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Autore: Luca Bertossi    15/02/2016    0 recensioni
La Montagna dei Folli è una web serie che verrà pubblicata sul mio canale D&L MOVIES da marzo.
Ho deciso di riadattarla a Racconto diviso in capitoli così da aumentarne la visibilità.
Link canale YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCEJvEt_70-ufygf4zNm7iXA
Prossimamente caricherò il link degli episodi.
La storia parla di un uomo, David, che si risveglia in un bosco... è confuso e l'unica cosa che ricorda è la voce di un suo amico che gli dice di non intraprendere un viaggio, perché troppo pericoloso. Subito la situazione si fa inquietante e David nota una strana presenza che lo pedina. L'arrivo di un boscaiolo decreterà una serie di inquietanti avvenimenti...
Genere: Mistero, Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Il risveglio.
 
“Non farlo David, non farlo, potrebbe essere il più grave degli errori…”
 
Il suono della natura... il cinguettio degli uccelli, il vento che fischiava tra gli alberi… sarebbe stata una giornata fantastica se non fosse per il fatto che mi trovavo disteso sul letto morbido di muschio accanto ad una roccia nel bel mezzo del bosco. Stavo dormendo, i miei occhi serrati si aprirono lentamente, rivelandomi un’inquietante verità. La mia posizione ma non solo… non era semplicemente il fatto di trovarmi svenuto in mezzo a un bosco di montagna a preoccuparmi, bensì il fatto che non ricordavo nulla tranne quella frase… quella frase detta dal mio amico Arold Noswitz… ma come ero finito lì? Perché ero lì? Sospirai lentamente e mi tirai su, seduto, le gambe in una posizione scomposta. Feci un po’ di fatica a raddrizzarle, come se si fossero incastrate in quella posizione. Mi guardai attorno e non vidi altro che vegetazione. Alberi e piante. Un bosco di montagna. Mossi i primi passi indecisi dopo il risveglio e feci fatica a stare in piedi. Scesi da una roccia viscida di muschio… lì vicino passava un ruscello. Per poco non scivolai e mi dovetti aggrappare ad un albero per evitare di cadere e sbattere la testa. Chi lo sa, potrebbe essere proprio questo che mi è successo. Cadere e sbattere la testa, per poi non ricordare più nulla. Ma c’era quella frase detta da Arold che mi preoccupava. Cosa potevo aver fatto di così pericoloso? Scacciai quel pensiero, ipotizzando che si trattasse solo di un sogno sebbene in fondo sapevo che non era così, e mi avvicinai al ruscello. Mi sedetti sulla riva del piccolo corso d’acqua e immersi le mie mani nel gelido liquido cristallino. Era inverno, ma io ero sudato comunque. Mi sciacquai la faccia e bevvi dalle mani. Fermo, accovacciato sul ruscello contemplai la bellezza di quel posto, ma non avevo tempo. Dovevo proseguire e scendere dalla montagna alla ricerca di aiuto. Avevo mal di testa e c’era il rischio che sarei svenuto ancora.
Iniziai quindi a percorrere il sentiero verso la valle. La stradina in terra e sassi era affiancata a destra dai pini del bosco e a sinistra da un dirupo ricco di vegetazione e alberi.
Ad un tratto qualcosa attirò la mia attenzione. Qualcosa si era mosso dietro di me. Mi girai di colpo ma non vidi nulla e un forte dolore alla testa e alle tempie mi stese al suolo. Con fatica mi rialzai. C’era la possibilità che avessi un trauma cranico o qualcosa del genere… non ero un esperto di medicina, ma non serviva una super intelligenza per capire che c’era qualcosa che non andava.
Dopo mezz’ora di camminata che si alternava a discese e salite i miei occhi scrutarono in lontananza un edificio in mezzo alla montagna. Ci arrivai in una ventina di minuti. Era un piccolo borgo di montagna.
Ma c’era qualcosa di strano nell’aria. Un tetro silenzio, interrotto dal suono di una campanellina appesa sull’uscio della prima casa. Ogni cosa era al suo posto, tutto era in ordine ma non c’era anima viva. Pareva che gli abitanti se ne fossero appena andati, scappati da qualcosa che non aveva lasciato loro il tempo di prepararsi. Mi affacciai alla finestra di una casetta. Dentro la tavola era imbandita, la tovaglia, i piatti, le posate. Provai a bussare al vetro ma dopo cinque minuti non ricevetti nessuna risposta. Allora capii che non avrei trovato alcun aiuto e decisi di proseguire il mio cammino alla ricerca di esseri umani. Ma proprio quando stavo per lasciare il piccolo borgo, qualcosa attirò la mia attenzione.
C’era un uomo vicino alla piccola chiesetta. Una persona vestita con un saio da monaco che si affacciava alla chiesa.
Era la mia occasione, la mia opportunità di chiedere aiuto, siccome non sapevo neanche dove mi trovavo.
Mi avvicinai di soppiatto da dietro cercando di non distrarlo, perché sembrava molto attento qualunque cosa stesse facendo. Era immobile, la situazione era inquietante.
“Ehy, mi scusi!”
Nessuna risposta.
“Signore… io, mi sono perso. Avrei…”
In quel momento i miei occhi traballarono e la testa incominciò a girarmi. Il mondo attorno a me ruotava e ruotava. Barcollavo, non capivo cosa stesse succedendo a poi tutto divenne buio.
 
Mi risvegliai confuso, la vista annebbiata. Rimasi seduto sul sentiero in pietre per qualche minuto finchè non ripresi la vista e il mio cuore si calmò. Una cosa era chiara. O questo era un maledetto sogno, o mi trovavo veramente nei guai, e io ero determeniato nel scoprirlo. Chiunque mi conoceva avrebbe potuto pensarlo. Sono sempre stato determinto nel fare le mie cose, e niente ha mai impedito che io le portassi a termine. i alzai faticando per la seconda volta dallo svenimento. L'uomo non c'era più. Lo provai a chiamare più volte urlando a squarciagola ma nessuno rispose.
Mi spostai verso un albero secco. Una mela - solo una - pendeva da uno degli shceletrici ramoscelli. Non mi accorsi che era legata con un filo di spago. Ma proprio quando la stavo per prendere, una voce alle mie spalle mi fermò.
"Non. Farlo".
Mi girai e notai un uomo vestito di stracci, alto e con un aspetto particolarmente squadrato. Era magro, e la sua voce sembrava provenire da un altra epoca. Aveva un accento molto paricolare.
"Mi scusi, non volevo... Mi sono perso e sono affamato..." dissi d'istinto.
Lui mi guardò come sorridento.
"Capisco, ma non... non dovresti toccare le cose che non ti appartengono... non è un bel modo di presentarsi..."
Una cosa era certa. La mia presenza lo aveva turbato. Ma non mi preoccupai più di tanto, e lascia scorrere senza protestare.
"Sì, ha ragione" dissi "chiedo scusa, ma sono ancora un po' confuso".
Lui annuì per tranquillizzarmi.
"Be' se hai fame hai trovato la persona giusta! Abito con mia sorella qua vicino, nel bosco. Il nostro risotto ai funghi è favoloso!"
Sorrisi rilassato e tirai un sospiro di sollievo. Ma mi domandai subito una cosa e gli porsi la domanda: "era lei prima?"
"Scusa?" Sembrò non capire.
"Ho visto un uomo... prima... o almeno... credo di averlo visto".
"Tu ragazzo, hai bisogno di una bella dormita, forza seguimi".
E così lo seguii. Le domande restavano. Perchè ero lì? Perchè non ricordavo nulla? Chi era l'uomo in saio? Ma la mia fame e la voglia di riprendere le energie avevano la precedenza, per cui non diedi peso a tutto ciò, convinto che presto avrei risolto tutto, come sempre.
   
 
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