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Autore: Carlos Olivera    17/02/2016    1 recensioni
Voi non siete come tutti gli altri, Signorina.
C'è qualcosa di speciale in voi.
Una scintilla. E' qualcosa di antico, che risale agli albori della nostra razza, e che vi rende unica. E' il Vostro più grande tesoro. La vostra eredità. Quell'eredità che un giorno trasmetterete ai vostri figli, che a loro volta la passeranno ai loro figli, da qui alla fine del tempo.
Semmai un giorno vi troverete a non sapere cosa fare, cercate dentro di voi. Coloro che sono venuti prima sapranno darvi tutte le risposte. E' il loro ricordo, la loro stessa vita, che rifulge dentro di Voi.
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tales Of Celestis'
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La mattina dopo, le vacanze estive di Alexia potevano dirsi già terminate.

Svegliata anzitempo dalle cameriere, venne lavata, vestita ed introdotta ad una colazione frugale, oltretutto senza l’usuale compagnia della nonna, e prima ancora di poter capire qualcosa la bambina si ritrovò nell’ampio cerchio di pietra al limitare dei giardini, dove ad attenderla trovò Husky come non ricordava di averla mai vista.

Avvolta dalla veste nera e rosa da insegnante, con la tiara alata a cingerle il capo e la lunga livrea bordata d’argento, sembrava uscita dal quadro affisso nella sala da lettura principale, che raffigurava la contessa negli anni d’oro della sua massima bellezza e abilità.

«Husky, ma che cosa succede?» domandò spaesata mentre un’inserviente le metteva in mano un bastone da incantesimi  prima di scomparire, lasciandole sole

«Ordini di vostra nonna, signorina. A partire da oggi, e per tutta la durata delle vacanze, vi eserciterete nella magia, sotto la mia supervisione.»

«La tua… supervisione?»

«La contessa mi ha affidato la vostra formazione. Ora siete ufficialmente un’apprendista. La mia apprendista. E io la vostra insegnante.»

«Per quale motivo devo studiare la magia? Adesso? Me la insegneranno a scuola.»

«L’insegnamento che riceverete a scuola non sarà mai come quello che potrete apprendere dalla vostra famiglia. Le conoscenze che vi impartirò io non le riceverete né vedrete da nessun’altra parte. Saranno solo vostre.»

Di fronte allo smarrimento della sua giovane allieva Husky si inginocchiò davanti a lei, carezzandole la guancia con un sorriso gentile.

«Voi non siete come tutti gli altri, Signorina. C'è qualcosa di speciale in voi.»

«Qualcosa di speciale?» ripeté Alexia incredula.

«Una scintilla.» rispose Husky toccandole con un dito il centro del petto. «Proprio qui. E' qualcosa di antico, che risale agli albori della vostra specie, e che vi rende unica. E' il vostro più grande tesoro. La vostra eredità. Quell'eredità che un giorno trasmetterete ai vostri figli, che a loro volta la passeranno ai loro figli, da qui alla fine del tempo.

Il mio compito è far sì che questa scintilla ancora opaca si accenda completamente, e che voi impariate a comprendervela. Sarà questo il mio insegnamento. Un insegnamento che porterete con voi per tutta la vita.»

Alexia sembrava stranita, e seguitò per alcuni secondi a fissare Husky con quei suoi grandi occhi blu così pieni, allo stesso tempo, di vita e di meraviglia, per qualcosa che andava al di là della sua comprensione ma che un giorno, forse, avrebbe insegnato ai propri figli.

«Cominciamo con qualcosa di facile. Saprebbe dirmi, signorina, cos’è la magia?»

«Che cos’è la magia?» ripeté Alexia guardando in aria, per poi, dopo qualche secondo di riflessione, far comparire un piccolo globo di luce sul palmo della mano con una semplicità sconcertante. «È questo, giusto?»

«Non parlavo di quello che può fare la magia» rispose sorridendo Husky. «Ma di cosa sia  realmente. Lo sapete?»

E stavolta, la bambina rimase muta, fissando il suolo come imbarazzata.

«La magia è tutto quello che vi circonda. È l’aria che respirate. L’acqua che bevete. Il cibo che mangiate. La magia siete voi, sono io. È tutto.

È un fiume. Un fiume che proviene dal cuore del mondo, e che pervade ogni cosa, carico di energia. Questa energia scorre in ogni cosa, ed e grazie ad essa che tutto esiste.»

«La magia… è dentro di noi?»

«Esatto. Dentro di noi. Grazie al DNA. Sapete cos’è il DNA, vero?»

«È dove ci sono tutte le informazioni su quello che siamo.»

«Esattamente. Ma c’è un pezzetto, piccolo ma importantissimo del nostro DNA, che è molto speciale. Lo chiamiamo M-Code. È il punto di contatto, il filo che unisce il mondo ai suoi figli, e grazie ad esso quell’energia scorre in ognuno di noi.»

«Anche tu ce l’hai?»

«Certamente. Ogni forma di vita, dal filo d’erba all’enorme balena, possiedono l’M-Code. Senza di esso, non potremmo vivere.»

«Quindi possiamo tutti usare la magia?»

«Purtroppo no, signorina. Come ogni cosa, anche l’M-code è diverso per ogni persona. Tutti lo possediamo, ma la forza che può sprigionare non è mai uguale per tutti. La maggior parte degli esseri viventi possiede un M-Code piccolo e debole, sufficiente a mantenerli in vita. Ma ci sono persone che invece ne possiedono uno più forte, abbastanza da permettergli di controllare quell’energia, piegandola alla propria volontà.»

«Ma come si fa a controllare l’energia?»

«Chi meglio di voi conosce la risposta? Non è forse quello che fate ogni giorno, in modo del tutto istintivo, quasi fosse per voi una cosa normale? Come ci riuscite?»

Alexia la guardò stranita.

«Io… io non lo so. Semplicemente, penso di volerlo fare. E succede.»

A quel punto Husky raccolse un rametto, porgendolo ad Alexia dopo averlo ripulito della polvere.

«Provate a romperlo.»

Basita, ma fiduciosa della propria nutrice, Alexia ubbidì, riuscendo senza troppo sforzo a spezzare in due quel piccolo pezzo di legno malgrado il fisico minuto e le braccia sottili.

«Visto? Ci siete riuscita. Ma provate a pensare come ciò sia stato possibile. Cosa avete fatto?»

«Ecco… ho spinto… e… il ramo si è spezzato.»

«Avete usato la vostra forza. L’avete generata attraverso i muscoli, e grazie ad essa permettendovi di spezzare il ramo. Ma anche la forza è energia, e anche se non potete vederla, è proprio lì, dentro di voi. Per la magia è uguale. Così come la forza è generata dai muscoli, la magia è generata dal core.»

«Il… core!?»

«La luce di cui vi parlavo. Tutti i maghi ne sono dotati. È l’M-Code a crearla, ed è ciò che ci differenzia dagli esseri umani. Senza un core, non è possibile padroneggiare la magia.

Il mio compito è insegnarvi a padroneggiare e manipolare a vostro piacimento l’energia prodotta dal vostro core.»

«Padroneggiare e manipolare?»

«In voi risiedono migliaia di anni di insegnamento e studio delle dottrine magiche. Per questo per voi il controllo della magia è istintivo, oltre che così semplice» disse Husky, per poi farsi molto più seria. «Però, la magia non va’ mai usata per gioco, o senza conoscerla pienamente. Poiché, se usata nel modo sbagliato, o senza la dovuta attenzione, può essere molto pericolosa, e perfino distruttiva.

Per questo è necessario che voi impariate a controllarla. Perché un domani possiate usare il vostro grande potere per il bene di tutti.»

«Per il bene di tutti!? Posso farlo davvero?»

«Dipende da voi. Ma confido che vi riuscirete.

Allora, cominciamo?»

 

Solo quando, su invito della sua nuova maestra, Alexia si portò al centro della piazza, Alexia si accorse che quelli che sembravano semplici simboli decorativi tracciati sul selciato rappresentavano, in realtà, un complesso disegno geometrico, fatto di cerchi, triangoli, lettere e strani ideogrammi.

E pensare che, in tanto tempo passato a giocare lì attorno, non l’aveva mai notato.

«Così come i muscoli permettono di controllare la forza fisica» disse Husky camminando incessantemente tutto attorno a lei. «Anche la magia può essere dominata attraverso qualcosa di tangibile e concreto.

I bastoni e gli scettri, come quello che state tenendo in mano, amplificano il vostro potere, aiutandovi a richiamarlo e successivamente a concentrarlo verso l’oggetto dell’incantesimo che intendete lanciare. Ognuno di questi bastoni è equipaggiato con un cristallo di memoria che registra e archivia autonomamente tutte le formule e gli incantesimi già sperimentati, per facilitarvi utilizzi successivi, anche se ovviamente nel vostro caso questo chip è stato momentaneamente disinserito.

Tuttavia, i bastoni sono solo il tramite. La vera magia necessita di altri strumenti per essere evocata e utilizzata. Questi strumenti possono essere simboli, come quello sopra cui ora vi trovate, o parole particolari.

Entrambi questi strumenti saranno tanto più efficaci quanto più sono complessi: un simbolo ben strutturato o una formula dovutamente articolata vi permetteranno di esercitare il controllo su di una grande quantità di energia.»

«Però, io non conosco né simboli né parole.» disse innocentemente Alexia cercando di seguirla con lo sguardo.

«Per questo esiste la pratica. Con il tempo, imparerete a padroneggiare un sempre maggiore numero di incantesimi, e con essi aumenterà anche la vostra capacità di controllare la magia. E poiché il vostro core non si è ancora completamente sviluppato, sappiate fin da ora che quanto più vi eserciterete oggi, tanto più le vostre abilità ne beneficeranno in futuro.»

Detto questo, Husky si limitò a schioccare le dita, e l’anello più esterno del simbolo tracciato sulla piazza si illuminò di una luce rosata, assieme agli otto monoliti ovoidali disposti a uguale distanza lungo il suo perimetro.

«Alla base di ogni cosa c’è il cerchio» disse ancora l’insegnante mentre Alexia si guardava attorno piena di meraviglia. «Esso rappresenta l’uroboros, in altre parole l’infinito. È l’eterno ciclo della magia, che nasce dal mondo e ad esso ritorna per rinascere nuovamente.

Il cerchio evocato in questo modo evoca il potere, rinchiudendolo nel contempo entro uno spazio chiuso. Se il cerchio si rompesse, l’energia racchiusa al suo interno deflagrerebbe, provocando danni anche seri. Perciò, prima ancora di imparare la magia, dovete imparare a contenerne la potenza.

Perciò…»

D’improvviso, Alexia sì sentì travolgere da un peso opprimente, come se qualcuno le avesse improvvisamente caricato un enorme zaino sulle spalle; il petto cominciò a bruciarle, lì dove Husky l’aveva toccata, e allora la bambina, istintivamente, provò a concentrarsi su quel potere che di solito le veniva così facile utilizzare.

Qualcosa accadde, perché in un primo tempo il peso sembrò affievolirsi, ma poi, proprio quando Alexia cominciò a pensare di avercela fatta, quell’energia parve quasi scivolarle via dalle mani, e mentre il cerchio si spegneva di colpo, provocando anche un piccolo spostamento d’aria, la bambina si ritrovò a terra, esausta al punto da fare fatica anche a respirare.

«Ne abbiamo di strada da fare.» sospirò Husky passandosi una mano sulla fronte.

 

  
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