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Autore: IpswichMyrtle    16/02/2016    4 recensioni
[La storia è in revisione ]
Dal primo capitolo:
« Ringraziò il cielo di essersi sistemata il trucco e i capelli prima di uscire dall'ufficio, l'ultima cosa che voleva era che Mycroft Holmes la considerasse sciatta.
Non ci poteva credere, aveva sempre sentito parlare di lui da suo padre e dai suoi colleghi, aveva sempre immaginato quest'uomo affascinante, sulla trentina, con i capelli e una accennata barba rossa, un portamento da fare invidia e il sarcasmo pungente e irriverente; e ora lo aveva lì davanti a lei, nel suo completo scuro di Armani che sembrava essergli stato cucito addosso. »
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The night is still young.


Dixon Bloodworth detestava vedere sua figlia passare la notte a lavorare incessantemente su quei dannati fascicoli gialli, che lui stesso conosceva fin troppo bene. Odiava vedere con quanta cura e dedizione si dedicava a scrivere i verbali, analizzare le prove e cercare di risolvere in meno tempo possibile i casi, in modo che non ci fosse mai più di una vittima – perché Mairwen poteva sembrare sempre forte, quasi insensibile, ma puntualmente veniva soffocata dai sensi colpa se le vittime cominciavano ad essere più di due. In quei pochi anni l'aveva sentita singhiozzare nel sonno troppo spesso, bere fin troppo alcool per offuscare la mente e cercare di dimenticare – ma certe morti non le si supera facilmente. Mai. Tutte le volte si malediva per non essere riuscito a convincerla a cambiare strada. Era combattuto, incastrato a metà tra volerla abbracciare e confessarle quanto fosse fiero di lei, per come stava crescendo e per la donna che stava diventando. Dall'altro lato lo infastidiva quanto somigliasse sempre di più a lui: era costantemente impegnata con i suoi casi e aveva soltanto un'amica fidata; si chiudeva a guscio, non faceva entrare nessuno e nessuno riusciva mai a capire cosa provasse o pensasse; i sentimenti erano quasi un ostacolo, qualcosa da tenere nascosto, poco sopportava il contatto fisico, aveva sempre quel sorrisetto sghembo addosso; e come se non bastasse, mesi prima gli aveva persino espresso il desiderio di voler entrare nei Servizi Segreti perché voleva fare di più, voleva servire la Corona inglese nel miglior modo possibile.

«... Come hai fatto tu. » Aveva aggiunto.
« E' già tanto che tu sia riuscita ad entrare a Scotland Yard, ora non esagerare. Non sopravvivresti un giorno nell'MI5. » Le aveva detto usando il tono più sfacciato e fastidioso di sempre.
Dixon sapeva bene che Mairwen sarebbe stata presa immediatamente se avesse fatto domanda, l'avrebbero scelta ad occhi chiusi, senza neanche sottoporla ai test fisici e psicologici. L'aveva addestrata sin da quando era bambina, anche contro il volere dell'ex moglie. Non avrebbe mai lasciato che circolasse liberamente per l'Inghilterra senza sapere come difendersi e in cuor suo, in un piccolo angolo nascosto ai più, aveva sempre desiderato che la sua unica figlia intraprendesse la carriera che, per uno scherzo del destino, lei stessa aveva scelto da sola.
Si poteva dire che la posizione in cui si trovava il Signor Dixon non era delle migliori: voleva difendere sua figlia più di qualsiasi altra cosa al mondo, voleva che fosse al sicuro da quel tripudio di proiettili, bombe ed esplosioni che era stata la sua vita. Non voleva vederla ferita, né mutilata; non voleva che la sua mente si riempisse di immagini esclusivamente dolorose, non voleva per sua figlia quello che aveva avuto lui. Solo l'idea di saperla sola contro il mondo lo spaventava, nonostante fosse abbastanza furba e forte da riuscire a superare gli addestramenti senza neanche un graffio. La vedeva e l'avrebbe sempre vista come la piccola bimba dagli occhioni scuri a cui piaceva un po' troppo giocare a Cluedo. Ma allo stesso tempo nessuno avrebbe potuto quantificare quanto Dixon fosse fiero di tutti i casi che Mairwen aveva risolto, anche se poco gli piaceva come spesso e volentieri dovesse infrangere la legge per farla rispettare.
L'aveva vista trasformarsi in quei due anni di lavoro: stava cominciando ad essere spietata. Risolveva casi su casi in tempi sempre più brevi e, secondo alcuni dei suoi informatori, aveva il grilletto facile. Fin troppo facile.
La consapevolezza che molte vite dipendessero dal tempo che lei impiegava ad accettare una chiamata, l'aveva afferrata e la stava tenendo stretta. Ci era passato anche lui, Dixon sapeva perfettamente che, i primi tempi, tutti reagiscono così; all'inizio hai la forza di spaccare il mondo, pensi che tutti i criminali debbano temerti, che tutti saranno al sicuro. Quando cominci quel tipo di carriera ti sembra di essere immortale, poi ti ritrovi davanti un tizio qualsiasi come Jim Moriarty e cominci a capire che in ballo c'è di più, che la tua vita è preziosa come quella degli altri e che forse alcuni mali non potranno essere mai estirpati.
Come se non bastasse la continua ansia che contraddistingueva le giornate di Dixon Bloodworth da due anni a questa parte, ci si metteva anche Mycroft che non si fidava di lui. A chi avrebbe dovuto lasciare documenti che valevano la vita o la morte di alcune delle persone più importanti dell'Inghilterra, tra cui egli stesso, se non a sua figlia? La stessa figlia che continuava a trattare con pressapochismo e cinismo cronico perché così gli aveva ordinato la paura di perderla.
Il suo rapporto con Mairwen era quanto di più irrazionale e strano ci potesse essere. Molto probabilmente la ragazza credeva di essere inutile, che non stesse combinando nulla – così come lui le aveva suggerito in un moto di rabbia – e chissà quante altre teorie strane aveva elaborato la sua mente iperattiva, aiutate dai commenti poco carini che Dixon le rivolgeva sempre. Era consapevole del fatto che spesso e volentieri le sue frasi spingevano la figlia a volerlo vedere morto, o ad andare via di casa, ma l'unico modo per tenerla al sicuro era spronarla – con le maniere forti e con i modi sbagliati – a migliorare sempre di più, a diventare invincibile, almeno fino a che la natura umana permetteva.
Il rumore di un paio di Louboutin nere, tacco 15, che si muovevano molto velocemente lungo il corridoio del piano superiore, lo fece trasalire. Se Mairwen era già sveglia significava che si era fatta mattina e lui non se ne era minimamente accorto. Aveva passato l'intera notte sveglio, seduto sulla poltrona in pelle del suo ufficio, a fargli compagnia solo il suono dell'acero che stava bruciando nel camino in pietra; lo stesso camino vicino al quale spesso aveva trovato la sua Mairwen, accovacciata, con le spalle ricurve su cui irrimediabilmente cadevano i lunghi capelli rossi, impegnata in chissà quali pensieri.
I passi si erano fermati proprio di fronte la sua porta, sua figlia avrebbe bussato entro pochi secondi e sarebbe entrata per avvisarlo che stava per uscire e che non sarebbe tornata prima di cena. Dixon le avrebbe risposto con un grugnito o un qualsiasi altro verso, perché quell'ex agente dell'inteligence con più cicatrici che anni di vita, aveva deciso di essere troppo codardo. Due tocchi secchi e leggeri e il cigolio della maniglia che si abbassava introdussero l'entrata di Mairwen, vestita come sempre in modo impeccabile. Si chiuse la porta alle spalle, accompagnandola con entrambe le mani, per poi voltarsi di nuovo verso di lui e riservargli uno sguardo severo, che poco si addiceva ad una ragazza della sua età. Perché in fin dei conti era soltanto una ragazzina.
« Sei vecchio, non dovresti passare tutta la notte sveglio. »
Era preoccupazione quella che riusciva a percepire nelle sue parole?
« Nessuno ti ha detto che tuo padre ha la pelle dura? »
« La pelle, non il fegato. » Lo rimproverò, avvicinandosi e togliendogli il bicchiere ormai vuoto dalle mani.
« Non guardarmi come se avessi ucciso qualcuno quando tu sei la prima che mi finisce le scorte di vino. » Brontolò, alzandosi dalla poltrona, avvicinandosi alla scrivania e appoggiandovisi con la schiena. Tirò su le maniche della camicia bianca e si schiarì la voce, stava ricominciando a parlare quando Mairwen lo interruppe.
« Oggi ho milioni di cose da fare ma sarò a casa per cena, devi parlarmi di quello che è successo ieri sera. Perché il Signor Holmes è uscito da casa nostra infuriato? Che altro hai fatto? »
Il modo in cui aveva marcato quella parola avrebbe dovuto farlo infuriare, e così fu, per sfortuna. L'aveva pronunciata quasi con disprezzo e delusione. Da quando i ruoli in quella casa si erano invertiti? Era una ramanzina velata quella? Sua figlia gli si stava rivolgendo come se fosse un bambino troppo cresciuto che causava sempre guai? Proprio lei che era stata già schedata a Scotland Yard per quello che aveva combinato?
« Ragazzina, non ho fatto nulla, anzi, la colpa è tutta del tuo contratto di silenzio. E' stato quello a far infuriare il Signor Holmes. »
Lo stupore provato da Mairwen in quel momento le si poteva leggere in ogni angolo del viso, partendo dalla fronte corrugata, passando per gli occhi sbarrati fino ad arrivare alle labbra semi aperte.
« Scusa cosa? » Quasi urlò facendo un passo avanti in direzione del padre.
Aveva conosciuto il grande, potente e affascinante Mycroft Holmes soltanto 10 ore prima e già lo aveva fatto innervosire.“Ottimo”, pensò, cominciando a maledirsi da sola in tutte le lingue che conosceva. Poteva dire addio all'MI5 e all'MI6, ma anche a tutta un'altra serie di lavori che avrebbe potuto fare per il maggiore degli Holmes in persona.
« Ieri sera voleva i documenti ma non sapevo dove fossero e non potevo neanche dirgli chi li avesse, perché una ragazzina sfacciata, invadente e con enormi complessi di superiorità ha deciso di fare di testa sua e non rivelare a nessuno dove li tenesse. »
Le aveva praticamente sputato quella frase addosso, accelerando la pronuncia di ogni sillaba e arrivando ad urlare l'ultima parola. Ogni tanto Mairwen pensava che suo padre avesse davvero bisogno di riposo, aveva degli sbalzi di umore che le donne incinte potevano soltanto immaginare.
« Uno, sta' calmo. » - sillabò lei - « Due, se il Signor Holmes vuole i documenti, glieli porterò alla fine di questa settimana, appena avrò risolto il mio caso. » Continuò, senza staccare gli occhi da quelli verdi del padre.
« E tre... » - si avvicinò giusto di un altro passo - « Dovresti essere contento che tua figlia, nonostante tutto quello che hai fatto, continui a difenderti e cerchi di proteggerti. » Stavolta era il suo turno di sputargli addosso quanto più veleno fosse possibile. « Se per questa mattina è tutto, io andrei. » Disse di nuovo, dopo due minuti di silenzio reciproco. « E ti consiglio caldamente di farti una vacanza, vecchio mio, peggiori di giorno in giorno. »
Si girò di spalle e si avvicinò alla porta, aprendola.
« Non tardare, se la settimana passa e Holmes non ha i suoi documenti, non voglio neanche pensare cosa potrebbe succedere. » Le raccomandò con il tono più freddo che possedesse nel suo repertorio personale.
« Stai tranquillo, non farei mai agitare il tuo adorato Signor Holmes, anche perché ne va della mia carriera. » Furono le sue ultime parole. Senza neanche salutare, Mairwen uscì dallo studio del padre e si diresse in salotto per prendere il cappotto e le ultime cose, proprio quel giorno non avrebbe potuto permettersi di fare tardi a lavoro.

 

***
 

« Doppio caffè forte con poco zucchero per lei, signorina cara. »
Mairwen era così presa dall'analizzare i nuovi indizi del caso che la bloccava da ormai una settimana, che non si accorse dell'arrivo di Gigi.
Alzò la testa accennando un dolce sorriso, quando sentì la sua voce, e prese il bicchiere di carta extralarge che l'amica le stava porgendo.
« Sei la mia salvezza, tutte le mattine. » Le disse, sorridendo ancora di più e facendole segno di accomodarsi su una delle sedie poste difronte la scrivania. Gigi era l'unica alla quale era permesso entrare nel suo ufficio senza bussare o senza preavviso, a dire la verità era l'unica che potesse avvicinarsi a Mairwen senza che lei avesse voglia di allontanarla.
« Novità sul caso? » Le domandò soffiando sul bicchiere per cercare di far raffreddare il suo latte.
« Assolutamente no, è tutto sconnesso, questi nuovi indizi non hanno fatto altro che far crollare le ipotesi iniziali. » Rispose l'investigatore, sbuffando mentre si adagiava più comodamente sulla poltrona, portando il braccio destro sul bracciolo in modo da reggerle la testa.
Gigi rise, osservandola muoversi. « Sono proprio le soluzioni più semplici quelle che in genere vengono trascurate*, non dimenticartene mai. » Le disse saccente, pesando ogni parola di quella citazione così forte e importante per entrambe.
« Non potrei mai dimenticarmene... » - affermò, accavallando le gambe - « Ma ci sono volte in cui gli omicidi sembrano scritturati da Steven Moffat. Da quando c'è stato il primo caso Moriarty, questi assassini se ne inventano una più del diavolo. »
Ancora un altro sbuffo che provocò l'ennesima risata di Gigi. Adorava vedere Mairwen innervosirsi, non riuscire a risolvere un caso in una settimana era davvero troppo per lei, altri due giorni e l'avrebbe vista trasformarsi in una furia.
« Troverai l'assassino a breve, il diavolo non è niente in confronto a te, Bloodworth. » Sottolineò, guardando l'amica con sguardo allusivo. La prima risposta che ricevette fu un gutturale verso di disapprovazione.
« Smettila di tornare sempre a quell'incidente. Vorrei dimenticarlo. » Disse alzando gli occhi al cielo.
« Ho come l'impressione che nessuno lo dimenticherà mai. Sarà una macchia indelebile su un curriculum impeccabile che dovrai portarti nella tomba. »
A quelle parole Mairwen la guardò interrogativa.
« Ci siamo svegliate poetiche stamattina? » Tutto quello che ricevette in risposta fu un'alzata di spalle e una risata, poi Gigi tornò a sorseggiare il suo latte e per un attimo l'ufficio si riempì di silenzio. Gli unici rumori udibili erano quelli della fotocopiatrice alla fine del corridoio, interrotti ogni tanto da qualche passo pesante di un agente e gli squilli dei telefoni fissi dell'ufficio generale. Mairwen inspirò profondamente, giornate così quiete in centrale non si vedevano né sentivano da tanto tempo.
« Ieri sera mi hanno presentato a Mycroft Holmes. Ad una delle solite cene di mio padre. » Disse, poi, tutto d'un fiato e con un tono di voce più basso del normale. Non seppe perché lo aveva detto, non era stato un avvenimento così importante né tantomeno avvincente, ma sentiva che aveva bisogno di dirlo alla sua migliore amica – solo che non credeva che una semplice frase, come quella, avrebbe rischiato di far soffocare Gigi con il suo amato latte bollente.
« Q-Quel Mycroft Holmes? » Balbettò in risposta. « Gigi, ne esiste uno solo, ovvio che sia quel Mycroft Holmes. » Si affrettò a risponderle, domandandosi il perché di quella reazione così esagerata. Dopotutto aveva soltanto conosciuto uno degli uomini più potenti dell'Inghilterra.
« E come è stato? Cioè... che ti ha detto? Che ha fatto? Dicono che sia sempre scortese, arrogante e freddo. » Curiosa, la ragazza, si avvicinò di più alla scrivania e puntò gli occhi in quelli dell'amica.
« Oh ma lo è e lo è stato per tutta la sera. » - sogghignò compiaciuta - « Ma non saprei dirti altro perché dopo un veloce baciamano, Eleanor Ashworth mi ha trascinato via. » Si interruppe, ripensando al tocco leggero delle labbra di lui ancora umide di vino, sulla sua mano.
« Non è tanto ma è sempre meglio che una battutina sarcastica, anche se il baciamano lo fa con tutte. Quell'uomo è un dongiovanni, si è portato a letto mezza City. »
« Ha capito quali sono le sue priorità, penso. » continuò l'investigatore, con tono malizioso. Le due amiche si guardarono per un istante e poi scoppiarono entrambe a ridere. « Anche noi lo abbiamo capito, già da tanto tempo, ma non abbiamo la sua fortuna. »
« Esattamente. » le rispose Mairwen mentre rideva ancora.
« E' meglio che vada ora, senza di me Lestrade non riesce a trovare neanche la tazza del caffè. » Disse Gigi alzandosi e avvicinandosi all'amica per scoccarle un bacio sulla fronte. « E a te fa piacere poter essergli così utile. » proseguì Mairwen, guardandola in modo complice.
« Non farmelo impazzire. » aggiunse sorridendole, osservando l'amica avvicinarsi alla porta. « Non più del normale, stai tranquilla. » le rispose lei, facendole un occhiolino e uscendo dalla stanza. L'investigatore sorrise, prendendo un sorso del caffè ormai tiepido e perdendosi per un attimo con lo sguardo fisso nel vuoto. Non avrebbe mai potuto farcela senza Gigi e ogni tanto, proprio come in quel momento, Mairwen si domandava che cosa sarebbe successo se in quel Settembre di sette anni prima non l'avessero costretta a dividere la camera del campus con una bionda svampita, che le avrebbe reso quei 5 anni di università un vero e proprio inferno. Il migliore che avrebbe mai potuto immaginare.


 




 
Note dell'autrice: 
Buon pomeriggio, non so quanto tempo sia passato dallultimo aggiornmento, questo capitolo è stato scritto con una lentezza unica visto che tra esami e tesi di laurea il tempo diminuisce ogni giorno di più e la mia vita universitaria ha ovviamente la priorità - per quanto a me piacerebbe molto passare le mie intere giornate a scrivere di Mycroft Holmes. 
Come avete potuto notare, vicino ad una frase, nella seconda parte del capitolo c'è un asterico, no, non l'ho messo per abbellire il tutto ma per segnare la solita noticina che volevo riportarvi qui giù: * « Sono proprio le soluzioni più semplici quelle che in genere vengono trascurate. » è una frase ripresa direttamente da “Il segno di Quattro ” di Arthur C. Doyle. Vi avviso che nella storia ci saranno tantissime citazioni sia dai libri sia dalla serie della BBC, perché le reputo essenziali per rendere la storia credibile.  

Detto questo, prima di lasciarvi, volevo ringraziare DalamarF16 che con tantissima pazienza sta betando la storia e senza di lei pubblicherei capitoli con tantissimi errori e refusi. Grazie infinite <3 


Ps: se non vi ho risposto alle bellissime recensioni che mi avete lasciato è perché non ho davvero tempo, perdonatemi. Appena ho di nuovo 5 minuti liberi passo a rispondere a tutte. E grazie davvero infinite per aver letto la storia, averla messa nelle seguite e avermi lasciato i vostri pareri.

Ci sentiamo al prossimo aggiornamento. 
Un abbraccio, 
Ipswich ~
   
 
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