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Autore: daxffodils    18/02/2016    0 recensioni
Verso la fine della terza stagione, il legame tra Cristina Yang e Meredith Grey è talmente solido che, quando quest'ultima mette a rischio la propria vita, Cristina ha una reazione talmente emotiva che la porta ad allontanarsi dal luogo in cui si tenta di rianimare la sua amica. Questo è ciò che, ipoteticamente, l'ha portata a superare con coraggio i propri confini e combattere per la vita della sua "persona".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cristina Yang, Meredith Grey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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No such thing as bravery.





 Amicizia. Che valore futile e sopravvalutato.
Amicizia.
Cristina rimuginava su quella stessa parola che aveva ormai perso significato per quante volte se l’era ripetuta da una buona mezz’ora, mentre faceva roteare il suo scotch nel bicchiere di vetro un po’ usurato, la testa piegata e lo sguardo assente. In realtà talmente da notare appena un giovane dai capelli unti e l’andatura barcollante che le si avvicinò ridacchiando, poggiandole pesantemente una mano sudicia sulla spalla e biascicando con la voce impastata dall’alcool un invito per “la sua terra promessa”. Lei lo squadrò lanciandogli uno sguardo di totale indifferenza, che lasciò quel tipo bizzarro un po’ interdetto, giusto un secondo prima di ribadire la frase oscenamente impudica e ridicola che aveva pronunciato. Joe quindi si avvicinò, dall’alto del suo metro e ottantasette e con le sue spalle larghe, afferrando il bicchiere ormai vuoto di Cristina e sibilando un “Ehy amico, sloggia da qui” a denti stretti. Lei lo guardò appena, prima di tornare a fissare il fondo di (un altro) bicchiere.
Era arrivata ad una conclusione, probabilmente con l’aiuto di tutto lo scotch che aveva trangugiato (dato e considerato che era ormai al quinto round), e cioè che la verità era che niente di ciò che circonda il concetto amicizia in realtà esiste. E’ semplice e lineare: due o più persone si frequentano per un lasso di tempo variabile nel quale condividere passioni o interessi comuni, si passano dei bei momenti perché è qualcosa che egoisticamente porta piacere, un piacere temporaneo e fuggente che è destinato ad affievolirsi in qualunque dei casi. Questo era quello che era successo tra lei e Meredith. Al diavolo le sciocchezze che aveva creduto potessero essere realtà, come l’essere la “persona” di qualcuno o addirittura l’essersi illusa che un rapporto di quel tipo potesse durare per sempre. Scoppiò in una risata isterica, maledicendo se stessa per essere stata una persona così superficiale e buonista come lo sarebbe stata Izzie Stevens o addirittura George O’Malley. Lei era Cristina, Cristina Yang. E tutti sapevano quanto fosse diversa, tutti decantavano quanto fosse (giustamente) fredda, distaccata; un paio di qualità non proprio inutili se la carriera che si era intrapresa era quella del chirurgo. E allora perché non riusciva a spiegarsi per quale dannata ragione aveva gli occhi arrossati, le guance porpora e le lacrime lungo il viso al solo pensiero di Meredith livida e cinerea come non l’aveva mai vista, stesa supina su quel tavolo? Forse perché, effettivamente, il non credere nel fortissimo legame che aveva caratterizzato il loro rapporto sin dal primo giorno attraverso la chimica istantanea che avevano percepito entrambe era un’idiozia gigante? E’ incredibile cosa il meccanismo psicologico di difesa riesca a mettere in moto pur di non accettare una realtà scomoda agli occhi delle persone. Quando Burke si posò sullo sgabello accanto al suo, tentò di convincerla a non scappare dalla cruda realtà e la invitò a mettere a tacere quello stesso meccanismo di difesa che, adesso ne aveva la completa lungimiranza, si era innescato come un blocco di mille chili che la terrorizzava. No, quello che aveva con Meredith non era soltanto un lasso di tempo in cui condividere le lamentele sul senso di devastazione fisica e psicologica che il tirocinio donava ogni giorno; non era soltanto gioire delle nuove sfide che giornalmente affrontavano tra le mura di quell’ospedale; non era soltanto il numero di telefono lasciato in una clinica per aborti. La loro era amicizia, quella vera. E sarebbe potuta durare ancora per sempre, se solo Cristina non si fosse lasciata condizionare dalle sue passate, traumatiche esperienze. Ma stavolta era diverso. Era un’adulta, si stava per sposare, sapeva affrontare ogni problema e prendersi le proprie responsabilità. Non era più la bambina di nove anni terrorizzata e limitata in un’auto, era un medico in un ospedale, per l’amor del cielo. Perlopiù il migliore della sua annata. Fissò il suo promesso sposo per qualche secondo, senza guardarlo veramente. Poi si alzò e gli voltò le spalle, correndo il più in fretta possibile verso l’ospedale.
 
L’attrito creatosi fra le sue scarpe da ginnastica e il pavimento tirato a lucido ed austero dell’ospedale arrivò sottoforma di suono stridulo alle sue orecchie. L’intero mondo sembrava aver rallentato la sua folle corsa in quel momento, in cui tutto pareva fermo. Spalancò con un tonfo la porta della stanza in cui il capo, la dottoressa Bailey ed alcuni infermieri stavano tentando di rianimare la sua amica, la sua persona Meredith Grey, ignorando bellamente ogni divieto che non le permetteva di entrare. E per fortuna che lo fece, perché capì in quell’istante, prendendo un bel sospiro profondo, che se non avesse lottato lei per la vita di Meredith nessun altro l’avrebbe fatto, dal momento che ogni medico in quelle quattro mura aveva allegramente deciso di smettere di tentare di farla respirare. Circondò le caviglie della sua più cara amica sulla faccia della Terra con una presa ben salda delle mani, cercando inconsciamente di trasmetterle quanto più calore e forza possibile. Solamente quando, seduta accanto a lei sul lettino, le avrebbe accarezzato la guancia visibilmente commossa e rivelandole finalmente il suo imminente matrimonio (che aspettava di confidare dall’inizio di quella orribile storia) e Meredith avrebbe pianto, sorridendole felice e grata che tutta la vicenda fosse in un certo qual modo lasciata alle spalle perché entrambe erano vive, in salute e incredibilmente e spensieratamente felici come non lo erano da tempo, soltanto in quel frangente Cristina si sarebbe rallegrata di se stessa e ringraziata senza limiti per aver superato le proprie barriere ed aver insistito senza precedenti con i suoi superiori per poter assicurare a lei e a Meredith ancora tanti anni di affetto senza eguali, salvando la vita a colei che stava iniziando a considerare sua sorella.






 
Questa one-shot nasce in realtà come monologo per una role di prova.
Mi è piaciuta parecchio poi l'idea di esprimere ciò che Cristina (il mio personaggio preferito in assoluto)
deve aver provato in quel momento, quando la sua unica vera amica era sul filo del rasoio per quanto
riguardava la sua sopravvivenza, inoltre tutti conosciamo l'enorme trauma che la stessa Cristina ha avuto
da bambina per la morte di suo padre, ho quindi visto questo avvenimento in particolare anche un po'
come "riscatto" per  il non essere stata capace di salvare il padre a tempo debito. In ogni caso, questa
rimane una delle storyline più belle di Grey's Anatomy! Ha espresso a mio avviso in maniera magistrale
il rapporto che si era venuto a creare tra le nostre due protagoniste.
Spero che questa interpretazione vi sia piaciuta, alla prossima! 
_rainmaker.
  
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