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Autore: unbreakable    14/02/2016    2 recensioni
"«Se solo le cose fossero così semplici...» Disse Gray, seguito poco dopo da un sospiro. All'improvviso sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla, e lui non poté far altro che alzare lo sguardo e scrutare il viso divertito del suo compagno di gilda.
«Le cose sono semplici, idiota» Pronunciò Natsu, dandogli una lieve pacca per rassicurarlo. «Sei tu che le rendi complicate».
E dopo che quelle parole lasciarono completamente basito Gray, il Dragon Slayer si sentì costretto a prenderlo per un polso, così da trainarlo verso casa sua.
"
 
[Gruvia ─ accenni Nalu/Gale/Elfgreen]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Levy McGarden, Lluvia, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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what is love?
L’amore infantile segue il principio: amo perché sono amato.
L’amore maturo segue il principio: sono amato perché amo.
L’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te.
L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo.

                                                                                      [E. Fromm]





Juvia si trovava all'interno della sua camera, al Fairy Hills. Si stava preparando per andare a letto, essendo piuttosto stanca dopo la giornata passata alla gilda; come al solito aveva dovuto lavorare duro, fare molti incarichi, senza avere tempo per sé stessa. Era tornata a tarda sera e provava un tale stress che, invece di andare direttamente a letto, aveva preferito mettersi in vasca e lasciare che l'acqua calda lavasse via dal suo corpo quel senso di stanchezza che le vietava di rilassarsi. Mentre si lasciava andare sotto l'acqua che toccava la sua pelle, rifletté su molte cose: erano passati ormai parecchi anni ─ più precisamente sette ─ da quando la guerra contro Alvarez era conclusa con la loro vittoria. Allora non avrebbe mai immaginato che sarebbe andato tutto bene, che nessuno particolarmente caro a lei riuscisse a sopravvivere contro quella forza con cui si erano dovuti fronteggiare; in un certo senso, a ripensarci, si riteneva fortunata. Ancora le pareva strano di essere viva, di potersi rilassare come se non fosse successo niente: a quei pensieri, tuttavia, un brivido percorse la sua schiena, facendole aprire di scatto gli occhi. Si portò le gambe al petto e le circondò con le braccia, adagiando in seguito il mento sopra le ginocchia. Aveva provato tanta paura durante la guerra, non pensava che lei e tutti gli altri ce l'avrebbero mai fatta; era stata la prima volta che si erano ritrovati contro una tale minaccia, ed il pensiero di essere sopravvissuta la faceva sentire strana. Anche i suoi amici erano sopravvissuti e niente la rendeva più felice di poterli ancora vedere tutti i giorni alla gilda. Avevano ricominciato da capo numerose volte, ma quella era diversa: erano sicuri che non sarebbe successa nessun'altra catastrofe, specialmente perché Zeref e Acnologia erano stati sconfitti. Dunque non c'era niente da temere, ormai avevano raggiunto la pace che cercavano ormai da tempo, e dopo sette anni non era successo ancora niente di straordinario: nessun nemico ─ se ce ne era qualcuno ─ li aveva attaccati, non aveva dichiarato guerra né i cittadini di Magnolia si erano lamentati di qualcosa. In fondo andava tutto bene, erano felici e la loro città era tornata come nuova, anche se i suoi cittadini avevano sofferto parecchio quando l'avevano ritrovata in un mucchio di macerie. Tuttavia si erano dati da fare per ricostruirla, per regalare agli innocenti un posto migliore in cui vivere, e da lì Fairy Tail si era ripromessa di proteggere al meglio la sua città. Lo stavano facendo tutt'ora: ogni giorno si rimboccavano le maniche per aiutare i cittadini con gli incarichi e mai osavano lamentarsi se la paga era poca.
Dopo aver fatto il bagno, Juvia indossò il suo accappatoio bianco e ritornò nella sua camera, mentre si asciugava i capelli con un asciugamano. In seguito tirò fuori da sotto il cuscino del letto il suo pigiama azzurro, lo adagiò sopra il materasso ricoperto da coperte bianche e poi si girò distrattamente verso la finestra alla sua destra. Con piccoli passi si avvicinò ad essa e puntò i suoi occhi turchini al paesaggio innevato, ricordandosi solo in quel momento che era inverno. Il loro vecchio dormitorio era lontano da Magnolia, era sempre stato circondato dagli alberi e non avevano modo di vedere le abitazioni della città; durante le ricostruzioni, però, sfruttarono la situazione per far sì che il Fairy Hills venisse costruito in città, non troppo lontano dalla loro gilda. Per questo lo sguardo di Juvia andò a posarsi sulle varie abitazioni che riusciva a vedere, guardando come i piccoli fiocchi di neve cadevano soavi sulla strada e sopra gli ombrelli delle poche persone che camminavano sotto quel freddo. I tetti erano diventati completamente bianchi: sembravano ricoperti da granelli di zucchero, invece il cielo era una distesa cupa, ricoperta da qualche punto luminoso che lo rendeva meno triste. Quell'atmosfera e quel tempo fecero sorridere la ragazza, poiché le davano un vago ricordo di una certa persona a cui lei era particolarmente legata. Quei piccoli ma ben visibili fiocchi di neve che continuavano a cadere ipnotizzarono Juvia, specialmente perché ─ secondo la sua mente stanca ─ erano tanti e minuscoli pezzi di lui, per cui sorrise involontariamente.
L'espressione di Juvia si fece cupa a ripensare a Gray, che si era allontanato notevolmente da lei dopo la fine della guerra. Avevano parlato, si erano congratulati l'uno con l'altra per la vittoria, per essere riusciti a sopravvivere e per il buon lavoro fatto per fermare la loro minaccia, ma oltre quello non c'era stato niente. Durante la guerra si era lasciata alle spalle le parole di Gray, non aveva osato pensarci nemmeno una volta data la situazione in cui erano; solo alla fine ci ripensò. "Quando la battaglia sarà finita, ti darò la mia risposta": erano queste le parole che lui le aveva detto prima di venire attaccati, prima che sia la paura che il coraggio li prendessero, facendogli dimenticare ogni cosa e lasciandoli focalizzare sul loro obiettivo. Alla fine lei aveva aspettato, non gli aveva fatto alcuna pressione, non gli aveva detto niente, nemmeno un accenno. Dopo sette anni ─ sebbene si fossero un po' allontanati ─ Juvia continuava ad aspettare la sua risposta, perché da allora i suoi sentimenti non erano cambiati. Probabilmente ─ anzi, sicuramente ─ essi erano maturati proprio come lei: ormai era diventata totalmente una donna come Gray un uomo, gli anni erano passati e loro insieme a quest'ultimi. La maga dell'acqua sospirò piano, socchiudendo gli occhi mentre continuava a guardare, stanca, la neve che cadeva fuori. Sentiva di aver bisogno di lui per coronare il suo ormai "risaputo" sogno d'amore, poiché in quegli anni non era riuscita a focalizzarsi su qualcun altro nonostante Gray non le desse particolari attenzioni. Si chiedeva perché si fosse allontanato così tanto da lei: ricordava che allora il suo carattere piuttosto invasivo lo infastidiva, invece adesso era diversa, aveva capito che stargli addosso era solo un fastidio e che maturare era la cosa più giusta da fare. Invece, non appena aveva allentato la presa, lui ne aveva approfittato per allontanarsi da lei, senza darle un valido motivo. Non aveva perso la speranza dopo tutti quegli anni, ma sentiva che qualcosa dentro di lei, giorno dopo giorno, andava rompendosi; da quando era arrivato l'inverno, aveva notato sul collo di Gray la stessa sciarpa che lei gli aveva regalato per il loro "anniversario", e ciò invece di renderla contenta la portava unicamente a soffrire. Guardando la finestra, il paesaggio innevato ed il cielo scuro, notò che quella sera era uguale a quel giorno in cui entrambi avevano sofferto: lui a causa di brutti ricordi, lei per l'ennesimo rifiuto. Sospirò nuovamente, negando alle lacrime che si erano formate nei suoi occhi di scendere. Si era promessa che non avrebbe pianto per lui, non più: voleva essere una donna forte e Gray ─ cercando di autoconvincersi ─ non meritava affatto le sue lacrime. Era vero, non aveva mai perso la speranza dopo tutti quegli anni, ma era stanca di aspettare e di stargli dietro; era diventata adulta, non poteva restare ancorata al passato come se fosse la sua unica via per il futuro. Doveva ─ e voleva ─ dare una svolta alla sua vita, cominciando proprio da quella sentimentale.
Con amarezza distolse lo sguardo dalla finestra e si diresse con passo lento verso il suo letto, poggiando l'asciugamano sopra esso. Prese tra le dita la maglia del suo pigiama e la portò contro il petto, stringendola con forza nel palmo di entrambe le mani. Un ciuffo di capelli turchini andò a coprirle gli occhi, mentre con decisione si mordeva il labbro inferiore nell'intento di trattenere una certa pressione che aveva negli occhi. Poco dopo gocce salate si frantumarono contro le sue nocche, che col passare dei secondi diventavano sempre più frequenti; il suo respiro si fece poco più affannoso, mentre si portava una mano davanti alla bocca nell'intento di soffocare i singhiozzi. Forse ─ purtroppo ─ lui era l'unico per cui lei voleva piangere.



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Quello era un giorno davvero importante per Fairy Tail, e la gioia proveniva non solo dalla gilda ma dalla città intera. Elfman ed Evergreen quel giorno si sarebbero sposati; quando avevano annunciato ai loro compagni la loro decisione, non rimasero affatto stupiti. Nella gilda era risaputo che i due avessero una relazione ma che preferissero tenerla nascosta, dato che volevano far credere agli altri di provare una antipatia reciproca. Tuttavia, la loro messa in scena non era andata come speravano, ma i loro compagni gli avevano comunque dato corda in modo da non recargli alcun fastidio. Nonostante questo, quando avevano annunciato di volersi sposare, nelle loro espressioni non c'era alcuna traccia di imbarazzo o timore, anzi: erano felici, orgogliosi di aver preso quella decisione. Entrambi sapevano bene di amarsi e che continuare a tenere nascosta la loro relazione era solo da egoisti, volevano coinvolgere anche i loro amici e dimostrare che ciò che c'era tra loro era sincero. Mirajane e Lisanna si erano addirittura commosse quando lo vennero a sapere, erano felici di vedere il loro fratellone contento con un'altra donna ─ sebbene fossero un po' gelose, essendo le sue sorelle.
Avevano deciso di tenere la cerimonia a Fairy Tail, lasciando che entrassero anche alcune persone che non facevano parte della gilda. Era stato un annuncio assai strabiliante per le persone comuni, non avendo idea di cosa succedesse all'interno di quell'edificio. Non c'era alcun addobbo ─ stranamente, specie da parte di Evergreen ─ in quanto avevano deciso di rendere il tutto più intimo e semplice possibile. Non volevano fare le cose in grande quel giorno, volevano solo far vedere quanto si amassero e che volevano stare davvero insieme; per cui si trovavano l'uno di fronte all'altra, a tenersi per mano mentre gli altri li osservavano, alcuni commossi mentre altri solamente emozionati. Un uomo ben vestito parlava di fronte a loro, pronunciando le solite parole, mentre Evergreen guardava con gli occhi lucidi il volto di Elfman. Ella era vestita di un abito semplice a sirena senza spalline, si apriva sul fondo e le aderiva perfettamente ai fianchi, mettendo in mostra le sue curve. In volto aveva un velo di trucco, non esagerato, ed agli occhi portava i suoi soliti occhiali; i capelli mossi erano sciolti come al solito ed erano coperti dal velo bianco. Elfman era vestito del classico smoking nero, esageratamente elegante per i suoi gusti ma aveva deciso che per quel giorno avrebbe mostrato un altro lato di sé alla sua futura sposa.
Entrambi si guardavano amorevolmente, ed Evergreen stava facendo davvero un grande sforzo per non cadere vittima dell'emozione; l'unica cosa che l'aiutava a non versare lacrime era il sorriso sicuro dell'uomo di fronte a lei, che con tenerezza le accarezza il dorso di una mano col pollice. Juvia era in lacrime mentre li osservava, essendo tremendamente felice per quello che stava succedendo alla donna. Le due erano diventate buone amiche negli ultimi anni e la maga dell'acqua l'aveva aiutata a scegliere l'abito e, contro ogni supposizione, Evergreen si era lasciata aiutare senza battibecchi. Juvia aveva notato che di fianco a lei, anche Lucy era nell'intento di mettersi a piangere, ma si stava trattenendo. Forse era emozionata perché vedeva un suo futuro in quello stesso modo con Natsu ─ avendo i due una relazione che andava avanti da tre anni.
Dopo che i due protagonisti della cerimonia pronunciarono il tanto atteso "sì, lo voglio" un grande fracasso di applausi si alzò in aria, con addirittura qualche fischio e urla da parte di alcuni membri della gilda ─ tra cui Natsu e Gajeel. In seguito, Elfman ed Evergreen si diedero un bacio prima casto, ma che col passare dei secondi divenne sempre più passionale. Juvia li guardò intenerita, invidiando tutta quella felicità che lei non sarebbe mai riuscita ad ottenere, ma per il momento si accontentava di vederla attraverso gli altri. I finalmente sposi, dopo aver smesso di regalarsi baci e carezze, decisero di ringraziare il prete e poi andare dai loro amici, che si buttarono completamente addosso a loro per fargli le più sincere congratulazioni per il matrimonio. Anche Juvia sarebbe voluta andare da loro per congratularsi e complimentarsi, ma erano circondati da troppe persone e non se la sentiva di unirsi alla mandria, per cui decise semplicemente di dirigersi da Lucy e Levy che si erano allontanate dalla folla per parlare un po'. Dopo che le raggiunse le due ragazze le sorrisero, invitandola ad unirsi alla loro conversazione.
«Non avrei mai immaginato che Eve sarebbe riuscita a contenersi in un giorno tanto importante!» Commentò subito Levy, riprendendo sicuramente il discorso che aveva cominciato prima con la bionda. Nel tono della sua voce si era percepita davvero molta sorpresa.
«Juvia è felice di vederli insieme» Disse invece la maga dell'acqua, sorridendo in direzione dei due novelli sposi che erano ancora circondati dalla mandria di persone. Più li guardava e più provava invidia, per cui decise di riportare velocemente lo sguardo sulle due compagne.
«Già, anche io. Non vedo l'ora di sposarmi!» Aggiunse invece Lucy, arrossendo solo al pensiero di poter vivere un momento del genere insieme al suo amato. Altra invidia per Juvia, che cercava comunque di tenere sotto controllo.
«Deve essere magnifico sentirsi dire "sì, lo voglio" dalla persona che amiamo» Le parole pronunciate da Levy misero un po' in difficoltà Juvia, che non aveva proprio idea di come rispondere. Come ogni ragazza ─ o almeno la maggior parte ─ anche lei voleva avere il suo momento magico con qualcuno, sposarlo e avere in seguito una vita felice insieme a questa persona in questione. Le sue due compagne potevano fantasticare su cose non del tutto fantasiose, essendo entrambe in una relazione che andava avanti da anni. Addirittura Levy era riuscita a scalfire il cuore di Gajeel e far sì che proprio lui facesse il primo passo e chiederle di diventare la sua ragazza; ciò avvenne cinque anni fa, ed il loro rapporto era davvero saldo.
Nel mentre che le due continuavano a parlare dei loro possibili matrimoni, Juvia guardava in qualunque direzione per avere la conferma della sua presenza. In realtà sperava di non vederlo perché avrebbe sicuramente sofferto, ma da una parte era curiosa di vedere l'espressione del suo viso. Voleva sapere se anche lui era contento per loro come tutti i presenti, se anche lui si era intenerito ed emozionato di fronte alla loro gioia, se anche lui volesse vivere le stesse emozioni con una persona in particolare. Se anche lui, in quel momento, la stava cercando con lo sguardo mentre si domandava le stesse cose, se anche lui sentisse la mancanza della ragazza come Juvia sentiva la sua. Ormai Gray lo vedeva solo di sfuggita e qualche volta si davano il buongiorno quando si incontravano per caso alla gilda e non potevano fare niente per evitarsi, anche se non conversavano più come facevano una volta. Juvia si chiedeva, mentre continuava a cercarlo, se anche lui soffrisse allo stesso modo, se avesse trovato una risposta da darle oppure se ci stesse ancora pensando. Erano quei dubbi che continuavano a tenerla incatenata a lui ed al suo passato, altrimenti avrebbe fatto uno sforzo immane e si sarebbe lasciata tutto alle spalle, così da ricominciare da capo. Invece no, si trovava a vagare con lo sguardo nella gilda con la disperata speranza di trovarlo e avere una risposta a tutte le sue domande, anche se la voglia di vederlo era scarsa. Incontrarlo le avrebbe procurato la solita sofferenza che provava quando non lo vedeva, per cui le cose non cambiavano in entrambi i casi.
La giornata era passata molto velocemente ed i festeggiamenti erano durati fino a tarda sera ─ e Juvia stava iniziando a stancarsi di fare tardi ogni giorno, avendo poche ore per dormire. Tutti si erano divertiti ed avevano fatto ogni tipo di complimenti ai due festeggiati, che se ne erano andati via prima degli ospiti tramite una carrozza trainata da cavalli bianchi. Probabilmente non li avrebbero rivisti in gilda per i giorni seguenti, ma al master andava bene così: era stato proprio lui a consigliargli di assentarsi per qualche giorno, così da sbollire tutta quella gioia creatasi in così poco tempo. Juvia era rimasta con Lucy, erano fuori da Fairy Tail e la bionda aspettava che il suo "cavaliere" si ricongiungesse a lei e la accompagnasse a casa; la maga dell'acqua aveva deciso di farle compagnia, non volendo che rimanesse da sola ad aspettarlo. Le due ragazze avevano fatto molta amicizia negli ultimi anni, e Juvia aveva finalmente smesso di considerarla una rivale in amore ─ non perché si era impegnata con il Dragon Slayer, ma perché preferiva vederla come un'amica invece che in quel modo demenziale. Lucy era anche l'unica a sapere che Juvia provasse ancora qualcosa per Gray ─ perché gli altri componenti della gilda pensavano che lei si fosse lasciata tutto alle spalle ─ ed era sempre l'unica ad appoggiarla, a dirle di non arrendersi se lo amava così tanto.
Inoltre, durante i festeggiamenti del matrimonio, non c'era stata alcuna traccia del Fullbuster: Juvia lo aveva cercato per tutto il tempo, ma evidentemente non era proprio venuto. Questa scoperta le fece passare la fame, tanto che a cena non toccò nemmeno un boccone; aveva solo mangiato una fetta di torta per mettere qualcosa dentro lo stomaco. Lucy aveva addirittura preferito restare con lei tutta la giornata invece di passarla insieme al suo compagno, e questo gesto fece sentire un po' in colpa Juvia, ma ormai lo sapeva: la maga degli spiriti stellari era di una gentilezza sovrumana, dunque non si era stupita tanto della sua decisione di restarle a fianco. La bionda aveva anche cercato di parlare con Gray ─ nei giorni passati ─ per cercare di scorgere in lui qualcosa riguardo Juvia, volendo sapere a tutti i costi cose gli fosse accaduto per allontanarlo in questo modo dalla maga dell'acqua. Dal canto suo, Juvia invece non aveva il coraggio di chiederglielo direttamente, ma era l'unica che poteva andare da lui e parlargliene; Lucy l'aveva spronata più volte nel tentativo di convincerla, ma l'altra aveva sempre accantonato l'idea di andargli a parlare. Se lui non voleva parlarle, perché doveva insistere e scocciarlo? Non voleva essere un peso, non voleva tornare ai vecchi tempi dove dipendeva dal mago del ghiaccio: voleva dimostrarsi diversa, matura, donna. Voleva fargli vedere che era cambiata, che adesso era più responsanbile ed era più affidabile rispetto a prima.
All'improvviso Lucy prese una mano dell'altra e intrecciò le sue dita con le sue e, quest'ultima, si sentì costretta a volgere lo sguardo verso di lei. Scrutò il suo viso, i suoi lineamenti delicati e le sue labbra rosee curvate in un tenero sorriso; esso le diceva che sarebbe andato tutto bene, che non aveva motivo di preoccuparsi se il suo amore era sincero. Poteva avere ragione: in fondo Juvia si era sempre aggrappata a quel barlume di speranza che ancora la faceva andare avanti, ma alle volte si chiedeva se invece di combattere non fosse meglio arrendersi. L'evidenza era quella che era, e lei non poteva continuare a fare la finta tonta, perché ormai sapeva che tra lei e Gray era tutto finito.



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La neve cadeva lenta tra i suoi capelli corvini, sul suo giubbotto in pelle nera e sui suoi jeans chiari. La panchina su cui era seduto era totalmente coperta da piccoli, freddi e soffici fiocchi di neve che si erano accumolati, unendosi tutti insieme e formando una forma unica. Quella notte faceva molto freddo, ma essendo un mago del ghiaccio lui non lo pativa: si trovava a suo agio sotto quel tempo, sotto quel cielo oscuro coperto da qualche nuvola grigia. Gli piaceva guardare la neve cadere, come leggiadra si posava sul terreno e piano si scioglieva, diventando semplice acqua; ed era proprio quello che gli piaceva, che lo faceva sorridere, l'acqua. Così limpida, pura, pulita, invisibile e addirittura fragile. In quel momento sospirò, socchiudendo gli occhi; si sentiva in colpa per essere mancato ad un evento tanto importante, il matrimonio di Evergreen ed Elfman. Aveva promesso che ci sarebbe stato, perché lo sposo voleva che tutti i suoi amici fossero presenti in quel giorno speciale, dove lui e la sua amata avevano deciso di coronare il loro prima segreto ma ovvio amore. Il giorno prima aveva anche preparato lo smoking e quella stessa mattina, invece, si era preparato per andare a vedere quanto Elfman potesse essere felice insieme ad Evergreen, ma alla fine aveva cambiato idea. Non appena aveva indossato l'abito si era sentito in trappola, si era sentito soffocare nella morsa di quella elegante stoffa, per cui si era sentito costretto a spogliarsi subito. Avrebbe potuto benissimo andare alla cerimonia con dei vestiti qualunque, ai due sposi sarebbe andato bene comunque, ma Gray sentiva che non era giusto. Faceva finta di non conoscere il motivo, quando in realtà lo sapeva molto bene: il passato, messo in confronto col presente, lo spaventava. Aveva fatto una promessa a sé stesso: sette anni fa si era giurato che le avrebbe confessato ogni cosa, che avrebbe smesso di sotterrare i suoi sentimenti e che li avrebbe portati alla luce. Alla fine non ce la fece e decise di scappare dalle sue stesse parole come un codardo, ma specialmente da lei. Senza darle una spiegazione l'aveva allontanata con estrema facilità, specialmente perché Juvia non aveva cercato nemmeno una volta di riavvicinarsi a lui, e probabilmente era stato questo a convincere Gray a portare avanti quella maschera di disinteressamento. Non aveva ben capito cosa fosse successo e perché lo avesse fatto, ma una cosa nella sua testa era ovvia: aveva paura di mostrare i propri sentimenti, poiché ogni volta che si era affezionato particolarmente a qualcuno, esso aveva finito per scomparire. Probabilmente aveva paura che anche Juvia scomparisse una volta scoperti i sentimenti del mago del ghiaccio, e lui non voleva correre il rischio di perderla.
La osservava quando la vedeva in gilda, seguiva ogni suo movimento con la coda dell'occhio, aveva visto quanto fosse cambiata in quei sette anni. Se possibile era diventata ancora più bella, la luce nei suoi occhi in confronto a prima era meno luminosa, le sue labbra formavano sorrisi falsi, la sua voce recitava allegria quando in realtà era triste ma, più di tutto ciò, era diventata una donna matura. Nonostante l'ultimo cambiamento gli piacesse, non poteva far altro che pensare alla Juvia di sette anni fa, quella che lo rincorreva ovunque pur di stargli accanto, quella che ripeteva continuamente "Gray-sama", quella che avrebbe sacrificato anche la sua stessa vita per lui, quella che gli mostrava di amarlo non solo con le parole ma anche con i fatti. Tutto di lei gli mancava e aveva più volte pensato ─ e tentato ─ di darle quella maledetta risposta che tanto attendeva ─ perché lui era sicuro che Juvia lo amasse ancora.
Era mancato al matrimonio semplicemente perché aveva paura di vederla, perché avrebbe sicuramente pensato a qualche sciocchezza tipo "come starebbe Juvia in abito da sposa?", e non era da lui. Scappare era l'unica scelta che gli era rimasta, poiché sin dalla fine della guerra aveva avuto paura di affrontarla; lui non era più lo stesso, aveva le idee più chiare su ciò che provava ma non era ancora sicuro di sapere cosa volesse davvero. Dare una risposta a Juvia significava prendere un'importante decisione, ovvero quella di impegnarsi in una vera e propria relazione, poiché lui era convinto di essere innamorato di lei. Non aveva alcun dubbio su ciò, ormai aveva capito come distinguere l'affetto dall'amore e, se si fosse ritrovato Juvia davanti, era sicuro che invece di dirle "ti voglio bene", gli sarebbe venuto spontaneo pronunciare quel fatidico "ti amo". Se solo lui avesse avuto le idee più chiare e non si fosse lasciato spaventare da quello che provava, probabilmente, non si sarebbe ritrovato solo, a girovagare per le strade di Magnolia, a pensare a quanto potesse essere stupido.
Aveva lasciato quella panchina da un paio di minuti ormai, e si era diretto verso la gilda. Ormai era notte fonda ─ si ripeteva ─ quindi era sicuro che non ci fosse nessuno e che avrebbe potuto stare tranquillo all'interno dell'unico posto dove si sentiva allegro. Voleva cacciare via quei pensieri dalla testa perché, dentro di sé, sapeva che pensare a lei era sbagliato, che non doveva pensare al passato. Aveva preso la sua decisione ─ giusta o sbagliata che fosse ─ e, anche se con angoscia, aveva deciso di portarla avanti. Ce l'aveva fatta per sette anni, ma sentiva che nell'ultimo periodo l'armatura che si era costruito addosso andava spezzandosi, mostrando le sue debolezze; ciò lo aveva notato dopo una conversazione avuta con Natsu qualche giorno fa che, come sempre e specialmente in ambito sentimentale, non aveva un minimo di tatto.

"«Amico, nell'ultimo periodo ti ho visto abbastanza spento. Cosa ti succede? È successo qualcosa?» Domandò il Dragon Slayer, mentre insieme percorrevano la strada per tornare ognuno a casa propria.
«Niente di che» Rispose freddo Gray, mentre distrattamente portava una mano a stringere la sciarpa che aveva al collo. Quella sciarpa.
Quel gesto tanto nostalgico quanto disperato non sfuggì all'occhio attento di Natsu, che subito aveva capito cosa turbava il mago del ghiaccio. «Se è per Juvia, dovresti smetterla di tenerti tutto dentro e parlarle; non ti mangia mica, sai?» Gray sobbalzò sul posto, riportando subito le mani in tasca. Il rosato sorrise divertito a quel gesto, specialmente perché notò il volto arrossato ─ sicuramente per l'imbarazzo ─ dell'amico.
«Non capisco perché tu abbia preso questa decisione... stai solo facendo soffrire Juvia e te stesso» Tornò subito dopo serio, guardando con rammarico il profilo dell'altro mago. In quei sette anni Natsu era maturato molto, soprattutto a causa della guerra. Era rimasto comunque il solito bambinone invasivo, ma il suo lato da adulto si faceva vedere quando era con Lucy oppure con Gray; con loro due era sempre attento a come comportarsi, poiché uno era il suo migliore amico e l'altra la sua ragazza.
«Ho dovuto» Rispose il corvino, tenendo lo sguardo basso. Nemmeno lui sapeva bene cosa intendesse con quella banale risposta, ed era sicuro che il Dragon Slayer non avrebbe trovato parole con cui controbattere; lui voleva solamente che la conversazione finisse lì.
«Beh, sei un idiota» Esclamò Natsu, con tono ed espressione assai seri che lasciarono perplesso Gray. «Le avevi detto che al concludersi della guerra le avresti dato la risposta che tanto desiderava, e invece l'hai tenuta in agonia per ben sette anni. Magari sta ancora aspettando che il suo adorato "Gray-sama" tiri fuori le palle e si comporti da uomo» Sputò fuori in seguito, ed a quelle parole che parvero veleno per il Fullbuster, quest'ultimo si bloccò di botto. Il Dragon Slayer si fermò qualche passo più avanti, voltandosi a guardarlo ─ curioso di sapere che effetto avessero avuto le sue parole.
«Tu non sai un bel niente...» Pronunciò Gray in un sussurro, che Natsu fece quasi fatica a sentirlo. «Tu non sai niente di quello che ho provato e che sto provando, quindi non giudicare le mie scelte se non ne sai nemmeno il motivo! Inoltre non conosci i miei sentimenti né quelli di Juvia, quindi non sputare sentenze su ciò che non sai!» Alzò la voce poco dopo, guardando con sguardo furioso l'amico non tanto sorpreso.
«È proprio perché li conosco che ti giudico, Gray. So benissimo che hai paura di affrontarla e che hai il timore di star confondendo i tuoi sentimenti per qualcosa di troppo grande, ma credimi: non è così. Tu la ami, quindi perché evitare di stare con lei quando è quello che vuoi? È inutile soffrire per niente quando vedi la tua occasione per essere felice ogni giorno; coglila, vai da lei e dille quello che provi» Disse con un sorriso Natsu, osservando l'espressione non tanto convinta del Fullbuster. Anche se erano cresciuti non significava che fossero totalmente cambiati: Natsu aveva ancora la mania di intrufolarsi in casa di Lucy, di farle i dispetti e farla arrabbiare; Gray continuava ad essere incerto su molte cose, ad avere paura dei propri sentimenti ed a rivangare il passato. Erano soltanto più grandi e più maturi, ma le cose non erano cambiate molto, specialmente dal punto di vista del mago di ghiaccio.
«Se solo le cose fossero così semplici...» Disse Gray, seguito poco dopo da un sospiro. All'improvviso sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla, e lui non poté far altro che alzare lo sguardo e scrutare il viso divertito del suo compagno di gilda.
«Le cose sono semplici, idiota» Pronunciò Natsu, dandogli una lieve pacca per rassicurarlo. «Sei tu che le rendi complicate».
E dopo che quelle parole lasciarono completamente basito Gray, il Dragon Slayer si sentì costretto a prenderlo per un polso, così da trainarlo verso casa sua. Ancora una volta, il rosato aveva dimostrato che in quei sette anni era maturato molto, e che caratterialmente ─ ma anche fisicamente ─ era diventato molto più forte rispetto a prima. Più volte aveva dimostrato di essere diventato un vero uomo, nonostante di aspetto non fosse cambiato molto, a parte un po' di peluria sul viso. Gray si sentiva come il fratello minore dell'altro, in quanto ormai fosse sempre lui a dargli consigli ed a dirgli cosa fare. Era contento di poter contare sull'altro, anche se la maggior parte delle volte feriva il suo orgoglio: e quella era una di esse.
I due si fermarono davanti alla gilda dopo aver camminato molto ─ prima erano stati a casa di Elfman per festeggiare l'addio al celibato; Natsu scorse la figura della maga dell'acqua, Juvia, che insieme a Wendy ─ ormai cresciuta ─ stavano facendo un pupazzo di neve. Gray non si accorse di niente, essendo totalmente preso dai suoi pensieri: non si era nemmeno accorto di essere fermo davanti a Fairy Tail, e che Natsu l'aveva lasciato da solo, così che cogliesse la sua occasione. Solo dopo ad aver sentito la risata cristallina di Juvia lui si risvegliò dai suoi pensieri, vedendo la figura lontana del Dragon Slayer camminare. Confuso e spaesato, volse lo sguardo verso la gilda, vedendo davanti ad essa le figure di Wendy e Juvia che si divertivano insieme. Il suo cuore fece un sussulto, e per la prima volta sentì ─ o meglio, si accorse ─ un lieve calore formarsi sulle sue gote; non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, ma quella sensazione di felicità mista a timidezza lo fece sentire bene."

Quella conversazione era stata di vitale importanza per lui, in quanto gli avesse dato il coraggio di pensare ad un possibile dialogo con la maga in questione. Aveva pensato ─ e preparato ─ più volte un discorso da fare alla ragazza per dichiarare i suoi sentimenti e darle finalmente quell'agognata risposta, ma erano stati tutti tentativi vani. Non aveva avuto le forze né il coraggio per andare da lei e parlarle, e fino ad oggi si era detto "sarà per la prossima volta" ─ ed era ovviamente una scusa per non dire niente. Scappare sembrava l'unica soluzione plausibile, anche se sbagliata; lui sentiva comunque che non poteva fare altro se non quello, essendo un vigliacco.
Istintivamente, mentre camminava, si portò una mano a tastare la soffice sciarpa che portava al collo: era ancora morbida ed intatta, non aveva alcuna imperfezione. Quella sciarpa l'aveva custodita con cura e gelosamente, essendo l'unica cosa che lo faceva ancora sentire legato a Juvia. Diede una lieve carezza alla stoffa, con modo nostalgico, immaginando ─ con molta fantasia ─ che essa fossero i capelli turchini della maga; morbidi, sottili e profumati: così se li ricordava. Non poté far altro che sorridere a quei ricordi, in quanto fossero gli unici a dargli la visione di una Juvia allegra e spensierata. Adesso non lo era più, perché sapeva che anche lei stava soffrendo per quella situazione ─ o almeno lo pensava ─ ed era tutta colpa sua, e lui era l'unico a poter cessare quell'inutile sofferenza che aleggiava in entrambi.
Poco dopo arrivò alla gilda, ed era uguale a quella sera in cui passò con Natsu; l'unica cosa che cambiava era che non c'era la presenza né di Wendy né di Juvia, e ciò lo fece sospirare amaramente. Probabilmente aveva sperato che lei ci fosse, che magari avesse pensato ─ come Gray ─ di andare nell'unico posto che la rendeva allegra per svuotare la testa da ogni inutile pensiero. E in quel momento pensò: ma quanto era diventato rammollito in quegli anni? Da quando il solo minimo pensiero di Juvia lo rattristava così tanto da non avere nemmeno la forza di sorridere? Da quando si aggrappava alla felicità degli altri per ignorare la propria tristezza? Non si riconosceva quasi più, e quel cambiamento lo spaventava. Inoltre, una volta Makarov gli disse: "ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha bisogno di stare con qualcuno che si ama; la propria anima gemella è da qualche parte là fuori che ci aspetta, bisogna solo avere pazienza ed aspettarla", per cui si chiedeva se Juvia fosse quella persona in questione. Solo a pensarci si sentì felice, e non era neanche imbarazzato da certi pensieri: ormai era sicuro di essere innamorato di lei da anni, e che l'amore che nutriva nei suoi confronti era cresciuto a dismisura. Anche se erano stati praticamente lontani, in un certo senso, era come se non si fossero mai allontanati; i loro sentimenti continuavano ad esistere e, se possibile, erano solamente diventati più grandi, proprio come Gray e Juvia.
In seguito aprì il portone in legno della gilda ed entrò dentro l'edificio, chiudendoselo alle spalle. L'aria fredda scomparì di botto, lasciando spazio al caldo che emanava l'interno di Fairy Tail; ovviamente lui preferiva il freddo, ma l'aria calda a volte lo rilassava ─ e ciò lo aveva scoperto nelle ultime estati, dove era andato al mare insieme a Natsu e Lucy. In pratica Gray stava sempre insieme alla coppia, soprattutto perché era il Dragon Slayer che lo invitava continuamente ad uscire insieme a loro. Difatti, a volte, alla bionda dava fastidio la presenza del mago del ghiaccio in quanto volesse avere un po' di privacy con Natsu, ma sapeva bene che cercare di separare i due era impossibile: anche se litigavano spesso ─ sempre per le solite sciocchezze ─ avevano stretto un legame davvero forte, ed il loro rapporto era molto differente rispetto a quando erano più giovani.
Fece qualche passo per avvicinarsi al bancone dove spesso, durante la giornata, ci lavorava Mirajane per servire da bere e da mangiare ai componenti della gilda, ma una strana luce ─ dopo aver alzato lo sguardo ─ lo fece bloccare. Sopra ad un tavolo, poco più distante da lui, era posata una candela accesa ed una sagoma gli dava le spalle; quest'ultima si voltò di scatto non appena Gray tentò di aprire bocca.
«Chi c'è?» Domandò la voce, ed il mago di ghiaccio non poté far altro che rimanere paralizzato dopo averla riconosciuta. Sarebbe potuto correre via senza darle nemmeno una risposta, sarebbe potuto scappare come ormai faceva in continuazione, ma non riusciva a muovere nemmeno un muscolo.
«Gray..?» La ragazza assottigliò lo sguardo per riconoscerlo nel buio poco illuminato dall'unica candela accesa, e rimase sorpresa nel vedere la sua figura imbambolata. Juvia abbassò lo sguardo e, convinta di essere arrossita, alzò il colletto del suo cappotto, in modo da coprire le guance. Dal canto suo, invece, Gray sentiva di avere la gola secca ed il battito del suo cuore accellerato notevolmente; se Natsu fosse stato al suo posto, cosa avrebbe fatto? Sarebbe scappato o avrebbe affrontato la situazione da vero uomo?



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Forse era passato qualche minuto, un'ora o anche di più: nessuno dei due riusciva a rendersi conto del tempo che avevano trascorso semplicemente a studiarsi, avvolti dall'unica candela che emanava una piccola luce. Essa metteva in risalto gli occhi non tanto scuri di lei, che trasmettevano tutta la sorpresa che stava provando; Gray la osservava sia impaurito che meravigliato, non guardandola da così vicino da molto tempo. Sebbene fosse un momento che lui stesso aveva immaginato un paio di volte ─ anche se con sentimenti diversi ─ voleva solamente darle le spalle e andarsene, in quanto quella situazione era troppo complicata da gestire. E non lo era solamente per lui.
Dal canto suo, Juvia invece non aveva mai pensato ad un possibile incontro ravvicinato con il ragazzo: aveva sempre pensato che, molto probabilmente, le cose sarebbero rimaste in quel modo fino a quando lei non avesse messo un chiodo sopra i suoi sentimenti. Malgrado quei pensieri, adesso si ritrovava faccia a faccia con la persona che aspettava e desiderava da tanto tempo, l'unico che l'aveva portata ad amare così ardentemente quasi da farsi male. Non si sarebbe mai aspettata di avvicinarsi nuovamente a lui, soprattutto in quel modo così sorprendente quanto strano. Ritrovarselo di fronte, dopo tutti quegli anni passati a non parlarsi, la faceva sentire quasi a disagio; non aveva idea di come doversi comportare, se quello era lo stesso Gray che conosceva oppure se era cambiato non solo nell'aspetto, ma anche caratterialmente. Infatti non aveva avuto ancora modo di conoscere il nuovo Gray Fullbuster, e soprattutto non aveva idea se le sarebbe piaciuto oppure no e, quel pensiero, la portava a domandarsi se era un bene oppure un male. Se quella nuova persona non le fosse piaciuta, sarebbe stata la cosa migliore e se, invece, fosse stato il contrario, sarebbe rimasta al punto di partenza e avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo ─ o almeno, questi erano i pensieri che le frullavano per la testa.
Continuavano a guardarsi, domandandosi entrambi cose fosse meglio fare. Avevano paura di aprire bocca, di dire qualche assurdità o semplicemente di discutere su ciò che era successo in quei sette anni, nei quali erano stati praticamente lontani. Gray inghiottì la saliva, nervoso, avendo già qualche idea su come comportarsi ─ avendo fatto mente locale su quello che stava esattamente succedendo. Invece, Juvia sembrava essere ancora smarrita nei meandri della sua mente dove pensieri, dubbi, domande senza risposte combattevano tra di loro, facendo nascere in lei solo tanta confusione e disagio. Il corvino sembrava essersi rilassato in confronto alla maga dell'acqua, ed aveva appunto tirato un sospiro per darsi la giusta tranquillità ─ e calma ─ di cui aveva bisogno.
«Beh.. buonasera» Pronunciò con un po' di imbarazzo, cercando di evitare lo sguardo della ragazza. Juvia rimase sorpresa nel sentirlo parlare e, per risposta, gli sorrise solamente ─ non avendo il coraggio di aprire bocca. In qualche modo ─ probabilmente a causa del suo sorriso forzato ─ Gray notò il disagio dell'altra, ed in un certo senso si sentì quasi grato a non essere l'unico a considerare quella situazione imbarazzante.
«Mi dispiace averti disturbato, se vuoi me ne vado...» Ricominciò a parlare il mago ma, prima di poter finire la frase, Juvia lo fermò subito. «No, non ce n'è bisogno».
A quella risposta immediata, Gray rimase di stucco. Un paio di secondi prima si era mostrata imbarazzata ed a disagio, invece adesso aveva avuto il coraggio di parlare e di chiedergli ─ anche se non direttamente ─ di rimanere lì, insieme a lei. Di punto in bianco, il Fullbuster si ritrovò ad arrossire, e gli venne spontaneo portarsi una mano a grattarsi con fare impacciato la nuca, essendo imbarazzato per quella situazione che si stava finalmente addolcendo.
«Posso sapere perché sei qui a notte tarda?» Domandò in seguito Gray, ricordandosi poco più tardi che entrambi si trovavano in gilda ad un orario piuttosto bizzarro ─ era piena notte.
«Juvia non ha molto sonno, per cui ha deciso di venire qua a riflettere un po'» Rispose lei, con un filo di voce. Probabilmente era riuscita ad accantonare l'imbarazzo, ma il disagio era sempre dietro l'angolo e quello si vedeva dall'espressione sul suo volto, che continuava a forzare un sorriso. «Gray invece?» Chiese in seguito, cogliendo alla sprovvista il Fullbuster che saltò sul posto. Rimase soprattutto allibito nel realizzare che la ragazza aveva mantenuto quel suo strano ma adorabile modo di parlare che l'aveva sempre differenziata da tutte le altre, e che l'aveva resa quasi unica ─ o meglio, speciale.
«Sono un po' stressato, quindi ho deciso di venire qua per rilassarmi» Rispose in seguito, non rendendosi nemmeno conto che stava sorridendo a causa di ciò che aveva pensato pochi secondi prima. Tuttavia Juvia non sembrava essersi accorta del sorriso appena accennato dell'altro, ma rimase comunque un po' stordita nel sapere che l'altro era stressato. Per quanto ne sapeva non faceva mai incarichi troppo difficili, ed essi lo tenevano impegnato per qualche giorno ─ nemmeno una settimana intera.
«Capisco» La voce di Juvia era stata più bassa e sottile rispetto a prima, questo perché stava cercando di soffocare le miriade di domande che aveva nella testa e che voleva porgli. Gray notò il suo improvviso cambio di umore, per cui fece un solo passo in avanti per cercare di guardarla meglio in volto, cercando di farsi aiutare dalla piccola luce emanata dalla candela sul tavolo. Era riuscito a notare che la sua pelle era sempre uguale a quando era più giovane, pulita e pallida: l'unica cosa differente che vide era la cicatrice sulla guancia destra, piuttosto lunga e chiara. Probabilmente se l'era procurata durante l'ultima guerra contro Alvarez, dove sia entrambi che gli altri loro compagni avevano sofferto non poco. Quei ricordi bastavano per renderlo taciturno e addolorato, essendo stata quella battaglia la più difficile mai affrontata. Fairy Tail aveva dovuto subire l'ira di molti nemici, ma alla fine erano sempre riusciti ad uscirne vittoriosi e con un sorriso sulle labbra; Alvarez però aveva segnato il cuore di molti, rendendo quei ricordi più dolorosi di un coltello che penetra la carne di un uomo.
A risvegliare Gray dai suoi pensieri fu la stessa ragazza che, con chissà quanto coraggio, riuscì a dare voce ai suoi pensieri, rendendoli come lame affilate per le orecchie del mago. «Perché non hai più cercato Juvia?» Il Fullbuster alzò lo sguardo e lo portò sul volto della maga, dove quel sorriso forzato non c'era più: uno sguardo serio ─ ma che traspariva un po' di rancore ─ fece la sua comparsa. Ormai non aveva alcuna via di fuga, non poteva scappare e, per ciò, si disse che era arrivata l'ora di affrontarla e di non lasciarsi prendere dalla paura; in fondo era pur sempre Juvia, e sapeva che in un modo o nell'altro lei lo avrebbe capito.
«Mi dispiace» Cominciò intimorito il mago, cercando di mettere insieme i pezzi dei suoi pensieri. Quella domanda lo aveva mandato in confusione, specialmente a causa del modo arrogante con cui gli era stata porta.
«Juvia non vuole le scuse di Gray, vuole solo sapere la verità» Si intromise subito la ragazza, mettendo alle strette il mago del ghiaccio. Era fin troppo seria in quel momento, e quella serietà l'aveva vista rare volte. Quando combattevano era solita mettere il suo lato infantile da parte e tirare fuori il suo lato maturo, così da concentrarsi contro il nemico. Quella però era una situazione ben diversa, e lui non riusciva a digerire tutta quella serietà che non era proprio da lei ─ o almeno, non dalla Juvia che lui conosceva.
«Capisco tu sia arrabbiata, però non so come esprimere quello che voglio dire» Disse la verità Gray, che sembrava aver preso tutto il disagio che provava Juvia poco fa. I ruoli ormai si erano inveriti: quella sicura e rilassata era lei, mentre il mago era quello agitato e preoccupato. Qualunque cosa avesse detto, sapeva che non sarebbe stata una risposta soddisfacente per la maga: le parole che voleva dire erano semplicemente "avevo paura", e non era sicuro che lei avrebbe capito le sue emozioni ─ nonostante poco prima avesse pensato il contrario.
«È ovvio che sono arrabbiata!» Sbraitò la ragazza, stringendo forte i pugni. «Juvia pensava che fossimo amici, e invece Gray ha approfittato di un momento delicato per allontanarsi da lei» Pronunciò in seguito, abbassando di poco il tono della voce. La sua rabbia era ben evidente e, sebbene stesse cercando di trattenere le lacrime, anche quelle erano chiare: i suoi occhi erano lucidi e si vedeva l'acqua salata formatasi; chiuse le palpebre e subito dopo le riaprì, cercando di ricacciare indietro la voglia di piangere. Tutto quello che voleva evitare era di mostrarsi debole, in quanto in quel momento volesse fargli notare che era riuscita a diventare una donna forte anche senza di lui.
«Pensi davvero che io abbia approfittato del caos che c'era a Magnolia per allontanarmi da te? Non pensavo mi credessi un tale meschino» Commentò il ragazzo, con una nota di sarcasmo che non sfuggì alla maga dell'acqua. I due si guardavano decisi, come se quella fosse una battaglia che dovevano assolutamente vincere; chi avrebbe avuto la meglio, se entrambi barcollavano nei propri sentimenti?
«Juvia non pensa che Gray sia meschino, non l'ha mai pensato» Disse Juvia, cercando di porre rimedio alle parole pronunciate in precedenza. Dal canto suo, il mago non sembrava crederci tanto: infatti sibilò una risata forzata, a voce bassa.
«È quello che hai detto, però» La corresse il corvino, a braccia conserte. La maga voleva dire qualcosa per fargli capire che per lei non era meschino e mai lo era stato, ma sapeva che qualunque cosa avesse detto sarebbero state solo parole buttate al vento; era sempre il solito testardo, questo lo aveva confermato.
«Non cambiare argomento, Gray» Pronunciò poco dopo, lasciando da parte quella discussione. «Juvia ti ha fatto una domanda ed esige una risposta sincera». Quella era assolutamente la prima volta che vedeva la maga così autoritaria e decisa: non sembrava nemmeno lei. Non pensava che in sette anni sarebbe potuta cambiare così tanto, anche se aveva notato che era comunque la solita ragazza timida di tanto tempo fa. In ogni caso, se fosse stata diversa o uguale, la situazione non cambiava: avrebbe dovuto darle una risposta banale, ma almeno sincera; probabilmente non ci avrebbe neppure creduto, ma tanto valeva fare un tentativo. Ormai erano anni che rischiava di perderla, quindi non aveva paura di fallire, dato che ci era abituato.
«Avevo paura» Disse, con un filo di voce. Juvia alzò un sopracciglio, osservandolo sorpresa. «Non ho avuto il coraggio di farmi avanti nonostante ti avessi detto che lo avrei fatto, e questo perché sono un codardo. Avevo paura di affrontarti e di dirti quello che provavo, perché sono un vigliacco» Spiegò infine, titubante. Per lui era davvero imbarazzante ammettere ciò che aveva provato in quei sette anni, soprattutto perché era un tipo orgoglioso e, adesso, aveva dovuto mettere da parte quel suo orgoglio smisurato per raccontare la pura verità alla maga dell'acqua.
«Paura?» Domandò, ancora sorpresa. «Gray, però, non ha avuto paura di illudere Juvia» Commentò sarcastica, anche se era sincera. Quelle parole erano state dolenti per Gray, in quanto sapesse di aver commesso solo un errore ad allontanarla da sé; ormai il danno era stato fatto, e non credeva di poter rimediare dopo tutto quel tempo.
«Lo so» Disse poi il mago, volgendo lo sguardo verso il pavimento. Era diventato difficile per lui guardare la ragazza negli occhi, in quanto avesse paura di vedere in lei solo odio e rancore; l'avrebbe comunque capita se avesse provato quei sentimenti per lui, se lo meritava dopo tutto ciò che aveva fatto. Ma in cuor suo, sperava che la maga capisse cosa lo avesse spinto a mandarla via, ad allontanarla ed infine diventare solo degli estranei. Voleva che capisse che nemmeno per lui era stato facile, che aveva sofferto per la sua lontananza, nonostante fosse stato proprio Gray ad allontanarsi da lei.
«Paura di cosa?» Chiese in seguito, sia curiosa che intimorita. Credeva di essere lei la causa della sua paura, e tali pensieri non potevano che farla rattristare maggiormente ed anche arrabbiare.
«È difficile da spiegare» Rispose semplicemente lui, cercando di non far trasparire alcuna emozione di disagio o quant'altro. Quella risposta, ovviamente, non fu quella che Juvia voleva sentire, per cui lo spronò a dirle qualche dettaglio in più. «Gray... Juvia vuole solo capire. Ho per caso fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?» Il mago scosse la testa a quella domanda e cercò di evitare di darle una risposta concreta. Non sapeva davvero come mettere insieme delle parole con un senso, e voleva evitare a tutti i costi di litigare con lei: si sentiva già abbastanza sporco, non voleva peggiorare le sue condizioni mentali.
«Per favore, Gray» Quelle parole erano stato sussurrate e dette con un filo di voce assai dolce che fece quasi intenerire il Fullbuster. Nonostante tutto, sotto quella Juvia esigente e autoritaria si nascondeva sempre la solita Juvia, quella capace di tirar fuori il lato meno orgoglioso del mago. Quando erano più giovani, Gray era solito comportarsi in maniera più docile nei confronti della ragazza  ─ specie quando erano da soli ─ perché anche lei riusciva ad essere più sopportabile, ovvero dimostrava il suo amore nei confronti del mago senza esagerare. Usava semplici gesti, parole non schiette e sguardi meno ammiccanti ma più dolci: era quello il lato che aveva sempre amato di Juvia, la sua vera persona.
«Non eri tu il problema» Iniziò a spiegare, sempre con sguardo basso. «Ogni volta che mi sono affezionato a qualcuno in modo particolare, questo finiva per lasciarmi in modo atroce. È successo con i miei genitori, con la mia maestra e con sua figlia. Ho voluto bene ad ognuna di queste persone in modo speciale, e alla fine mi hanno lasciato nel peggiore dei modi. Ho sempre pensato di avere una maledizione addosso che colpisce le persone che mi sono care, e per questo ho voluto evitare di affezionarmi particolarmente ad una persona. Non volevo che ti capitasse qualcosa di male per causa mia, quindi ho deciso di allontanarmi da te in modo che stessi al sicuro» Dare quella spiegazione era stato più difficile del previso, in quanto non era riuscito a vedere che espressione avesse Juvia in quel momento. Sperava che capisse le sue intenzioni, i suoi sentimenti ed il motivo per cui aveva deciso di non stare con lei. Temeva lo avrebbe preso per stupido e paranoico ─ probabilmente era vero ─ ma quelli erano i suoi sentimenti: essi lo avevano accompagnato sin da quando era piccolo ad adesso, e tutt'ora continuava a credere che fosse il suo destino rimanere da solo.
«Juvia non.. non sa cosa dire» Pronunciò timidamente lei, portandosi le mani a stringere le braccia. «Non prendere in giro Juvia, ti prego» Disse in seguito, con voce tremante. A quelle parole, Gray alzò subito lo sguardo, volgendolo verso il volto di Juvia. La luce della candela illuminava ancora il suo viso, per cui riuscì a vedere le lacrime salate che piano percorrevano le sue pallide guance. Il suo naso era diventato rosso a causa del pianto ed i suoi occhi erano più lucidi di prima, e la ragazza si mordeva con prepotenza il labbro inferiore, cercando di darsi un contegno. Il Fullbuster rimase a bocca aperta nel constatare che aveva preso la sua spiegazione come una presa in giro: ciò era una stretta allo stomaco per lui, in quanto Juvia non credesse a quello che le aveva detto. Aveva messo da parte gran parte del suo orgoglio per aprirsi con lei, per raccontarle tutto ciò che aveva sempre deciso di tenersi dentro, senza svelare mai a nessuno il motivo per cui non riuscisse a relazionarsi molto con le altre persone. L'unica persona con cui aveva un rapporto sia speciale che particolare era Natsu, ma lui lo considerava immune alla sua maledizione, essendo il Dragon Slayer una persona che andava oltre la normalità ─ secondo i suoi pensieri.
«Non ti sto prendendo in giro!» Esclamò Gray, avvicinandosi maggiormente alla maga dell'acqua. Posò con decisione le mani sulle sue spalle e puntò i propri occhi su quelli chiusi di lei, dai quali le lacrime continuava a scendere copiose. «Non ti prenderei mai in giro su una cosa del genere!» Insistette, stringendo con più forza le spalle di lei. Quest'ultima mugolò, in quanto la sua stretta si stesse facendo fin troppo salda, ma non le interessava.
«Allora perché Gray ha detto a Juvia che le avrebbe dato una risposta se aveva paura? Non ha alcun senso» Balbettò con un filo di voce la ragazza, trattenendo i singhiozzi. Il mago si sentì messo alle strette dopo quella domanda: in effetti, non aveva tutti i torti. «Più Juvia cerca di collegare tutto quello che Gray le ha detto, più si confonde. Perché? Juvia non riesce a capire perché Gray pensi sempre a sé stesso e mai agli altri. Juvia è sempre stata gentile con Gray, ha cercato di essergli di aiuto in qualunque momento: Juvia è stata la spalla su cui piangere di Gray, l'amica con cui sfogarsi e confidarsi, la compagna con cui portare a termine incarichi e con cui compiere ogni cammino, anche se difficile. Perché Gray ha deciso di renderla un'estranea? Che è successo così all'improvviso?»  Continuò, senza fermarsi neanche un momento. Quelle domande erano lecite ed il mago lo sapeva: meritava una risposta, perché in fondo lei non aveva fatto niente di male e non era nemmeno la causa della sua decisione.
«Mi dispiace» Pronunciò il ragazzo, allentando la presa sulle spalle dell'altra. «È tutta colpa mia» Juvia spalancò gli occhi ed osservò il volto turbato dell'altro, notando che era sempre bello, proprio come quando era più giovane. Aveva solo un po' di peluria accennata sul viso, e ciò indicava che presto una sottile barba avrebbe preso il suo posto su quella pelle non tanto chiara. La maga rimase ad ammirarlo per poco tempo, ma gli bastò per assimilare ogni centimetro della sua pelle: era sempre stato di una bellezza straordinaria ─ secondo Juvia ─ e non aveva perso nemmeno metà del suo fascino, e ciò fece arrossire non poco Juvia, che si ritrovò con le mani sul viso, in modo da non farlo notare al ragazzo in questione. Gray comunque vide l'improvviso imbarazzo della ragazza, per cui decise di allontanarsi un po' da lei, non volendo essere solo un altro disagio.
«Anche Juvia ha le sue colpe» Disse timidamente, riportando le mani lungo i fianchi. «Juvia poteva fare il primo passo e andare da Gray, ma anche lei-- io avevo paura» Esordì poco dopo, ancora con le lacrime agli occhi. Il mago la guardò sorpreso, non riuscendo a capire perché avesse provato quei sentimenti proprio come lui.
«Juvia credeva di essere diventata solo un pesante fardello per Gray, e non voleva farsi avanti per paura di essere rimandata indietro» Sospirò in seguito, come per liberarsi di un magone sullo stomaco. Quella notte era diventata ormai un'occasione per sfoggiare i propri errori, anche se il vincitore indiscusso era sicuramente Gray, il quale era la causa principale di tutto quell'ambaradan. In un certo senso, però, il mago si sentiva più sereno: erano riusciti a trovare un momento di pace ─ avendo avuto inizialmente paura di un probabile litigio ─ per stare insieme e confrontarsi, e magari mettendo anche apposto le cose.
«Entrambi abbiamo commesso i nostri errori» Commentò Gray, accennando un sorriso. Juvia sembrava essere d'accordo con lui, anche se continuava ad essere confusa. Non aveva ben capito perché, tanto tempo addietro, lui avesse decise di darle una risposta se aveva paura. Probabilmente non avrebbe mai avuto una rispsosta sincera, in quanto sapeva che Gray non era affatto bravo con le parole e sicuramente non avrebbe messo nuovamente allo spiraglio il suo orgoglio. Quella era stata una rara e ─ sicuramente ─ ultima volta.
Adesso si guardavano entrambi senza dire una parola, sebbene non avessero aggiustato del tutto le cose. Alcune questioni erano ancora irrisolte e parecchie domande girovagavano nella testa di tutti e due, ma avevano deciso di darsi una tregua: prima di tutto era notte fonda ed entrambi iniziavano a sentire la stanchezza ed il sonno, per cui era una buona idea quella di tornare ognuno a casa propria.


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Erano fuori l'edificio della gilda e avevano notato che la candida neve non aveva ancora smesso di cadere. Le strade erano ancora più bianche di prima e sul terreno non c'era nemmeno un'impronta; le case erano totalmente ricoperte da tanti fiocchi di neve, ed i loro mattoni scuri erano diventati di un candito bianco acceso. Il cielo non era ricoperto nemmeno da una nuvola: il suo ampio blu scuro era esteso per tutta Magnolia, e la luna chiara emanava la sua tranquilla luce. Oltre ad essa, a ricoprire il cielo c'erano anche tanti punti luminosi, che lo decoravano come meglio potevano. I due maghi erano fermi, davanti il portone della gilda ad ammirare la quiete che regnava in città: nemmeno un suono, a parte il poco vento ed i loro respiri ricoprivano il silenzio che regnava. Inizialmente avevano intenzione di dividersi e di tornare a casa, ma qualcosa li costringeva a rimanere lì, insieme; nemmeno loro capivano perché volessero rimanere ancora in quel posto, ma di una cosa erano certi: i loro sentimenti erano i protagonisti di quello strano comportamento da parte di entrambi.
«Gray» Richiamò la sua attenzione la ragazza. Il mago la guardò, notando che le sue gote erano leggermente arrossate ─ probabilmente per via del freddo, pensava. «Dopo tutti questi anni, Juvia non ha mai smesso di aspettare quella risposta» Dichiarò in seguito, cogliendo di sorpresa il mago che si ritrovò ad arrossire e con la bocca aperta. La maga invece era tranquilla e non distolse nemmeno un attimo lo sguardo dal cielo sereno, come se per lei non fosse fondamentale guardarlo in viso per capire le sue emozioni. Sapeva benissimo che era imbarazzato, e ciò la divertiva: per questo sorrideva.
«Gray non è comunque obbligato a darmela...» Prima che potesse finire la frase, il mago la bloccò spontaneamente. «Gray-sama» La ragazza si voltò incredula verso di lui, guardandolo ─ questa volta lei ─ con la bocca aperta. Le sue guance erano diventate ancora più rosse ed i suoi occhi erano ritornati lucidi.
«Chiamami Gray-sama» Esclamò poi, guardando i suoi occhi riempiti di lacrime. Juvia non aveva il coraggio di dire niente, sopratutto perché la sua bocca tremava a causa del pianto imminente. Annuì semplicemente alla sua richiesta, sorridendo sincera. Poco dopo Gray le si avvicinò maggiormente, slacciando la sciarpa dal proprio collo; in seguito la adagiò sulle spalle della ragazza e poi l'avvolse intorno a quello di lei, in modo che non prendesse freddo. Juvia tastò la stoffa della sciarpa e la riconobbe subito, e ciò la portò a versare altre lacrime. Gray non era sorpreso di vederla piangere in quel momento, e soprattutto non gli dava fastidio: in qualche modo riusciva a capire come si sentisse la ragazza, e non poteva che essere felice di vederla sia sorridere che piangere grazie a lui.
«Non devi più aspettare quella risposta» Pronunciò all'improvviso lui, attirando nuovamente l'attenzione della ragazza. Quest'ultima tornò a guardarlo per cercare qualche conferma sull'espressione del suo viso ma, non appena si girò verso di lui, si ritrovò il suo volto a pochi centrimetri dal proprio. Trattenne il fiato e spalancò gli occhi, incredula di averlo così vicino a sé per la prima volta da quando si conoscevano; improvvisamente sentì le mani calde di lui posarsi sulle sue guance, e con il pollice portò via le lacrime che avevano inumidito la sua candida pelle. Entrambi si guardavano negli occhi, speranzosi di poter recuperare quei sette anni persi a starsi lontani e con la paura di cercarsi; speravano di poter diventare un tutt'uno e di non aver paura di perdersi per qualche sciocchezza. Juvia teneva le braccia a ciondoloni e lasciava che fosse l'altro a compiere i gesti, essendo intrappolata nello sguardo tenero di lui; non riusciva a muovere nemmeno un muscolo, in quanto si sentisse completamente bloccata sotto le sue soffici mani che le accarezzavano la pelle.
«Voglio conoscerti, Juvia» Sussurrò dopo lui, a fior di labbra. La ragazza tremò a sentire il suo fiato sulla propria bocca, e sentiva il viso andarle totalmente a fuoco.
«Anche Juvia vuole conoscere Gray-sama» Disse la maga, sorridendo al quanto imbarazzata. Il mago rise intenerito, ed in seguito adagiò la sua fronte contro quella della compagna; lei era totalmente rapita dagli occhi scuri dell'altro, mentre il mago era completamente perso nei suoi pensieri. In quel preciso istante aveva deciso che avrebbe cercato di conoscere le nuove sfumature del carattere della ragazza e che avrebbe fatto di tutto per non farle mancare niente. Sapeva che per un tipo glaciale come lui sarebbe stato difficile, soprattutto perché non si era mai spinto così oltre in una relazione, ma lei era diversa. Valeva la pena fare tutto questo per Juvia, perché aveva sofferto abbastanza per causa sua e, nonostante questo, lo aveva aspettato per sette lunghi anni. Le era riconoscente e non avrebbe più permesso che soffrisse inutilmente e, inoltre, era sicuro che lei avrebbe fatto sciogliere il ghiaccio di cui rivestiva il suo cuore.

«Ti amo, Gray-sama» Disse lei, con un sorriso che la rendeva raggiante sotto quel cielo scuro.
«Ti amo anche io, Juvia» Disse lui, con tutta la sincerità di cui era a disposizione.
Probabilmente quella maledizione di cui aveva avuto tanta paura era stata solo farina del suo sacco.










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Salve a tutti i lettori!
Questa è una oneshot un po' particolare ─ credo; è incentrata dopo la guerra contro Alvarez, Zeref e Acnologia. È tutto sette anni dopo, quindi i personaggi sono cambiati un po' esteticamente e caratterialmente, perciò mi scuso se sono un po' OOC, ma col tempo si cambia!
Ammetto che non l'ho scritta per San Valentino, però guarda caso l'ho finita di scrivere oggi ─ ce l'avevo incompleta sul computer già da un po' di settimane ─ e quindi eccola qua! Quindi la userò come scusa per augurarvi un buon San Valentino e, ricordate: meglio soli che male accompagnati!
Non ho altro da dire su questa one shot, solo che è moooolto lunga. All'inizio doveva anche essere diversa, ma anche così non è poi così male, dai!
Inoltre vorrei dire una cosa: per coloro che stanno leggendo/partecipando alla mia storia ─ e sempre se leggeranno questa oneshot ─ "The conquest of the world in on our wings" non potrò aggiornarla per un'altra settimana. Ho scritto almeno il primo pezzo in questi giorni perché ho trovato un po' di tempo libero, ma questa settimana non potrò mettermi proprio a scrivere perché il mio computer sarà a riparare, quindi dovrete aspettare un altro po' prima che io aggiorni. Mi dispiace!
Bando alle ciance, vi auguro ancora buon San Valentino. Spero davvero che la oneshot vi sia piaciuta!
Alla prossima!
  
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