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Autore: Charelou    17/02/2016    1 recensioni
Jian Yi è ospite a casa di Zhan Zheng Xi dopo anni che era sparito senza lasciar traccia di sé.
Cosa potrà accadere tra i due dopo il loro incontro?
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One-Shot scritta per il contest al quale partecipai sulla pagina di Facebook riguardante questo fantastico manhua.
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: SALVE POPOLO.
Come ho già specificato nell'intro, con questa storia avevo partecipato al contest sulla pagina facebook di 19 giorni - Italian.
Quindi la pubblico anche qui. ~
Vorrei comunque dedicare questa storia ad Yuki20_appassionatadiyaoi e Uudenkuu, che mi hanno aiutata molto.
Vi lascio anche la canzone, in caso non la conoscesse: https://www.youtube.com/watch?v=JkK8g6FMEX
E adesso vi lascio alla storia. Buona lettura. ~
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I Don't Wanna Miss A Thing

Era divertente stare a casa di Zhan Zheng Xi senza il suo consenso; com'era esilarante vedere la faccia di melone inveire contro di lui perché era un ospite indesiderato e perché, in un modo e nell’altro, dovevano riuscire a vivere in quella convivenza forzata. Ma in fondo, Jian Yi non aveva altro posto dove andare dopo essere stato rapito dagli uomini del padre, e se non poteva nemmeno andare a chiedere ospitalità al vecchio amico, da chi poteva andare?
Ghignava il biondo, steso sul divano con le gambe accavallate, mentre batteva per l’ennesima volta la testa a punta seduto a terra con le gambe incrociate, che dava chiari segni d’impazienza, probabilmente stufo di non far altro che perdere e ricominciare da capo nel vano tentativo di battere quell’idiota pervertito. Non era possibile che quel tipo fosse più bravo di lui ai videogiochi nonostante, e n’era sicuro, giocasse mille volte meno di lui. Ed eccola la goccia che fece traboccare il vaso, la solita scritta rossa lampeggiante che gli ricordava di quanto facesse schifo a giocare contro Jian Yi, che se la rideva ogni volta. Solo dopo l’ennesima presa in giro, Zhan Zheng Xi si decise a chiudere la console, stanco di perdere.
« Ma come Zhan Xixi, non ti va più? » Osò chiedere Jian Yi, nascondendo un sorriso divertito e provocatorio mentre additava una spalla all’amico, rigirandosi a pancia in giù. L’altro si limitò a scacciarlo con un brusco gesto della spalla prima di allungarsi a prendere un fumetto, sfogliandolo.
« No, non mi va più. Se hai voglia, c’è la modalità singola. »
« Ma da soli non è divertente quanto battere te. » Quasi non fece in tempo a finire quella frase che si ritrovò un cuscino tirato con violenza dritto sulla faccia, ridendo di gusto. Decise di lasciarlo stare, sporgendo una mano per prendere il cellulare ed iniziando a digitare qualcosa sullo schermo, sbuffando con aria annoiata; si era creato un imbarazzante silenzio tra i due, di quelli che più vanno per le lunghe e più sono silenzi interminabili e irrecuperabili, oltre a metterti a disagio.
« Zhan Xixi, posso mettere un po' di musica? »
« Fai quello che ti pare. Basta che non ci siano troppi growl o scream, che ti piacciono tanto. » Gli rispose il ragazzo dagli occhi celesti con un'alzata di spalle, sfogliando concentrato il fumetto, preso dalla storia. Avendo ricevuto il suo consenso, Jian Yi iniziò a sfogliare la sua libreria, cercando con attenzione una canzone che lo colpisse in particolar modo in quel preciso istante. Il pollice che scorreva frettoloso si fermò all'improvviso, mentre gli occhi percorrevano e ripercorrevano il titolo della canzone, accompagnato dal nome della band, finché non si decise a selezionarla: "I Don't Want Miss a Thing" degli Aerosmith. Subito partirono gli strumenti e quando il cantante iniziò a dar voce alle note, lo seguì anche il biondo, muovendo leggermente il piede a ritmo di musica. Era una delle sue canzoni preferite, aveva un testo bellissimo con un profondo significato, oltre ad essere facile da capire. Gli occhi brillarono in un lampo di genio, alzandosi e mettendosi di fronte all'altro, che si degnò d'alzare il viso dalla sua lettura solo dopo una manciata di secondi che quell'idiota gli era davanti.
« Ti va di ballare? Come quando eravamo bambini! » Chiese dunque Jian Yi, una volta sicuro di avere la sua attenzione; in realtà sapeva bene di beccarsi, probabilmente, un declino rude e secco, ma voleva comunque controllare la sua reazione.
« Accidenti come sei noioso, non vedi che sto facendo altro? » Ribatté acido l’amico senza staccare lo sguardo dalle vignette. Jian Yi rimase a guardarlo per qualche secondo prima di abbassare lo sguardo con un flebile sorriso, quelli che faceva di solito quando cercava di nascondere i suoi veri sentimenti e la sua immensa tristezza, non volendo farsi vedere così dall’unica persona che gli era mai stata veramente vicina in tutta la sua vita. Poi all’improvviso ed inaspettatamente, l’altro chiuse il fumetto e si alzò lentamente, parandosi direttamente davanti al caro amico d’infanzia.
« Forza, prima che la canzone finisca. » Borbottò con il solito tono per nulla gentile e dolce, porgendogli la mano in attesa che l’altro la stringesse.    
Jian Yi guardò esterrefatto, con la bocca leggermente schiusa, la mano e poi Zhan Zheng Xi, che lo guardava con la tipica espressione seria ed accigliata, facendolo sembrare sempre arrabbiato e scorbutico. Ma lui lo sapeva che c’era ben altro, molto altro di buono. Gli sorrise infine prendendo la mano della testa a punta e stringendola, poggiando l’altra sulla spalla.
« Stai a dovuta distanza. » Brontolò l’amico, poggiando la mano sul magro fianco per spingerlo un passo indietro, stringendogli leggermente di più la mano. Non guardava il ragazzo dagli occhi nocciola, imbarazzato e anche abbastanza rigido nei movimenti lenti del ballo che, data la sua posizione, doveva condurre. E il fatto che Jian Yi sorrideva sotto i baffi con aria divertita data la sua elasticità pari ad un pezzo di legno mentre il ragazzo dai capelli chiari, doveva ammetterlo, sembrava essere molto più sciolto.


« Xixi, Xixi! La zietta mi ha dato il mangianastri! Secondo te le mangia davvero le cassette? »
« Perché chiami la mia mamma “zietta”? » Chiese il piccolo Zhan Zheng Xi, seduto a terra nel grande salone mentre mangiava la merenda e osservava quel piagnucolone sedersi vicino a lui, mentre metteva la cassetta con le canzoni registrate dalla signora nel mangia nastri.
« Perché mi piace chiamarla “zietta”. Non posso? » Chiese l’altro con aria allegra, felice di essere riuscito a far entrare quella dannata cassetta nel mangianastri.
« Fai come vuoi. » Fece appena in tempo a rispondergli prima che una canzone partisse a tutto volume, una di quelle che ai bambini piacciono tanto e che da grandi ancora si ricorda il ritmo e le parole ma non il titolo. Iniziarono a saltellare ridendo e battendo le mani a tempo di musica, contenti di poter passare quel pomeriggio insieme a fare la merenda e a giocare con i videogiochi o a fare i samurai rivali con i cuscini.
Si fermarono solo quando iniziarono ad avere il fiato corto a forza di saltare e cantare, entrambi sdraiati a pancia in su per terra che alzavano e abbassavano il petto in fretta.
« Xixi, vorrei passare tutti i pomeriggi a divertirmi, come oggi! » Disse il piccolo, solare e allegro come sempre, sedendosi e gattonando fino l’amico per poterlo vedere in viso, sorridendogli.
« Ma non possiamo vederci tutti e tutti i pomeriggi. Domani, ad esempio, vado a casa del nostro compagno di classe perché è il suo compleanno. Non vieni anche tu?  » A Jian Yi sembrò che tutta la sua felicità crollasse improvvisamente; no, non era stato invitato. Ma anche se fosse stato invitato, non avrebbe mai accettato di andare a quella stupida festa di quello scemo, chiunque esso fosse. Lo prendevano in giro, lo deridevano, non riusciva a parlare con nessuno dei suoi compagni di classe all’infuori di Zhan Zheng Xi. Era solo se non c’era il suo unico amico. E se andava via anche lui, come faceva a essere felice?
« No, lo sai che gli sto antipatico e che non mi vuole nessuno dei compagni di classe. » Rispose, rannicchiandosi, stringendo le gambe al petto, guardando il tappeto con i pallini blu, triste e sconsolato.
Forse era lui il problema, qualcosa non piaceva a nessuno e tutti prima o poi l’allontanavano. Neanche la sua mamma c’era sempre, forse perché non gli voleva bene come tutte le altre; lo vedeva che tutte le mamme andavano a prendere i loro bambini a scuola e si facevano raccontare la giornata da loro, che gli portavano la merenda e il loro giocattolo preferito. La mamma di Zhan Zheng Xi cucinava sempre ed era bravissima mentre la sua mamma… la sua mamma non c’era mai e quando c’era, cucinava la zietta che si prendeva cura di lui, oppure era sempre al telefono a parlare con delle persone importanti, delle quali lui non poteva chiedere nulla, e quando tentava di raccontargli la giornata finiva sempre per capire che la mamma non lo stava ascoltando, troppo impegnata in qualsiasi altra cosa. Aveva tanti giocattoli, ma nessuno a cui farli vedere.
Sussultò quando sentì una mano toccargli la spalla, voltandosi con gli occhi pieni di lacrime per incontrare il volto serio dell’amico.
« Non è vero, tu sei mio amico e mi piace giocare con te! » Disse il bambino dalla zazzera biondo scuro, riaccendendo la luce negli occhi privi di felicità del suo migliore amico. Allungò una mano verso di lui, porgendogli il pugno e sollevando solo il mignolino.
« Io te lo prometto, d’ora in poi non ti sentirai mai più solo. Starò sempre con te, nei pensieri o per giocare a palla avvelenata contro quell’antipatico bullo che c’infastidisce. » L’amico insistette e Jian Yi non poté far altro che asciugarsi le lacrime con una mano e stringere il mignolino dell’amico con il suo, con forza.
« Te lo prometto anch’io Xixi. Sarò sempre con te. »



Non lo sapeva nemmeno Jian Yi perché gli era tornato in mente quel momento preciso della sua vita, mentre ballavano sulle note di quelle canzone così dolce e lenta. Forse perché non era riuscito a mantenere la sua promessa, impedendo così anche all’altro di mantenere la sua. Eppure non c’era nessun’altro che voleva più di lui. Non gl’importava se l’intero mondo era contro di lui, potevano gettargli addosso tutto il male che volevano, ma finché sapeva che Zhan Zheng Xi era dalla sua parte, non poteva chiedere altro di meglio.
L’occhio gli cadde sulle loro mani unite, incastrate l’una nell’altra. Non ricordava che le mani della faccia di melone fossero così grandi e magre, dalla presa ferrea ma dolce. Avrebbe voluto stringerle sempre, adesso più di parecchi anni fa.
Gli era mancato. Gli era mancato così tanto. E non poteva crederci che adesso aveva la possibilità di stare di nuovo con lui, di poter sentire di nuovo le sue braccia forti prenderlo al volo quando gli saltava addosso, di poter scherzare ancora una volta con lui e vederlo sputare acido con rabbia per ogni suo palese tentativo di flirt e di poter avere ancora una possibilità, con lui. Perché era solo con il suo Zhan Zheng Xi che voleva una possibilità, con lui e nessun altro.
Sperando di non essere brutalmente scacciato via, mentre continuava a muovere dei passi, sporse leggermente la fronte verso di lui per poggiarla sulla sua spalla delicatamente, lasciandosi quindi andare quando notò che l'altro non avesse intenzione di opporsi.
Forse Zhan Zheng Xi era arrabbiato con lui, perché era sparito senza lasciar traccia, senza lasciar detto nulla. Anzi, forse non si ricordava nemmeno di quella stupida promessa. Ma che poteva pretendere in fondo? Non era mai riuscito a stare con lui come voleva, a ringraziarlo come si doveva per esserci sempre stato e per averlo sempre aiutato, nonostante ogni due per tre avesse in serbo per lui una risposta secca e acida, così fredda che a volte era meglio stare con un pezzo di ghiaccio, per averlo protetto durante quella rissa, non avrebbe mai dimenticato l’immensa paura che provò quando vide l’amico cadere a terra privo di sensi, in un bagno di sangue per prendere le botte da quell’idiota dai capelli rossi al posto suo.
Lo amava. E mai, mai, mai questo sentimento era andato via con il passare degli anni e della lontananza. Era sempre stato innamorato di lui, era sempre nei suoi pensieri prima di andare a dormire, mentre era in bagno, mentre giocava da solo a qualche stupido videogioco di quelli che tanto piacevano a Zhan Zheng Xi.
Tornò alla realtà solo quando sentì il ragazzo a cui stava rivolgendo tutti i sui pensieri lasciare il suo fianco per poter percorrere tutta la sua schiena in una lasciva carezza, fermando la mano esattamente tra le spalle. Era proprio grande la sua mano, riusciva a coprirgli lo spazio tra una spalla e l’altra senza difficoltà. Decise di lasciar andare la sua mano per potergli stringere con forza le spalle con entrambe le braccia, lasciando che anche l’altro avvolgesse il proprio sterno; aveva delle braccia così forti e un profumo così buono che non ricordava di stare così bene, fermo in silenzio mentre la musica andava a scemarsi segnando la sua fine.
Jian Yi sospirò appena, allontanandosi leggermente da lui e girando la testa per poter fare un commento ironico, sperando che rindossare quella maschera fatta d’ironia potesse permettergli di vivere ancora un altro giorno nascondendo i suoi veri e genuini sentimenti.
Fu un contatto leggerissimo. Le loro labbra si sfiorarono appena, eppure Jian Yi sentì chiaramente la loro morbidezza e il loro calore. E non riuscì a staccarsi. Non voleva perché forse, quella volta poteva essere diverso. Era esattamente come diversi anni fa. Rigidi e vicini, con gli occhi sgranati.
L’altro però sembrò non gradire tale vicinanza, lo lasciò andare, spingendolo via con forza, rischiando quasi di farlo cadere a terra.
« Che cazzo fai?! » Urlò scandalizzato e sconvolto Zhan Zheng Xi, guardandolo con gli occhi piccoli e il respiro leggermente affaticato, come se svolgere quella semplice azione avesse richiesto per lui uno sforzo immenso.  Ma perché aveva reagito così violentemente?  Non ne vedeva il bisogno. No, anzi sì, non doveva prendersi tutta quella confidenza dopo essere sparito nel nulla senza lasciar traccia. Eppure quelle labbra sottili, avevano fatto un effetto migliore della prima volta. Sembravano come diverse, di una persona più matura.
Lo vide rimettersi dritto a fatica, con lo sguardo basso mentre si dirigeva verso il suo telefono, con l’ombra di un sorriso. Il sorriso più triste che avesse mai visto.
« Scusami Zhan Xixi, non era certo mia intenzione. È stato un’incidente. » Gli disse l’altro, mal mascherando la voce incrinata da un pianto imminente, mentre prendeva il cellulare e chiudeva la musica. Sentì una mano dietro la nuca, temendo il peggio inizialmente, ma rilassandosi infine quando sentì che altro non era che Zhan Zheng Xi che intrecciava le lunghe dita dietro tra i suoi capelli.
Non voleva vederlo piangere. Non più.
« Non ricordavo i tuoi capelli fossero così morbidi. »
  
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