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Autore: DaughterOfHades    15/02/2016    0 recensioni
Alec e Magnus si amano. Dopo dei sei libri è abbastanza chiaro a tutti, sei libri dove si sono susseguite avventure dopo avventure, trovando i nostri amati ragazzi sempre al centro di qualche guerra. Cos'è che manca, allora? Beh, sicuramente un po' di normalità.
Questo libro, se così possiamo chiamarlo, è strutturato in modo piuttosto semplice: 21 storie autonome le une dalle altre, ognuna ispirata ad una parola per ogni lettera dell'alfabeto, generata casualmente da un sito online (o, in seguito, suggerita da voi).
Quindi cosa aspettarsi? Non c'è una risposta concreta a questa domanda, non per adesso, lo sapremo solo alla fine. Sicuramente tanto tanto fluff e un po' di drama inseriti in drabble, one-shot e song-fic.
Le storie potranno prendere luogo in momenti diversi della saga ed avere caratteristiche di base differenti. Inoltre, avvenimenti di importanza non troppo rilevanti alla trama dei libri potrebbero essere occasionalmente modificati.
{ Questa storia è protetta da copyright, quindi non vi è concesso prelevarla. Inoltre, essendo una boyxboy, contiene atti più o meno espliciti fra due ragazzi. Se il tema trattato vi disturba in qualche modo vi invito a non leggere. Grazie! }
[MALEC]
Genere: Commedia, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Presidente Miao, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quando Alec era andato a vivere nel centro di Brooklyn aveva iniziato ad elaborare la parola "casa" in modo completamente rivoluzionario. All'Istituto non c'era mai stata molta gente in giro, ma anche così non gli aveva mai dato sensazioni simili a nessuna di quelle che adesso provava di continuo.

Quando si svegliava la mattina, quando girava per il loft senza meta, quando si rannicchiava sul divano: c'era sempre qualcosa di rassicurante con lui.

Quel giorno Magnus gli aveva lasciato del caffè nero sul comodino e gli aveva augurato il buongiorno lasciandogli un bacio leggero sulla tempia, mentre Alec ancora si crogiolava nel torpore delle lenzuola. L'odore del caffè gli inebriò i sensi prima che potesse accorgersene, facendogli sembrare estraneo il profumo del letto dal quale si era fatto coccolare tutta la notte.

Quello sapeva di bucato appena fatto ed era dolce come la vaniglia, una di quelle cose che avrebbe sottovalutato, in precedenza, ritenendola troppo femminile.

Si tirò su a sedere e sorseggiò con lentezza estenuante il suo caffè. Le tende erano aperte ed il sole mattutino inondava la stanza facendola sembrare appena uscita da un sogno troppo vivido imbottigliato in un attimo che, per quanto ne sapeva Alec, sarebbe potuto durare per sempre.

Era solo quella mattina e perciò se la prese comoda: la sua routine era sempre la stessa quando non aveva molto da fare, non che capitasse spesso. Era sicuro che una certa Lily, capoclan dei vampiri di New York, e una certa Maia, capoclan dei lupi mannari, non lo avrebbero lasciato in pace a lungo nemmeno in quella giornata apparentemente tranquilla.

Perciò si stese sul divano, prendendo il libro che aveva lasciato la sera prima sul tavolino da salotto, ed aprendolo dove aveva interrotto. "Dracula" di Abraham Stoker, un mondano pieno di immaginazione, come lo aveva definito Isabelle. Alec trovava quel libro abbastanza divertente e si chiedeva con quale vampiro, al suo tempo, Stoker avesse avuto a che fare.

Il tomo aveva le pagine ingiallite, l'edizione era piuttosto vecchia e rilegata esternamente in cuoio, mentre il titolo spiccava in lettere dorate sul dorso. Simon, che aveva costretto Izzy ad intraprendere un mirabolante viaggio nella letteratura mondana — con risultati modici, ‹‹ ma sempre risultati! ››, come diceva lui — gli aveva offerto una pila di libri in prestito, ma Magnus aveva affermato con sicurezza di possederli già tutti, terminando con un ‹‹ cosa credi, Sigmund, di essere un passo avanti a Magnus Bane? Pft, so badare alle esigenze di Alec, grazie tante. ›› ed il giorno dopo gli aveva fatto trovare tutti quei libri ai piedi del letto, con un sorriso fiero ad increspargli le labbra.

Avvicinò il libro aperto al volto finché le pagine non gli sfiorarono il viso e ci affondò il naso, ispirando profondamente.

Ecco, un altro odore che amava, le pagine dei libri. Nuovi o vecchi era indifferente, avevano ognuno una personalità ed il profumo della carta li rendeva unici, indimenticabili, proprio come le storie che raccontavano.

Alec si perse nella lettura del suo romanzo e le ore passarono in fretta. Fu solo quando Chairman Meow, che aveva cominciato a ronzargli intorno già da un pezzo cercando di attirare la sua attenzione, riuscì ad abbattere il libro che teneva sospeso sopra il petto, che decise di metterlo da parte. Il gattone si era praticamente lanciato con l'intento di farglielo cadere di mano, riuscendoci.

Il ragazzo allora prese il gatto in braccio, sollevandolo sopra di lui, ed un sorriso gli affiorò sul volto appena Chairman cominciò a miagolare piano.

‹‹ Hai sempre fame, tu. ›› gli sussurrò, scuotendo appena il capo, senza smettere di sorridergli.

Mentre si alzava dal divano se lo issò addosso ed il profumo di cannella gli pizzicò le narici. Chairman Meow, per quanto ne sapesse Alec, era forse l'unico animale ad avere un profumo quasi umano. Church, all'Istituto, puzzava semplicemente di gatto. Sempre. Chairman, invece, effettivamente aveva un odore piacevole, e Alec aveva sempre sospettato che fosse opera di qualche incantesimo — o chissà, era forse prerogativa dei gatti degli stregoni profumare così?

Pensò che, una volta e per tutte, lo avrebbe chiesto a Magnus, ed intanto versò il contenuto di una scatoletta nella ciotola in cucina, appoggiando il gatto per terra ed osservandolo mangiare giusto per qualche secondo.

Stava tornando a stendersi quando decise che forse avrebbe potuto approfittare per cambiarsi. Si fece una doccia e si tolse finalmente il pigiama, dopodiché afferrò a caso una maglietta e dei pantaloncini dal cassetto, trovandoseli di due colori fortemente in contrasto fra loro, senza farci troppo caso. Quando si infilò la maglia lo sentì, quel fortissimo profumo di lavanda che intingeva ogni singolo capo del suo guardaroba, tanto che ormai ci faceva caso di rado.

Si stava per ributtare sul divano quando udì la serratura della porta scattare, e ben presto una figura comparse all'ingresso, sorridendo nel vederlo. Magnus, vestito quasi più eccentricamente del solito, teneva in mano una busta di plastica dalla quale si disperdeva il tanfo del take-away cinese del quale abusavano troppo spesso.

‹‹ Ti avverto, Alexander, la tua negligenza nel vestire ti costerà un weekend di shopping sfrenato con il sottoscritto se continuerai a stuprare a quel modo la parola outfit. ›› esordì, poggiando la busta sul pavimento, che si trovò immediatamente intrappolata fra le grinfie curiose e perpetuamente affamate di Chairman.

Lo stregone si poggiò allo stipite che divideva l'ingresso dal soggiorno, spargendo un po' di brillantini sull'intonaco marroncino, squadrando il ragazzo come se si stesse aspettando qualcosa da lui.

Alec gli si avvicinò, lento, finché non si trovò il petto premuto contro quello di lui e le braccia strette a cingergli le spalle, affondandogli il viso nell'incavo del collo, aspirando profondamente.

Ecco da dove la sua concezione di casa era cominciata a vacillare, in origine. L'aveva sempre associata ai corridoi e alle stanze vuote dell'Istituto, alla rigida disciplina impostagli dal dover essere impeccabile, alle armi, alle schiere di manuali in biblioteca, all'odore del legno e della polvere. Certo, casa prima significava anche le battute taglienti di Jace, i sorrisi celati di sua madre, le urla di Isabelle, le fusa di Church... ed una volta comprendeva anche gli occhiolini complici di suo padre ed il rumore dei piccoli piedi scalzi di Max, che non faceva altro che correre in giro con il suo soldatino.

Adesso invece era diverso, e ne aveva ogni consapevolezza. Doveva occuparsi di continue situazioni difficili e vivere altrettanti momenti spensierati; aveva a che fare con tante cose, utilizzava tanti oggetti diversi; aveva abitudini nuove e conservava preziosamente molte di quelle vecchie e tutto ciò era diverso e al contempo uguale alla vita che aveva sempre avuto. Tutto simile, escluso solo qualcosa, che gli significava tutto.

Respirava l'aroma della pelle di Magnus, che non avrebbe saputo a cosa associare, e sapeva che era casa, non gli serviva nessun altro senso per saperlo. Si beava del calore che i loro corpi si scambiavano, rabbrividendo al morbido tocco delle labbra calde che gli stavano lasciando una striscia di baci lungo la clavicola e al contatto della mano fredda che gli si insinuò sotto la maglietta, accarezzandogli con lentezza la schiena nuda.

Alec era consapevole di sentire tante fragranze durante la giornata, alcune piacevoli ed altre terribili, ma quella di Magnus — e di quello ne era certo — gli restava dentro, facendolo sentire a casa in un modo che non aveva mai vissuto prima d'allora.
 

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