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Autore: Lizzie_Siddal    23/03/2009    5 recensioni
“E di te e Sponge che mi dici?”
La frase di Jeremy fu così inaspettata e spiazzante che Josh aprì la bocca esterrefatto.
Quella decisamente non era una domanda idiota. Era piuttosto…
“Che vuoi dire?”
Incomprensibile, sì.
E imbarazzante.
Lui ed Hayley erano migliori amici, niente di più. Lo sapevano tutti!
“Andiamo, non riesci a staccarle gli occhi di dosso, bro…”
Era davvero così evidente?
“Ma cosa blateri?! Stiamo parlando di chi dico io?” la voce di Josh era salita di un’ottava.
“Di Hayley, ovvio! Chi sennò?”
“Ah, piantala…Hayley è…Hayley! Insomma, lei…io…assurdo!” concluse, lasciandosi sfuggire il giornale dalle mani e accorgendosi di un improvviso calore alle guance.
[Josh/Hayley ; + accenni Jeremy/Sarah, Zac/Emily, Chad/Hayley]
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Josh Farro, Zac Farro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'All we know'
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Titolo: Do you remember that?[Everything has changed]
Autrice: Nemo From Mars
Avvertenze: One-shot, Song fic
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico
Pairing: Josh/Hayley; accenni Jeremy/Sarah, Zac/Emily, Hayley/Chad
Rating: Verde
Disclaimer: Non conosco i Paramore, non voglio offendere né insinuare nulla sulla loro vita privata, non ci lucro e blabla.
Note iniziali: La storia non ha un’ambientazione temporale precisa, ma faccio riferimento alle notizie e ai gossip del 2007/2008. Josh e Hayley sono stati insieme per tre anni e si sono lasciati a fine 2007: lei si è messa con Chad Gilbert, chitarrista dei New Found Glory, lui con una certa Tabitha (e un anno dopo si è fidanzato ufficialmente con la sua attuale moglie Jenna, ma lasciamo stare XD). Anche Jeremy e la sua storica fidanzata Sarah si sono mollati, mentre Zac si è messo con una ragazza di nome Emily.

Importante: Viene menzionato un anello che Hayley usava indossare sempre, fino al 2007 circa. Su di esso è incisa la scritta “be true”, “sii vera”. Qui la foto. Ho fantasticato sul fatto dell’anello, dando per buona la voce (letta su un fanforum americano) secondo la quale Hayley lo ha ricevuto in regalo da sua nonna.
Si cita anche Nate, il maggiore dei fratelli Farro.


*A me stessa,
a voi, che non lo sapete.
E a Cesena, la
mia città.*



***



DO YOU REMEMBER THAT? [EVERYTHING HAS CHANGED]





And when we get home, I know we won't be home at all
This place we live, it is not where we belong
And I miss who we were in the town that we could call our own
Going back to get away after everything has changed

E quando torneremo a casa, so che non saremo a casa affatto
Questo posto in cui viviamo, non è quello a cui apparteniamo
E mi manca chi eravamo nella città che noi chiamavamo nostra
Tornando indietro per fuggire dopo che tutto è cambiato

Franklin.
Ogni volta tornarci mi dà una sensazione così strana, confusa e intensa, che è difficile capirne tutte le sfumature.
Nostalgia, affetto, rimpianto, orgoglio, amore.
Tutto.
Questa città ha visto nascere me, Zac e Jeremy. Ha accolto Hayley come figlia adottiva e ci ha uniti nella famiglia che ora siamo: i Paramore.

Could you remind me of a time when we were so alive?
(Everything has changed)
Do you remember that? Do you remember that?
(Everything has changed)
Could you help me push aside all that I have left behind?
(Everything has changed)
Do you remember that?
Do you remember that?

Puoi ricordarmi del tempo in cui noi eravamo così vivi?
(Tutto è cambiato)
Te lo ricordi? Te lo ricordi?
(Tutto è cambiato)
Puoi aiutarmi a mettere da parte tutto quel che ho lasciato indietro?
(tutto è cambiato)
Te lo ricordi? Te lo ricordi?

Ogni volta è sempre più difficile tornare qui, nel nostro nido, affrontare il passato e rendersi conto di quanto siamo cambiati.
E come fosse un rito, io e i compagni lasciamo il tour bus e da soli scegliamo ognuno una strada diversa. Ognuno visita i luoghi che preferisce, nell’ordine che vuole, e di sera, solo allora, ci troviamo a casa Farro, tutti insieme per festeggiare il nostro ritorno.
Ma prima vaghiamo in una necessaria solitudine, come in cerca di un pezzo di noi, qualcosa che sia rimasto a ricordarci chi eravamo.
E’ pieno autunno e il vento freddo mi ferisce il viso: sarebbe stato bello visitare Franklin d’estate, ma eravamo in tour, in giro per l’America.
Comunque la mia città rimane sempre bellissima, in qualsiasi stagione. Nonostante abbia girato tantissimo, questo è l’unico posto dove vorrei vivere per sempre.

Faccio un timido cenno con la mano alla vecchia commessa del negozio dove io e mio fratello ci fermavamo sempre a comprare chewingum.
Lei mi rivolge uno sguardo perplesso senza rispondere al saluto, si volta scuotendo la testa e torna in casa.
Non mi riconosce.
Non è la prima volta che succede, anche con le persone che mi hanno visto crescere.
Sospiro e continuo a passeggiare per le strade semideserte.
Sul vetro di negozio vedo riflettessa la mia immagine: un ragazzo dal fisico asciutto, i capelli corti scompigliati dal gel, occhi scuri e acquosi, piercing al labbro, barba leggera, che indossa un paio di jeans strettissimi e un giubbotto di pelle nero. Ha un’ aria sicura di sé, questo tipo. Niente a che vedere col Josh di quasi cinque anni prima: impacciato, timido ragazzino allampanato, vestito sempre degli abiti smessi e sformati del fratello maggiore. Odiavo portare le magliette e i jeans usati di Nate, ma non potevo biasimare la mamma che, con cinque figli, all’epoca doveva fare economia.
Noto solo in questo momento davanti a quale negozio mi sono fermato. E’ dove ho comprato la mia prima chitarra. Non avevo i soldi per comprare quella che volevo io e feci un sacco di fatica per raggranellare abbastanza, risparmiando sulle merendine, sui fumetti e su altre cose a cui potevo rinunciare.
In vetrina sono in esposizione alcune chitarre costose e firmate. Ora potrei permettermele anche tutte, tranquillamente. Mi salta agli occhi una Les Paul mogano,quella con cui ho registrato le canzoni di “All we know”. Bei tempi, quelli…

So we stand here now and no one knows us at all
I won't get used to this
I won't get used to being gone
And going back won't feel the same if we aren't staying
Going back to get away after everything has changed

Così noi siamo qui ora, e nessuno ci conosce affatto
Non mi abituerò a questo
Non mi abituerò ad essermene andato
E tornare indietro non sarà lo stesso se noi non ci staremo
Tornando indietro per fuggire dopo che tutto è cambiato

Il locale che ha accolto le prime esibizioni dei Paramore ha chiuso i battenti.
Incredibile come quei giorni sembrino appartenere a una vita passata, ma non potrò mai dimenticare la nostra prima serata: eravamo tutti talmente nervosi che non riuscivamo a stare fermi.

Could you remind me of a time when we were so alive?
(Everything has changed)
Do you remember that? Do you remember that?
(Everything has changed)
Could you help me push aside all that I have left behind?
(Everything has changed)
Do you remember that?
Do you remember that?

Puoi ricordarmi del tempo in cui noi eravamo così vivi?
(Tutto è cambiato)
Te lo ricordi? Te lo ricordi?
(Tutto è cambiato)
Puoi aiutarmi a mettere da parte tutto quel che ho lasciato indietro?
(tutto è cambiato)
Te lo ricordi? Te lo ricordi?

Joshua leggeva febbrilmente la scaletta: aveva un inspiegabile terrore di dimenticare qualche brano durante lo show. Jeremy saltellava da una parte all’altra della stanza, facendo strani esercizi di stretching, probabilmente inutili. Zac tamburellava le bacchette sul muro, borbottando qualcosa di comprensibile solo a lui, a intervalli regolari. Hayley si passava di continuo le mani tra i capelli arancioni, arruffandoli sempre di più, e non faceva che ripetere che tutto sarebbe andato bene.

Era il momento: stavano per salire sul palco.

Prima di uscire dal camerino si strinsero in un abbraccio intenso, poi andarono. E dimenticarono ogni paura: erano nel loro habitat naturale.
Zac battè il tempo e un attimo dopo le note di
“Emergency” scoppiarono nella piccola e afosa sala del locale.


I think we have an emergency
If you thought I’d leave then you were wrong, ‘cause I won’t stop holding on…”

Il sudore rigava la fronte di Josh già dopo pochi minuti e il ragazzo si sentiva sfinito: troppe emozioni gli scorrevano in corpo. Ma la grinta dei compagni, la loro stessa musica e l’entusiasmo degli amici e delle persone che lo sostenevano da sotto il palco gli davano nuova forza.

Indescrivibile il sollievo, alla fine, mentre stanchi e sudati, i ragazzi si abbracciavano, saltavano e ridevano come bambini.
Era solo l’inizio.
Il loro inizio.


Un senso crescente di ansia mi avvolge da qualche parte all’altezza dello sterno. Vorrei fermarmi, vorrei sedermi e respirare perché mi sento come se mi mancasse il fiato. Non mi sento più io ogni volta che guardo indietro, nel mio passato.
Ma i miei piedi, che calzano scarpe firmate, nuove e costose, continuano a percorrere con sicurezza le vie in cui io e gli eravamo soliti scorrazzare tutto il giorno. Ricordo con improvvisa nitidezza le Converse consunte che portavo a quei tempi, e il calore che sentivo sotto le suole, d’estate, quando il sole faceva bruciare l’asfalto e io e Zac correvamo per non far tardi alle prove con la band.

Ehi, Farros! Puntuali come al solito, uh?” li apostrofò Jeremy con la sua voce nasale.
Hayley ridacchiò nel microfono, Josh le fece una linguaccia.
“Scusate” si giustificò, mentre collegava il jack alla chitarra, “ma papà ha fatto un po’ di storie, prima di lasciarci uscire…”
“Solite robe, io e Josh ci siamo beccati l’insufficenza in matematica…” rincarò Zac imbronciato, sedendosi alla batteria.
E a quel punto ognuno era al proprio posto, con i propri strumenti, ed era pronto per iniziare, dimentico di ogni altro problema.
A chi importava della scuola, dei compiti e della pagella, quando una passione più forte di tutto il resto, prepotente ed egocentrica, premeva con violenza nei loro cuori, gridando per uscire?

Alright, so you think you’re ready?
Ok, then you say this with me
Go!
We were born for this”

***

Giungo nel luogo che desideravo visitare fin dall’inizio: il piccolo parco di Franklin.
Qui c’è tutto di me, di Hayley, Zac e Jeremy.
D noi.
Prima che ci accadesse tutto questo e diventassimo famosi, ci ritrovavamo qui a suonare e cantare, a volte solo con una chitarra. Stesi sull’erba, sognavamo di diventare luminosi come il sole impertinente che ci picchiava sulla testa.
Il sogno è diventato realtà: siamo giovani stelle della musica, ma quanti sacrifici ci è costato? Quanto siamo cambiati in questi pochi anni?
Con un ennesimo sospiro lancio un’occhiata malinconica al chiosco dei gelati in fondo al parco.

Ehi, Josh!” Zac correva verso di lui, trafelato.
“Scusa se ci ho messo tant…Oooh!”
Il ragazzino inciampò sui propri piedi e…
“Attento!”
Splat.
Addio gelati appena comprati.
“Oh, no!” esclamò Zac corruciato, mordendosi il labbro inferiore e fissando l’enorme macchia di cioccolato spiaccicata sulla sua maglietta bianca. Josh sospirò: era la centesima volta che vedeva il fratello ridursi così, correndo con due coni da tre gusti stretti in entrambe le mani.
Non serviva a niente raccomandarsi di fare attenzione, perché Zac era incredibilmente maldestro il più delle volte: non tanto per la sua mole un po’ tarchiata, rifletteva Josh, quanto proprio per un fatto di coordinazione. Bizzarro a dirsi, ma gli unici momenti in cui era perfettamente aggraziato e le sue mani e i suoi piedi si muovevano in sincronia perfetta, senza errori, era quando si esercitava alla batteria.
Si avvicinò al fratello con un fazzoletto bagnato d’acqua per cercare di pulirlo alla bell’e meglio, pur sapendo che sarebbe stato del tutto inutile: Zac si sarebbe beccato come al solito una sgridata spaccatimpani dalla mamma.

Mi siedo su un’altalena corrosa dalla ruggine e fisso il prato secco e spoglio sotto i miei piedi. Un tempo era verde e folto, era bello sentirne la freschezza sui palmi delle mani quando affondavo le dita tra i fili d’erba, ne strappavo a manciate e, di nascosto, li buttavo sopra i capelli rossi di Hayley.
Uno scherzo così sciocco e infantile.
Ma lei se ne accorgeva sempre troppo tardi, sbottava che ero un idiota…però poi sorrideva. Adoravo vederla sorridere, lo adoro tutt’ora.
E’ come se riesca a illuminare tutti quelli che gli stanno intorno, con la sua luce.
E non importa se non sta parlando con te o non ti guarda: ti senti stupidamente felice e ti chiedi perché mai dovresti preoccuparti di altro, quando Hayley sta sorridendo.

You got it, you got it
Some kind of magic
Hypnotic, hypnotic
You're leaving me breathless”

Jeremy e Josh erano seduti sullo scricchiolante scivolo del parco: uno di diciotto e l’altro di sedici anni, avevano senza dubbio passato l’età per quei giochi, ma stare lassù appollaiati in attesa di Zac e Hayley aveva un effetto rilassante per entrambi.
Josh?”
Uh?”
Senti…che penseresti se una…insomma…una ragazza, sì, molto carina ti invitasse a uscire con lei?”
Josh alzò gli occhi dalla rivista di musica che stava sfogliando e fissò il bassista con espressione incredula: che razza di domanda era? Da Jeremy poi, che in fatto di ragazze non aveva certo bisogno di consigli da un timido imbranato come lui.No, ma comunque, che diavolo significava? Era una domanda totalmente
idiota per principio, e infatti glielo disse.
E’ proprio una domanda idiota. Penserei che è interessata a me, no?”
Jeremy fece una smorfia, ma non sembrava offeso, quanto più assorto. Era da un po’ che il compagno gli sembrava strano: bè, Jeremy era sempre stato strano, ok. Ma in quegli ultimi mesi lo era più del solito, ecco.
Aveva perennemente la testa tra le nuvole, si dimenticava le cose e dopo le prove con la band spariva sempre chissà dove.
Interessata…” mugugnò Jeremy mordicchiandosi le unghie.
Hai un appuntamento con una?” si informò distrattamente Josh.
Jeremy aveva un’espressione indecifrabile.
Non lo so…”
Fammi indovinare, un’altra groupie con cui sei andato a letto...”
“No!” esclamò subito Jeremy, piccato.
Ah no?”
No, infatti. Lei è…oh, è così stupido da dire…ma non è una semplice groupie, lei è…”
Bah…”
Josh fece una smorfia annoiata e tornò al suo giornale: era sempre la solita solfa che l’amico tirava fuori ad ogni conquista. Per i primi giorni non faceva che ripetere quanto la ragazza in questione fosse perfetta e speciale. Poi si stancava di lei per un nonnulla e la scaricava alla prima occasione con una scusa scema.
Josh non aveva troppa esperienza in merito e non pensava di sapere molte cose in fatto di relazioni, ma non ne aveva bisogno per capire che Jeremy si comportava in modo decisamente immaturo per la sua età.
Si chiedeva spesso cosa ci trovasse di bello l’amico nel fare così.
Josh avrebbe voluto le attenzioni di
una sola persona in particolare…Anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
Dopo un po’ di silenzio, Jeremy fece un breve sospiro.
Si chiama Sarah” buttò lì.
Il giovane Farro fu costretto ad interrompere la lettura nuovamente: incredibile, Jeremy che per una volta si ricordava il nome di una che si era portato a letto! Allora forse era qualcosa di serio per davvero.
Sarah..?” fece eco, perplesso.
Bel nome, vero?”
Mah, sì…anche se piuttosto comune”
Jeremy parve riflettere su quel commento un po’, ma poi replicò allegro.
E’ bello lo stesso e a lei sta proprio bene”
Ok…”
Proprio strano, Jeremy oggi…
Sa tutte le nostre canzoni a memoria! E la vedo ad ogni nostra data…Insomma, ci segue per davvero! Non è solo…una…incontrata per caso e presentatasi perché…bè, perché io sono il bassista…”
Josh, ammutolito, lasciò che il compagno continuasse il suo caotico monologo, tentando confusamente di trovarci un filo logico.
Mi ha chiesto di uscire. Sarah. Dovrei accettare? Non so…voglio dire, le piacerò sul serio?”
Jeremy era…
davvero un bambino troppo cresciuto.
Sei idiota, Jerms” concluse il chitarrista stringendosi nelle spalle.
L’amico si esibì nel sorriso più ebete che Josh gli avesse mai visto – e gliene aveva visti fare tanti-, mentre gli occhi azzurri gli brillanavano di una luce insolita.
Già…Me lo ha detto anche lei”
Josh scosse la testa, ma le sue labbra non poterono fare a meno di piegarsi all’insu.
Restarono muti un altro po’, mentre il chiacchiericcio dei bambini che giocavano a football sotto di loro non riusciva pienamente a distrarli dai loro pensieri.
E di te e Sponge che mi dici?”
La frase di Jeremy fu così inaspettata e spiazzante che Josh aprì la bocca esterrefatto.
Lui e Hayley.
Quella decisamente non era una domanda idiota. Era piuttosto…
Che vuoi dire?”
Incomprensibile, sì.
E imbarazzante.
Lui ed Hayley erano
migliori amici, niente di più. Lo sapevano tutti!
Andiamo, non riesci a staccarle gli occhi di dosso, bro…”
Era davvero
così evidente?
Ma cosa blateri?! Stiamo parlando di chi dico io?” la voce di Josh era salita di un’ottava.
Di Hayley, ovvio! Chi sennò?”
Ah, piantala…Hayley è…Hayley! Insomma, lei…io…assurdo!” concluse, lasciandosi sfuggire il giornale dalle mani e accorgendosi di un improvviso calore alle guance. Era infuriato per qualche motivo che non sapeva spiegarsi e si aspettava una fragorosa risata da parte di Jeremy, che però non ci fu.
Come ti vengono certe idee, comunque?!” sbottò ancora, incapace di trattenersi.
L’amico si limitò a stringersi nelle spalle, buttandosi in bocca un chewingum gigante.
“ Shcusha, lasha perdeue” biascicò masticando e poi gonfiando una bolla.
No, adesso invece continui e mi spieghi perché..!”
Cos’è che Jerms deve spiegarti?” chiese una voce vivace e familiare.
Il discorso fu rimandato ad un altro momento: Hayley era arrivata.

A malincuore, come se avessi evitato di guardare in quella direzione per tutto il tempo ma non avessi resistito, il mio sguardo si sposta sul vecchio platano al centro del parco. Fu sotto quelle fronde che io e Hayley ci presentammo.
Lei era così diversa da come è oggi, e ricordo che la paragonai subito a un selvatico animaletto spettinato dal pelo fulvo. A prima vista, nessuno avrebbe mai pensato a quanta determinazione e quante qualità potesse avere quella piccoletta, ma bastava fissarla negli occhi per capire che Hayley non era come tutte le altre…
E ha sempre avuto potere su di me: con la sua naturalezza, il suo carisma e il suo sorriso mi ha legato a lei per sempre, lo so. Io non ho mai creduto nel destino, ma a volte ho la certezza inequivocabile che io e lei dovessimo incontrarci.
E che dovessimo amarci. Come fratelli, come amici, come amanti…o forse un ibrido tra queste cose. Non sono mai riuscito a capirlo, ma è poi importante saperlo?

I due ragazzi erano ben saldi a cavalcioni sul ramo dell’albero. Hayley dondolava i piccoli piedi mentre Josh fissava il tramonto e le prime luci di Franklin che si accendevano.
“Pensi mai a come sarai da grande?”
La risposta di Hayley si fece attendere qualche secondo.
“Non mi va di crescere…quindi non ci penso!”
Josh sbuffò.
“Ma sentila, Peter Pan in gonnella…”
Hayley scoppiò in quella sua risata calda, lievemente roca, contagiosa.
Poi tornò seria e quando parlò la sua voce era matura, appassionata.
“Rimarrò sempre come sono adesso, fin tanto che posso essere coerente con me stessa…
Be true.”
La ragazza alzò la mano destra all’altezza del viso e guardò l’anello che indossava all’anulare e che brillava appena al sole morente.
Il motto
“be true”, “sii vera” , era inciso a chiare lettere sul cerchietto di metallo che la ragazza aveva ereditato dalla sua amata nonna.
Sii vera, sii te stessa in ogni momento della tua vita. Solo così sarò giovane per sempre…”
C’era così tanta intensità in quella risposta, così tanta fiducia e sicurezza che contrastavano con i lineamenti da bambina di Hayley, che il ragazzo ne fu quasi abbagliato.
Guardò colpito la ragazzina, che sembrava intenta a cercare qualche altro segreto in quell’anello, e l'improvviso desiderio di stringerla a sè e baciarla gli attraversò il petto in una fitta quasi dolorosa.
Hayley era così…diversa da tutte quelle che conosceva.
Unica, nella sua semplice straordinarietà.
E fu in quel momento che Josh capì di essere irrimediabilmente innamorato di lei.
E che ai suoi occhi avrebbe continuato ad essere per sempre giovane, per sempre travolgente e libera come il vento, per sempre un’ispirazione, per sempre il suo primo amore.

And if it ends today,
well, I’ll still say that you shine brighter than anyone”


***


Scendo dall’altalena e mi avvicino all’albero. Con affetto ne sfioro il tronco e una miriade di ricordi ed emozioni riverbera nel mio petto.
Non siamo più i ragazzini che eravamo quando abbiamo lasciato la nostra città. Quasi sovrappensiero attacco a voce alta il ritornello di “Franklin”.
Could you remind me of the time…”
“…when we were so alive? ”
completa la voce di Hayley, alle mie spalle. Non l’ho sentita avvicinarsi, ma non mi ha spaventato: sapevo che sarebbe arrivata. Io e lei non riusciamo a stare per troppo tempo lontani, qualunque cosa succeda.
Inspiro e sento che anche lei fa altrettanto, prima che le nostre voci si intreccino nelle frasi successive della canzone.
Do you remember that? Do you remember that?”
A questo punto seguirebbe il mio giro di chitarra solista, ma c’è solo il fischio del vento a riempire il silenzio tra di noi.
Mi volto e la guardo: i capelli rosso fuoco ondeggiano appena nell’aria autunnale, ha gli occhi un po’ lucidi e non mi è mai sembrata così bella. Affondo le mani nelle tasche, e mormoro un flebile “Ciao”.
Hayley piega la testa di lato, mentre le sue labbra si increspano appena in un sorriso mesto quanto enigmatico.
“Sei un po’ giù, mh?”
“Uh, cosa…?”
Lei si avvicina e tira leggermente l’anello che ho sul labbro, facendomi sbottare in un’esclamazione sorpresa.
“Ci stavi giocando. Lo fai sempre quando sei nervoso, preoccupato o…triste” spiega semplicemente, indietreggiando di un passo.
“Ah, già…vero”
A volte lo faccio, sovrappensiero…Certo che mi conosce anche troppo bene.
Si gira dandomi le spalle; forse crede di aver fatto qualcosa che non avrebbe dovuto.
Da quando tra noi non è più come prima, abbiamo dei determinati ruoli.
Lei sta con Chad.
Io con Tabitha.
Bisogna mantenere un certo equilibrio, anche se è più difficile nel nostro caso. Siamo sempre stati abituati a non mettere ostacoli di alcun tipo a gesti e parole che ci venivano del tutto naturali. Ora non ci è più permesso.
Forse è per questo che adesso, dopo il suo gesto, c’è uno strano e inusuale imbarazzo tra noi.
“Pensavo a Franklin…a noi…Anche tu?” chiede, mentre io mi stupisco ancora una volta di come possiamo essere sempre sulla stessa lunghezza d’onda.
“Già…anch’io.”
La verità è che siamo dei maledetti nostalgici. Per quanto ci proviamo non riusciamo ad allontanarci dai ricordi, e continuamo ad inseguirli, anche quando fanno male.
Le note di “Franklin” mi rimbombano nella testa da tutto il pomeriggio e improvvisamente realizzo che questa canzone non è mai stata vera per tutti noi come lo è adesso.

Taking up our time
Taking up our time
Taking up our time
It's taking up our time we can't
go back, we can't go back at all…
It's taking up our time, taking up our time

Riprendendo il nostro tempo
Riprendendo il nostro tempo
Riprendendo il nostro tempo
Si sta riprendendo il nostro tempo,
noi non potremo tornare indietro,
non potremo tornare indietro affatto…
Si sta riprendendo il nostro tempo,
riprendendo il nostro tempo


“Chissà se riusciamo ancora ad arrampicarci sul vecchio platano…” chiede Hayley con una punta di curiosità nella voce. Io abbozzo un sorriso, nonostante il mio umore.
“Proviamo”
Intreccio le dita, con le mani a coppa, lei appoggia un piede per darsi la spinta e issarsi. Con facilità si sistema sul ramo più robusto.
“Se ce la fanno i nani, posso farcela anche io” dico con un’occhiata divertita. Lei per tutta risposta mi fa una linguaccia. Mi graffio un po’ i palmi delle mani, ma riesco a salire. C’è poco spazio, anche se una volta stavamo comodi perfino in quattro su questo ramo.
Ora siedo accanto ad Hayley, come quel giorno in cui mi spiegò il significato di quell’anello, di quel “be true” Lo sguardo mi cade sulla sua mano destra: è priva dell’anello e di quella promessa che aveva fatto a se stessa.
Non so perché Hayley non lo indossi più, ma solo ora mi rendo conto della sua assenza. Buffo, di solito noto anche il più piccolo, insignificante dettaglio della sua persona. Mi chiedo come posso essere stato tanto distratto.
“Hayley, dov’è il tuo anello? Be true…”
La sento sospirare profondamente, ansiosamente.
“…L’ho perso” sussurra, in un tono così affranto che mi do dello stupido per averglielo chiesto.
“Non so quando sia successo, ma l’ho perso…”
Capisco in un attimo che deve essersi ricordata di quel giorno, quando, su questo stesso albero, mi mostrò l’anello e che anche lei prova la mia stessa malinconia, il mio stesso sconforto.
Mi passa una mano sulla spalla e si stringe a me, mentre l'imbarazzo di poco prima è già dimenticato da entrambi.
Everything has changed” sospiro.
La sento annuire.
Tutto è cambiato, sì. Allora significa che ora siamo adulti, siamo cresciuti, a dispetto di quello che mi ha detto quel giorno, fiduciosa.

Rimarrò sempre come sono adesso, fin tanto che posso essere coerente con me stessa…”

Non posso biasimarla se è successo…Io non sono da meno. Mi rendo conto di quanto gli eventi mi abbiano segnato solo quando, come in questi momenti, mi fermo a riflettere.
Vorrei avere ancora sedici anni, avere i problemi che ha ogni comune adolescente –scuola, brufoli, crisi esistenziali, litigate coi genitori- , vorrei che in questo momento, seduti su quest’albero, io e Hayley tornassimo a quei giorni d’estate in cui i Paramore nacquero e un amore segreto finalmente si rivelò.
Amore.
Amore tra noi c’è sempre stato, e c’è ancora, sebbene non stiamo più insieme.
Beninteso, Hayley è davvero innamorata Chad…
Solo, è qualcosa di diverso da quello che unisce me e lei.
Hayley una volta mi chiese se credevo nelle anime gemelle.
Oh, non certo nell’accezione banale e abusata di “amore della tua vita”, ma qualcosa di più intimo e spirituale. Un’affinità che percepisci all’istante sentendoti legato indissolubilmente a una persona, in qualunque momento. Un legame che senti forte perfino quando vi allontanate l’uno dall’altra, litigate o prendete strade diverse.
Noi siamo anime gemelle? Non lo so.
Ma in qualche modo noi ci…completiamo. Quando le nostre voci si intrecciano all’unisono mi sento pienamente vivo, forte, invincibile e certo della totalità della nostra unione.
Anche in questo momento so di condividere i suoi stessi sentimenti, so che anche lei si sente frastornata da quello che ci è successo, dagli eventi, dall’equilibrio che abbiamo perso, dai legami e dalle piccole cose che inevitabilmente abbiamo trascurato in favore della fama.
Dal fatto di essere cresciuti, di aver perso parte della nostra luce…
La nostra innocenza, la nostra purezza…? Non ho idea di cosa fosse, ma qualcosa manca se sono qui con lei in questo momento e faccio certi penseri, no?
Guardo Hayley e penso che la amo ancora, più di quanto mi sia concesso, ma non glielo dirò mai.
Penso alla gelosia quando ho saputo di lei e Chad.
Penso a Tabitha, a quanto sia importante per me, lei che mi ama anche sapendo che non sarà mai quel che Hayley è per me.
Penso a Jeremy e Sarah, che ormai nemmeno si parlano più, mentre lui cambia fidanzata ogni due giorni come faceva da ragazzino.
Penso a Zac ed Emily, che, fiduciosi si avviano verso progetti di matrimonio che solo due persone pure e ingenue come loro possono sognare in un momento come questo.
Penso ai Paramore, e ho una tremenda paura che tutto, per qualche pazzesco motivo, finisca.
E penso a me.
Joshua Neil Farro.
Inizio a dubitare di tutto: se è successo di perdere così tanto, di dimenticare le promesse, di cambiare, che cosa ci può essere di certo, ancora?

“‘Cause we are broken,
What must we do to restore
Our innocence
And oh the promise we adored?
Give us life again ‘cause we just wanna be whole”


Ricordo quanto mi divertivo, da bambino, a fare i castelli di sabbia in riva al mare.
In vacanza, passavo ore sotto il sole cocente, impastando la sabbia e l'acqua marina, per creare piccoli mondi di gioco.
La parte più difficile era creare un muro che difendesse la costruzione. Questo perchè le onde, insidiose e imprevedibili, potevano distruggere l'opera in pochi secondi. E allora continuavo a prendere manciate di sabbia bagnata e, come fosse cemento, provavo a rafforzare le mura, rendendole sempre più spesse.
Ma non serviva.
Appena abbassavo la guardia e smettevo di appianare e smussare la sabbia con la certezza che le mura fossero solide, quelle, schiacciate dalla loro stessa pesantezza e erose dalle onde, crollavano su loro stesse.
In pochi attimi anche il castello era divorato dalla marea, e della mia fatica non rimaneva altro che un ammasso informe di sabbia bagnata.
Mi sentivo in colpa per avere abbassato la guardia e pensavo che forse il castello non avrebbe ceduto se avessi prestato più attenzione…
Ogni granello è un attimo trascorso in compagnia delle persone che ho amato, ogni manciata di sabbia è un soffio delle nostre vite che si è incrociato, ammalgamato, unito saldamente.
Ora mi chiedo se davvero avrei potuto fare qualcosa contro la forza del mare, o se era tutto sbagliato fin dal principio: ho costruito il castello nel posto sbagliato, troppo vicino alla riva.
O forse è semplicemente destino che debba crollare, perchè niente è per sempre?
Dall’amore all’amicizia, tutto può essere ucciso dagli eventi, niente è immune dal cambiamento, dal potere che il tempo esercita su di noi?
Tutto è destinato a crollare…?
“Hayley…” il mio sussurro le fa alzare il capo. Mi guarda.
C’è amore, c’è tristezza nei suoi occhi, e qualcos’altro che non riesco a decifrare. Ed è in quel momento che, dalle mie labbra, escono le parole più egoiste e difficili che potrei mai rivolgerle.
“Promettimi…”

(Promettimi che non te ne andrai mai. Che rimarremo sempre io, tu, Jeremy e Zac. Promettimi che non ve ne andrete come hanno fatto in troppi. Promettimi che tu, Hayley Williams, non distoglierai mai gli occhi da me. Promettimi che continuerai a stare al mio fianco, come stai facendo adesso. Prometti…)

Ma non posso…non posso farlo ovviamente.
“Promettimi…che qualunque cosa succeda…qualunque strada prenderemo, farai in modo che…io, tu e gli altri ci troveremo sempre qui, a Franklin. Insieme.”
Hayley schiude le labbra.
“Josh, io…te lo prometto”
Te lo prometto.
Non dimenticherà questa promessa, lo so.
Mi rendo confusamente conto che lei e io siamo insieme più di quanto non siamo stati negli ultimi tempi. Siamo anime gemelle, ancora.
E mi accorgo che sto stringendo con forza la sua mano.
Quando è successo l’ultima volta?
Non mi importa di Chad, non mi importa che lei non ricambi quello che provo, non importa dell’imbarazzo che potrebbe esserci dopo, ma voglio farlo ugualmente.
“Le anime gemelle possono morire?”
Lei incredibilmente sorride con sollievo.
Un sollievo inspiegabile che contagia anche me.
*Le anime gemelle non muoiono mai, Josh.”
E allora finalmente ho trovato la certezza che cercavo. Ho ritrovato me stesso, ho ritrovato il coraggio. Allento la presa su Hayley, che però non lascia la mia mano, mentre abbasso gli occhi sul prato.
In lontananza scorgo la sagoma tarchiata di Zac e il passo strascicato di Jeremy.
Siamo ancora qui, a Franklin, a casa.
Nel bene e nel male.
E siamo ancora insieme, l’unica cosa che conta.

Meet me in the middle
In the middle we can be again
If we meet in the middle
I know you'll love me ‘til the end”





FINE


***

*traduzione dell’inglese ”Soulmates never die”, dalla canzone “Sleeping with ghosts” dei Placebo. A loro i credits per questa frase.

Quasi tutte le canzoni citate appartengono ai Paramore. In ordine di apparizione, i testi citati sono quelli di “Franklin”, “Emergency”, “Born for this”, “I Caught Myself”, “Brighter” e “We are Broken”.
L’ultima strofa a chiusura della fanfic è della canzone “I had a revelation” scritta e suonata da Josh Farro, per un suo progetto solista fuori dai Paramore (ma non ho idea di quando questa e le altre due canzoni, “Plane Crash Dream” e “So Much More”, siano state registrate)

Note finali:
Non avete idea di quanto sia stato difficile finire questa shot… >//< E non credo sia proprio venuta fuori come speravo, ma pazienza. Ho davvero fatto del mio meglio.
Era da un bel po’ che volevo scrivere qualcosa di nostalgico su Paramore e spero di essere stata all’altezza. Immagino Franklin simile alla mia città: tranquilla, amabile, piccola ma non troppo. Soprattutto ho cercato di trasmettere quello che provo associandola alla canzone.
E’ stato particolarmente divertente scrivere i flashback (volutamente messi in ordine temporale casuale) di Josh e company, perché ai miei occhi, nonostante non li conosca, appaiono sempre dei coetanei e dei ragazzi “ordinari” :).
E’ estremamente impegnativo, invece, descrivere il rapporto tra Hayley e Josh. Questo perché nella mia fantasia (e chi ha visto certi video e foto e li conosce non può non darmi in parte ragione XD) loro sono davvero anime gemelle. Loro si amano a prescindere, e basta. Non posso fare a meno di adorarli e non importa se ora stanno con altre persone: per me rimarranno sempre Josh&Hayley ^^.
Ho deliberatamente ignorato Taylor in questa fanfic, in quanto al tempo in cui la scrissi non era ancora un membro ufficiale e -per quanto abbia sempre frequentato la band- non lo sentivo ancora parte del “nucleo” dei Paramore come gli altri quattro ragazzi, che sono sempre rimasti insieme. Qualsiasi critica/consiglio/commento è ben gradito ^^


   
 
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