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Autore: The Custodian ofthe Doors    16/02/2016    3 recensioni
Come si definisce l'importanza di un eroe? Le sue sole imprese possono dirci quanto esso sia stato grande?
Dalle azioni di un uomo si delinea il suo successo ed il ricordo che il mondo terrà di lui, le folli gesta di chi è stato designato come eroe ed è destinato all'immortalità.
Loro non sono altro che mezzi eroi invece, nessuno li ricorderà mai, non saranno i protagonisti di leggende fantastiche e racconti mozzafiato, nessuna canzone verrà composta e cantata alla vivace fiamma di un falò nelle notti stellate, nessun bambino desidererà mai esser come loro, ripercorrere i passi di chi ha lottato, ha sofferto ed è morto come semplice soldato senza poi ricevere la corona d'alloro.
Perché loro erano lì, ma questo non conta.
Loro erano solo Mezzi Eroi e sempre tali sarebbero rimasti.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Half Heroes


1. Jake Mason- Quando non ambisci al successo.


Cercò di sistemarsi meglio sul letto, le bende e le medicazioni tiravano ovunque e gli procuravano fitte continue, bruciori che gli ricordavano costantemente come e soprattutto cosa lo aveva ferito, un qualcosa che lui, che un vero capo cabina di Efesto, avrebbe dovuto risolvere o per lo meno gestire al meglio.
Ed era tanto evidente quanto imbarazzante che lui non ci fosse riuscito.
Un drago.
Un dannatissimo, gigantesco, micidiale drago di bronzo celeste, in grado di sparar fuoco, di volare -se solo gli si riuscisse ad aggiustare l'ala- e che ama benzina e tabasco, che per carità divina, i gusti sono gusti, ma da quando Jake aveva cominciato a dare la caccia a quel bestione aveva cominciato anche a sviluppare un odio terribile verso qualunque cosa contenesse tabasco che persino i suoi fratelli lo prendevano in giro.
Ma cosa poteva farci lui? Ogni volta che preparava – aveva preparato- quella dannata brodaglia per attirare il drago lo assaliva una nausea come poche. La sentiva partire dal fondo dello stomaco, risalirgli sino alla bocca di questo e premere, insinuandosi tra polmoni e diaframma, iniettandosi nel cuore per poi colare nelle arterie e da lì in un attimo raggiungere tutto il corpo al ritmo delle pulsazioni cardiache.
Non era solo nausea, Jake lo sapeva bene, sapeva che era paura, terrore di sbagliare – ancora- di non riuscire a rendere giustizia del suo nome, della sua famiglia e di suo padre, ma ancora di più, del suo predecessore.
L'ombra illustre di Charles Beckendorf aleggiava su di lui in ogni istante e Jake si sentiva scrutato da un giudice, costantemente sotto prova, costantemente in esame. Come si può prendere il posto di un eroe? Di colui che ha accettato la morte per far scappare chi avrebbe salvato il mondo, colui che tutti ricorderanno.
Oh, si, ne era sicuro: per anni la gente avrebbe raccontato del coraggioso figlio di Efesto morto facendosi saltare in aria assieme alla base nemica, ma nessuno, nessuno, avrebbe mai ricordato il ragazzo che era salito al comando della Nove dopo di lui. Era solo un puntino, una scintilla che non riusciva a trasformarsi in fiamma perché un altra scintilla, ben più forte e possente di lei, si era già trasformata in fuoco, rubandole tutto l'ossigeno.
E si sentiva in colpa dopo questi ragionamenti, a pensare che se suo fratello fosse stato un po' meno eroico ora lui non avrebbe dovuto dimostrare nulla, ma era più forte di sé. Non sarebbe mai stato al suo livello, non avrebbe mai preso quel dannato, e magnifico -aggiunse la sua mente in automatico-, drago e se mai ci fosse riuscito, era sicuro che ci avrebbe lasciato le penne.
Così rimaneva fermo in quella dannata cabina che un tempo aveva tanto amato perché simbolo di casa e protezione, di famiglia, e che ora gli ricordava solo quanto fosse inadeguato. Senza nulla che potesse distrarlo o rallegrarlo, perché i figli di Efesto sono fatti così, non sono troppo bravi con le persone, con i sentimenti, non sono bravi a consolare o a motivare. I figli d'Efesto vedono le cose così come stanno e nel suo caso la verità era che quel ruolo non era proprio adatto a lui, che Jake a fare il capo non era proprio portato.
Fissò lo sguardo sul letto centrale, il più bello e il più ambito, il letto maledetto, ed un moto di invidia, rabbia e rimpianto gli salirono in gola: Perché? Perché Charles era morto e aveva lasciato a lui tutto il peso della sua magnifica dipartita? Perché nessuno dei suoi fratelli lo aveva sfidato per prendere il suo posto? Lui non voleva essere il capo di nulla, lui voleva solo vivere la sua fragile e pericolosa vita da semidio, senza altre responsabilità che quella della sua vita stessa.
Voleva solo rendersi utile, essere quello che era stato suo fratello per lui, un esempio.
Ma è questo, si rimproverò con amarezza, scacciando le lacrime che gli erano salite agli occhi con il dorso del braccio ingessato, era questo quello che ti meritavi quando volevi diventare il faro che qualcun altro era stato per te, quando volevi diventare un eroe, un capo, ma non ambisci al successo.








Salve lettore,
Questa serie si basa sulla più semplice e banale scelta: quella di mostrare per una volta piccoli spaccati della vita di quegli eroi citati ma mai veramente partecipi se non per poche righe.
Non troverete le avventure dei protagonisti, dei grandi eroi, ma di coloro che malgrado le gesta, più o meno nobili, non sono mai stati elevati sul podio dei primi. Detto ciò, alla prossima!

TCofD.
   
 
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