impuri, perché lei era una ragazza responsabile, e sapeva che Denise aveva bisogno di aiuto.
Conoscendola, non aveva anticipato niente la sera prima, quindi probabilmente avrebbero dovuto fare tutto quella mattina: si prospettava una giornata decisamente faticosa.
Niall però non si scompose, perché forse oltre che mangiare non c’era altra cosa che amava più di poltrire nel letto, allora Eileen si buttò sopra di lui, schiacciandolo sul materasso per cercare di soffocarlo.
«Sei più capriccioso di Dylan», lo schernì pizzicandogli i fianchi, ma lasciandogli un dolce bacio al centro della schiena perché la sua pelle era troppo liscia e morbida per poter resistere.
«E tu sei più fastidiosa di Louis», replicò lui dimenandosi sotto di lei e facendosi sfuggire una risatina. Eileen spalancò la bocca oltraggiata e Niall riuscì a sfruttare la sua sorpresa per rotolare di lato e invertire le posizioni.
Eileen, solo in canottiera e mutandine, sentì il corpo del ragazzo premere sul suo e automaticamente il fuoco si accese dentro di lei.
Rischiava di perdere la concentrazione da un momento all’altro. Lo sapeva lei, lo sapeva anche Niall che la fissava con quel sorrisetto impertinente, ma lo sapeva anche Denise, che all’improvviso bussò forte alla porta facendoli sobbalzare.
«Due minuti!» urlò, «Se non uscite tra due minuti giuro che appena arriva Greg con i ragazzi spedisco Louis dentro la vostra stanza!»
Eileen scoppiò a ridere davanti a quella che non poteva che essere una minaccia, mentre Niall scivolava via dal suo corpo per buttarsi a peso morto sul materasso e coprirsi il viso con le braccia, sbruffando esasperato.
«Ricordami che dobbiamo andare ad abitare da soli da qualche parte», mugugnò, «Odio dover essere interrotto ogni volta.»
Eileen arrossì ed evitò di rispondere, alzandosi in silenzio per infilarsi una felpa e i pantaloncini, cercando di rendersi abbastanza presentabile per non turbare la sensibilità di Denise, o peggio quella di Dylan.
Si sentì gli occhi di Niall addosso ma li evitò accuratamente, improvvisamente turbata dalle sue parole e dal pensiero che, probabilmente, quello che lui aveva detto senza neanche pensarci non sarebbe mai potuto accadere.
«Cookie», mormorò Niall. Lei evitò ancora di guardarlo fingendo di sistemare i vestiti che la sera prima avevano lanciato spargendoli nella stanza e lo sentì scivolare giù dal letto e raggiungerla con due passi.
Quando lui le posò le mani sulle spalle, lei sospirò e lasciò stare i jeans di Niall, lasciandoli andare a terra e voltandosi verso di lui.
Non fece in tempo ad alzare gli occhi dalle sue mani -anzi non li alzò proprio- che questi furono catturati dalla nudità del ragazzo, facendola squittire sorpresa.
«Niall!» quasi urlò sobbalzando e facendo un passo indietro, rossa fino alla punta delle orecchie, ma senza riuscire a distogliere lo sguardo.
Lui ridacchiò e si strinse nelle spalle, «Non è colpa mia se Denise mi ha interrotto. Ed è sempre mattino. Ed io sono sempre maschio», le fece notare con nonchalance.
A quel punto Eileen si costrinse a distogliere lo sguardo dal suo corpo e a puntarlo nei suoi occhi cristallini, cercando di regolarizzare il respiro anche se il suo cervello sembrava ormai partito per la tangente.
Niall ricambiò il suo sguardo alzando le sopracciglia con aria altezzosa, e vide appena il lampo di sfida che passò negli occhi di Eileen, prima che si mordesse il labbro inferiore e assumesse la sua identica espressione.
«Perché, che avresti fatto se Denise non ti avesse interrotto?» lo provocò e la soddisfazione di vedere gli occhi di Niall sbarrarsi dalla sorpresa valsero la pena del suo imbarazzo.
All’improvviso si rese conto che pian piano la sua timidezza stava scemando, che Niall era ormai riuscita a farla aprire del tutto e si sentiva così libera di essere se stessa con lui, che non si faceva più alcun tipo di problema: diceva e faceva ogni cosa che le passava per la testa, e non c’era sensazione più bella.
Soprattutto se farlo significava rimediarsi uno di quegli sguardi così infuocati da riuscire ad accenderla del tutto, seguito mezzo secondo dopo dalle mani di Niall salde intorno al suo viso, e le labbra premute a forza sulle sue.
Non fece in tempo a rendersi conto di niente, che lui la spinse sul letto premendosi su di lei e spegnendo del tutto qualsiasi accenno di lucidità.
«Adesso te lo faccio vedere», le rispose in un sussurro mordicchiandole le labbra. Eileen arrossì completamente e le sue mani corsero ad accarezzarlo dappertutto.
«In tutti i sensi», aggiunse Niall sfacciato lasciandola allibita.
Ricambiò il suo bacio, poi poggiò le mani sul suo petto per allontanarlo un poco, «Non so per quale motivo oggi sei così senza pudore», mormorò, «Ma mi piace», affermò con un sorrisetto.
Niall alzò un sopracciglio, «Non l’avrei mai detto, sai?»
Lei gli stampò un piccolo bacio all’angolo della bocca, «Mi piace tutto di te, Niall Horan.»
Lui si illuminò nel suo splendido sorriso ed Eileen riuscì appena a bearsi di quella vista, perché il secondo dopo la voce fastidiosa e squillante di Louis li interruppe, urlando dalle scale.
«Piccioncini vestitevi, sto arrivando!» esclamò ridendo e correndo per le scale. Niall schizzò via dal suo corpo e si infilò sotto le coperte, Eileen scoppiò a ridere, appena in tempo perché Louis si catapultò nella stanza con un sorriso a trentadue denti.
«Buongiorno, Sunshine!» urlò mentre Niall con un lamento si copriva interamente con il lenzuolo.
«Non volevo disturbarvi», cominciò Louis.
«Sei molto convincente.»
«Ma Denise mi ha spedito a tirarti fuori da questa stanza, perché ha bisogno di te», continuò rivolto ad Eileen ignorando il grugnito sarcastico di Niall.
Eileen sospirò e annuì saltando giù dal letto e scoccando un bacio sulla guancia a Louis.
«Vado, prima che le prenda un esaurimento nervoso», mormorò uscendo dalla stanza senza arrischiarsi a guardare verso Niall perché sapeva quanto sarebbe stato difficile lasciarlo lì, nel loro letto, coperto solo da un semplice lenzuolo.
Ormai si era rassegnata al fatto che con lui crollassero tutte le sue barriere, anche quelle che le lasciavano un certo pudore e contegno.
Quando lui le si avvicinava troppo, lei non capiva più niente.
Appena varcò la soglia della loro stanza capì che quella giornata sarebbe stata infinita e decisamente sfiancante.
Fece appena in tempo a salutare Dylan, impegnato ad infastidire Harry, e a lasciargli un bacino sul naso augurandogli buon compleanno; che l’uragano Denise la travolse, spedendola in giardino con Greg per sistemare il tavolo del buffet.
Corse avanti e indietro per la casa almeno dieci volte, prima che Niall scendesse le scale ancora con l’aria assonnata ma vestito, e la bloccasse mentre sfrecciava dalla cucina alla porta sul retro con fin troppi pacchi di patatine tra le braccia. L’afferrò per il braccio e la fece scontrare sul suo petto, per poi catturare le labbra con le sue in quel bacio che prima era stato interrotto.
Eileen sobbalzò dallo stupore ma ci mise meno di mezzo secondo a sciogliersi e ricambiare quel bacio così dolce e tenero da riempirle il cuore.
«Oh accidenti Niall!» sbraitò Denise uscendo dalla cucina con due scatoloni pieni di addobbi tra le braccia. Eileen si voltò di scatto e si scusò con un sorriso, prima di schizzare via a finire il suo compito.
«Cerca di non infastidire la mia aiutante e renditi utile, scansafatiche», sentì borbottare Denise.
«Ti do una mano io con gli addobbi, Nialler», esclamò Liam con un entusiasmo che andava a compensare quello quasi assente di Niall.
Eileen si ritrovò a sorridere tutto il tempo, mentre i ragazzi battibeccavano e correvano da una parte all’altra del giardino per addobbarlo adeguatamente.
Mentre li osservava in silenzio riuscì a capire fin troppe cose di loro: Liam era leggermente isterico, voleva sempre avere ragione proclamandosi il più intelligente del gruppo, quindi andava fuori di testa quando Harry lo contraddiceva, e questo sembrava farlo apposta per il suo divertimento.
Louis si limitava ad intervenire ogni tanto, mentre correva dietro a Dylan e inventava nuovi giochi ogni minuto per tenerlo occupato e lontano dai ragazzi. Ovviamente qualsiasi cosa dicesse, era a favore di Harry e delle sue strambe idee, così che Liam perdesse ogni volta la pazienza.
Ma bastava uno sguardo, una parola o solo un semplice cenno di Zayn, che tutti si calmavano e riprendevano il controllo.
Eileen si ritrovò più volte ad osservarlo con curiosità, come se non riuscisse a comprendere tutta quella tranquillità, come se l’affascinasse per come si muoveva, come sorrideva ad osservare i ragazzi, come fumasse una sigaretta dietro l’altra con nonchalance, sempre con quella calma quasi apatica che riusciva a rilassarla.
Ma ovviamente ci pensava Niall a mandarla su di giri: ogni volta che le si faceva abbastanza vicino le rubava un bacio, o le lasciava una carezza sui capelli, o una pacca sul sedere.
Eileen si era ritrovata più volte ad arrossire violentemente, sotto lo sguardo divertito di Lottie che la stava aiutando, e quello indecifrabile di Zayn, che sembrava non riuscisse a staccare gli occhi da lei, come se volesse carpire chissà quale oscuro segreto.
Tuttavia tutto quel sentirsi sotto pressione dal lavoro che le affidava Denise e gli sguardi curiosi dei ragazzi che sembravano studiare ogni mossa che faceva, non le era sembrato poi tanto stressante.
Il momento più difficile della giornata era decisamente riconducibile all’istante in cui aveva incrociato gli occhi di Maura Horan, curiosi e attenti.
Maura e Paul Horan furono i primi ospiti ad arrivare, e ovviamente la loro curiosità fu immediatamente catturata dall’unica persona sconosciuta che si trovava in quella stanza e che sembrava avere così tanta confidenza con tutti.
Per un istante  non ebbe idea di come comportarsi, sotto quello sguardo che sembrava studiarla da cima a fondo, come a voler capire chi fosse prima ancora che qualcuno la presentasse.
Poi Denise, in tutta fretta, prese la parola e la presentò come baby sitter di Dylan, quale era, e per un secondo le sembrò di essere sopravvissuta ad un naufragio. Poi però sentì le dita fredde di Niall intrecciarsi alle sue e la sua voce decisa e morbida proclamare «E anche la mia ragazza», e a quel punto si sentì del tutto andare a fuoco.
L’occhiata sorpresa e allo stesso tempo intimidatoria della mamma l’avrebbe sicuramente messa in soggezione, se non fosse stata troppo impegnata ad incitare il suo cuore a continuare a battere.
Rischiava di cadere a terra senza sensi all’istante, forse solo la voglia di non fare una figuraccia davanti ai genitori del suo ragazzo, riuscì a tenerla in piedi.
Ovviamente non aveva avuto modo di chiedere spiegazioni a Niall, o di urlargli contro per averla messa in imbarazzo in quel modo, perché circa due minuti dopo i bambini del vicinato riempirono la casa di urla e zampettii, e lei fu costretta a distrarsi e a correre dietro a quelle pesti per tutto il tempo.
Solo a metà del pomeriggio riuscì a prendersi un minuto di pausa nascondendosi letteralmente in cucina con Denise, mentre quest’ultima finiva di decorare la torta.
Ridacchiò quando la vide buttarsi su una sedia con aria sfinita.
«Gli amici di Dylan sono leggermente scalmanati, eh?» la stuzzicò Denise. Eileen la fulminò con lo sguardo.
«Non so per quale motivo ancora non sto urlando come una pazza isterica», borbottò massaggiandosi le tempie. Le scoppiava la testa.
Denise rise, «Perché sei troppo buona e ami i bambini.»
«No, amo Dylan. Lui può fare quello che vuole, gli altri non li sopporto», puntualizzò. Denise alzò gli occhi al cielo, ma non riuscì a replicare perché Niall la interruppe entrando in cucina.
«Oh, eccoti qui!» esclamò illuminandosi in un sorriso quando incrociò gli occhi di Eileen.
Lei sospirò di felicità e lui la raggiunse in due passi, facendola sedere sulle sue gambe e carezzandole la schiena.
«Sono esausta», mormorò. Niall le sorrise e le lasciò un bacio sul collo facendola rabbrividire.
«La faremo pagare a Denise, tranquilla», le bisbigliò all’orecchio.
«Ti ho sentito.»
Ridacchiò e si lasciò andare contro il suo petto, per niente infastidita dal fatto che Denise fosse lì con loro, ormai sapeva, tutti sapevano cosa c’era tra di loro.
Se non l’avevano capito da come si comportavano l’uno con l’altra, l’aveva messo in chiaro lui qualche ora prima.
Eileen si ricordò in quell’istante di quel piccolo particolare e si tirò su di scatto, puntando gli occhi nei suoi.
Lui sobbalzò sorpreso e lei boccheggiò per qualche secondo.
«Hai detto ai tuoi genitori che sono la tua ragazza», mormorò strabiliata. Niall alzò entrambe le sopracciglia confuso da quell’affermazione.
Sentì Denise ridacchiare sottovoce, «L’avevamo capito tutti.»
«Sì», rispose Niall titubante. Eileen sorrise meravigliata e gli stampò un bacio a labbra chiuse.
«Hai detto ai tuoi genitori che sono la tua ragazza!» esclamò ancora. Niall e Denise si scambiarono un’occhiata veloce e scoppiarono a ridere.
«La stanchezza le fa male», mormorò Denise mentre Niall le carezzava i capelli.
«Lo so, Cookie. E’ quello che sei», le disse, poi puntò gli occhi nei suoi e portò le labbra a mezzo centimetro dalle sue, «Te l’ho già detto che ti amo, no?»
Eileen non capì bene come riuscì a non svenire dall’emozione, sentì solo l’ «Ow» emozionato di Denise prima che si perdesse nel bacio di Niall. Nell’amore di Niall, in tutto ciò che era Niall e che era suo e solo suo.
L’idillio fu interrotto dalla signora Maura che capitolò in cucina interrompendoli e provocando l’imbarazzo esagerato di Eileen, che saltò giù dalle gambe di Niall in un nanosecondo.
«Tesoro», lo chiamò Maura fulminandola letteralmente con lo sguardo, «Perché non vieni fuori e passi un po’ di tempo con la tua mamma che non vedi mai?» gli chiese con sorriso amorevole. Niall roteò gli occhi al cielo e baciò Eileen sulle labbra, prima di prendere a braccetto la mamma e trascinarla fuori dalla cucina con un «Certo, mamma» piuttosto scocciato.
Eileen guardò affranta Denise e lei le sorrise rassicurante, «Non ti odia», le disse capendo al volo la sua preoccupazione. «E’ solo gelosa del suo bambino, faceva così anche con me. Si è calmata solo quando è arrivato Dylan.»
Eileen sbuffò una risata, «Mi stai dicendo che devo fare un bambino per entrare nelle sue grazie?»
Denise scoppiò a ridere e le passò la torta, «Magari comincia a portare la torta fuori, a quello ci penserete un po’ più in là», le consigliò spingendola fuori dalla cucina, di nuovo nel cuore della festa, delle urla, delle risate e della confusione.
Rischiò di essere sommersa dalla decina di bambini che le corse incontro quando la videro con la torta tra le braccia, ma i suoi occhi erano tutti per il piccolo Dylan, che sorrideva emozionato tra le braccia di Liam. Lei gli sorrise e poggiò la torta sul tavolo, facendogli segno di raggiungerla.
Dylan saltò giù dalle braccia del ragazzo e corse a buttarsi tra quelle aperte di Eileen, scoccandole un bel bacio sulla guancia. Lei rise e gli scompigliò i capelli, mentre Greg accendeva le candeline sulla torta e il solito coro intonava la canzoncina del compleanno. Dylan, emozionato come Eileen non l’aveva mai visto, strinse le braccia intorno al suo collo e guardò tutti con occhi intimiditi, imbarazzati, e arrossì vistosamente quando al soffio sulle candeline, gli ospiti esplosero in un urlo entusiasta. A quel punto Eileen sentì il braccio di Denise circondarle i fianchi e incrociò gli occhi esasperati di Greg per la troppa emotività della moglie che era scoppiata a piangere.
“Grazie di tutto, Leen” le bisbigliò all’orecchio e lei arrossì, abbozzando un sorriso. Proprio in quell’istante, l’obiettivo della macchina fotografica di Lottie puntò su di loro e scattò. E proprio in quell’istante, con Dylan che la stringeva forte e le sorrideva, il braccio di Denise intorno ai suoi fianchi e lo sguardo complice di Greg, si sentì finalmente parte di una famiglia.
Quelle persone che l’avevano accolta in casa prima per convenienza, poi per amore, erano diventate quella famiglia che lei, in sostanza, non aveva mai avuto.
E quando incrociò gli occhi di Niall che erano illuminati dal suo sorriso affettuoso, capì che aveva finalmente trovato ciò che inconsapevolmente aveva sempre cercato.
L’amore. Quello vero.
 
 
I genitori di Niall furono gli ultimi ospiti a salutare e uscire dalla casa per tornare a Dublino. Eileen aveva salutato un po’ impacciata Maura, che si era sforzata di sorriderle, e Paul, che invece sembrava guardarla come se fosse la cosa più bella che potesse capitare a suo figlio. Poi però aveva visto Maura salutare con un abbraccio affettuoso Niall, e l’aveva sentita dirgli di farsi sentire spesso e di andarla a trovare qualche volta durante le vacanze di Natale, e si era ricordata che di lì a pochi giorni anche lei avrebbe dovuto salutarlo.
Solo che probabilmente lei non gli avrebbe chiesto di tornare, o di chiamarla, o di passare con lei il Natale.
Stanca e con quei pensieri pesanti che le frullavano per la testa, si dileguò in giardino mentre gli altri rimanevano in casa a chiacchierare e a rilassarsi.
Si appollaiò sul bordo della piscina e chiuse gli occhi, beandosi di quel silenzio cercando di mettere in chiaro quali fossero i suoi pensieri e di controllare i sentimenti, perché sapeva che doveva mantenere un certo contegno se non voleva rovinare tutto prima del tempo.
Dopo qualche minuto sentì dei passi avvicinarsi, e senza aprire gli occhi intuì fosse Niall, perché nessun altro sarebbe stato così delicato a sedersi accanto a lei senza disturbarla.
Quando aprì gli occhi, infatti, si scontrò immediatamente con quelli limpidi di Niall che la fissavano pieni di un sentimento indefinibile, accostato alla preoccupazione, e lei capì che senza parlare lui aveva intuito quali fossero i suoi pensieri.
Sentì il suo cuore mancare un battito e si sforzò di sorridergli. L’espressione di Niall sembrò ammorbidirsi un poco e le fece segno di avvicinarsi, allora lei sgusciò accanto a lui e si intrufolò dentro al suo abbraccio, rilassandosi e sentendosi finalmente in pace.
Ma era consapevole che la sua tranquillità in quel momento non era affatto condivisa; sentiva la tensione di Niall, sapeva che c’era qualcosa che lo turbava. Lo aveva visto nei suoi occhi durante la giornata, quando si perdevano a fissare il vuoto; lo sentiva nei suoi muscoli rigidi e nel suo sguardo che urlava il bisogno di dirle qualcosa.
Così con un sospiro si arrese e si preparò a sentirlo parlare, già sapendo quale sarebbe stato l’argomento della discussione: erano giorni che aspettava quel momento, pensava di essersi preparata abbastanza, ma quando Niall aprì la bocca e pronunciò quelle parole, capì che nulla avrebbe potuto attutire il colpo.
«Tra due settimane inizia il tour.»
Trattenne il respiro e si irrigidì, chiudendo gli occhi.
«Lo so.»
Niall sospirò e lei sciolse l’abbraccio, aprendo gli occhi per fissare un punto indefinito davanti a sé.
«Dobbiamo essere a Londra qualche giorno prima per organizzarci», continuò con voce titubante ed Eileen poteva sentire i suoi occhi perforarle la guancia, ma non lo guardò. Troppo impegnata a mantenersi salda, a non lasciar crollare i pezzi.
«Lo so.»
«Parto con i ragazzi.»
Il respiro le si strozzò in gola e serrò per un attimo gli occhi, «Quando?»
«Non lo so, loro… loro aspettano me. Quando sono pronto», bisbigliò Niall. Il dolore che sentì nella sua voce fu come una scossa che la risvegliò:  lui stava soffrendo, era difficile per lui dirle quelle cose, perché aveva paura di ferirla. Probabilmente aveva paura di vederla di nuovo sprofondare in quella fossa da cui l’aveva tirata su.
Non poteva permetterlo, non poteva permettere che Niall provasse pietà per lei, che pensasse a lei, che si sentisse in colpa.
Sapevano entrambi che quel momento prima o poi sarebbe arrivato, e lei avrebbe dovuto farsene una ragione.
Avrebbe dovuto guardarlo andare via. E non poteva permettere che lui si voltasse indietro, doveva essere forte e lasciarlo andare.
Così si stampò un sorriso di circostanza sulle labbra e si voltò verso di lui.
«Oh, beh…non ci metterai tanto. Hai portato poche cose e se hai bisogno di una mano con la valigia…», gli disse con finta tranquillità
Si sentì infinitamente stupida, perché era consapevole del fatto che Niall capisse ogni suo singolo pensiero guardandola negli occhi, ma doveva almeno provarci. Doveva fargli credere che andasse bene, che poteva andarsene, che sarebbe stata bene anche senza di lui.
«Eileen.»
Lei non si lasciò interrompere, perché sapeva che se avesse chiuso la bocca, le emozioni l’avrebbero assalita e non sarebbe più riuscita a controllarsi.
«Posso aiutarti io, considerando poi che ci butteresti i vestiti senza neanche piegarli. Appena ho un attimo di tempo…»
«Eileen.»
«Cosa?» sbottò davanti ai suoi occhi così sofferenti, così rassegnati, così pieni di amore.
«Smettila di blaterare.»
«Io non…»
«Si, lo fai sempre quando sei nervosa e non vuoi parlare. Ma adesso non possiamo ignorare il discorso. Dobbiamo parlare», disse con decisione eliminando ogni sua speranza di evitare il discorso. Sospirò e abbassò le spalle arrendendosi.
«Okay, Niall. Allora parliamo.»
Niall la fissò dritto negli occhi e la decisione che ci vide quasi le fece paura. Sapeva cosa avrebbe detto, sapeva che avrebbe provato a convincerla. Così come lui sapeva che sarebbe stato difficile, ma ci avrebbe provato lo stesso.
«Io ci voglio provare», affermò infatti ma ancora prima che lui finisse di parlare, Eileen cominciò a scuotere la testa contrariata.
«Niall…»
«No, senti», la interruppe lui, «Lo so che sarà difficile, che non sarà certo come vedersi tutti i giorni. Ma esiste internet, le telefonate, skype…possiamo farcela.»
«Niall, è qualcosa di troppo grande per me, per noi.»
«Perché dici questo?» sbottò sbattendo più volte le palpebre. Ad Eileen tremò il cuore a vederlo così, avrebbe voluto abbracciarlo e nasconderlo da tutto quel dolore.
Lui non lo meritava, lui era troppo buono.
Niall meritava solo amore, ma lei non poteva darglielo.
«Perché…lo sai come la penso sulle persone che se ne vanno. Io non voglio sentire la tua mancanza e non voglio che tu senta la mia.»
«Questo sarà inevitabile e lo sai. E poi io non me ne sto andando.»
Lei gli sorrise e gli carezzò la guancia.
«Girerai per il mondo intero, Niall. E io non voglio sapere che tu ti preoccupi per me, che il pensiero di me lontana da te ti condizioni in qualsiasi tua scelta. So come funziona, e non voglio stare male quando vedrò qualche tua foto o leggerò qualche articolo che ti dichiarano innamorato o ti ritraggono con qualche sconosciuta che hai incontrato casualmente o a cui hai concesso una foto.»
Lui si ritrasse dal suo tocco e strabuzzò gli occhi, «Ma che stai dicendo?»
Lei sospirò e distolse lo sguardo, pronta ad affrontare ogni sua protesta: solo lasciandolo andare poteva evitargli tutto quel dolore.
«Sto dicendo che la lontananza farà male a tutti e due, creerà incomprensioni e nervosismo e io non voglio condizionarti in questo modo, non voglio rovinare questa tua esperienza e soprattutto non voglio deconcentrarti dalla tua carriera, devi focalizzarti solo su quella adesso, lo capisci?»
«No, Eileen, io capisco solo che stai farneticando e stai dicendo cose insensate», sbottò lui afferrandole il viso tra le mani.
Lei incrociò il suo sguardo e gli occhi le si riempirono di lacrime al pensiero di quello che stava per dire. Sentì il cuore frantumarsi in tanti piccoli pezzi, che non sarebbe mai più riuscita ad assemblare.
«Fidati di me, per favore. E’ meglio…è meglio tagliare…sì, insomma, è meglio chiudere tutti i rapporti», singhiozzò. Niall scosse freneticamente la testa, il terrore negli occhi, le guance pallide e le dita fredde a stringerle il viso.
«Non ci credo che lo stai dicendo sul serio. Dopo tutto quello che abbiamo passato e quello che sentiamo, pensi che io riesca a lasciarti andare così? Non ci pensare neanche!»
«Con il tempo sarà più facile», si tirò indietro e provò a convincerlo con un sorriso ma lui neanche lo guardò.
«Ah ti prego, non dire queste stronzate. Non le voglio sentire, non da te», sbottò furioso lanciandogli un’occhiataccia.
«Ma è così.»
«Non è vero e lo sai. Ti ricordi quando sono tornato a Londra per due giorni?»
«Sì.»
«Ecco, come pensi che possa essere più facile con il tempo, se solo due giorni lontani siamo stati così male?» sbottò allargando le braccia, il respiro corto, gli occhi che sembravano lanciare fiamme.
Eileen sospirò e si coprì il viso con le mani, perché non era abbastanza forte, perché sapeva che avrebbe ceduto, ma non poteva permetterselo. Non poteva fargli quello, non poteva condizionare la sua vita in quel modo. Lui avrebbe dovuto capirlo, avrebbe dovuto lasciarla, andare via e dimenticarla.
Sarebbe stato più semplice per entrambi.
«Non posso farlo, Niall. Non ce la faccio», bisbigliò sentendo le lacrime cominciare a scorrerle sulle guance.
Lo sentì sospirare e prenderle una mano tra le sue, ma lei non riuscì a guardarlo.
«Non ti sto dicendo che sarà facile Cookie, ma non possiamo buttare tutto al vento. Io non posso pensare di lasciarti qui e immaginarti magari tra qualche tempo tra le braccia di qualche ragazzo che non sono io. Non posso andarmene sapendo che non sei mia e che ti dimenticherai di me, non sono in grado di partire se ho questo peso nel cuore.»
«Ma tu stai andando via Niall», replicò con voce strozzata.
Lui le carezzò il viso con il dorso della mano e le afferrò il mento per farla voltare verso di sé. La guardò con quegli occhi celesti e lei non si sforzò più di provare a trattenere le lacrime.
«Ma tornerò, io non ti lascio. Io sarò sempre qui per te, sempre», le disse con aria solenne sigillando quella promessa con un sorriso sincero, dolce, convinto.
«Sarai lontano, dall’altra parte del mondo, per mesi.»
«Lo so, ma in qualche modo ti starò sempre vicino.»
«Io non voglio sentire la tua mancanza, non credo di averne la forza.»
«E pensi che decidendo di lasciar stare tutto così su due piedi, ti impedisca di sentirla?» le fece notare lui con un altro piccolo sorriso accompagnato da una carezza.
«No», piagnucolò per poi asciugarsi le lacrime con rabbia e puntare gli occhi nei suoi, «Tu non capisci», singhiozzò, «Mi manchi già adesso che sei seduto qui vicino a me, come posso resistere mesi interi?»
Lui la fissò in silenzio e lei perse del tutto il controllo.
«Come posso vederti andar via e sentire la tua mancanza sapendo che non potrò abbracciarti quando voglio, o solo vederti gironzolare per casa? Non potrò più voltarmi e incrociare il tuo sguardo, o vedere il tuo sorriso, sai quanto questo conta per me? Sai quanto solo sapere che ci sei mi faccia stare bene? No che non lo sai, non lo puoi capire», esclamò tra le lacrime gesticolando animatamente sotto il suo sguardo sofferente, ma deciso. Non sarebbe riuscita a fargli cambiare idea, lo sapeva.
Sapeva che alla fine quella che avrebbe ceduto sarebbe stata lei, ma doveva provarci fino in fondo.
Doveva provare a salvarlo.
«Come pensi che riesca a lasciarti salire su quell’aereo e vederti partire? Come?»
Lui la guardò e asciugò le sue lacrime con tanti piccoli baci, per poi carezzarle i capelli e aspettare che si tranquillizzasse un poco, prima di rispondere alla sua domanda rabbiosa.
«Certo non cercando di mettere un muro tra me e te, Cookie. Non ti salverà da tutto questo, prima o poi si sgretolerà.»
«Credi che non lo sappia? Ci sto solo provando!» sbottò lei. Niall sorrise e scosse piano la testa.
«Stai solo sprecando energia, perché io non te lo permetterò.»
«Non avrai il controllo su di me, sarai troppo lontano. Non potrai capire se starò bene, oppure no, e viceversa. Non ti dirò che mi mancherai, perché ti farei stare male, e tu lo stesso. Non potremo più essere sinceri l’uno con l’altro, tu non potrai più capirmi solo con uno sguardo, io non potrò abbracciarti per tranquillizzarti quando sei nervoso. Tutte queste cose, non saranno più possibili. Allora che senso ha?»
«Eileen, non sarà una lontananza a tempo indeterminato, io tornerò, più volte, non lascerò passare troppo tempo tra una visita e l’altra, non potrei farcela.»
«Sarà comunque tanto tempo, sarà…straziante
Niall annuì, ma si strinse nelle spalle, tranquillo e sempre più convinto della sua decisione.
Eileen non sapeva se essere più arrabbiata perché non riusciva a far valere le sue ragioni e allontanarlo; o innamorata, perché Niall le avrebbe lasciato dire tutto ciò che voleva, ma non l’avrebbe mai lasciata andare.
«Hai ragione, ma pensi che sia meglio sapere che sono dall’altra parte del mondo, ma comunque penso a te e non vedo l’ora di tornare per poterti stringere tra le braccia; o che ti ho dimenticata e non mi rivedrai più?»
Boccheggiò per qualche secondo, il cuore che le batteva frenetico nel petto, poi si arrese, sospirò e si prese la testa tra le mani, senza sapere più cosa dire, «Io non ce la faccio.»
Niall sospirò e le tirò i piedi fuori dall’acqua, per farla sedere sulle sue gambe e stringerla a sé. Eileen intrufolò il viso nel suo collo, in quel posto che era ormai diventato suo e si lasciò carezzare la schiena, rilassandosi appena.
«Ce la farai, ce la faremo insieme. Come sempre, come abbiamo fatto fino ad adesso», mormorò lui tra i suoi capelli lasciandoci qualche bacio di tanto in tanto.
Eileen tremò e lui la strinse più forte.
«E se non ci riusciamo?»
«Cookie, se ci stancheremo, se tu non vorrai più aspettarmi, io capirò e ti lascerò andare. Ma non posso accettare che tu ti arrenda senza neanche provarci. Non puoi buttare tutto via solo perché hai paura. Ci sono io qui, e farò in modo che tutto vada bene, te lo prometto.»
«E se sarai tu a stancarti di me?»
«Questo mai, Cookie. Ogni giorno che passerà sarà un giorno in meno in cui sopportare la tua assenza», le disse lui e lei non poté non fidarsi di quelle parole, di quella voce, di quell’amore.
Rimasero in quella posizione, in quel silenzio rilassante e così carico di promesse per un tempo che parve loro interminabile. Nessuno li disturbò, niente distolse la loro attenzione dall’ascoltare l’uno il battito del cuore dell’altra, i loro respiri, sospiri, ad osservare i sorrisi, intrecciare le dita, carezzare i capelli.
In quei pochi minuti, o forse ore, si amarono in quel modo semplice, innocente, solo osservandosi e sfiorandosi, senza dirsi niente. Perché tra di loro non c’era affatto bisogno di parole, e ormai l’avevano capito.
Eileen sospirò e sorrise baciandogli il mento, mentre la mano di Niall si intrufolò tra i suoi ricci.
«Preferisco le lettere scritte a mano piuttosto che degli stupidi messaggi», mormorò interrompendo finalmente quel silenzio. Lo vide sorridere e si accoccolò ancora di più contro di lui, che la strinse forte.
«Sarebbe romantico scambiarsi lunghe lettere come si faceva un tempo, ma credo morirei nell’aspettare una tua risposta troppo a lungo.»
Ridacchiò e suo malgrado annuì, «Allora credo che mi accontenterò dei messaggi.»
Niall le fece l’occhiolino e le baciò la punta del naso.
Il silenzio cadde di nuovo tra di loro, ma Eileen non riuscì questa volta a bearsi di quella tranquillità, perché aveva paura, e per combattere le sue preoccupazioni aveva bisogno di mettere a tacere i suoi pensieri.
«Non ti accompagnerò all’aeroporto, non voglio vederti salire su quell’aereo», bisbigliò quasi senza respiro per il dolore che quelle parole le provocarono.
Niall sospirò e le lasciò un delicato bacio sulla fronte.
«E’ meglio così, perché non so se riuscirei a salirci sapendoti lì a qualche passo da me.»
«Com’è il programma del tour?»
«Non lo so ancora precisamente, ma penso che per Natale avremo qualche giorno libero. Credo anche Capodanno, non so.»
Si sforzò di sorridere e si allontanò quel poco per guardarlo negli occhi.
«Quindi grande festa a Londra con i tuoi amici», lo provocò alludendo ai tanti racconti che le aveva fatto, sulle feste interminabili e senza controllo che organizzavano i suoi amici.
Ma Niall non si lasciò ingannare, alzò gli occhi al cielo e le prese il viso tra le mani, avvicinandosi così tanto fino a far sfiorare i loro nasi.
«Qualsiasi momento di pausa, anche se si tratta di poche ore, io verrò da te, ovunque ti trovi.»
Il cuore di Eileen perse un battito per l’intensità che c’era nel suo sguardo, ma si sforzò di rimanere concentrata.
«Hai anche una famiglia da andare a trovare, i tuoi genitori, Dylan. Non puoi pensare solo a me», gli ricordò. Niall scrollò le spalle.
«Verrò a prenderti e starò con la mia famiglia insieme a te. Non sprecherò nemmeno un minuto. E quando il tour finirà, se vorrai, verrai a Londra con me.»
«Possono succedere tante cose in un anno», borbottò e a lui sfuggì un sorriso.
«Lo so, quindi concentriamoci su adesso.»
Eileen sorrise il suo stesso sorriso, e Niall strofinò il naso contro il suo.
«E cosa vuoi fare adesso?»
«Smettere di perdere tutto questo tempo con le parole», replicò al volo senza lasciarle il tempo di ribattere.
La baciò, con quella dolcezza e tenerezza che apparteneva solo a lui e lei lo lasciò fare, perché lei apparteneva solo a lui.
Ma ovviamente c’era stata fin troppa tranquillità, per fin troppo tempo, in quella casa piena di ragazzi, ma soprattutto con Louis Tomlinson nei paraggi.
Proprio questo sfrecciò in quel secondo accanto a loro, urlando e tuffandosi in piscina sommergendoli con un uragano di schizzi.
«Louis!» sbottò Niall tirandosi indietro e portando con sé Eileen, che scoppiò a ridere mentre anche gli altri ragazzi lo seguivano correndo.
«Toglietevi di mezzo plebei!» urlò Harry per buttarsi esattamente sul suo amico, che finì giù insieme a lui.
«Che idioti», ridacchiò Liam seguendoli e tuffandosi con più delicatezza.
Eileen e Niall si scambiarono un’occhiata divertita, «Devo affogare Louis, scusami», annunciò Niall alzandosi in fretta e buttandosi sul suo amico che era appena riemerso ridendo e tossicchiando.
Zayn li raggiunse poco dopo, immergendosi in acqua con tutta la tranquillità del mondo, facendo sorridere Eileen, che li raggiunse osservandoli e non riuscendo a fare a meno di ridere, per come si divertivano e per come sembravano dei bambini felici mentre lottavano sott’acqua.
«Sei un idiota Nialler, stavi per uccidermi» urlò Louis, però ridendo e avventandosi su di lui.
«È guerra» dichiarò Liam trascinando giù Harry.
Di lì a qualche secondo il caos si impossessò della piscina, ed Eileen si ritrovò a ridere come non mai, vittima degli attacchi di quei cinque ragazzi così semplici e spontanei.
All’improvviso Zayn sgusciò accanto a lei fino a portare il viso vicinissimo al suo, facendola congelare sul posto dalla sorpresa, mentre Niall e Louis rispettivamente sulle spalle di Liam e Harry, cercavano di buttarsi in acqua tra urla e imprecazioni.
«Lascia che ti renda felice, Eileen. Te lo meriti, e anche Niall», le bisbigliò all’orecchio poi si tirò indietro e le sorrise con quel suo sorriso enigmatico.
Eileen lo fissò basita per qualche secondo, poi il suo cuore si sciolse e le sue labbra si piegarono in un sorriso riconoscente.
Non aveva mai ascoltato i consigli altrui, forse perché prima non aveva mai avuto qualcuno che ne tirasse fuori di sani e facilmente perseguibili.
Ma sapeva, ne era certa, che quello lo avrebbe ascoltato.
E non perché glielo aveva detto Zayn, ma perché era quello che le urlava il suo cuore fin dalla prima volta che aveva incrociato quegli occhi azzurri.
Quegli occhi che avrebbe sempre guardato con amore, e in cui avrebbe sempre trovato la sua unica salvezza.
 

 
  
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